Judgement Day, a second chance

di Fink
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CAPITOLO SETTIMO. Epilogo (prima parte)

 

Washington

 

“Jenny!” Il grido precedette di poco lo sparo, dando all’uomo il tempo di vedere il volto della donna che si girava verso di lui. Poi scattò il grilletto. Un boato echeggiò sospeso nella stanza, rendendo irreale il silenzio che ne seguì.

L’abito si squarciò come se fosse stato di carta velina e una macchia scarlatta comparve poco sopra il cuore. La pallida pelle si era lacerata un’ultima volta.

La donna barcollò verso Gibbs, lo fissò per un infinito istante con un sorriso sulle labbra e si lasciò cadere a terra.

L’agente le corse incontro, nel tentativo di sorreggerla, ma il corpo finì a terra con un ultimo spasmo. Gli si inginocchiò accanto e spostò una ciocca di capelli ramati che le coprivano il viso. Una mano corse lungo il collo esile per tastare la giugulare con dita tremanti.

Nessun battito.

Tenne le dita premute ancora per un poco, per accertarsi di non essersi sbagliato, ma non ottenne la risposta che stava cercando.

“È morta.” Confermò, infine, alzando la testa.

 

 

Due giorni prima...



Nota dell'autrice:


Ho deciso di dividere l'epilogo in due parti, giusto per essere un pochino perfida e lasciarvi ancora un poco con un senso di attesa. Nel frattempo io sto finendo di scrivere la seconda parte dell'epilogo, per dare senso a queste poche righe qui inserite...
 





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