Appassionate di Twilight, come promesso sono di nuovo qui con
una nuova storia.
Questa volta ho deciso di dedicarmi al mio personaggio
preferito, Jasper Hale. Lo trovo un vampiro misterioso e con molte
sfaccettature caratteriali tutte da scoprire.
Spero di averne colte almeno qualcuna. Ma a voi il compito di
giudicare-
Buona lettura.
L’anello Debole
In quella giornata di fine estate, Jasper Hale si ritrovò insolitamente
solo nella grande casa dei Cullen, a Forks, sperduta cittadina nello stato di
Washington.
“Insolitamente” perché nessuno dei membri della famiglia si fidava
particolarmente a lasciarlo solo, e lui conosceva perfettamente il motivo di
ciò. Erano passati decenni da quando lui e Alice si erano uniti alla famiglia,
ma nonostante tutti quegli anni di “addestramento” non riusciva ancora ad
adattarsi completamente al loro stile di vita. Ce la metteva tutta, infatti, da
quando stava con loro non aveva quasi più assaporato sangue umano, ma quella
privazione era davvero dura da sopportare, dopo un secolo passato tra
scorribande e sangue a volontà, la disciplina era ancora una cosa che lo faceva
sentire in colpa per non direi frustrato con loro e con se stesso allo stesso
tempo.
Anche quel pomeriggio, prima di uscire, Alice non gli aveva tolto gli
occhi di dosso, osservandolo con quel suo fare indagatore per capire se,
uscendo con Esme e lasciandolo solo, avesse potuto commettere chissà quale
sciocchezza, forse allarmata dai suoi occhi sempre più scuri, segno che la sua
ultima battuta di caccia risaliva a più di una settimana prima.
«Sto bene, in più questa notte andremo a caccia, quindi, posso resistere
benissimo qualche altra ora». Tentò di nuovo di rassicurarla.
«Perché non vieni con noi?» Chiese lei.
«Sai benissimo perché». Così glielo mostrò attraverso il suo futuro, una
lunga serie d’immagini con lui che si annoiava a morte mentre lei ed Esme
facevano compere.
«Capisco. Va bene, torneremo presto». Assicurò.
«Non fare le cose in fretta a causa mia, non sono un neonato, non farò
nessuna strage durante la vostra assenza».
«Non lo faccio per quello». Lo guardò maliziosa.
«Sparisci!» Rimanere seri quando lei faceva così era davvero difficile,
scoppiò a ridere.
Ma ora eccolo lì, mentre osservava il mondo dall’altra parte della
grande vetrata del salotto, con lo sguardo perso tra gli alberi di quella fitta
foresta, bagnata dalla pioggia che cadeva incessantemente da diversi giorni,
che circondava la casa. Delle piccole rane gracchiavano e saltellavano vicino
al fiume, quel clima umido era l’ideale per loro, mentre gli scoiattoli si
affrettavano a raccogliere nuove provviste in vista dei primi freddi che lì
nella penisola di Olympia arrivava in anticipo rispetto al resto del Paese.
Riusciva a sentirli come se si trovassero a pochi passi da lui e non a diverse
centinai di metri. Cosa sarebbe successo se si fosse avvicinato? Sorrise
pensandoci, riflettendo sul vetro la sua dentatura affilata e bianchissima.
Probabilmente sarebbero scappati appena fosse uscito di casa, sentendo il suo
arrivo, l’arrivo del predatore perfetto.
In passato era stato un imbattibile combattente e, ripensando alle
ultime disavventure che la sua attuale famiglia aveva dovuto attraversare negli
ultimi due anni, lo era ancora. Per la prima volta, dopo tantissimo tempo, si
era sentito davvero utile per loro, li aveva addestrati a combattere un
“branco” di neonati, ed era stato talmente bravo, che non avevano subito
nemmeno una perdita.
Combattere. Quel senso di potenza che solo una battaglia è in grado di
dare, difficilmente lo avrebbe ammesso, ma gli aveva fatto bene farlo per una
causa davvero importante, le persone a cui teneva davvero.
Ora si sentiva più forte e in grado di sopportare le privazioni, forse
ora non sarebbe più stato l’anello debole, quello da tenere d’occhio ad ogni
minimo spostamento. Chissà. Sarebbe stato bello.
Essere continuamente la
preoccupazione di tutta la famiglia, a volte, era snervante. Sentirsi sempre
gli occhi puntati addosso a controllare ogni suo movimento e pensiero,
andarsene sarebbe stata la cosa più semplice per tutti, lo sapeva bene. Alice
cercava sempre di minimizzare, cos’altro poteva fare? Certo, se non fosse stato
per lei, chissà che fine avrebbe fatto. Perso nel mondo cercando di
sopravvivere alla meglio, quindi, essere sorvegliato da lei non lo turbava come
invece facevano le incursioni mentali di Edward. Avere una persona vicino che
ti scandagliava la mente senza lasciarti un minimo di privacy era
particolarmente irritante. Il più delle volte cercava di non dargli peso,
sapeva bene che era inevitabile per lui ascoltare i pensieri della gente che lo
circondava, lo aveva intuito dai suoi stati d’animo così variabili, capiva bene
che per suo fratello non doveva essere facile.
Così, spesso, si concentrava sul centro della sua vita, Alice. Quel
piccolo terremoto che aveva sconvolto del tutto la sua vita e l’aveva resa
migliore. Dalla prima volta che aveva incrociato il suo sguardo aveva capito
che niente sarebbe stato più uguale. Il solo averla vicino rendeva tutto
migliore, persino la bruciante sete. Avrebbe fatto di tutto per proteggerla,
anche se sapeva che poche cose erano in grado di nuocerle, e lei non mancava di
ricordarglielo ogni volta che se ne presentava l’occasione. Ma lui non poteva
farci niente, era pur sempre un gentiluomo del sud, come spesso lo prendeva in
giro.
Mentre pensava a tutto questo continuava a passeggiare nel fitto della
foresta, come se fosse un essere umano qualsiasi. Non lo rendeva nervoso, come
invece capitava ai suoi fratelli, improvvisamente si accorse che Alice ed Esme
erano già sulla strada di casa.
“Hanno fatto presto…” Pensò.
Così decise ti tornare indietro molto più velocemente dell’andata.
Arrivato davanti a casa le trovò
indaffarate a scaricare l’auto.
«Eccoti, prendi queste. È stata interessate la passeggiata?» Chiese
Alice.
«Sì direi di sì, ho trovato un gruppo di campeggiatori e il tempo è
volato».
Esme lo guardò pietrificata, ma poi si rilassò osservando meglio.
«Esme, tranquilla. Non farei mai una sciocchezza simile». La rassicurò.
Si sarebbe mai fidata davvero di lui?
«Sì, lo so. Scusa mi dispiace è che anche quando scherzi sei così
serio». Cercò di giustificarsi.
«Non ti preoccupare, lo capisco. Vedo che i vostri acquisti sono andati
bene».
«Certo, ne dubitavi? Vieni ti faccio vedere cos’ho comprato per me». Così
lo trascinò in casa e poi nella loro stanza.
«Ok, vediamo questi bellissimi acquisti». La incoraggiò vedendo che non
stava ancora frugando nelle borse firmate.
Invece gli si avvicinò e lo baciò.
«E questo per cos’era?» Chiese confuso.
«Era un ringraziamento». Rispose sedendosi vicino a lui sul divano di
pelle, nero, «Per aver deciso di non andartene per sempre, oggi».
«Oh. Così l’hai visto. Mi dispiace, non volevo farti preoccupare. Ogni
tanto mi capitano pensieri del genere, lo sai. Ma sai anche che non sono in
grado di vivere lontano da te».
«E di questo sono particolarmente grata». Sorrise.
«Bene. Allora, mi fai vedere questi vestiti?» Le chiese.
«Certo, aspetta qui!». Esclamò prima di correre nel bagno a cambiarsi.
Jasper sorrise vedendola sparire in un baleno.
Sì, quel piccolo, adorabile, mostriciattolo era davvero il centro del
suo universo personale.
Ed eccoci giunti alla fine. Non so se dopo questa
storia ne seguiranno altre, dipende tutto dalla mia ispirazione, ma chi lo sa,
forse Breaking Dawn me la darà.
Tao tao
Smack :*