Roma
era diversa, e muoversi non era facile, ma riuscì ad
arrivare in un
centro commerciale. Comprò da mangiare e qualcosa per la
casa.
Prima di tornare a casa vide ina vetrina un abito stupendo, era verde
chiaro, con una cintura marrone in vita, scollato, ma non troppo, non
era provocante, solo semplice, in quella calda giornata sarebbe stato
l’ideale, una coda di cavallo e giusto un filo di matita ed
era già
pronta per il colloquio.
Ritornata
a casa cucinò e iniziò a mangiare guardando un
pò di tv.
L’incontro era per le 18:00 ed erano ancora le 14:40, aveva
tempo
per sistemare le carte e fare il punto della situazione, ma anche per
uscire e visitare quella città apparentemente nuova.
Doveva
andare in una casa editrice a portare il suo nuovo romanzo finito due
mesi fa, in Sicilia la sua casa editrice le aveva detto che per un
pò
non avrebbero pubblicato i suoi libri perchè dovevano dare
spazio ai
giovani, non aveva capito bene il senso di quella affermazione ma
aveva comunque capito che rimanendo là non avrebbe lavorato
più,
aveva provato con altre case editrici ma non aveva concluso nulla,
non si dava pace, come può essere che una scrittrice che
scriveva
ormai da dieci anni non aveva nessuno che le pubblicava i suoi libri,
aveva comunque fatto un buon lavoro durante quegli anni, vendevano i
suoi libri che era una meraviglia, solo una cosa lei si rimproverava
e forse era per questo che nessuno voleva più lavorare con
lei,
ultimamente per il suo nuovo libro aveva perso più tempo,
circa tre
anni, aveva deciso che questo doveva essere un capolavoro, la storia
dei due gradi imperi antichi, Roma e Grecia, un tempo grandi potenze
che hanno fatto parlare di se, hanno fatto la storia, loro
l’inizio
di tutto e ora in declinio, l’Europa ride di loro nascondendo
tutto
in un aiuto ipocrita che non porta da nessuna parte. Eppure quello
che per lei era un capolavoro, diverse case editrici lo rifiutavano
perchè bisogna dare spazio ai giovani. E allora una a
trent’anni è
vecchia? Non può più scrivere? Ecco, lei non
aveva capito cosa
stava succedendo e così provò a telefonare a
Roma, chissà magari
nella grande capitale qualcuno avrebbe accettato quel suo
‘’capolavoro’’.
Erano
le 17:30 si era già vestita e truccata, un pò di
profumo ed era
pronta. Il vestito nuovo le stava benissimo, poi con
l’abbronzatura
quel verde risaltava ancora di più, era entrata un
pò in crisi per
le scarpe e alla fine aveva scelto un paio di sandali marroni e la
solita borsa ‘’porta
fortuna’’che portava ogni volta che
doveva andare a presentare il suo lavoro finito, una tracolla avana
di sua nonna, abbastanza avanti con gli anni,non proprio alla moda e
oggi non si abbinava per niente, ma mai interrompere le proprie
usanze e avere sempre qualcosa di fortunato con se in un colloquio.
Uscì
di casà e girò un pò in centro, niente
di che, c’era traffico,
era tradi e si trovava lontano dal posto di lavoro, riuscì
comunque
ad arrivare dieci minuti prima che la segretaria pronunciasse il suo
nome.
L’uffico
del signor Menoni era piccolo ma ben arredato, le pareti erano
celesti, il lampadario era a forma di lampadina enorme, vari quadri e
attestati riempivano quelle pareti, c’era un tavolo al centro
con
un computere, un portacenere e vari libr accatastati l’uno
sopra
l’altro- bella quest’idea- attorno ad esso due
sedie e dietro la
porta un attaccapanni argentato e accanto la finestra un piccolo
albero di mandarini. Proprio un bell’ufficio. Dopo circa 5
minuti
entrò il signor Menoni.
|