Nota
Nota:
La storia qui presente è stata pensata, scritta ed elaborata da due autrici che
hanno deciso di collaborare. Frutto di un anno di lavoro intenso siamo
finalmente giunte alla conclusione di quella che, inizialmente, doveva essere
una One-Shot. I capitoli saranno dunque pochi, ma intensi. Speriamo che il
nostro lavoro sia di vostro gradimento.
IL BELLO DELLA DIRETTA
Scena uno: “Si salvi chi può!”. Motore… Azione!
L’immenso centro commerciale, addobbato da molteplici ornamenti e decorazioni,
quel giorno era gremito di gente. Nonostante l’orario, vicino alla chiusura, una
gran folla sembrava ancora alacremente indaffarata nelle compere dell’ultimo
minuto. Non tutti, però, apparivano elettrizzati all’idea di trovarsi in mezzo a
una tale confusione e non tutti, soprattutto, parevano assorbiti così
serenamente in quell’atmosfera allegra e frenetica. Un Saiyan dall’aspetto
minaccioso stazionava infatti davanti alla vetrina di un negozio ormai da
qualche minuto, evidentemente contrariato, e la sua posa irrigidita, nonché la
sua espressione estremamente incupita, parevano contrastare con l’intorno come
una nota terribilmente stonata.
Quella maledetta donna l'aveva incastrato ancora una volta; perché diavolo c'era
il bisogno che ci andasse proprio lui a comprare il regalo alla mocciosa?! E
perché diavolo una mocciosa di un anno avrebbe avuto bisogno di un regalo, poi?!
Il Principe dei Saiyan ridotto a fare shopping come un comune terrestre, tsk;
che assurdità! Vegeta aveva indugiato, intento in simili pensieri, per un tempo
imprecisato; frenato dalla sua estrema riluttanza, o meglio dal suo nervosismo;
gli servì una forte dose di autocontrollo soltanto per decidersi, finalmente, a
mettere piede all’interno del negozio. Il tempo di un ennesimo sguardo
irrequieto all’ambiente tuttavia, e le sue vaghe preoccupazioni finirono
immancabilmente per concretizzarsi, oltre le sue più nefaste previsioni,
nell’offensiva fulminea e determinata di una delle commesse, che lo assalì,
letteralmente, sfoderando un sorriso smagliante come fosse la più letale delle
tecniche combattive.
“Posso esserle utile?”
lo apostrofò cordiale la giovane donna, attendendo che l’uomo, ai suoi occhi un
cliente indeciso, le rivolgesse la parola.
L'indeciso cliente, in realtà, si voltò appena con un'espressione terribilmente
accigliata e tutt’altro che cordiale.
“No” rispose
lapidario. Mentre pronunciava quel secco rifiuto però, lo sguardo di Vegeta finì
per concentrarsi, suo malgrado, sull’esposizione di vestitini colorati, in bella
mostra vicino all’ingresso; ognuno abbellito con svariati nastrini, paillettes e
altre appariscenti amenità rendeva, nell’insieme, la parete del negozio una
variopinta e abbagliante formazione d’attacco, i cui guerrieri in miniatura
incombevano in tutta la loro potenza color pastello. Troppo, anche per uno tra i
guerrieri più forti della Galassia! Il Principe dei Saiyan si trovò a trattenere
a stento un moto di disgusto; era quello dunque, il negozio che gli aveva
consigliato così caldamente Bulma?! Quella donna aveva voglia di scherzare!
Sentendo la risposta dell’uomo, la commessa si ritrasse intimorita e fece due
passi indietro, osservandolo stralunata per alcuni secondi. Scrutando incredula
l’espressione del suo strano cliente, concluse però, secondo una logica più
rassicurante, che la sua fosse proprio indecisione piuttosto che istinto
omicida, come a prima vista poteva apparire. Insistette
quindi con coraggio.
“Vuole provare a vedere un po’ di vestitini?”.
L'espressione di Vegeta, in effetti, era visibilmente tutt'altro che indecisa; o
meglio, sembrava indeciso fra la possibilità di eliminare la donna o di
ignorarla semplicemente. Parve rifletterci per un istante, ad ogni modo, e
optare per una terza soluzione. “Li
vedo anche da qui”
replicò minaccioso e un tantino sarcastico, sperando in cuor suo di togliersela
dai piedi una volta per tutte, senza spargimenti di sangue.
Proprio in quel momento, intanto, una distinta signora ingioiellata era entrata
nel negozio, accompagnata da un bambino sui quattro anni, che la seguiva
stringendo tenacemente l’orlo della sua gonna. Incuriosita all’istante
dall’amabile conversazione tra il Saiyan e la commessa, o più propriamente
attratta dall’uomo affascinante che fissava con sguardo truce il campionario di
abitini per bambina, si convinse che stava assistendo ad un normale consulto e
che intromettendosi avrebbe reso un servigio utile... e soprattutto competente.
Si sa, gli uomini non hanno gusto per queste cose, pareva comunicare la sua
espressione divertita e affascinata, e di certo quell’uomo avrebbe gradito
l’intervento di un’esperta.
“Ma se preferisce vederli più da vicino posso mostrarglieli”
si offrì nuovamente la commessa, facendo cenno di seguirla.
La donna si avvicinò con il palese intento di ficcanasare. “Deve
comprare un vestitino per la sua bimba?”
intervenne come nulla fosse, osservando sognante l'individuo che aveva tutta
l’aria di essere un bravo, impacciato e, soprattutto, attraente papà.
Vegeta, sul punto di liquidare definitivamente la commessa con qualche simpatica
e ben più risolutiva frase di commiato, fu anticipato di un soffio dalla
gentile signora. La squadrò da capo a piedi oltremodo seccato e disgustato,
maledicendo il giorno in cui aveva messo piede sulla Terra in modo fin troppo
convinto e, soprattutto, rimpiangendo come non mai il giorno in cui avrebbe
potuto distruggerla. Dopo aver posato il suo sguardo ostile anche sul moccioso,
che si agitava strattonando le sottane della sua nuova seccatura, fu tentato per
un istante di incenerire perlomeno quel centro commerciale, ma parve decidersi
per una soluzione più indolore. Pensò bene di ignorare bellamente anche la
seconda donna, nella speranza di vederla desistere, com’era solita fare la
maggior parte dei terrestri che aveva a che fare con i suoi modi. Andarsene in
tutta fretta da quel detestabile posto e mandare al diavolo l’intera faccenda
cominciava ad essere, dal suo punto di vista, una possibilità più che concreta.
“Se la sua bimba è bella quanto lei, le consiglio di comprarle quello
nell'angolo.”
insistette la donna ammiccando palesemente, sotto lo sguardo perplesso del
figlio, più interessato al reparto giocattoli che s’intravedeva al di là dei
passeggini.
“Ha ragione la signora, la sua bambina starà sicuramente benissimo con
quell'abitino!” rincarò
la dose la commessa, immaginandosi una bella bimba somigliante all'uomo, con
indosso l’abitino rosso.
Appena fuori del negozio intanto, un uomo dall’aria trasandata si era trovato ad
assistere involontariamente al dialogo; si guardò attorno e gettò un’occhiata
distratta all’interno del locale, attraverso la vetrina. Dopo una lieve
esitazione però, apparentemente poco interessato agli abitini per bambina, tornò
sui suoi passi lungo il corridoio, sogghignando divertito. Vegeta lo notò
appena; stava ormai facendo appello a tutto il suo autocontrollo, per non
trovarsi a risolvere troppo radicalmente i suoi problemi senza bisogno di
ulteriori sollecitazioni. Tuttavia, mentre l'istinto gli suggeriva ancora più
insistentemente di mandare al diavolo quelle due seccature e tutto il resto del
pianeta, compresi gli idioti che trovavano la cosa divertente, l'immagine di
Bulma e di come avrebbe potuto reagire nell’eventualità si fosse presentato a
mani vuote lo costrinse a farsi forza.
Quell’immagine, ciò nondimeno, aveva finito immancabilmente per irritarlo
all'inverosimile, nonostante fosse riuscita invece nell’intento di salvare le
due da morte certa. Il suo sguardo vagò dapprima sulla commessa, poi sulla
signora ed infine sul moccioso, “Perché
non se lo compra lei quell'inutile straccio?!” sbottò
brusco, ormai al limite della sopportazione.
Le due donne raggelarono all’unisono, costernate e spiazzate dalla reazione del
Saiyan. “S...
se non le piace posso consigliarle un altro paio di abiti”
balbettò impacciata la commessa, mentre la signora continuava a fissarlo
confusa.
Ok, ora era veramente arrivato al suo limite! Maledizione! Perché le donne di
quel pianeta dovevano essere tutte così insistenti e insopportabili?! Vegeta era
ormai palesemente sul punto di replicare qualcosa di ben più drastico ed
efficace, ma all'improvviso,
l'uomo che passava nei paraggi appena qualche secondo prima si ripresentò,
varcando deciso la soglia del negozio con tutt’altra espressione rispetto alla
precedente; impugnava una pistola.
“Fermi tutti, questa è una rapina!”
intimò avanzando di qualche passo. Lo seguivano alcuni complici, anch’essi
armati, che si disposero in altrettanti punti strategici. La clientela atterrita
e sconvolta si raggelò per un secondo immobile e improvvisamente silenziosa,
paralizzata dalla paura, e il malvivente si trovò a minacciare le persone a lui
più vicine. Colto da un improvviso senso di colpa però, non riuscì a prendersela
con donne e bambini
e
la sua scelta ricadde dunque sulla persona meno indicata in tutta la Galassia:
Vegeta.
I clienti, realizzata in un lampo la situazione e presi dal panico, si gettarono
a terra gridando
“Ha una pistola!!!”. L’amabile
signora strinse a sé il bambino in un moto istintivo e si avvicinò spaurita alla
commessa; entrambe si appiattirono tremanti sul pavimento cercando di sembrare
invisibili e cominciarono a singhiozzare.
Vegeta, dal canto suo, si era limitato a reagire alla cosa con una certa
indifferenza. Quella rapina pareva solo l'ennesima seccatura della giornata.
Fissò l'uomo con un’espressione estremamente infastidita e, ovviamente, non
indietreggiò nemmeno di un passo. Pensando distrattamente ad un modo sbrigativo
e non troppo problematico per liberarsi anche di quest'ennesimo
scocciatore, ormai
stufo di tutta quella storia, la sua preoccupazione principale pareva piuttosto
quella di comprare il primo inutile pezzo di stoffa che gli fosse capitato a
tiro e di tornarsene definitivamente a casa. Il suo sguardo infatti, aveva
cominciato istintivamente a vagare fra i vestitini esposti sulla parete con un
certo nervosismo.
I malfattori, in postazione, continuavano intanto a minacciare i clienti inermi
e terrorizzati. Solo l'uomo ad aver varcato per primo la soglia restò immobile;
lanciò un'occhiata spazientita a Vegeta e gli poggiò, non proprio gentilmente,
una mano sulla spalla. “Ehi
tu, stenditi a terra!”
ordinò puntandogli l'arma contro. Il Saiyan, del tutto impassibile, si voltò
appena a fissare la mano dell’uomo, per neanche una frazione di secondo. Un
attimo dopo, il rapinatore, senza avere nemmeno il tempo di rendersene conto, si
ritrovò a impattare con violenza contro qualcosa di estremamente solido e finì
fracassato contro il muro, sommerso da vestitini colorati e tutine per neonati.
L'intera clientela osservò la scena in un generale, incredulo mutismo, mentre i
complici dell'uomo, allibiti e sconcertati, si voltarono a guardarlo in preda ad
una certa indecisione, non del tutto certi di quello che era appena accaduto.
L’unica cosa che appariva loro lampante e fuori da ogni dubbio era il loro
compare, che giaceva al suolo in una posa scomposta, inequivocabilmente privo di
sensi.
Uno dei rapinatori si riscosse dopo pochi istanti e si precipitò in aiuto del
malcapitato. Gli altri due, completamente ignari del pericolo, si scambiarono
invece un’occhiata complice e si avvicinarono all'uomo che aveva osato reagire,
ostentando una certa sicurezza nella convinzione di spaventarlo. Persuasi che il
loro collega fosse stato sicuramente colto di sorpresa, mostravano tutte le
intenzioni di riprendere il controllo della situazione.
Vegeta sembrò non curarsene ancora una volta, anche se appariva a questo punto
più che evidente che la sua pazienza fosse agli sgoccioli. Questa storia
cominciava a dargli decisamente più seccature del previsto e la sua espressione,
sempre più infastidita, che tornò a vagare sconsolata sul variopinto display di
abitini ormai devastato e sparpagliato per tutto il pavimento, s’incupiva di
minuto in minuto.
Continuando a minacciare la clientela con le armi, nel frattempo, i rapinatori
obbligavano i presenti a restarsene a terra, cercando di contenere l’agitazione
causata da quello sfortunato imprevisto, ma l’atteggiamento di quello strano
individuo non era comunque passato inosservato, tanto che qualcuno tentò di
dissuadere Vegeta dal reagire ulteriormente. “Ma
che fa, è pazzo?! Faccia come le dicono!”
urlò un uomo steso al suolo.
Uno dei malfattori puntò infine la pistola verso il Saiyan. “Ehi tu, hai
sentito? Come hai osato?! Sdraiati a terra, muoviti!” gli intimò, facendo cenno
con l'altra mano di stendersi. “Come sta?” domandò l'altro, all'indirizzo
dell'uomo corso in aiuto dell'amico. “Ẻ soltanto svenuto… ma f… forse ha
qualcosa di rotto” rispose il terzo, notevolmente confuso, che si stava
assicurando sommariamente dei danni subiti dal compagno con una certa
incredulità.
Vegeta guardò distrattamente l'orologio sulla parete del negozio, si stava
facendo tardi e la cosa di certo non contribuiva in alcun modo ad aumentare il
suo buonumore. Afferrò un vestitino a caso con l’intento di passare, ignorando
bellamente i due malviventi di fronte a lui. “Toglietevi dai piedi, buoni a
nulla!” esclamò severo e al culmine dell’irritabilità.
I due uomini lo guardarono sempre più esterrefatti, mentre dalla clientela
cominciavano a levarsi cori di stupore e meraviglia. “Dove
pensi di andare tu?!” lo minacciò uno di loro. Si voltò nervoso verso gli
ostaggi un secondo dopo. “State zitti voi!” urlò, tornando immediatamente a
puntare la pistola verso l'uomo. “Torna al tuo posto e straiati!” ordinò ancora,
ormai palesemente spazientito e nervoso.
Vegeta lo fissò imperturbabile; per un momento sembrò riflettere svogliatamente
su qualcosa e parve giungere alla conclusione che quei tizi non avevano alcuna
intenzione di farlo passare. Sbuffò esasperato, sfogando una certa insofferenza,
come a chiosare il suo breve ragionamento. Eliminare quegli idioti non era
auspicabile; di certo gli avrebbe procurato più problemi che altro e soprattutto
avrebbe fatto infuriare Bulma, l’ultima cosa di cui aveva bisogno. Sempre più
seccato, avrebbe voluto soltanto prendere il dannato vestito e andarsene di lì.
Il risultato di quella rapida riflessione fu semplicemente un
impercettibile aumento della sua aura; e i due si ritrovarono a fare la stessa
fine del loro compare, senza nemmeno accorgersene.
La cassiera fissò sgomenta il Saiyan, mentre si avvicinava con un’aria oltremodo
truce e un vestitino rosa fra le mani. Il suo sguardo smarrito si ritrovò
involontariamente a posarsi, subito dopo, sul quarto rapinatore, ormai
visibilmente spaventato.
Afferrando finalmente che l'uomo davanti a sé aveva steso tutti i suoi compagni
con estrema facilità, questi si spalmò inizialmente sulla parete, tremando a dir
poco terrorizzato. “A... a... aiutoooooooo!” gridò uscendo di corsa un secondo
dopo, sbraitando come un ossesso.
Proprio in quel momento, un ragazzino dai capelli lilla, apparentemente un
qualunque ragazzo sui tredici anni, stava varcando la soglia del negozio.
Vagamente distratto dal sacchetto che teneva in una mano e che faceva roteare
soprappensiero, il ragazzino non si accorse dell’uomo che stava correndo nella
sua direzione e il poveretto finì per rovinargli contro. Il violentissimo
impatto col nuovo arrivato lo tramortì e, senza nemmeno capire come avesse fatto
a finire contro un muro di cemento, si ritrovò al suolo stordito e incapace di
muoversi. Il ragazzo, al contrario, non pareva essersene nemmeno reso conto; si
guardò intorno, evidentemente alla ricerca di qualcuno. Osservò distrattamente
l’uomo steso a terra semisvenuto, ma dopo appena un istante parve però
interessato a qualcos’altro. Solo quando riconobbe la sagoma del padre, si
addentrò nel locale. Sembrò non badare nemmeno alla confusione generale e, senza
fare una piega, scavalcò un altro individuo sdraiato a terra, che gli era
d'intralcio. “Papà!” chiamò ad alta voce, nel tentativo di attirare l’attenzione
di Vegeta.
Il Saiyan osservò turbato la cassiera, svenuta a causa di un improvviso
mancamento, affacciandosi oltre il bancone in un misto d’irritazione e
perplessità. Che diavolo le era preso adesso?! Di certo il suo buonumore non
accennava a migliorare in alcun modo, anzi, non gliene andava bene una!
Si voltò appena a guardare Trunks con un’espressione seccata, mentre il ragazzo
si avvicinava sorridendo.
Frattanto, passato ormai lo spavento, i clienti stavano cominciando a rendersi
conto dello scampato pericolo e a rialzarsi; e avevano preso a vociare rumorosi.
Alcuni tra i più coraggiosi si erano subito apprestati a controllare che i
rapinatori fossero davvero fuori combattimento e avevano allontanato le pistole.
Altri uscirono dal negozio in cerca di aiuto, mentre qualcuno era ancora
impegnato a soccorrere i più spaventati. Padre e figlio, al contrario,
sembravano non fare alcun caso al caos. Trunks infatti, assunse improvvisamente
un'aria soddisfatta mostrando al padre il piccolo sacchettino, che aveva smesso
di far volteggiare individuato il genitore. “Trovato!” esclamò orgoglioso,
mentre la gente concitata lo oltrepassava per uscire dal negozio.
Vegeta si limitò a replicare con una smorfia contrariata. Osservò la busta
tentando di sbirciare per intravederne il contenuto, dopo aver constatato, non
senza una certa impazienza, che qualche cliente accanto a lui stava finalmente
provando a far riavere la cassiera, ancora sotto shock.
Il giovane Saiyan scostò il misterioso sacchetto, ritirando la mano appena in
tempo per suscitare un’ennesima smorfia ancora più irritata nel suo
interlocutore, che non era riuscito a vedere nulla. “Sono sicuro che a Bra
piacerà tantissimo, secondo me le starà benissimo!” esagerò, assumendo un’aria
da bravo fratello maggiore.
Vegeta cominciò, a quel punto, ad apparire visibilmente infastidito perfino
dall'atteggiamento del figlio. Un moccioso non poteva essere più bravo di lui
nel comprare uno stupido regalo, tutta quella storia aveva del ridicolo! Ci
mancava solo questo! Osservò sconsolato la cassa vuota e la cassiera semisvenuta
che non accennava a rialzarsi. Ma quanto accidenti ci voleva?! E dove diavolo
erano finiti tutti?!
Trunks sbirciò nuovamente all'interno del sacchetto continuando a parlottare tra
sé su quanto fosse perfetto il regalo, infine si girò verso il genitore. “A te
papà com'è andata?” s'informò tutto tranquillo.
Un'ombra di estremo disappunto calò inesorabile sul volto del Saiyan, che fissò
il figlio con uno sguardo truce. “Non ho ancora comprato nulla” borbottò torvo
guardandosi ancora intorno e cercando la noiosa seccatrice di prima. Il negozio
pareva ormai immerso nello scompiglio più totale, il continuo via vai di gente
che vociava eccitata si era spostato ormai anche all’esterno e nessuno sembrava
più interessarsi a lui.
Possibile che un minuto fa non riusciva a togliersela dai piedi e ora non voleva
saperne di vendergli quello stupido vestito?!
Trunks sbiancò visibilmente quando notò lo sguardo del padre, segnale
inequivocabile d’imminente pericolo. “Ehm... ” bofonchiò tra sé in cerca di una
risposta appropriata, ma a salvarlo arrivò provvidenziale un avviso di chiamata
sul suo cellulare. Lo estrasse dalla tasca leggendo il nome sul display e
sospirò sommessamente appoggiandosi lo strumento all'orecchio. “Pronto, mamma...
” rispose allontanandosi.
Alla parola "mamma", Vegeta impallidì appena; come se si fosse riavuto
improvvisamente, cominciò con più decisione a cercare qualcuno per porre fine a
tutta quella farsa. Guardandosi attorno però, notò che il negozio si stava
facendo sempre più affollato. Era arrivata anche la polizia; e Trunks sembrava
all’improvviso sparito nel nulla. La sua espressione s’incupì in preda ad un
istintivo disagio. Quel moccioso ovviamente non c'era mai quando serviva e
adesso chissà dove diavo…
“Eccolo, è lui!”. Sentì una voce provenire dal fondo, che in qualche modo lo
mise automaticamente in allarme. “Quello lì, con i capelli strani!”. In un
attimo fu il caos; poliziotti, giornalisti e una massa di persone comuni lo
accerchiarono sbraitando e strepitando, agitando microfoni, taccuini e altri
oggetti contundenti. Vegeta si trovò, colto di sorpresa, ad indietreggiare
appena, istintivamente, sgranando gli occhi incredulo. Ognuno gli gridava contro
frasi concitate, sovrapponendosi in un coro sconclusionato e incomprensibile. Se
da quel vociare eccitato, sarebbe stato difficile per chiunque estrapolare una
frase di senso compiuto poi, meno di tutti riuscì a capirci qualcosa il Principe
dei Saiyan, che per un istante restò letteralmente di stucco di fronte alla
scena. Gli ci volle poco tuttavia, per comprendere che la situazione era
degenerata. Decisamente!
Mentre veniva assalito dai giornalisti e dai poliziotti che se lo litigavano per
fargli domande, si dileguò senza pensarci un secondo di più a super velocità...
ovviamente, il vestitino rosa fu l’ultimo dei suoi pensieri.
Uscito da lì, non poté fare a meno di fissare nervosamente l'orologio nella hall
del centro commerciale, che a caratteri cubitali incombeva su di lui come un
fatale conto alla rovescia. Cominciò a cercare un negozio simile a quello,
guidato più dall’angoscia che dal serio proposito di fare shopping, ma ormai
iniziava davvero ad essere preoccupato per le sorti del suo regalo e la
situazione che si era venuta a creare non pareva suggerirgli molte vie di
scampo. Se già inizialmente avrebbe volentieri fatto a meno di tutta quella
confusione, ora le cose erano, se possibile, peggiorate ulteriormente e in modo
drastico. Come a sottolineare quelle funeste considerazioni, in quel momento, un
giornalista si accorse che si era allontanato, scorgendolo da lontano. “Eccolo,
sta scappando!” gridò agli altri, che si precipitarono agguerriti al suo
inseguimento in massa. Tra urla e strepiti riuscirono a raggiungerlo,
approfittando un'altra volta dell’effetto sorpresa, e un’accozzaglia di domande
e un concitato vocio a stento comprensibile lo accerchiarono di nuovo in pochi
istanti.
Preso dal panico, Vegeta cercò di oltrepassare con lo sguardo la folla urlante
che gli si era parata davanti per individuare una via d'uscita. Soltanto dopo
aver constatato con estremo disappunto che tutti i negozi stavano chiudendo e
che aveva fallito miseramente, riuscì infine a scorgere anche Trunks, in un
angolo. Il giovane Saiyan era ancora al telefono; troppo impegnato ad ammirare
il suo sacchetto per accorgersi della tragedia che si stava consumando alle sue
spalle, pareva l’unico in tutto il centro commerciale a non aver notato la
confusione.
Vegeta concluse alla fine di non avere ormai alcuna possibilità. Per un momento,
un velato sadismo sembrò attraversargli fugace lo sguardo, segno che, invece, la
possibilità di radere al suolo il centro commerciale l’aveva concretamente
considerata come una possibile e radicale soluzione a tutti i suoi
problemi. Ma finì per usare di nuovo la super velocità per raggiungere Trunks.
Anche se la fuga non era una strategia degna del Principe dei Saiyan, convenne
con una certa riluttanza che era probabilmente l’unica soluzione praticabile; la
sola idea lo disgustava oltremisura, ma doveva assolutamente fuggire da lì!
Il ragazzo, ancora convinto che suo padre si trovasse nel negozio, sussultò
spaventato nel momento in cui si sentì afferrare non proprio delicatamente per
un braccio. “Aaahhhh”.
“Da dove diavolo si esce da questo maledetto posto?!” gli chiese molto
gentilmente Vegeta, evidentemente in preda all'ansia.
Trunks lo osservò senza nascondere una certa agitazione. “Per di là.” Rispose
esitando per un momento, limitandosi ad additare una delle uscite. Una voce, al
telefono, sembrò richiamare nuovamente la sua attenzione; ma Vegeta aveva già
raggiunto l'uscita. “Muoviti, Trunks!” urlò dietro al figlio, che non si era
ancora mosso, intento a giustificarsi in qualche modo con la persona all’altro
capo del telefono, che pareva risoluta almeno quanto Vegeta.
Costretto infine a salutare frettolosamente la madre e cominciando ad agitarsi
di riflesso senza conoscerne neanche la motivazione, Trunks infilò velocemente
in tasca il cellulare e finì per correre dietro al padre.
Un branco di giornalisti e poliziotti continuava intanto a vagare confuso per il
centro commerciale.
Il salotto della Capsule Corporation pareva la versione allegra e variopinta di
un campo di battaglia. Il pavimento era tappezzato di palloncini colorati di
svariate fattezze e dimensioni; vagavano leggeri, ondeggiando da una parte
all’altra della stanza sospinti da una corrente invisibile, urtando mobili,
varie attrezzature e le scale di diverse estensioni appoggiate lungo le ampie
pareti. Sui muri, alcune ghirlande e diversi striscioni pendevano in attesa di
trovare una sistemazione definitiva e, fra tutti, campeggiava il più grande e
appariscente, che occupava l’intera parete esposta a est e recitava Buon
Compleanno Bra!, a caratteri cubitali. Bulma, in equilibrio su una
scala, era intenta a fissare una delle estremità con aria assorta.
Dopo aver sistemato l’ultima applicazione, scese in fretta i pioli raggiungendo
un punto d’osservazione più conveniente e si allontanò di qualche passo per
esaminare il risultato; sul viso, la stessa espressione concentrata e scrupolosa
che riservava ai suoi calcoli. Soddisfatta del progresso del suo lavoro, gettò
un’occhiata distratta all’orologio e si ritrovò ad inarcare perplessa un
sopracciglio.
Si era fatto piuttosto tardi e di Vegeta e Trunks ancora nemmeno l’ombra. Chissà
che cosa stavano combinando quei due al centro commerciale?! Ormai avrebbero
dovuto essere a casa da un pezzo. Al telefono, Trunks l’aveva rassicurata sul
buon esito dei suoi acquisti. Sembrava fosse tutto ok, ma non le era sfuggito un
piccolo particolare; le era parso di sentire la voce di Vegeta, tutt’altro che
calma e distesa. Poi Trunks aveva riattaccato in tutta fretta e la cosa le era
sembrata a dir poco sospetta. Chissà che cosa era successo? Non c’era verso di
stare tranquilli nemmeno un momento con quei due, accidenti a loro!
Proprio mentre si era ormai decisa a non saltare a conclusioni affrettate e a
riprendere a lavorare ai suoi addobbi senza farsi inutili paranoie, un rumore
all’ingresso attirò improvvisamente la sua attenzione. Sono tornati,
finalmente! Senza pensarci un secondo, Bulma posò in tutta fretta gli
attrezzi che aveva appena raccolto da terra e si precipitò fuori dalla stanza,
con l’intenzione di intercettare i due Saiyan e di ricevere notizie.
Trunks aveva appena oltrepassato la porta d’ingresso leggermente voltato di
spalle, rivolto alla persona che era dietro di lui. In apparenza sereno, stava
chiacchierando tranquillamente col suo interlocutore, che lo seguiva a debita
distanza. Vegeta, al contrario, palesemente scuro in volto, aveva fatto il suo
ingresso alla Capsule fissando un punto non meglio identificato sul pavimento;
seguitando a bofonchiare frasi incomprensibili e presumibilmente senza senso,
pareva una pentola che bolliva sul fuoco.
Il primo dei due ad accorgersi della presenza della donna, fu il giovane Trunks.
“Ciao mamma” la salutò sereno. La parola mamma indusse Vegeta a sollevare
lo sguardo verso Bulma e a distoglierlo immediatamente. Illividito in un
istante, evitò accuratamente di incrociare gli occhi apprensivi della compagna
per un secondo di troppo, sprofondando in un mutismo evidentemente inquieto e
ancor più nervoso.
L’apprensione di Bulma si dissolse, in ogni caso, non appena udì il tranquillo
saluto del figlio “Ciao tesoro” rispose sorridente, spostando solo dopo lo
sguardo verso Vegeta. Mm… Non le sfuggì che c’era senz’altro qualcosa che
non andava. Nonostante ostentasse sicurezza, la donna non aveva evidentemente
scordato la telefonata e l’espressione accigliata del compagno la mise vagamente
in allarme. “Allora? Come sono andati gli acquisti?” chiese al ragazzino,
continuando a sorridere come nulla fosse.
Trunks sfoderò il misterioso sacchetto senza riuscire a nascondere una punta
d’orgoglio. “Tutto bene, l'ho trovato” annunciò allegro. Il Principe dei Saiyan
intanto, dissimulando un certo disinteresse, non era riuscito a non osservare
con la coda dell’occhio l’oggetto di tanto entusiasmo. Un impercettibile moto di
curiosità lo aveva spinto a spiare la singolare busta variopinta e, in un
secondo momento, il volto della donna, interessato alla sua reazione. Facendo
appello ad una notevole dose di autocontrollo tuttavia, si limitò a incrociare
le braccia e attendere in silenzio l’inevitabile.
Bulma osservò il pacchetto, poi Trunks, esibendo infine un sorriso soddisfatto.
“Evviva!” esclamò accennando un gesto di esultanza. “Bravo, Trunks! Hai avuto
proprio una bella idea, lo sapevo che l'avresti trovato! Tua sorella ne sarà
entusiasta!” si congratulò.
Lo sguardo di Vegeta si fece impercettibilmente più seccato di quanto non fosse
già, mentre continuava ad osservare il figlio, intento a ricambiare il sorriso
della madre. “Eheh... è stato facilissimo trovarlo, spero tanto che a Bra vada
bene” dichiarò il piccolo Saiyan, sbirciando ancora nella borsa.
A quelle parole, Vegeta non riuscì infine a trattenere una sorta di commento
realmente infastidito. Ignorando però il motivo di tale irritazione, che a Bulma
e Trunks doveva apparire come null’altro che l’ennesima e incomprensibile
manifestazione del carattere scontroso del Saiyan, i due parvero a prima vista
ignorare quel ringhio sommesso. A Bulma tuttavia,
ormai avvezza ad interpretare l’umore del compagno, la particolare reazione di
Vegeta non era affatto sfuggita. Per nulla incline a soprassedere sull’incarico
che aveva assegnato anche a lui e sui suoi sospetti, focalizzò infine la sua
attenzione sull’uomo. Il suo sguardo vagò alla ricerca di un eventuale
pacchetto che potesse indicare la presenza di un regalo e, successivamente,
sbirciò nuovamente il sacchetto del figlio, per assicurarsi che dentro non vi
fosse qualcos’altro. Alla fine si rivolse a Vegeta “Dov'è il tuo regalo, tesoro?
Voglio vedere che cosa hai comprato, avanti!” lo esortò curiosa, nascondendo al
contempo una punta di scetticismo. Trunks si voltò
similmente ad osservare suo padre; sul volto era apparsa un’espressione
interrogativa e improvvisamente incuriosita. L’ultima volta che glielo aveva
chiesto, infatti, non aveva ancora comprato nulla. In seguito aveva finito per
dimenticarsene, uscendo dal centro commerciale con quella fretta improvvisa.
Chissà se nel frattempo era riuscito a trovare qualcosa? Anche il ragazzo, a
quel punto, si ritrovò a fissare Vegeta con una domanda simile stampata in viso,
in attesa di una risposta.
Il Saiyan, d’altra parte, era ormai visibilmente seccato e irritato oltre misura
e quella domanda non fece altro che peggiorare il suo umore, peraltro già
pessimo. I due sguardi inquisitori nondimeno, ben peggiori di uno solo,
contribuirono ulteriormente ad accrescere il suo nervosismo. Sottoposto dal suo
personale punto di vista ad un vero e proprio interrogatorio, Vegeta non riuscì
a far altro che borbottare l’ennesima imprecazione incomprensibile, questa volta
in tono più alto.
Fu a quel punto che Bulma cominciò seriamente ad insospettirsi e rivolse la sua
attenzione a Trunks con fare interrogativo, intuendo in breve che anche il
ragazzino non era molto informato sulla situazione. “Be', che cos'è un
segreto?!” chiese leggermente spazientita all’indirizzo di Vegeta. “Tanto prima
o poi glielo dovrai anche dare, non ti pare?”, sottolineò l’ovvio, in attesa di
una risposta migliore.
Sibilando l’ennesimo brontolio decisamente poco comprensibile, Vegeta evitò
accuratamente di incrociare lo sguardo della donna, ancora una volta. A Bulma
tuttavia, tra le varie imprecazioni e gli insulti rivolti a qualcuno di non
meglio identificato, non sfuggirono alcune sporadiche parole. Tra tutte aveva
riconosciuto un niente, oltremodo frustrato. La vaga perplessità e
insofferenza con cui aveva ascoltato il Saiyan, a quel punto, sfociarono ben
presto in vera e propria irritazione, nel momento in cui le cose cominciarono ad
apparirle chiare e lampanti. Per un istante si voltò verso Trunks, riservando al
ragazzo un’espressione di rimprovero per nulla rassicurante. Se questo era il
modo in cui pensava di assicurarsi che quello zuccone di suo padre comprasse un
regalo, aveva fatto proprio un bell’affare a mandarlo con lui! Lo sguardo che
riservò a Vegeta un attimo dopo pareva invece, se possibile, ancora più
minaccioso e incollerito.
Assumendo la sua classica posa battagliera, le mani ben piantate sui fianchi,
scrutò il compagno con aria severa e inquisitoria. “Non dirmi che non hai
comprato nulla?!” domandò brusca, mentre il suo tono iniziava ad incrinarsi
pericolosamente.
“No! Non ho comprato nulla! Ora smettila di seccarmi!” Vegeta sbottò
all’improvviso scattando a squadrarla minaccioso e assumendo, a sua volta, una
posa altrettanto bellicosa; serrando la mascella in uno scatto nervoso, le
mostrò un pugno chiuso con forza, con tutta l’aria di chi non ammetteva
repliche.
Con un’espressione colpevole, Trunks si era limitato ad abbassare leggermente lo
sguardo, comprendendo quasi alla perfezione il rimprovero silenzioso della
madre. La reazione improvvisamente furiosa del padre tuttavia, lo costrinse
subito dopo a scrutare con una certa preoccupazione i due genitori.
Bulma restò spiazzata per un momento; nonostante ci avesse sperato fino
all’ultimo, ormai la verità era venuta a galla. La sua espressione si contrasse
in una smorfia ostile. “Non posso crederci, Vegeta!” sbottò esasperata a sua
volta “E sentiamo, che razza di scusa avresti?! Non dirmi che non sei riuscito a
trovare niente, non ci provare!” sibilò additandolo “Siete usciti più di due ore
fa e ti ho dato precise istruzioni sul negozio!” continuò la sua sceneggiata
sbattendo un piede nervosamente.
Vegeta digrignò i denti sempre più indispettito. Grandioso, grandioso davvero!
La sua magnifica giornata aveva giusto bisogno di questo toccasana… “Non sono
affari che ti riguardano!” proruppe oltremodo irritato.
Ormai completamente ignorato da entrambi, Trunks sembrò farsi piccolo piccolo.
Mimetizzandosi con l’arredamento ed approfittando del fatto che non era a quel
punto più tenuto in considerazione alcuna, decise di allontanarsi senza dare
nell’occhio, abituato da anni a cogliere il momento opportuno per dileguarsi.
Sua madre d’altra parte, ormai arrabbiata sul serio, non si accorse neppure
della fuga. Il volto era paonazzo e lo sguardo fisso su Vegeta. “Come sarebbe
non sono affari che mi riguardano?!” urlò inviperita, alzando di qualche decina
di decibel la tonalità della voce “Il compleanno di tua figlia è oggi, te lo sei
scordato?!” sbraitò, ponendo particolare enfasi sulle parole tua e
figlia, “Sbaglio o sei stato tu a promettermi che avresti comprato un
maledetto regalo!”. Anche il tu e il mi della parola ‘promettermi’
furono eccessivamente sottolineati.
“Ti stai sbagliando!”. Ora ad urlare erano in due. “Io non ho promesso
nulla. La colpa è solo tua! Ho di meglio da fare che sprecare il mio
tempo in uno stramaledetto centro commerciale terrestre!” ringhiò frustrato
Vegeta, dando sfogo a tutta la collera e la tensione accumulata durante la
giornata.
“Ah, ma bene!” rispose sarcastica la donna senza diminuire il volume, “Ora è
colpa mia, bravo!”. La sua espressione s’incupì appena; oltre alla rabbia,
un sottilissimo velo di amarezza cominciò a trasparire sul suo volto. “Certo,
come no? In effetti, il Principe dei Saiyan ha di meglio da fare che dimostrare
un po' di affetto alla sua famiglia!”. Che fosse furiosa era evidente, anche i
primi cenni di delusione tuttavia, si mostrarono ormai palesemente e
inesorabilmente senza che riuscisse a nasconderli. “Certo se ti avessi chiesto
di picchiare qualcuno magari non ci avresti pensato due volte” insistette con
una leggera punta di sarcasmo, guardandolo con aria di sfida.
Vegeta si limitò a fissarla evidentemente pensieroso, ma l’idea che sopraggiunse
alla sua mente in quel momento produsse solo l’effetto di innervosirlo ancora di
più, suscitandogli un’espressione maggiormente adirata. “Dacci un taglio! E non
coinvolgermi nelle vostre stupide usanze!” concluse drastico, muovendo
subito dopo un passo in avanti deciso, con tutta l’intenzione di andarsene.
“Accidenti a te, Vegeta!”. Bulma si piazzò di fronte a lui per impedirgli la
fuga. Era ormai lampante che, oltre alla rabbia, un profondo sconforto l’aveva
scossa, soprattutto dopo le ultime cose che le erano state dette. “Qui non si
tratta delle nostre usanze, stiamo parlando di tua figlia, anzi,
di nostra figlia”. La voce s’incrinò a causa del nervosismo, o meglio, a
causa di quello che solo esteriormente appariva come nervosismo. “Possibile che
non te ne importi nulla?!” gli sbraitò contro.
Vegeta digrignò i denti indispettito, la guardò per un solo secondo incrociando
le braccia al petto e scostò lo sguardo subito dopo. “Mi hai davvero seccato”
replicò laconico e distaccato, ad un volume improvvisamente normale, quasi
disinteressato.
“E va bene, fai come ti pare!” concluse Bulma esasperata, nel tentativo di darsi
un tono, nonostante l’evidente tentativo di non piangere. “Tanto è quello che
fai sempre”. Pronunciate quelle ultime parole, si scansò e si voltò dall’altra
parte con un gesto nervoso, con l’intenzione di evitare di guardarlo. In
apparenza sdegnata e arrabbiata, in realtà quello pareva più un tentativo di
dissimulare indifferenza; il tentativo di non fargli intravedere una reazione
così infelice.
Il Saiyan le osservò le spalle per un paio di secondi senza muoversi. Subito
dopo, con passo deciso e inquieto, si allontanò ringhiando. Bulma seguitò a non
voltarsi, fino alla fine, forse nella speranza di sentirgli aggiungere altro;
infine si rassegnò. Solo quando lo sentì allontanarsi definitivamente cominciò
davvero a piangere, in silenzio.
La voce della signora Brief giunse tuttavia squillante tra i corridoi, appena un
attimo dopo. “Bulma tesoroooo, ho portato i pasticcini per la festa, dove seeeei?
Vieni ad assaggiarne uno!”. Bulma si asciugò rapidamente le lacrime, riavendosi
improvvisante. “Arrivo, mamma!” gridò, incamminandosi nella sua direzione, non
prima di aver borbottato tra sé e sé un ‘maledetto testone!’.
CONTINUA…
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