Capitolo
quattordici.
Arriva
la vigilia di Natale, come previsto io e Ambra abbiamo deciso di
scambiarci i regali di persona, stranamente è venuta lei da
me, ho il sospetto che sua madre mi abbia bandita da casa loro.
Scarto un bellissimo borsellino con un cane di stoffa cucito sul
davanti < < E' per tenerci il cellulare mentre
lavori! Mi ha fatto pensare a Lafayette! > > mi spiega.
< < Che idea geniale,grazie! > > le
rispondo porgendole il mio regalo.
< < Cavoli Ana, è bellissima! >
> dice lei tastando la mordiba sciarpa.
Passiamo il pomeriggio in camera mia a sfogliare gli album delle foto
che ho riordinato l'estate scorsa, e siamo colpite da un'onda di
malinconia pensando a Valentina.
< < Dici che ci pensa ogni tanto? > >
chiedo avvilita.
< < Non lo so, secondo me è molto impegnata
> > noto che Ambra ha un'espressione colpevole <
< Sai, mi ero ripromessa di scriverle e madarle e-mail, ma con
l'università, il mio baby sitting e i miei fratelli, non ne
ho proprio avuto il tempo. > >
< < Già, anch'io > > rispondo
< < La sera quando torno dal lavoro sono
così stanca che non ho neanche la forza di fare le scale.
Nella letterina a Babbo Natale ho chiesto una di quelle poltrone
elettriche che usano gli anziani per salire di sopra! > >
dico sperando di rimontarle un pò il morale.
Ambra fa una risatina < < Dici che ce l'ha con noi?
Magari si aspetta che siamo noi a chiederle come va. > >
Non ci avevo mai pensato.
< < Bè, è stata lei a dirci che ci
avrebbe scritto sempre e mandato un sacco di foto, magari è
solo occupata > > rispondo poco convinta.
Accendo il computer < >
Per un pò attendiamo un qualche segno di vita da Valentina,
ma alla fine, dopo mezz'ora gettiamo la spugna.
< < Bè, io vado, mia madre è
irascibile da quando ho mollato Alberto, mi conviene tornare a casa!
> > mi dice avvilita.
La accompagno alla porta, ci salutiamo con un abbraccio e torno a
distendermi sul letto.
Mi accorgo di essermi appisolata perchè vengo svegliata da
un bip proveniete dal computer, un e-mail.
E' di Valentina, dice:
Ciao Anais! Oddio, mi
sento così in colpa per non avervi scritto prima! Riesco a
malapena a sentire mia madre, sono così indaffarata!
Allora, che bello
lavori! Ma cos è questa storia delle due bulle? Guarda che
vengo lì e le spiezzo in due se ti danno fastidio!
Adesso sono in Romania,
stiamo allestendo uno spettacolo con artisti di strada, sputafuoco e
clown, vedessi che bello!
Prometto di scrivervi
più spesso, intanto ti mando un bacione e ti faccio tanti
auguri di buon Natale!
xoxo Vale
Leggo la mail tre volte, è così bello ritrovare
la mia amica, anche se solo attraverso un computer.
Noto che il messaggio contiene un allegato, una cartella compressa col
nome "foto".
Scarico il contenuto e rimango basita.
Sono almeno una ventina di immagini che ritraggono
l'attività di Valentina, la vedo circonadata di bambini
felici e sorridenti, e per poco non mi commuovo.
Non ho mai visto la mia amica così felice, forse aveva
ragione, quest' esperienza le ha fatto proprio bene.
Puntuale arriva l'sms di Ambra che mi informa di aver ricevuto un
e-mail e le rispondo.
Mando un messaggio anche ad Angelica per farle gli auguri quando mia
nonna fa capolino in camera mia.
< < Hei, pensavo di andare a far visita a Mercedes,
vieni? > >
Non ho assolutamente voglia di deprimermi passando il pomeriggio in un
ospizio, ma chi dice Mercedes dice Angelica, e chi dice Angelica dice
Federico.
Entriamo nell'edificio spingendo una pesante porta e ci ritroviamo
nella hall d'ingresso.
Mia nonna mi fa strada tra i corridoi, superiamo la sala ricreativa
popolata da pochi anziani che giocano a carte ed arriviamo alla camera
16.
E' una stanza semplice, due letti, due comodini, un tavolino
nell'angolo e al muro una mensola con un piccolo televisore.
Il letto accanto a quello di Mercedes è vuoto e
perfettamente rifatto.
< < Ciao, Merci, sei sola? > > le chiede
mia nonna dandole un bacio.
< < Si, la signora che era con me è morta ieri
mattina. > > le risponde l'amica.
Yuppi!
< < Lei è mia nipote, Anais, sai quella che
lavora con Angelica? > > mi presenta la nonna.
Mi avvicino e le tendo la mano. Lei me la stringe e la sua presa
è molto debole.
Ribadisco quello che vi ho sempre detto di Mercedes, sembra uno zombie.
Non uno zombie simpatico come quelli di Giovani Diavoli, uno zombie
vero e proprio, alla The Walking Dead, di quelli che uccidi
sparando loro in testa. Cerco di non pensare a me che la decapito con
una katana e mi soffermo ad osservare i particolari del suo volto.
La sua pelle è piena di rughe e ha un colorito molto
pallido, la pelle del collo è tesa, le guance incavate e ha
dei cerchi neri intorno agli occhi azzurro ghiaccio. I capelli sono
bianchissimi e sottili, acconciati in una treccia che le ricade sulla
spalla. Ora sembra un morto vivente, ma doveva essere una donna molto
bella.
< < Angelica mi parla sempre di te, dice che da quando
lavori con lei è molto più divertente >
> mi dice con la sua voce flebile.
< < Bè, è molto più
semplice lavorare con persone che apprezzi, e Angelica è
veramente un' amica > > le rispondo con un sorriso.
Ok, nonna possiamo andare ora?
Le due amiche si mettono a parlare e io non posso fare altro che
guardare fuori dalla finestra e pregare di andarmene via al
più presto.
< < Ho conosciuto anche vostro nipote > >
le dico, chissà perchè le ho dato del "voi". Non
lo so, come ci si rivolge ad un morto vivente? Si da del "lei"?
< < Ah,Federico. Si è un bravo ragazzo.
> >
< < Non viene spesso a trovarla, vero? Angelica mi ha
detto che è impegnato con gli studi e con la fidanzata
> > butto lì.
< < Ah, Lara. Si è una brava ragazza. >
>
Ok, ho il dubbio che se le parlassi del cannibale di Milwaukee mi
direbbe che è "un bravo ragazzo", non otterrò
nessuna informazione da lei. Senza contare che molto probabilmente si
dimenticherà della mia visita.
L'unico motivo per cui ho accettato di accompagnare mia nonna era per
guadagnare punti con Federico. Scommetto che la sua fidanzata barbosa
non viene mai a far visita a Mercedes con lui, io invece sarei stata la
brava ragazza che passa del tempo con la sua nonna malata.
Con mia grandissima gioia mia nonna si congeda dalla sua amica, io le
rivolgo un saluto frettoloso e mi fiondo fuori.
Questo posto è orribile, e dire che lavoro in un mattatoio.
< < Quando hai conosciuto il nipote di Mercedes? >
> mi chiede mia nonna una volta in macchina.
< < Qualche mese fa, all'uscita dalla fabbrica. Ci siamo
appena parlati. > > Non ho intenzione di rivelare a mia
nonna, nè ad altra anima viva, della mia cotta da
adolescente.
< < Io non l'ho mai incontrato, non va spesso a far
visita a sua nonna > > continua lei < <
Com' è? > >
Vediamo. Bello, alto, bello, capelli pazzeschi, bello, sorriso
smagliante, bello.
< < Mah, normale. > > dico distratta.
< < Da quello che so la sua ragazza è
antipatica, hai conosciuto anche lei? > > mi chiede.
Fermi tutti.
< < Come fai a sapere della sua ragazza se non lo hai
conosciuto? > > la storia si fa interessante.
< < Bè, parlo molto con Mercedes, mi ha
raccontato che il nipote non fa altro che lamentarsi di lei >
> mi spiega mia nonna.
< < Ma se a me ha detto che è una brava
ragazza! > > insisto.
< < Diciamo che oggi Merci non era al massimo della sua
forma, ogni tanto si perde > > mi risponde con aria
triste.
Bingo. Ho la prova che Federico odia la sua ragazza.
Trascorro il resto del tragitto verso casa ad escogitare un piano per
levarmi Lara dai piedi.
Devo assolutamente avvicinarmi a Federico e l'unico modo che ho
è Angelica.
Dovrò portare la nostra amicizia ad un livello
più alto, d'ora in poi non saremo più solo
colleghe, saremo migliori amiche.
Il rientro al lavoro dopo le vacanze natalizie è molto
più duro di quanto avrei immaginato. Peggio ancora di quella
volta in quarta superiore in cui la professoressa di filosofia ci aveva
fissato il compito in classe proprio il giorno dopo le vacanze. Ero
andata a trovare mia nonna, l'altra nonna, quella che devo chiamare per
nome perchè "Oh cielo, Nonna mi fa sentire così
vecchia!" in Spagna e avevo pregato con tutte le mie forze che l'aereo
si schiantasse.
Oggi non è molto diverso, sono così poco motivata
che guido a 30 all'ora e per poco non timbro il cartellino in ritardo.
In spogliatoio saluto con un cenno Simona e Paola e cerco con lo
sguardo Angelica, la trovo seduta su una panchina con ancora le cuffie
nelle orecchie.
< < BUU! > > esclamo.
< < Accidenti! Per poco non mi veniva un infarto!
> > mi dice però sorridendo.
Ci avviamo verso il nostro settore parlando con Simona che ci racconta
che suo marito è caduto dalle scale travestito da Babbo
Natale e che suo figlio è rimasto talmente traumatizzato che
ha pianto tutto il giorno.
Io e Angelica le rispondiamo solidali che siamo dispiaciutissime e ci
assicuriamo che il marito stia bene, ma quando la nostra collega si
allontana scoppiamo a ridere. Veramente esistono ancora persone nel
mondo che si infilano quegli orribili costumi rossi con la barba finta?
Per rendere il rientro dalle vacanze un pò meno pesante ho
cucinato nuovamente dei biscotti, mia nonna per Natale mi ha regalato
degli stampini a forma di animali, tra i quali ce n'è uno
proprio a forma di gallina, così a pranzo tutti addentano
felici i loro polli di frolla.
< < No vabbè, questi sò troppo
buoni > > dice Paola, che ormai insieme a Simona e
Angelica siede al mio stesso tavolo.
< < Ne porto un paio al mio uomo, magari fanno il
miracolo e ricomincia a camminare, sono stanca di avercelo tra i piedi
> > aggiunge Simona.
Il resto del pomeriggio trascorre stranamente veloce, e finito il
lavoro come da tradizione riaccompagno Angelica a casa.
< < Sai, mia nonna e io siamo andate a far visita alla
tua dopo Natale > > le dico omettendo volotariamente
l'impressione che quella donna mi ha fatto.
< < Si, me l'ha detto, stranamente se lo ricordava, ormai
dimentica sempre più cose > > dice con aria
triste.
< < Bè non era proprio lucida, ha detto che
Lara è una brava ragazza, ma mia nonna invece mi ha detto
che non lo pensa per davvero > > non distolgo il pensiero
dal mio obiettivo.
< < Si infatti, mia nonna la odia, anche per questo
Federico l'ha scaricata > > mi risponde Angelica con
tranquillità.
< < Ah ecco > > rispondo distratta.
No fermi tutti. Cosa ha appena detto?
Ho sentito bene? Federico ha mollato Lara?
Adesso si che anch' io sento l'Alleluja.
< < Ah, si sono lasciati? > > chiedo con
nonchalance per assicurarmi di aver sentito bene.
< < Si, Federico non ne poteva più, quella
ragazza era una vera palla al piede. E poi penso che abbia conosciuto
un'altra. > >
< < Un'altra? Chi? > > chiedo cercando di
non sembrare troppo insistente.
Anais, Anais, Anais.
< < Non lo so, mi ha solo detto che gli interessa
un'altra > > mi risponde ignara che dentro di me tanti
folletti stanno ballando la Cucaracha.
La lascio davanti a casa sua e prima che scenda butto lì un
< < Salutami Federico! > >
Non riesco a crederci.
Questo è il più bel regalo di Natale di sempre.
Ancora più bello di quella volta in cui mio padre
seguì alla lettera la mia letterina a Babbo Natale in cui
avevo chiesto una collana, un ciondolo e un braccialetto e sotto
l'albero trovai esattamente quello che avevo chiesto.
Meglio ancora di quella volta in cui Enrico mi regalò il
taglia pizza a forma di Enterprise, o di quando mia nonna mi
confezionò a mano un maglione con la mia iniziale come
quelli che la Signora Weasley crea per Ron e Harry Potter.
Il Piano Geniale # 1 ha fatto dei passi avanti dopo l'episodio con
Virginia e Lav e ora anche quello # 2 sta finalmente prendendo forma,
eccome. Non dovrò più trovare un modo per far
lasciare Federico e Lara, ci ha già pensato lui.
Per festeggiare decido di invitare Ambra a mangiare una pizza, torniamo
nel ristorante dove si è svolta la cena di lavoro.
Ovviamente non le ho spiegato i veri motivi della nostra uscita, Ambra
non sa assolutamente niente di Federico, del Piano # 2 nè
tantomeno di quello # 1.
Durante la cena la mia amica è distratta, controlla il
cellulare ogni dieci secondi.
< < Tutto ok? > > le chiedo a un certo
punto.
< < Mmm? Si, tutto bene > > mi risponde con
poca convinzione.
Di solito quando usciamo Ambra mi rivolge tutta la sua attenzione, non
è mai stata il tipo dipendente dal cellulare, anche con
Alberto, era tanto se si mandavano un sms ogni tanto.
Oggi invece, sembra che la sua vita dipenda da quell'aggeggio, non lo
molla un attimo, scrive un messaggio, appoggia il cellulare sul tavolo
e immediatamente lo riprende per controllare se ha ricevuto una
risposta.
< < Come va all'università? > >
le chiedo tanto per parlare di qualcosa, e se io tiro fuori l'argomento
studi significa che sono proprio disperata.
< < Mmm? Si, tutto bene, sempre esami, relazioni, tesine,
sai, il solito > > risponde vaga.
Fa un sorrisino leggendo lo schermo del cellulare e io lotto con tutta
me stessa per non chiederle con chi si sta scrivendo, se
fosse qualcuno di importante me l'avrebbe sicuramente detto, lei non mi
nasconde mai niente, di solito mi racconta tutto, ma non posso
pretendere che sia completamente sincera con me, in fondo anche io le
sto nascondendo un sacco di cose ultimamente.
Decidiamo di comune accordo di non ordinare il dessert e ci avviamo
alla cassa. Insisto per pagare il conto, e diamo il via a una scenetta
tutta "Dai, faccio io", "Ma no dai, dividiamo", "Dai insisto", per
niente naturale.
Ci salutiamo all'uscita con un abbraccio e mi avvio verso casa.
Ormai siamo a febbraio, il che significa marzo, che significa
primavera, eppure fa un freddo polare. Ogni mattina devo alzarmi almeno
mezz'ora prima per togliere tutto il ghiaccio dai vetri della macchina
e dagli specchietti, mi sveglio che fa ancora buio, è
desolante. Non c'era posto per l'auto della nonna nel garage
così rimane parcheggiata sul marciapiede appena fuori dal
portone, quindi ogni giorno mi infilo il giaccone, la cuffia pelosa che
mi fa assomigliare alla moglie di Big Foot, esco in strada e mi metto a
grattare via il ghiaccio con quelle ridicole palette di plastica, per
fortuna posteggio sempre sotto un lampione, altrimenti non vedrei a un
palmo da naso.
Dopo tutto il rituale dello sbrinamento, torno in casa, attenta a non
far rumore, mia nonna si sveglia più tardi, e i miei, con le
loro macchine moderne super accessoriate beatamente parcheggiate in
garage al caldo, possono prendersela comoda.
Sono le 6.25, mi sono lavata i capelli e li ho asciugati col phon e con
la spazzola, non succedeva da ferragosto.
Scendo in cucina, metto a scaldare dell'acqua per bermi un
thè caldo, e intanto infilo nel microonde due cornetti al
cioccolato surgelati.
Stanotte non ho dormito molto bene, continuavo a pensare a quanto
distante fosse Ambra a cena sabato. Non ho fatto altro che chiedermi
con chi mai potesse messaggiare alle nove di sera.
Forse qualche amica spassosa e cervellona incontrata
all'università, o forse si sta rivedendo di nascosto con
Alberto, questa idea mi fa rabbrividire peggio del ghiaccio sulla
macchina.
Sono contenta di andare in fabbrica, almeno Angelica saprà
tirarmi sul il morale.
Qual è quel detto? Quando le cose vanno male, possono sempre
andare peggio?
Ecco, oggi il mio oroscopo probabilmente doveva riportare qualcosa del
genere.
Appena metto piede in spogliatoio scopro con disappunto che Angelica
oggi non c'è, di solito quando arrivo la trovo sempre seduta
sulla panchina.
Oggi, invece, è deserta, c'è solo Paola che si
lamenta del clima.
Freddo polare + mancanza di Angelica = Zero voglia di lavorare.
Non sono riuscita a battere il mio record di polli per Natale, ma oggi
ne ho vinto uno molto più speciale, il minor numero di
volatili spiumati in quindici minuti, solo quattro, Tony, Elvis, Rufus
e Donnie.
Durante la pausa pranzo decido di chiedere ad Antonio dove sia
Angelica, noto che sta parlando fitto al cellulare e quando si accorge
che mi sto avvicinando al suo tavolo riattacca all'improvviso.
< < Hei, Anais, come va, c'è qualche problema?
> > mi chiede con aria strana.
< < No, tutto bene, mi chiedevo solo dov' è
Angelica > > gli rispondo perplessa.
< < Ah, si Angelica è ammalata, non stava
bene, torna mercoledì > > mi risponde in modo
frettoloso.
Cosa gli è successo? Non c'è più
neanche l'ombra dell'Antonio di prima.
L'Antonio di prima mi avrebbe fatta accomodare nel suo ufficio, avrebbe
incrociato le dita e mi avrebbe esposto tutta la situazione clinica di
Angelica con tanto di diapositive e diagrammi di Eulero-Venn.
Adesso invece mi ha liquidata in trenta secondi. Mentre mi allontano
noto che ha ricominciato a parlare al cellulare, non sono neanche
sicura che si possa utilizzare il telefono sul luogo di lavoro, ma in
fondo lui è il capo, forse lui può.
Finito il lavoro decido di andare a trovare Angelica, devo
assolutamente raccontarle del cambio improvviso di Antonio.
Purtroppo niente Punto grigia fuori, suono il citofono e per
la prima volta in sei mesi entro in casa di Angelica.
Niente ascensore, devo farmi cinque rampe di scale, il suo appartamento
è all'ultimo piano.
Mi apre in pigiama, con i capelli spettinati e il naso rosso.
< < Ciao! Come va? > > le chiedo tenendomi
a distanza di sicurezza.
< < Bede. Sodo un po' raffreddata. > > mi
risponde soffiandosi il naso.
L'appartamento è molto carino, c'è un salotto
spazioso molto luminoso con un divano, un televisore gigante e un
tavolo. Sul muro c'è un disegno di Lupin, odio quel cartone.
< < Chi l'ha fatto quello? > > chiedo
indicandolo.
< < Oh, l'ha fatto Federico. Adora quel cartone
> > mi risponde tirando sù col naso.
Bene, dovrò guardarmi tutti gli episodi.
Andiamo in cucina, piccola ma funzionale, dove Angelica mi prepara un
thè caldo con del limone e del miele.
< < Sai che prima ho chiesto ad Antonio dov'eri e a
momenti neanche mi rispondeva? > > le racconto.
< < E allora? > > mi chiede lei.
< < Stava parlando fitto al cellulare, non vedeva l'ora
di sbarazzarsi di me > > continuo.
Lei mi guarda perplessa e decido di lasciar perdere l'argomento,
probabilmente solo io lo trovo strano.
< < Dod sai quanto sia beddo stare a casa >
> mi dice lei soffiando nel thè bollente.
< < A chi lo dici. Non sai cosa darei per tornare in
vacanza. > >
< < Ma dod ami il tuo lavoro? Tua dodda ha detto alla mia
che dod fai altro che dire quanto sia beddo > > mi fissa
lei.
Già, le nostre nonne. Una bella spina nel fianco.
E' già da un pò di tempo che ci stavo pensando, e
forse ora è giunto il momento.
Dato che il mio piano per conquistare Federico prevede che Angelica
diventi la mia migliore amica forse è il caso che io le
racconti tutta la verità.
Sarà la prima, e unica, persona al mondo a conoscere il
Piano Geniale.
< < Sai Angelica, volevo raccontarti una cosa >
> dico bevendo un sorso di thè per schiarirmi la gola.
Lei mi guarda in attesa.
< < C'è un motivo per cui ho cominciato a
lavorare in quella fabbrica. > >
< < Vedi, un pò di tempo fa, l'estate scorsa
per essere precisi, mia madre era decisa a mandarmi
all'università a tutti i costi. Io non avevo la
benchè minima intenzione di andarci così i miei
convennero che mi trovassi un lavoro > > faccio una pausa
per assicurarmi che mi segua.
Lei mi fa un cenno col capo così proseguo.
< < Il fatto è che io non avevo nemmeno
intenzione di lavorare, il mio piano era quello di stare a casa con mia
nonna a non fare niente, così cominciai a raccontare ai mei
di aver sostenuto colloqui ai quali invece non mi presentavo. >
>
< < Purtroppo venni scoperta, e mia madre mi pose un
ultimatum. Se non trovavo un lavoro nel giro di due settimane lei mi
iscriveva all'università. Così decisi di trovarmi
un lavoro.
Non doveva essere un impiego qualsiasi, vedi mia mamma è
molto attenta a quello che la gente pensa di lei, così
decisi di trovarmi il lavoro più pidocchioso del mondo,
così che lei per paura di fare figuracce con gli amici, mi
costringesse a licenziarmi. E' così che ho trovato il lavoro
nella fabbrica. > >
Concludo soffisfatta e attendo la sua reazione.
Lei sembra confusa.
< < Cioè tu mi stai diceddo che lavori nella
fabbrica perchè dod volevi addare all'università
e neanche lavorare? > > mi chiede.
< < Si, esatto. > >
< < Adais, è la cosa più stupida
che abbia mai sentito > > mi dice in tono aspro, forse ha
messo troppo limone nel suo thè.
La guardo aggrottando le sopracciglia < < Ma no,
è un piano geniale! > > rispondo con
convinzione.
< < Da quanto è che lavori della fabbrica?
> >
< < Mmm, vediamo, da più di sei mesi ormai.
> >
< < E id sei mesi tua madre ti ha mai chiesto di lasciare
il tuo lavoro? > >
< < Mmm, no, non ancora, ma vedi poco prima di Natale,
abbiamo incontrato la sua migliore amica > > comincio ma
lei mi interrompe < < Adais, lo sai cosa darei io per
poter andare all'udiversità? Io sodo costretta a lavorare
lì dedtro, e tu ti sei fatta assumere per gioco? >
> mi chiede guardandomi con uno sguardo truce.
< < Ma non capisci, studiare non fa per me, è
molto furbo come piano, forse non te l'ho spiegato bene >
> forse dovrei ricominciare da capo.
< < Do, sei tu che dod capisci Adais. Sei sodo una
viziata che fa piani stupidi invece di affrontare la realtà
> > mi accusa.
< < Hei, io non sono una viziata, e se tu sei stata
sfortunata, non devi prendertela con me! > > mi difendo.
Ok, la tua vita fa schifo, ma non giudicare il mio Piano Geniale.
< < Pensavo tu fossi diversa, dod ti voglio
più parlare > > detto questo si ritira in
camera sua.
Rimango alcuni minuti immobile dove sono, sulla sedia della cucina di
plastica bianca dell' Ikea. Non credo che Angelica abbia intenzione di
tornare a scusarsi, quindi non mi resta che andarmene.
Accidenti, ma cos' hanno le persone che non va?
Ecco perchè lavoro con i polli.
Entro in macchina sbattendo la portiera con forza.
Il mio piano è geniale e funzionerà.
Ho visto il panico negli occhi di mia madre quel giorno con Virginia,
tremava all'idea che mi scoprisse.
Certo è vero che sono passati quasi due mesi dalla Vigilia
di Natale e mia madre non solo non ha mai più rievocato
l'episodio, ma non ha mai neanche evocato il desiderio che io mi
licenzi.
Non ha vacillato neanche una volta, eppure sono sicura che odia il mio
lavoro, altrimenti perchè andrebbe in giro a dire a tutti
che mi occupo di ristorazione?
Contavo molto anche sul fatto che mia nonna si lamentasse del troppo
lavoro da fare da sola e rimpiangesse il mio aiuto, ma stranamente
sembra quasi contenta di essersi liberata di me.
Ho una brutta sensazione alla bocca dello stomaco, una vocina nella mia
testa mi sussurra che il mio piano è completamente stupido.
E se Angelica avesse ragione? Ormai saranno sette mesi che spello
polli, e se mia madre non si arrendesse mai?
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