- Punto cieco -
Avvolte, al tempo in cui era appena entrata nel gruppo di mercenari
Fenrir, quando tutti la consideravano ancora una recluta inesperta, - e
i suoi compagni non la vedevano niente più che una strana e
taciturna ragazzina con qualche grillo per la testa, - a Mukuro
venivano spesso affidate missione con un unico obbiettivo da abbattere.
Era una modo per testare le sue abilità, per dimostrare che
aveva le carte in regola per diventare una soldatessa, per portare
sulla pelle l'onorevole simbolo dei Fenrir.
I target in quei casi potevano essere dei più svariati,
andavano dai vecchi mafiosi, a giovani principi della droga, dai
principi veri e proprio, a politici (sempre o troppo onesti o troppo
corrotti), oppure ad amanti di persone importanti divenute inopportune
o eccessivamente esigenti.
Tutte queste persone avevano però avuto una cosa in comune:
non erano state in grado di rimanere a loro posto e, adesso che erano
morte, avevano acquisito anche un secondo comune denominatore, se ora i
loro corpi occupavano una fossa era solo per mano sua.
Inconsciamente Ikusaba sorrise, guardava con una certa nostalgia a quel
periodo, ricordando la se stessa più giovane costretta ad
appostarsi ore e ore nel deserto in attesa dell'arrivo del "suo" uomo,
nascosta in mezzo alla sabbia che gli riempiva polmoni, bruciandole le
narici quando il sole a picco su di lei la riscaldava facendola
diventare rovente. La pelle abbrustoliva sotto a quei raggi, ma Mukuro
era testarda e persisteva, immobile, simile ad un predatore la cui
pazienza è infinita una volta che ha puntato la preda.
Quante ne aveva dovute sopportare? Quanto era durato il suo "battesimo
del fuoco"?
Non più di due mesi, se non aveva calcolato male. Era quello
il tempo in cui, da semplice ragazza atletica era divenuto un soldato,
una perfetta arma da combattimento.
Aveva ricevuto il marchio dei Fenrir e aveva abbandonato quelle
missioni e i lunghi appostamenti. Si era spostata sul campo di
battaglia, lottava a fianco a fianco, da pari a pari, con gli altri
mercenari, ma una cosa gli era rimasta da quel "periodo di prova" (come
inseguito aveva scoperto fosse), qualcosa che i suoi maestri veterani
avevano voluto che imparasse a tutti i costi. Mukuro aveva scoperto
l'esistenza dei "punti ciechi", quelle zone d'ombra in cui l'occhio non
percepisce nulla, dove, per l'appunto, diventa cieco.
Se si diveniva capaci di sfruttarli, riuscendo anche a prevedere i
movimenti del nemico, si poteva arrivargli di fronte senza che neppure
se ne accorgesse.
In quei due mesi in cui, più della mercenaria in zone di
guerra, aveva fatto l'assassina, Ikusaba era divenuta abile
nell'individuarli. Probabilmente, fu grazie a quella sua straordinaria
perspicace nel trovare i punti ciechi dell'avversario se, nonostante
gli innumerevoli scontri a cui aveva partecipato, sul suo corpo non
c'era il segno di alcuna cicatrice.
"Purtroppo, una simile
abilità non è di alcuna utilità se si
è una semplice studentessa delle superiori, Mukucchin"
le aveva fatto notare la sua adorata sorella Junko da che era tornata
dopo lo scioglimento (completa distruzione), del gruppo Fenrir.
Per un lungo periodo, Ikusaba aveva creduto alla sue parole. Infondo,
un soldato tornato alla vita civile diveniva un semplice impiegato
senza alcuna abilità nel proprio mestiere, anche se era
entrata alla Kibougamine come "super ultra soldatessa liceale", Mukuro
non dubitava che il suo destino sarebbe stato quello.
Una noia mortale, un arrancare faticosamente in avanti in cui la sua
unica luce sarebbe stata la gemella.
Un solo giorno era però bastato a cambiare le cose, un
sorriso e una parola gentile e il mondo per lei, l’intero
universo (pur rimanendo lo stesso), aveva cambiato prospettiva. Era
arrivata persino a pensare che tutta quella normalità, alla
fine, non le dispiaceva, sul deserto formato dal campo di battaglia,
trai proiettili e i cadaveri, un espressione cosi gentile, sincera,
dolce, non l’avrebbe mai trovata.
Se fosse rimasta nel suo personale paradiso, al fronte, non avrebbe mai
incontrato Makoto Naegi.
Non se ne sarebbe innamorata.
Ora, per quanto si dicesse che in amore e in guerra bisognasse agire
allo stesso modo, e nonostante Mukuro eccellesse in almeno una di
quelle due arti, dopo il loro primo incontro per lei era divenuto
impossibile avvicinarsi a Naegi. Non soltanto per la sua timidezza
cronica che la portava inevitabilmente a puntare un coltello alla gola
del proprio interlocutore prima di parlarci, - si era rassegnata, era
fatta cosi e difficilmente sarebbe riuscita a correggersi, -
ciò che non le lasciava neppure la possibilità di
scambiare due parole con il soggetto dei suoi desideri era la
presenza di due figure che, se si fosse trovata in battaglia, avrebbe
fatto volentieri a fettine.
Maizono Sayaka e Kirigiri Kyouko monopolizzavano completamente
l’attenzione del ragazzo, e se in un primo tempo Mukuro aveva
considerato solo la idol una reale minaccia per il suo, seppur ancora
del tutto approssimativo e con enormi falle, “piano
amoroso” (in guerra le avevano insegnato che, se aveva un
obbiettivo, non doveva mollarlo per alcuna ragione al mondo), inseguito
era stata la seconda, meno plateale e più sottile nei
proprio approcci, a destare le sue preoccupazioni.
Con il susseguirsi delle settimane sembrava che attorno a Naegi si
fosse formato un cerchio chiuso, inattaccabile, formato dalla presenza
di quelle due che, alternativamente (ma più spesso insieme),
ne prendevano stabilmente posto affianco. Per quanto facessero parte
dello stesso club, quello di giornalismo, a Mukuro non stava
giù tutta quella vicinanza, soprattutto perché,
con il nemico sempre di fronte, non aveva possibilità di
agire. Non poteva dichiarare guerra aperta a quelle lì,
palesando i suoi sentimenti con una confessione (suggerimento fattole
da Junko - la quale voleva solo un opportunità per poter
mettere in imbarazzo la sorella e divertirsi un po’),
ciò avrebbe significato mettersele contro in maniera
definitiva, entrare in un territorio che Maizono e Kirigiri credevano
solo proprio.
Per quanto Naegi fosse cosi cieco da non accorgersene, c’era
un combattimento incorso, proprio intorno a lui, e le due fazioni
contrapposte lottavano per il suo amore.
In classe, la maggior parte di loro si era già resa conto di
quel antagonismo che incorreva tra la idol e la detective, ma nessuno
osava parlarne di fronte all'interessato, troppo divertente era tacere
su quel segreto, palese a tutti tranne che a lui. In più,
non era dovere dei suoi compagni aprirgli gli occhi sui sentimenti che
due splendide ragazze avevano nei suoi confronti, primo
perché ciò era irrispettoso per le spasimanti, le
quali non gli avevano ancora rivelato le loro reali intenzioni;
secondo, era per la tremenda invidia che divorava l'80% della
popolazione maschile dell'intera scuola.
Nessuno si capacitava su come un ragazzo ASSOLUTAMENTE normale come
Makoto avesse attirato l'interesse della super ultra (splendida) idol
liceale e della super ultra (sexy) detective liceale, ciò
era un mistero a cui neppure la triplice unione dei cervelli di Leon,
Hagakure e Yamada era riuscito a venirne a capo.
Su questo lato, quello che riguardava gli altri membri della sua
classe, Mukuro si sentiva fortunata. Nessuno sospettava che anche lei
provasse un sentimento romantico nei confronti di Makoto e
ciò le evitava di infilarsi in una situazione di per
sé già al quanto spinosa. Quello che a tutti
appariva come un semplice triangolo amoroso era in realtà
una piramide, e anche se lei non si riteneva una ragazza appetibile
come Sayaka o attraente come Kyouko, temeva che l'astio che alcuni
individui provavano per Naegi potesse aumentare se si fosse scoperto.
Non che Makoto fosse stato soggetto ad atti di bullismo (Mukuro avrebbe
fatto una strage peggio di Genocide!), era però lasciato
alla balia delle due ragazze come un naufrago in mezzo ad una tempesta.
E, per quanto gli piacesse, Ikusaba riteneva che quella fosse una
giusta punizione per la sua ottusità. Anche
all'ingenuità c'era un limite!
Ma amava comunque quel lato di lui... Cavolo era davvero cotta!
Era trascorso un anno, e sul fronte Naegi non aveva mosso alcun passo.
Certo, si poteva definire sua amica, ma tutti nella classe potevano
sfoggiare un simile titolo, era facile stringere un genuino legame di
amicizia con quel ragazzo semplice, un po' impacciato, ma bravo ad
ascoltare. Su di lui si poteva sempre contare per una mano o un
consiglio (per questo alla fine finiva sempre per essere un po'
sfruttato), con quel suo ottimismo incrollabile riusciva a far tornare
di buon umore anche ad un Leon rifiutato per la diciassettesima volta
da Maizono (per quanto indirettamente fosse colpa sua).
All'alba del loro secondo anno delle superiori, Mukuro era entrata nel
consiglio studentesco con il titolo di Vice presidente. Non sapeva come
fosse successo, Junko ne aveva combinata un'altra delle sue
iscrivendola in gran segreto alle elezioni, e visto che non c'era
nessun altro a pretendere quel ruolo, Ikusaba aveva vinto a tavolino.
Era stato stupefacente scoprire che tutti i membri del consiglio erano
suoi compagni di classe: Chihiro Fujisaki era il segretario, Byakuya
Togami il tesoriere (a sua detta il ruolo di presidente era solo una
seccatura, aveva preferito quel posto perché gli dava la
possibilità di manovrare tutto nell'ombra... un
atteggiamento tipico dei Togami), e chi altri se non Kiyotaka Ishimaru
come presidente? Mukuro però ricordava che, in un primo
momento, il capoclasse aveva rifiutato di partecipare (NB: Un compito
troppo oneroso che rischiava di togliergli troppo tempo allo studio),
non era stato lui a presentarsi come rappresentanti degli studenti,
erano stati gli studenti a proporlo come rappresentante. La scena di
Ishimaru in lacrime di fronte all'intera scuola era ancora fonte di
chiacchiere (non solo beffeggianti), per quanto avesse un carattere
puntiglioso e insistente, severo e un tantino logorroico, tutti
riconoscevano che come presidente del consiglio studentesco non ci
fosse persona più adatta.
Era il super ultra capoclasse liceale, non ce ne erano altri che
amassero la scuola come lui.
Inizialmente, Ikusaba in quel gruppo si era sentita come un pesce fuor
d'acqua, poteva solo constatare che nella loro accademia c'erano
veramente pochi studenti interessati a proporsi per il consiglio (e a
buon ragione, gestire un ammasso di super ultra liceali era un compito
che rasentava l'impossibile, il preside stesso ci aveva in gran parte
rinunciato). Anche se si trattava di persone che già
conosceva, non era mai stata molto socievole, con loro in particolare
aveva scambiato poche rare parole, se non con Naegi, Maizono ed
Enoshima (che era sua sorella), non parlava con altri in classe.
Questi problemi erano però stati rapidamente superati quando
era arrivato il "lavoro".
Il consiglio studentesco aveva l'obbligo di assicurarsi che all'interno
delle mura scolastiche regnasse una clima pacifico e sereno, adatto
allo studio, questo comportava una vigilanza costante e il compito di
sedare le scaramucce che si creavano tra studenti. Essendo queste
"scaramucce" per nulla rare, i quattro avevano dovuto dividersi in
coppia per gestire al meglio il loro compito.
Una coppia si sarebbe occupata principalmente del lavoro cartaceo,
d'ufficio (quello più consono a dei rappresentanti), l'altra
avrebbe dovuto invece dedicare la metà del suo tempo, oltre
a compilare documenti, a sorvegliare i corridoi della Kibougamine,
assicurandosi che tutto fosse apposto (nei limiti dell'accettabile).
Al presidente e al suo vice fu affidato quest'ultimo ruolo, mentre
tesoriere e segretario se ne rimanevano al sicuro nello loro aula.
Fu in quel momento che Mukuro riscoprì il diletto di
sfruttare le sue abilità di "super ultra soldatessa
liceale", prima di iniziare quello ronde con Ishimaru (ma talvolta
agivano separatamente per far prima), non si era resa conto di quanti
studenti specializzati in discipline sportive ci fossero
nell'accademia, ne si era mai accorta della pesante rivalità
che c'era tra loro. Con il tempo era diventato un piacere, che le dava
sempre una profonda soddisfazione, l'atterrare un energumeno campione
di judo mentre con un piede teneva ancorato al pavimento un asso della
boxe. Certo, spesso non c'era bisogno di simili interventi, bastava
già la sua figura a far tremare chiunque fosse in procinto
ad iniziare una rissa (tranne Oogami e Owada, forse), ma questo non le
rendeva quel compito, inizialmente considerato una scocciatura, meno
piacevole.
Allora comprese che le qualità che aveva affinato in
battaglia potevano ritornarle utili anche nel quotidiano.
Il punto cieco dell'occhio umano tornò ad essere il suo
miglior alleato, ma non per sedare i battibecchi, no, in quel caso
bastava il pugno di ferro o un coltello puntato alla giugulare. Se ne
serviva per osservare quell'amore segreto che non osava svelare.
Di nascosto, non appena ne aveva l'occasione, sfruttava la sua
capacità di rendersi invisibile per avvicinarsi
più che poteva a Naegi e lì, guardarlo senza che
nessuno la notasse. Essendo una soldatessa aveva sviluppato i propri
sensi sino a divenire in grado di avvertire la presenza di qualcuno ad
un massimo di 500 metri di distanza, sapeva dove spostarsi per non
farsi notare da Makoto e sapeva quando scappare se avvertiva arrivare
qualcuno. Pian piano Mukuro comprese di essere una codarda, atteggiarsi
in quel modo, si sentiva delusa da se stessa, sembrava Fukawa.
Però non poteva evitarselo, visto che non trovava modo di
entrare nella vita del ragazzo, a causa della presenza delle altre due
spasimanti, si concedeva quei brevi attimi in cui poteva illudersi che
fosse unicamente suo. Avvolte, era allettata dall'idea di accarezzare
quel ciuffo ribelle che gli spuntava dalla cima della testa, ma sapeva
che se lo avesse toccato lui si sarebbe immediatamente accorto delle
sua presenza, rompendo quel sogno idilliaco...
No, non poteva permetterlo! Quello doveva essere un suo segreto!
Nessuno avrebbe mai dovuto sapere del suo amore per Naegi e di quei
sporadici momenti in cui lo fissava nel più religioso
silenzio, in cui non era né la sorella inutile di Enoshima,
né la super ultra soldatessa liceale, ma solo una ragazza
innamorata.
Infischiandosene di ogni cosa, voleva concedersi quel piccolo desiderio
egoista.
Ma purtroppo per Mukuro, tutti gli esseri umani, per quanto sviluppino
le loro capacità hanno comunque dei limiti, anche se
sottile, infinitesimale, ognuno possiede un punto cieco, e qualcun
altro, sfruttando il suo, ne approfittava per osservarla da lontano.
La guardava, con un misto di tristezza e sconforto nello sguardo.
La prima per lei e per quel suo amore che era incapace di esprimere, la
seconda per se stesso, perché l'amore che provava non poteva
essere corrisposto.
"Che fregatura"
penso Ishida* (la power up di Ishimaru <-- definizione soggetta
a copyright by Yamada Hifumi), scoprire che Ikusaba sapeva fare
un'espressione così bella e sapere che non glie l'avrebbe
mai mostrata, se non l'avesse scovata per
caso.
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*Specifico che Ishimaru ha fatto power up
perché Ishida dimostra abilità fisiche maggiori
di Ishimaru, in rapporto si può dire che Ishida è
il 50% più forte, ma perde 1/4 dell'intelligenza di Ishimaru
(<-- dei fan si sono inventati un picchiaduro con i pg di
Danganronpa e queste sono le caratteristiche xD xD , in pratica Ishida
è come la trasformazione in super sayan di Ishi - non riesco
a spiegarmi meglio xP ). Bisogna poi tener conto che Ishimaru
è contro la violenza, Ishida invece non ha problemi ad
usarla, la trasformazione disinibisce i freni inibitori del capoclasse,
per questo diventa più sboccato (anche se rimane comunque al
quanto ottuso con le ragazze) <--- e sempre per questo poi ci
vedo bene Ishida a frenare una rissa di classe xD
p.s: ringrazio Miss Yuri per aver ispirato questa FF
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