L'Eco
di Parigi
Sogna, Parigi, in questa notte di luglio.
Liberté. Egalité. Fraternité.
Un cadavere galleggia sulle acque della Senna,
un menestrello che visse sotto i ponti e nel fiume volle la tomba.
Canta un bambino le stesse parole di suo padre:
la Senna laverà le ingiustizie e il sangue versato dai parigini.
Dalla Rivoluzione nascerà un nuovo ordine.
Liberté. Egalité. Fraternité.
Suona la stessa nenia, il logoro organetto, eco di una Parigi
inascoltata.
Dalla Monarchia e dalla Rivoluzione.
Canto di un popolo che cambiò padrone continuando a sognare
gli stessi sogni.
Liberté. Egalité. Fraternité.
Mentre la Senna prosegue il suo eterno corso.
E con questo la mia consacrazione al Pa.De.Sfi (Club Paladine degli
Sfigati) è ufficiale.
Perchè questo piccolo e miserabile drabble è proprio dedicato a lui, al
menestrello zoppo e guercio che canta sotto i ponti e che muore alla
vigilia della Rivoluzione.
È un personaggio che ho amato nella sua semplice complessità, un
personaggio che mi ha commosso con le sue parole e con la sua morte.
“Mi dispiace,” mormora il figlio, mentre il cadavere del padre gli
scivola a terra davanti ad Oscar che piange per Andrè. “Non succederà
più,” gli dice, prima di adagiarlo nel fiume e riprendere a suonare lo
stesso consunto organetto.
Questa scena mi ha sempre stretto il cuore.
Non escludo che questo drabble possa essere considerato il prologo a
una long-fic. O a una raccolta di flash-fic.
Per ora prendetelo così com'è: un centinaio di parole, un piccolo
tributo all'Eco di Parigi.
Grazie dell'attenzione.
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