MarkDylan
Who let the dogs out?
- Woof, wof wof wof! ♪
Pioveva tantissimo, tanto che pensò di non aver mai visto
tanta acqua cadere dal cielo. Nemmeno Noè, probabilmente.
Era fermo sotto il tendone di una panetteria da circa dieci minuti,
aspettando che il cielo si rischiarasse almeno un po'. L'ultima cosa
che voleva era prendersi una bronchite. Si era dimenticato di portarsi
l'ombrello -in realtà il meteo non aveva assolutamente parlato
di pioggia, quindi manco era sua la colpa- e Dylan l'aveva snobbato con
un 'sorry, Mark, non posso assolutamente venire a portarti l'ombrello',
riattaccando subito dopo. Era rimasto un attimo spiazzato: Dylan che
gli diceva di no era, insomma, insolito.
Era completamente bagnato, la felpa fradicia gli appesantiva il corpo e
i jeans gli si erano incollati alle gambe, cosa che gli faceva
avvertire ancora di più il freddo di quella giornata. Fredda in
tutti i sensi, in effetti.
Quando era andato a svegliare, quella mattina, Dylan, Ichinose e Domon
per andare a scuola, il primo di questi gli aveva detto di non sentirsi
troppo bene e di conseguenza -dopo triliardi
di tentativi di tirarlo giù da letto-, Mark gli aveva concesso
un giorno di assenza. Era andato a scuola con Ichinose e Domon, e con
loro aveva ascoltato la lezione.
Ma, più di qualsiasi altra cosa, Mark aveva irrimediabilmente notato l'assenza di Dylan.
Nessuno che urlasse il suo nome come un forsennato, nessuno che gli si
attaccasse addosso, nessuno che gli lanciasse le palline di carta
durante la lezione, nessuno che gli facesse disegnini stupidi sui
quaderni.
Insomma, una giornata tranquilla. Troppo tranquilla. L'avrebbe definita noiosa. Odiava ammetterlo, ma Dylan gli era mancato. Da morire.
Il cielo aveva intanto smesso di far imprecare le madri che avevano
steso la biancheria, e Mark ne approfittò per correre verso casa.
Non era lontano l'appartamento in cui vivevano tutti e quattro e
l'affitto era ragionevole, visto che ognuno ne pagava un quarto. Era
abbastanza accogliente, al secondo piano di una palazzina e di circa
settanta metri quadri.
Mark bussò al citofono, da cui non proveniva alcuna voce, nessun
suono. Nulla. Bussò ancora e ancora, ma Dylan non rispondeva, il
che lo fece preoccupare. Chiese quindi alla loro vicina, una donna
sulla sessantina, di aprirgli il cancello. Salì le scale di
corsa, arrivando sulla soglia della porte con il fiatone. Poco gli
mancava che morisse di asfissia, inoltre. Cominciò a premere
insistentemente il campanello e non fu poco sorpreso di sentire la voce
pimpante di Dylan -che gli era mancata, nonostante non l'avesse sentita
per solo cinque ore.
"Ehi aspetta-- no basta, smettila con quella lingua! Stop it!"
urlava il ragazzo nell'appartamento. Superfluo dire che Mark
sentì l'istinto di buttare giù la porta -ma chi
gliel'avrebbe ripagata al padrone di casa?
"Dylan! Open this fucking door!" rispose Mark, ancora impalato sullo zerbino. "Wait a second!"
La perplessità di Mark toccò le stelle quando, affianco
alla voce di Dylan, avvertì strani ululati misti ad abbaii. E
quindi fece due più due.
"Dylan... non hai portato un cane a casa, vero?" sussurrò Mark appoggiandosi alla porta.
"What are you saying!? Ovvio che no!" urlò l'altro in risposta.
Mark sentì la serratura della porta aprirsi e non aspettò
un secondo in più per precipitarsi dentro. Fece scivolare la
tracolla a terra, perché quella che aveva di fronte non era casa
sua. Non poteva essere casa
sua. C'erano i cuscini sparsi a terra, smembrati per metà dei
batuffoli morbidi di cui sono pieni, tappeti graffiati e croccantini
ovunque. Perché quell'essere peloso, marrone e nero attaccatosi
alle gambe di Dylan sembrava effettivamente un cane.
"Okay, sì, è un cane. Mark, please, let me explain--" cercò di dire il biondino.
"Dylan, no. Absolutely not" rispose secco l'altro.
Dylan gli si attaccò al collo come solo una piovra o una cozza
sanno fare e strusciò il viso sul suo petto, cercando di
persuaderlo. Non era in grado di prendersi cura di se stesso, come
poteva prendersi cura di un cane? "Dylan, hai buttato il pesce rosso di
Domon nel lavandino cercando di cambiargli l'acqua" gli disse. "Ma il
cane non corre nessun pericolo di finire nel lavandino! ...giusto?"
Mark lo ignorò, mentre la vena sulla sua tempia diveniva
più grossa e pulsava sempre di più. Alzò uno ad
uno i cuscini -o quello che ne era rimasto- e si sedette sul divano,
con lo sguardo fisso su Dylan, senza proferire parola.
"Maaaark, era solo e abbandonato sotto la pioggia! Era soloooo!"
balbettò mentre accarezzava possessivamente il cane come fosse
il suo tesoro personale. Mark si spalmò la mano sulla fronte:
sembrava davvero voler tenere il cane.
"Prometti ti portarlo a spasso ogni giorno, di riempirgli le scodelle e
di giocare con lui?" chiese lo sventurato, a cui quasi sicuramente
sarebbe stato snobbato il cane. Dylan gli si sedette accanto, mentre la
palla di pelo sulle sue ginocchia scodinzolava vispa.
"I promise! Saremo una grande
famiglia!" urlò estasiato, scoccandogli un veloce bacio sulle
labbra. Avvicinò il suo viso al muso del cucciolo, gli
accarezzò la testa e indicò Mark. "Saluta la mamma,
Baloo!" gli disse.
E l'ultima cosa che riuscì a vedere prima di ritrovarsi un cuscino in faccia furono le gote di Mark simili a due mele.
{Angolino molto paua. (?)
Sto scrivendo tantissimo ultimamente. Cioè, non è
possibile. Ma proprio no. Che cosa mi succede. Vabbbbbe. Allora, questa
fic è nata molto random -e perchè spaccio MarkDylan come
fosse droga pesante- e io e la grandissima mia sensei, ovvero happley, ci siamo scambiate i pairing. Io amo le sue MarkDylan, a lei è piaciuta la mia MarcoGianluca (come sia possibile io NON LO SO) e quindi SCAMBIO PAUA tu tu tu tu tu tu tu tuuuu *musichetta pokemon random*.
Tra l'altro sono le mie otp supreme di IE quindi tipo luce divina come
sfondo ogni volta che leggo MarcoGianluca o MarkDylan COZZE comunque
sensei le guance come mele io tipo ho pensato a te. Quest'angolino non
ha molto senso mmmmh e anche la grammatica e la punteggiatura but ok
vabbe vado che se no sclero di brutto.
Ah, inizialmente stava venendo una cosa angst fino alla morte perché ascoltavo Illusion dei VNV Nation e Un clown che piange di Pierdavide Carone, ma visto che non posso scrivere angst perché piango da sola e mi rattrista, ho messo smooooch. Poi mi è partita Who let the dogs out, just in case u were wonderin'.
Bacionionioni, banane e Catulli,
_Spellcaster
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