Vorrei dedicare questa storia ad una persona a me molto importante e
che amo molto, spero vi piaccia!
Abbey
road, omicidio a porte chiuse.
Solo quattro ore per risoverlo.
Appena arrivati li, Lestrade diede a Sherlock le informazioni
riguardanti il caso, e, come al solito, l'unico commento che
uscì dalle labbra del detective non appena ebbe finito di
udire le parole dell'ispettore fu "inutile."
John alzò gli occhi al cielo, in segno di resa.
Era risaputo il fatto che Sherlock fosse un tipo scorbutico, ma quando
si trattava dei suoi preziosi casi non si poteva fare nulla
fuorchè restare in silenzio.
Cosi il detective si mise ad analizzare il corpo, trovando chiari
indizi, poi si alzò, sorridendo soddisfatto.
Si sfilò i guanti in lattice, poi guardò verso
John, come per dirgli di continuare quello che lui aveva appena
cominciato.
" Cosa? "
Chiese, appena i suoi occhi incontrarono quelli dell'amico.
Sherlock sospirò, prendendo il cellulare e cercando le
informazioni che gli servivano.
Eppure, nonostante non avesse proferito parola, la sua richiesta era
chiara.
Possibile che John non l'avesse capita?
Per fargli capire meglio guardò il medico, poi il cadavere,
poi di nuovo John.
John lo osservò attentamente, seguendo il suo sguardo, poi
capì.
Si diede mentalmente dello stupido, sapeva perfettamente cosa
significava quello sguardo, di certo non qualcosa di nuovo.
Girò lo sguardo verso Lestrade, guardandolo, come per avere
la sua approvazione, e l'ispettore si limitò solamente ad
annuire.
Il dottore si avvicinò al corpo del cadavere, poi, dopo
essersi inginocchiato, prese delicatamente il polso con la punta delle
dita, per controllare l'ora della morte.
" Direi..- che è morto da quattordici ore, nessuna traccia
di veleno, nè di ferite profonde.
Corpo pulito, uomo sulla quarantina
. "
Disse, per poi alzarsi, avvicinandosi al detective e mettendosi al suo
fianco, il quale, ovviamente, aveva gia capito ogni particolare del
caso.
Lestrade sembrava perplesso, il suo volto era dipinto da un espressione
mista tra dubbio e paura.
Osservò il corpo per circa quindici secondi, poi
alzò lo sguardo verso John e Sherlock.
" Ma se non ha ferite e non è stato avvelenato, come diavolo
è morto?"
-Giusta domanda.- Pensò Sherlock tra sè e
sè.
Ma ogni domanda, meritava una risposta, bella o brutta che fosse,
" Dimmelo ancora Lestrade, con chi abitava la vittima? "
John alzò lo sguardo verso Sherlock, aggrottando le
sopracciglia e mordendosi l'interno guancia.
Lo stava per fare nuovamente, nonostante glielo avesse promesso, ma
Sherlock era fatto cosi, non sarebbe mai cambiato per niente e nessuno
al mondo, neanche per John stesso.
Per molti aspetti, lui e Sherlock erano molto diversi, chi non faceva
conto delle opinioni altrui, chi invece si, chi amava suonare alle tre
di notte, chi amava dormire, ma nonostante quello, insieme erano come
due facce della stessa medaglia , oppure, come avrebbe detto
l'Ispettrice Donovan, l'uno che attraeva l'altro, anche se John
continuava ad essere convinto di non essere affatto gay.
Scosse la testa, sbuffando poco dopo, abbassando lo sguardo.
Sherlock continuava a guardare Lestrade , aspettando la sua risposta
che tardava tanto ad arrivare e lui odiava aspettare.
" Sherlock, te l'ho appena detto. Alex Waltz, quarantenne.
Abitava vicino ad Abbey Road, con la moglie e la figlia."
Finì di dare quelle informazioni, poi Lestrade
andò a sedersi in una panchina li vicino.
Sherlock cominciò a camminare avanti e indietro, con le
unite, congiunte successivamente al viso.
Aveva bisogno di silenzio, e, soprattutto, di riflettere.
John e Greg capirono ciò della quale aveva bisogno il
detective, così, entrambi, non osarono più
preferire parola, lasciandolo nel più completo silenzio.
Però, adesso che ci pensava, qualcosa nel discorso di
Lestrade, non tornava, affatto.
" Ma non aveva anche una cameriera? "
Chiese il dottore, all'improvviso.
Da quello che Greg aveva detto, la vittima viveva soltanto con la
moglie e la figlia, ma da quello che avevano detto i testimoni, vi era
anche una cameriera li con loro, se non aveva capito male.
John vagò con lo sguardo sia verso quello di Lestrade sia
verso quello di Sherlock che, nel frattempo, aveva cominciato ad
agitarsi.
Poi improvvisamente il consulente apri gli occhi, e girò lo
sguardo verso la figura di John.
Aveva detto una cosa assolutamente geniale.
" John, dillo di nuovo."
Disse, sempre con le mani congiunte al viso.
" Cosa? Che aveva una cameriera? Perché dovrei ridir --"
All'improvviso, e senza che se lo sarebbe mai aspettato qualcuno,
Sherlock corse verso John, prendendo le sue spalle con le mani, e
avvicinandolo a sè.
"John, tu sei fantastico! Sei un genio! Cosa farei senza di te? "
Ripetè, felice come non mai-
Nonostante John la maggior parte delle volte che apriva la
bocca desse fiato a frasi senza senso, quella volta, gli aveva
illuminato il cammino.
Quella frase, quella semplice frase, gli aveva permesso di trovare il
pezzo mancante che gli serviva per completare il puzzle.
" Perché sarei un genio?"
Chiese al detective, arrossendo un poco, a causa della loro vicinanza.
- Perché stai arrossendo John? Perché?
È solo Sherlock!-
Pensò tra se, scuotendo la testa.
Lestrade notò il rossore e sorrise, pensando che alla fine,
lui e Mycroft avevano capito tutto, le cose come stavano, nonostante i
due diretti interessati ancora ne fossero ignari.
" Che significa perché? Non lo capisci da solo? Dio mio.
Tu hai detto che ha una cameriera ed è vero, effettivamente
la ha, o meglio la aveva.
Sally, è il suo nome, o almeno così crediamo
perché -"
Lestrade lo interruppe subito.
" Come 'crediamo noi?' Spiegati."
Sherlock aggrottò le sopracciglia, voltando lo sguardo verso
John, che sembrava perplesso quanto Greg, così
alzò gli occhi al cielo.
" Ma perché siete tutti così distratti e
ignoranti? Non è fastidioso essere così? Avete
osservato la famiglia? Piangeva a dirotto? Ma quale sarebbe la cosa
strana? Anche la cameriera piangeva. Bugia. Fingeva e anche bene, devo
dire.
Dice di chiamarsi Sally, ma se avete notato bene porta una collana ed
un bracciale uguale a quello di Alex, con incise sopra le lettere "
C.W. "
Ho controllato. Diversi mesi fa è scomparsa sua sorella,
Caroline Waltz. Guarda caso dopo che Alex ricevette
l'eredità, ecco che lei entra in gioco, ha cameriera che
prima non si era mai fatta viva e guarda caso, Alex muore.
La cameriera non è altri che la sorella scomparsa, logico.
Ora, il movente. Ho anche scoperto tramite siti Internet e giornali che
la Signorina Waltz la sorella di Alex, è rimasta vedova un
paio di anni fa. Il marito aveva problemi finanziari.
È ritornata dal fratello per chiedergli aiuto ma lui si
è rifiutato, avendo anch'egli dei problemi.
Così, avendo lasciato morire il coniuge della sorella, la
nostra vittima si è condannata.
Ora vi chiederete come è stato ucciso.
Niente pallottole, ne segni di corda, ne veleno. Allora come
è successo? Il bracciale. "
e così lo indicò.
" Il bracciale? "
Chiese Lestrade, sorpreso, mentre John continuava ad osservare il
coinquilino con sguardo incantato.
" Si, il bracciale. È lo stesso della sorella. Ma con una
differenza. Mai sentito parlare di amianto? "
Sherlock osservò poi l'espressione di John. " Tu dovresti
sapere cosa è John. "
" È un minerale. Molto diffuso. Ma non capisco cosa c'entri
con il caso."
" C'entra eccome.
L'amianto è un minerale, è vero. Ma altamente
tossico. Respirare questo silicato può portare alla morte, a
tumori ai polmoni, blocco respiratorio e di conseguenza all'infarto.
Ecco spiegati i mancati segni sul corpo, vi occorre altro?
"
Lestrade non osò parlare, e rimase in silenzio per qualche
secondo, silenzio che venne rotto dalla voce del dottore, che guardava
il suo amico con un'espressione ammaliata.
" Fantastico."
" No, è banale." John sospirò, scuotendo la
testa, pensando che fosse sempre il solito Sherlock e così
alla fine entrambi si girarono verso Greg.
" Bene Sherlock. Grazie. Ora andiamo andiamo subito ad arrestarla."
In quel momento Sherlock avrebbe dovuto essere felice, ma non lo era
affatto.
Non riusciva a distogliere lo sguardo da John, dai suoi occhi, dal suo
volto, dalla sua espressione, dal suo ..-tutto.
E la parte peggiore era che non riusciva a capire perché, e
lui odiava non sapere il perché delle cose,
sopratutto se la causa era John.
La parte peggiore era che il suo cuore non riusciva a smettere di
battere.
Caldo? No, facevano venti gradi.
Allora perché si sentiva così strano? Perche?
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