He's not me
Dolore.
Solitudine.
Rimpianto.
Può una semplice musica esprimere tutto questo?
Forse, una qualsiasi no.
Ma la sua, composta sulle note di un'armonica, pare riuscire nell'intento.
E mentre suona lì, seduto, nel clima freddo di Novembre, osserva il mondo. Osserva i suoi abitanti.
Segue le mosse dei ragazzi della sua età.
E accenna un sorriso, sapendo a dove porta questo studio.
Lui non è come loro.
"Accidenti, sono stanchissimo!"
Taichi Yagami sospirò stancamente, avviandosi con la sacca in
spalla, verso casa sua. "Il mister dev'essere impazzito: più che
un allenamento, sembrava puro e semplice schiavismo! Sarà
già tanto se riuscirò a tornare a casa..."
Sora Takenouchi, la sua interlocutrice -nonchè migliore amica- sorrise con aria vagamente esasperata.
"Esageri sempre, Taichi..." commentò. "Lo sai che la partita
è vicina: bisogna allenarsi con impegno e lavorare il doppio!"
"Ma abbiamo solo undici anni!" ribatté l'altro indignato. "E
comunque mi sono impegnato, cosa credi? E' l'allenatore che dovrebbe
prendersi una camomilla!"
Sora ridacchiò. "Una camomilla perché ha osato
sgridarti, eh?" scherzò. Lui mise il broncio, incrociando le
braccia. "A dirla tutta, oggi sembravi davvero distratto..."
"Hikari è di nuovo malata: pensavo solo che non vedo l'ora di
tornare a casa per vedere come sta!" borbottò Taichi. Dato che
l'altra continuò a ridacchiare, il ragazzo si accigliò
ancora di più.
"Cos'è, anche tu contro di me?" le chiese in tono melodrammatico.
"Ma dai, sei così ridicolo a volte..."
"Che cosa? Ehi, ripetilo!"
Sora scosse la testa divertita. Era decisamente il momento di cambiare
argomento. "Se hai tanta fretta di tornare, avviamoci, allora!" disse,
con il sorriso più innocente che le riuscisse di fare. Taichi
alzò gli occhi al cielo, incamminandosi.
"Voi donne siete proprio strane" commentò, la sua solita aria
furbetta di nuovo sul suo viso. "Ci vorrebbe un manuale per capirvi:
almeno così non ci fideremmo troppo di voi prima di sapere le
conseguenze!"
"Quali conseguenze?" Questa volta Sora era davvero perplessa. Taichi ghignò.
"Vi divertite a pugnalarci alle spalle quando abbiamo bisogno di conforto, ecco quali!" ribatté.
La ragazza spalancò gli occhi, e fece per rispondergli a tono,
quando notò un'espressione strana sul volto del suo amico dai
capelli scuri e ribelli.
"Ehi, non la senti anche tu questa musica?" chiese lui, guardandosi intorno per individuarne l'origine.
"Musica?" ripeté Sora sorpresa. Poi scosse la testa. "Mi sa che
sei anche troppo stanco, Taichi: hai anche le allucinazioni, adesso?"
"Ma dai, non senti niente? Sembra un'armonica..."
Sul volto del ragazzo apparve poi un'aria soddisfatta, mentre indicava
una direzione. "Ecco, viene da quella panchina laggiù! Seguimi!"
Esclamato questo, si mise a correre. Chissà come, doveva aver
recuperato le forze, pensò divertita la ragazza, mentre lo
seguiva. Taichi si fermò in prossimità di una panchina,
non lontana dal campo sportivo dal quale i due ragazzi erano usciti da
poco. Ed entrambi videro, lì seduto, un ragazzo biondo, che
suonava in maniera sublime un'armonica.
Il vento freddo sembrava non sortire alcun effetto su di lui. Gli
occhi, del colore del cielo, erano concentrati nel suo mondo personale.
Sembrava non fare caso alla loro vicinanza a pochi metri da lui:
probabilmente non se n'era nemmeno accorto.
E tuttavia, Taichi non poté fare a meno di scrutarlo con
interesse. "Mi sembra di averlo già visto da qualche parte..."
commentò piano all'amica, l'aria pensierosa.
Lei annuì. "Lo hai sicuramente già visto" rispose, anche
lei sorpresa. "Quello è Yamato Ishida: frequenta la nostra
scuola, e la sua classe è affianco alla nostra! Chissà
che ci fa qui..."
"Ishida, hai detto?" fece l'altro, distrattamente. Poi si girò a
guardarla, un lampo di curiosità nei suoi vivaci occhi castani.
"Cosa sai di lui?"
"Non molto" ammise Sora, alzando le spalle a mo' di scusa. "Girano voci
che sia un tipo molto solitario, e che non gli piaccia la compagnia
degli altri ragazzi."
"Beh, lo si capisce anche dalla musica, che sta spesso da solo!"
commentò Taichi, guardando nuovamente il ragazzo biondo. Doveva
essere un tipo molto strano, pensò: come si faceva a starsene
per conto proprio tutto il tempo? Personalmente, lui non ci sarebbe mai
riuscito.
C'era solo un modo per svelare il mistero.
"sai che ti dico?" disse a Sora, sorridendo vivacemente. "Vado
là e lo conosco meglio! Devo ammettere di essere molto curioso
di sapere che tipo è!"
L'altra lo guardò, stupita. "Beh... Se vuoi..." disse poi.
"Aspettami qui!"
Taichi si avviò, diretto verso quella panchina solitaria.
Soltanto quando si fu seduto accanto a Yamato, quest'ultimo si accorse
della sua presenza. Alzò lo sguardo verso di lui, e interruppe
l'esecuzione di quel brano malinconico, guardandolo semplicemente.
"Ciao, sono Taichi Yagami!" si presentò il primo, tendendogli
cordialmente la mano. "Vengo nella tua stessa scuola, lo sai?"
Ricevette in risposta solo un silenzio sorpreso. Taichi decise di lasciar correre.
"Sì, beh... Sono nella classe accanto alla tua!" tentò di nuovo, il sorriso un po' incerto.
"Ah." Fece Ishida, con un tono indifferente.
Di nuovo silenzio. Il castano sentì l'imbarazzo aumentare.
"Tu sei Yamato Ishida, no?" chiese poi, il suo sorriso così
debole da sembrare piuttosto una smorfia. L'altro annu' semplicemente.
"Sai, suoni molto bene quell'armonica: lo hai scritto tu quel pezzo?" A
questo punto, Taichi cercava ogni possibile approccio per intavolare
una conversazione.
Yamato lo squadrò, circospetto. "Perché?"
L'altro alzò le spalle. "E' solo per sapere!" ribatté. "Alloa, sì o no?"
"Sì."
"Perfetto, allora sei doppiamente bravo!" Il ragazzo iniziava a
spazientirsi. Cosa costava dargli una risposta che non fosse un freddo
monosillabo?
"Posso aiutarti in qualche modo?" Le iridi di Yamato si strinsero. Taichi si sentì gelare.
"Beh, io... no..." balbettò, sconvolto. Si schiarì la voce. "Pensavo avremmo potuto fare... sì, amicizia."
"Non m'interessa, grazie."
A quell'affermazione così maleducata, il ragazzo si sentì
montare la rabbia. "Davvero? E perché?" ribatté furioso.
L'altro alzò le spalle, indifferente.
"Io non faccio amicizia." E con questo stroncò qualunque tentativo di conversazione.
Taichi scattò in piedi, incapace di sostenere oltre la
situazione. "Beh, sai che ti dico?" scattò. "Meglio perderti che
trovarti, Ishida." Gli lanciò un'ultima occhiata di fuoco, prima
di voltarsi e tornare da Sora.
"Andiamo via: c'è gente che sicuramente apprezzerà di
più il tempo che dedicherò loro. Hikari sarà
felice di rivedermi."
Sora annuì e lo seguì. Prima di andare, però,
rivolse un'occhiata al ragazzo solitario dietro di lei, incontrando, a
sorpresa, uno sguardo profondamente sofferente da parte di Yamato.
Trasalì, come se avesse scoperto un segreto, e si
allontanò.
Uno sguardo colore del ghiaccio seguì le figure dei due ragazzi,
finché non scomparvero all'orizzonte. Vide Yagami confabulare
rabbiosamente con quella ragazza dai capelli rossi. Osservò il
passo quasi marziale con cui si allontanavano da lui.
E capì tutta la stizza del ragazzo.
Sorrise.
Altri coetanei persi.
E in più, aveva trovato il ragazzo completamente opposto a lui,
dopo tanto osservare. Yagami era aperto, diceva tutto quello che
pensava.
E aveva amici.
Amici.
"Pensavo avremmo potuto fare... sì, amicizia."
Scosse la testa. Si portò nuovamente lo strumento musicale alle labbra.
E l'aria fu nuovamente pervasa dalla sua melodia.
Da quel pomeriggio, Taichi lo osservò in continuazione.
Lo seguiva di nascosto durante l'intervallo, lo osservava, dopo i suoi
allenamenti di calcio, suonare la sua armonica come se fosse la sua
unica amica. E più di una volta tentò ancora di
conoscerlo, ottenendo sempre gli stessi risultati.
"Ti costerebbe tanto salutarmi quando mi incroci?" aveva sbottato un
giorno dopo averlo visto nel corridoio della scuola. E Ishida, da
grande maleducato qual era, si era limitato a ghignare e a dire: "Ciao."
E poi si era dileguato.
L'episodio aveva fatto mandare Taichi in bestia, anche perché la
cosa si ripeté molte altre volte, sempre con risultati
più deludenti. E, per sfogarsi della sua indignazione, il
ragazzo si confidava con Sora.
"Senti, Taichi" disse lei esasperata dopo un ennesimo Discorso Ishida. "Ma perché ti importa tanto, se mi dici sempre che non lo sopporti e che lo prenderesti a pugni?"
Taichi la guardò con foga. "Semplice: lui non è... non è me!" Ribatté infine.
La ragazza lo guardò, sconvolta. "Va bene, cos'è questo improvviso attacco di modestia?" ironizzò.
"Ma quale attacco di modestia! Sora, parlo sul serio!" E il giovane non
aveva mai avuto un'aria tanto seria. "Non dico di essere il modello da
seguire, sto dicendo che lui è tutto quello che io non sono, per
questo mi fa tanta rabbia! E' freddo, antipatico, non vorrebbe amici
nemmeno se questi cominciassero ad inchinarsi a lui per questa
clemenza..."
"Se non li vuole, credo dovresti lasciarlo in pace!" Sora gli mise una
mano su una spalla. "Avrà un motivo per questo comportamento, lo
so."
"Beh, allora vorrei proprio scoprirlo..." commentò amaramente lui.
E l'occasione si presentò quando meno se l'aspettava.
Si sapeva da tempo che Noriko, una loro compagna di classe, avesse una
specie di attrazione per Yamato. Quello che invece nessuno di loro si
aspettò, fu la sua iniziativa di conoscerlo. E, a quanto
sentì Taichi, dopo la loro conversazione. Noriko si era chiusa in bagno per tutto l'intervallo, in un mare di lacrime.
A quanto pareva, Ishida non aveva avuto nessun interesse a parlare con lei.
E, a quel punto, Taichi Yagami ci vide rosso.
"Ishida!"
Yamato alzò lo sguardo dalla panchina, prima che un poderoso
pugno lo colpisse sulla guancia destra. Il dolore era molto intenso: si
portò una mano sul volto, focalizzando Taichi Yagami, ansimante
per la rabbia, guardarlo in cagnesco. Dietro di lui, una voce femminile
strillava il nome del ragazzo: Yamato riconobbe la ragazza dai capelli
rossi amica di Taichi.
"Sei impazzito, Yagami?" disse semplicemente.
L'altro iniziò a urlare in risposta. "Ti credi così
superiore da trattarci tutti in questo modo, eh? Ma non ti rendi conto
di quanto tu faccia soffrire con questo tuo atteggiamento odioso?"
Il ragazzo biondo si sentì, dopo tanto tempo di apatia, punto
sul vivo. Scattò in piedi, negli occhi una luce glaciale. "Non
capisco perché questo dovrebbe riguardarti."
"Taichi, lascia perdere!" La voce dell'amica di Yagami risuonò, angosciata. Lui la ignorò.
"Mi riguarda eccome, invece!" urlò l'altro. Lo afferrò
per la camicia. "Cos'è, sei troppo vigliacco per dirci che
vorresti stare sempre da solo, con la tua musica autocommiserativa?"
Questo fu il colpo di grazia.
Taichi cadde all'indietro, in seguito al destro di Yamato: nei suoi
occhi solitamente indifferenti c'era un fuoco che il ragazzo bruno non
aveva mai visto. "Credi di conoscermi così bene? Beh, ti sbagli!
Credi che io sia contento di starmene da solo, eh? Ma non pensi che io
non potrò mai essere come te, Yagami?"
Alcuni ragazzi cominciarono ad avvicinarsi a loro per guardare la
scena. Sora urlava ancora di smetterla subito. Ma Taichi fissava Yamato
sconvolto. Non aveva mai pensato che l'altro la pensasse così.
"Sentiamo, cos'hai di diverso da tutti noi?" replicò.
Yamato all'improvviso non sapeva cosa dire. "Io... io..."
balbettò. I pugni stretti tremavano. L'altro si alzò in
piedi, guardandolo ora con curiosità.
"Mi vuoi dire che non sai nemmeno tu perché non riesci a
parlare?" gli chiese, gli occhi sgranati. "Come mai ti sei chiuso
così? Pensaci."
Yamato non ebbe da interrogarsi poi molto: in cuor suo la sapeva
già, la risposta. Alzò lo sguardo. "I miei genitori... si
separarono anni fa." Nei suoi occhi azzurri, Taichi intravide
improvvisamente tutto il suo tormento. "E mio fratello andò a
vivere lontano da me. E io... non volevo che andasse così, ma
non era mia la decisione." Distolse lo sguardo dal suo interlocutore,
deciso a nascondersi di nuovo.
"Ero... Sono arrabbiato. E mi sono chiuso. Ma tanto, anche se riuscissi a fare amicizia, la situazione non cambierebbe."
"Ti sbagli!" Taichi si avvicinò a lui, lo sguardo fermo e deciso. Yamato lo guardò sorpreso.
"Hai ragione, un amico non cambia la situazione" continuò.
"Però aiuta. E tanto. Credo che tu debba imparare ad avere
persone fidate al tuo fianco, sai?" Gli sorrise lievemente,
incoraggiante. "E poi, non avevo mai avuto un amico così diverso
da me!"
Detto questo, gli tese la mano. L'altro rimase immobile.
"Dai, non è difficile!"
Poteva farlo? Poteva davvero far crollare il suo muro di finta
freddezza... solo con l'amicizia di... Taichi? E Yamato, lo voleva
davvero?
Fu solo un attimo.
Allungò una mano, e strinse quella di Taichi. L'altro sorrise
euforico. "Scusa per il pugno, Ishida... ehm..." Rise, imbarazzato.
"Volevo dire Yamato."
"Prova ancora a colpirmi così forte, e ti faccio fuori."
Commentò l'altro. E, quasi senza volerlo, il suo viso si distese
in un piccolo sorriso.
"Dai, vieni: ti presento Sora!"
Taichi si avviò verso la sua amica, mentre Yamato restava ancora
per un attimo immobile. Poi scosse la testa e lo seguì.
Taichi non era Yamato.
Ma, dopotutto, dov'era il problema?
Ciao
a tutti! Ecco una piccola ff senza alcuna pretesa, però con una
dedica particolare... Ebbene sì, Shine, questo lavoro è
proprio per te, in onore del tuo compleanno!!!!!! ^^ Risultato della ff
a parte (...), volevo dirti che sei davvero un'amica speciale per me, e
che spero resteremo così per sempre!!!!!! Tvttttb!!! E buon
compleanno ancora!!!!!!! ;-)
Che dire... Grazie a tutti quelli che avranno anche solo letto!!! Alla prossima!
Padme Undomiel