cap18
Andammo
poi al pub dove bevemmo forse troppe birre senza nemmeno
accorgercene. Eravamo ormai decisamente ubriachi.
-La sai
una cosa? Sei proprio bellissima- disse James ridendo
-Anche
tu mio caro dolce amour!- risposi io baciandolo.
-Ehi,
dovremmo festeggiare!-
-Festeggiare?
Festeggiare cosa?- dissi io dubbiosa
-Il
nostro amore! Se ti va, possiamo metterci insieme! E poi ti sposo!-
“Cavolo,
l aveva detto veramente?!” pensai tra me e me incredula. “E'
ubriaco è ovvio. Però spesso da ubriachi si dicono e si fanno cose
che da sobri non ci passerebbero nemmeno per la testa!”.
-Ma
certo!- risposi io ridendo.
Ordinammo
due bicchiedi di vodka. Erano le due passate e, cercando di tornare
lucida, spiegai a James che doveva portarmi a casa. James sembrava
più tranquillo anche lui apparte l odore di alcool che entrambi
avevamo e che lo si sentiva da chilometri. Era davvero tardi, dovevo
essere a casa per l'una e guardando il cellulare notai almeno 15
chiamate perse da mia madre e 20 sms da mia sorella che mi implorava
di tornare a casa, mi chiedeva dov' era e che i nostri genitori
stavano dando i numeri. Ero nei guai e dovevo affrettarmi a tornare.
-Ti
prego James, fai veloce o i miei mi ammazzano!- James annuii e
accelerando (anche troppo) prese la strada del ritorno.
Ero un
po' impaurita e ansiosa per la reazione e per la sgridata che mi
sarei presa appena tornata a casa. Ma la velocità dell'automobile e
alcool che avevo in corpo mi avevano provocato un'adrenalina pazzesca
che mi rendeva comunque felice ed eccitata.
-Corri!
Vai più veloce!-
La
macchina andava molto sopra il limite di velocità. Ma in quel
momento non mi interessava affatto. Dovevo tornare a casa. E dovevo
tornare il prima possibile, al diavolo le regole della strada.
Ma
quella notte qualcosa andò storto. Quella notte non
tornai più a casa. Di quella notte in realtà ricordai gran poco: un
camion, un'ambulanza, sangue, molto sangue. Grida, lacrime. Ricordai
che le grida e le lacrime non erano né mie né di James. Erano di
mia madre, di Elena. Il sangue invece era il mio. Poi
buio.
Ora mi
ritrovo su un lettino e tutto è confuso attorno a me. Chiudo gli
occhi e sento una voce sussurrare il mio nome
-Laure..
-. E' la voce di Andy, la riconoscerei tra mille e mi sento strana,
più leggera, non sento più niente.
-Andy,
portami con te..- inizio a dirgli senza nemmeno rendermene
conto.
Continuo
a ripetergli queste parole “Portami con te”. Non so perchè ma è
come se fossero l'unica cosa che riesco a dire in questo momento.
E ad un
certo punto, sentendomi sempre più leggera, sento la mano di Andy
prendere la mia e lui che baciandomi mi dice -Laure..sei tornata
finalmente!-
Fine
“Perchè il nostro amore era più grande del mare e più fragile di una foglia .”
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