Continuare
Ok,
sì. Probabilmente, quel
taglio sulla gamba avrebbe fatto infezione se non lo disinfettava e
fasciava. Comunque, volendo guardare, anche tutte le altre ferite che
aveva sul corpo avrebbero potuto aggravarsi. E, forse, lo stavano
già facendo.
Eppure, non riuscì a muoversi. Rimase immobile a fissare il
tramonto dell'Arizona. Il sole che a poco a poco, s'abbassò
e
lasciò posto alla luna. Curioso, come anche quei due si
rincorressero senza mai catturarsi l'un l'altro. Già, lui
era
sicuro di essere il sole, mentre RoadRunner era la luna. La romantica
ispiratrice di poemi, quella che, a voler vedere, a parte suscitare
nostalgia, non faceva altro.
Mentre il sole era utile. Grazie a lui crescevano le piante, c'era
luce, calore e colore.
Che vita triste senza sole.
Ciò, nonostante, rimase lì. Immobile, in uno
stato
pietoso. Sentì le palpebre iniziare a farsi pesanti;
calarono
insieme al sole. Il suo respiro divenne superficiale. Alla fine sarebbe
finito tutto, come il giorno e la notte che si rincorrevano.
Se
loro avessero smesso, il mondo sarebbe morto, così come lui
stava facendo. Se la caccia terminava, la vita di qualcuno finiva. Nel
bene e nel male.
Avrebbe dovuto lasciare un cartello con su scritto le sue ultime
volontà, se quella era davvero la fine. Non ne ebbe la
forza,
perché l'intero suo corpo rifiutò di eseguire i
comandi.
Il freddo iniziò a farsi pungente e particolarmente
fastidioso.
Da bravo abitante del deserto, sapeva che era giunta l'ora di trovarsi
un riparo prima di congelare, ma nuovamente il suo corpo
disobbedì ai suoi ordini e rimase sdraiato.
Ormai era sera. I cactus si tinsero di un verde cupo e la sabbia divene
pece. Le ombre dei dirupi, da cui tante volte era caduto, non si
stagliarono mai così aguzze e pericolose.
Sentì di dover guardare tutto un'altra volta,
perché
dubitò di rivederlo. L'Arizona, casa sua. Luogo dove erano
avvenuti i suoi migliori scontri, contro la sua preda prediletta, aveva
avuto sofferenza e gioia, dolore ed esultazione, dove aveva affinato la
sua padronanza dei mezzi tecnologici. Tutto lì.
"Beep Beep"
Ecco appunto, quella preda. Lo ascoltò, quasi deliziato. In
un
modo o nell'altro, seppe che era l'ultima volta che lo sentiva. Quasi
pianse all'idea di non poterlo più inseguire.
Desiderò
più di un'altra cosa alzarsi e correre. Inseguirlo.
Immaginare
di mangiarlo. Prenderlo, magari. Studiarlo. Ingannarlo. Ma,
soprattutto, continuare.
Aprì gli occhi drizzando malamente un orecchio, l'altro era
pesto e probabilmente rotto. Ispirò un po' più
profondamente tentando di seguire la traccia del suo odore. Non
riuscì a far molto, se non tossire ed avvertire le costole
incrinarsi. Il dolore era lancinante.
Non si arrese e mosse lentamente una gamba accorgendosi solo in quel
momento di non aver più la sensibilità
dell'altra. Il
freddo si stava facendo sempre più intenso, probabilmente
era
per quello o, forse, era rotta anche quella.
Le braccia erano a posto, più o meno.
Un leggero ottimismo si fece strada in lui, magari non era messo troppo
male. Aveva ancora possibilità, forse, si era lasciato
prendere
dal pessimismo.
"Beep Beep"
Ancora? Perché non era ancora andato nella sua tana a
dormire, quell'uccello?
Improvvisamente si lasciò sfuggire un basso ringhio di
dolore.
Gli faceva male, molto male il petto. Si rannicchiò, per
quanto
gli fu possibile, su se stesso per mantenere il calore corporeo, che
gli era rimasto.
Doveva andarsene e cercare un riparo, ma la sola idea di spostarsi da
lì, gli diede il voltastomaco.
Un vento impietoso iniziò a soffiare da est. Là,
dove sarebbe sorto nuovamente il sole.
Già, allora lui avrebbe ripreso la sua caccia. Road Runner
non
gli sarebbe sfuggito. Una fitta al petto lo fece sussultare, se ci
fosse arrivato al mattino dopo.
Poteva sempre trascinarsi al riparo di qualche cactus, ma sapeva
già che se lo avesse fatto, come minimo, oltre alle ferite
che
già aveva, si sarebbe ritrovato anche le spine.
La sua solita sfortuna nera. Non c'era neanche bisogno d'immaginarselo,
era già successo così tante volte, che
poté quasi
sentire le spine nella carne.
Emise quello che doveva essere un sospiro, perché
uscì
uno sbuffo strozzato, come se per mandarlo fuori ci avesse messo tutte
le sue forze. E, forse, era così.
Non era da lui mollare, sia chiaro, non lo stava facendo, semplicemente
il suo corpo diventava sempre più insensibile e non
rispondeva
più ai suoi comandi.
Che ci poteva fare?
Il freddo aveva un suo lato positivo, stava talmente congelando e
diventando insensibile, che anche il dolore si stava assopendo.
Stava tremando, ma non se ne accorse.
"Beep Beep"
Quasi si chiese se lo stesse sognando. Magari era già morto
e si
trovava nel paradiso dei coyote, pieno di uccelli blu arrosto e allo
spiedo. Gli venne l'acquolina in bocca e questo gli fece capire,
nonostante la poca lucidità, che era ancora vivo, anche se
il
suo respiro si assottigliava, man mano che la notte s'inoltrava.
"Beep Beep, Beep Beep, Beep Beep"
Quel continuo richiamo a poco a poco, lo riportò alla
realtà e l'impatto fu crudele.
Aveva freddo, fame, forse anche sete e, soprattutto, gli doleva ogni
singolo muscolo del corpo. Si trattenne a stento dallo scoppiare a
piangere. Qualcosa gli solleticò il naso, ma non ebbe
né
la voglia, né la forza di controllare. Inoltre, visto il suo
attuale stato, era l'ultimo dei suoi problemi.
"Beep Beep"
Nella sua ormai scarsa lucidità temette di averlo
immaginato.
"Beep Beep"
Ok, no. Non lo aveva immaginato. Nell'esatto istante, in cui un
orribile pensiero si formulò nella sua testa,
aprì gli
occhi. Fu anche peggio. Si ritrovò a fissare due enormi
occhi di
struzzo e un becco che si mosse pericoloso a pochi centimetri dalla sua
testa.
Da quando in qua gli struzzi mangiavano le carcasse degli animali morti?
No, aspetta. Lui non era morto.
Nonostante il freddo e le sue condizioni riusciva ancora a respirare e
sentiva il suo cuore battere. O, forse, era quello di Road Runner?
"Beep Beep"
Sembrò quasi sollievo il verso dell'uccello. Sollievo nel
vedere
che la sua nemesi, quella che aveva cercato di mangiarlo per tutto il
giorno, era ancora viva. Nonostante si fosse sporcato tutte le sue
piume col sangue del coyote, fu felice di vederlo aprire gli occhi,
quando il suo respiro si era ridotto a poco più che un
debole
sibilo.
Invece, nello sguardo di Wile, c'era confusione e sofferenza.
Il coyote non capì perché Road Runner era
lì, ma
era troppo stanco per mettere due pensieri in riga con logica. Avrebbe
dovuto mangiarlo. Aveva fame.
Eppure, anche lui sarebbe dovuto morire ed, invece, era ancora vivo.
Erano in tema di eccezioni? Li avrebbe accontentati, anche se non
sapeva bene chi o cosa fossero. Di norma, gli animali non erano
religiosi. Vivevano, punto. Era tutta un'esistenza basata sugli istinti
la loro. O mangiavi o finivi preda. Ma si sentì di
ringraziare
quelli che erano in vena di eccezioni.
Non avrebbe mangiato l'uccello. Anche se era un'occasione d'oro e si
trovava a pochi centimetri da lui.
A proposito di distanza, avvertì un certo tepore farsi largo
fra
le sue dita congelate. Road Runner si era seduto al suo fianco e
delicatamente picchiettava con il becco la mano inerme ,si
fermò
solo quando la vide iniziare a muoversi lentamente. L'ala dell'uccello
era appoggiata leggera sul fianco coperto di polvere del coyote, come
se fosse una coperta. L'intera figura di Road Runner irradiava calore.
Il coyote non capiva, ma, francamente, non gli importava più
di
tanto. S'accovacciò il più vicino possibile al
pennuto e
pensò alle mille ricette con cui poteva cucinarlo. Il fuoco
con
la legna avrebbe emesso lo stesso calore e l'odore dell'uccello sarebbe
stato più o meno uguale. A meno che, non lo avesse cucinato
alla
griglia, allora, il suo odore sarebbe stato molto più misto
all'olio e l'abbrustolito. Si poteva dire che era buona come idea.
Avvertì, improvvisamente, Road Runner cambiare posizione.
Riprese
bruscamente i sensi e aprì gli occhi sorpreso, che se ne
andasse
così presto. Lo scoprì seduto ancora di fianco a
lui, ma
con la testa nascosta nell'altra ala. Si stava per addormentare e
sembrava anche piuttosto tranquillo. Tipico del suo egocentrismo
sentirsi sempre al sicuro, perché aveva la
velocità dalla
sua parte.
Il vento freddo dell'est si era leggermente placato o, forse, era il
corpo dell'uccello che lo schermava. Comunque fosse, il sole
dell'indomani l'avrebbe visto. Avrebbe preferito avere Road Runner
nello
stomaco, ma dovette accontentarsi di averlo a fianco. Tutto
sommato, era un passo avanti.
Avrebbe sicuramente ripreso la sua
caccia. Se non domani, il giorno dopo. Il tempo di tornare a reggersi
in piedi e sarebbe ripartito.
________________________
Angolo autrice:
Ringrazio moltissimo Setsuka, la storia
è dedicata a te.
Francamente non so cosa sia uscito. Spero che a voi piaccia, io mi sono
molto divertita scriverla.
Grazie soprattutto di aver letto e, se trovate qualche errore, non
esitate a segnalarmelo, qualunque sia. Potete dirmi anche che non vi
è piaciuta, mi basta sapere perchè.
Grazie mille.
Alla prossima.
Tilia=|=
|