Anna

di Juicygoose95
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La tavola era stracolma di pietanze. Non avevo mai visto così tanto cibo tutto
insieme: pollo arrosto,pollo al curry, pollo con verdure, pollo con  funghi e bambù,
pollo alla diavola,roast beef, pesce alla griglia, in umido, al vapore , pizza, polpette di riso..
Ma non  feci nemmeno in tempo a sedermi a tavola ed iniziare a mangiare , perché
ciò che c'era nel mio piatto scomparve in un battito di ciglia : colpa di Rufy , che
allungandosi da una parte all'altra della tavolata sgraffignava quanto più poteva dai
piatti altrui.
Fu impossibile avvertire Rufy dell'incombente minaccia alle sue spalle, perché
neanche il tempo di pensarlo  che il capitano era a terra, con Sanji che gli urlava
contro in turco.
N: "Anna , Rufy ci ha detto che vorresti tornare a casa. Ma dove si trova? "
A: "L'isola da cui provengo si chiama Lain"
Ro: "Quella in cui si dice vivano le streghe?"
A: "Quella credo sia soltanto una leggenda per bambini. Comunque si. Però
ecco..prima di andare a casa vorrei liberare mia sorella.  Lei ha rischiato moltissimo
per farmi scappare.."
R: "Allora torniamo indietro, liberiamo tua sorella e andiamo a Lain"
Punk Hazard era per metà di ghiaccio e per metà di fuoco; Nemesis era invece
un'isola  divisa anch'essa a metà , con la differenza che da un lato era pieno giorno e
dall'altro lato piena notte.
Al centro dell'isola era presente un  castello diroccato, al cui interno erano 
segregate molte persone, fra cui mia sorella.
Dopo diversi giorni riuscimmo finalmente a raggiungere Nemesis. Mi ero scusata in mille
modi per questo intoppo, ma Rufy mi aveva detto che non c'era nessun problema.
Nami era preoccupata che il Log pose avrebbe subito variazioni , ma le dissi che
Nemesis a differenza di Punk Hazard non aveva energia magnetica, perciò non
c'erano problemi.
Il maniero si stagliava imponente e sinistro contro il tetro e spoglio paesaggio che lo
circondava.
Rufy sfondò il portone d'ingresso con nonchalance, facendo un baccano indecente.
Fortuna che non dovevamo farci sentire..
E infatti in attimo ci furono tutti addosso.
Zoro si mise davanti a me. Rimasi sbalordita da quanto fossero forti. Dopo parecchi
minuti riuscirono con fatica a sbarazzarsi delle guardie che spuntavano come funghi
in ogni dove.
Iniziammo ad incamminarci verso l'interno, perché eravamo ancora fermi
all'ingresso.
Il pavimento sbeccato era ancora più sporco e il tanfo che invadeva il luogo era se
possibile peggiorato.
Ci dividemmo: Rufy ed io da una parte; Usop e Zoro; Chopper e Brook; Franky e
Sanji; Nami e Robin.
Mia sorella Katheline l'avevo descritta ai ragzzi nei minimi dettagli; inoltre avevo
suggerito loro di cercare la sala di controllo: mia sorella era registrata con il numero 8820, perciò sarebbe bastato trovare il registro e cercarla sull'elenco per individuare la sua cella.
Non tutti i prigionieri erano registrati con un numero: io ad esempio avevo una sorta
di sequenza di lettere sul braccio, cosa che aveva inizialmente incuriosito non poco
Chopper e gli altri.
Comunque, chi avesse trovato per primo Katheline avrebbe avvisato gli altri con la
mini radio snail.
Dopo parecchio tempo di ricerche finalmente trovammo ciò che stavamo cercando: non c'era nessuno..strano. Ma non avevamo tempo da perdere.
Trovammo con fatica il famigerato registro,e  individuammo la cella di mia sorella nei sotterranei.
Avvisammo immediatamente gli altri e ci apprestammo a raggiungerla.
Ma proprio mentre ci stavamo dirigendo di sotto un urlo agghiacciante rimbombò per i corridoi.
Iniziammo a correre e quel corridoio sembrava non voler finire mai.
Arrivammo infine davanti ad un pesante portone di legno scuro, divorato fino all'osso dalle tarme, che venne spalancato senza troppe cerimonie.
Una ragazza dai capelli corvini era appesa per le braccia al soffitto di pietra.
La lunga chioma le ricadeva davanti al viso, coprendole parte del corpo nudo.
Le ossa sembravano volerle rompere la pelle, e numerose ferite e cicatrici spiccavano vistose.
Sotto di lei un pesante pentolone di olio ribolliva minaccioso.
E le catene che la tenevano ferma iniziarono ad essere calate lentamente.
 
 
 




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