One
night
"E con questo, si conclude la prima partita delle semifinali!"
Sospirando per l'ennesima volta, Kokaji Sukoya lasciò che l'urlo della
sua partner e collega, Fukuyo Kouko, le rimbombasse nelle orecchie,
segnando la fine della diretta radiofonica.
Nonostante fossero ormai passati mesi, sin dall'inizio dei gironi di
qualificazione nella prefettura di Tokyo Est, dal giorno in cui erano
state scelte come una delle tante coppie di commentatrici assegnate
alla presentazione degli Interhigh, i suoi timpani non si erano ancora
abituati agli urli improvvisi che la giovane donna seduta alla sua
sinistra era in grado di lasciarsi scappare quando la sua passionalità
prendeva in sopravvento. In contrasto con la sobrietà di colleghe come
Hariu Eri e Satou Yuuko, Kouko si lasciava andare almeno una volta ogni
dieci minuti a commenti decisamente fuori luogo, opinioni prive di
solide fondamenta o semplicemente urli di eccitazione quando qualche
giocatrice ribaltava una situazione apparentemente senza uscita.
Se solo la sua collega avesse saputo di quanti poteri soprannaturali
scorrevano nelle mani che impugnavano quelle tessere da mahjong, forse
avrebbe imparato a sorprendersi di meno.
O, forse, si sarebbe lanciata in commenti ancora più randomici, il più
lontano possibile dalla verità.
Non che lo facesse apposta, ma stare ad ascoltare spiegazioni lunghe e
complesse richiedeva una capacità di concentrazione che all'altra
ragazza mancava, o che forse si rifiutava semplicemente di sfruttare.
Avrebbe quasi potuto pensare che soffrisse di iperattività, se non
avesse visto quanto amasse rilassarsi nella vasca da bagno la sera,
dopo la diretta. Non a caso la sera prima aveva dovuto aspettare ben
due ore, prima di riuscire a convincere l'amica che se avesse aspettato
ancora un po' ad asciugarsi, avrebbero finito per mangiare una
colazione piuttosto che una cena.
Era rimasta piuttosto sorpresa nel vedere l'appartamento di Kouko,
conoscendola si era aspettata una stanza molto più caotica e
disordinata, e invece aveva dovuto rimangiarsi eventuali commenti al
solo pensiero di quanto la sua camera potesse essere definita peggiore,
al confronto. Non era un caso che sua madre le rimproverasse, almeno
una volta ogni tre giorni, che la sua mancanza di ordine era uno dei
motivi per cui non aveva ancora portato a casa un fidanzato all'età di
venticinque anni.
Il pensiero di casa propria le riportò alla mente ancora una volta il
fatto di aver dimenticato, tra gli effetti personali che si era portata
a Tokyo, la tuta che indossava per dormire, o più semplicemente per
rilassarsi nei giorni in cui nessuna partita della Lega
professionistica richiedeva il suo impegno.
Lasciandosi ricadere contro lo schienale della poltrona, nel tentativo
di trovare una posizione più comoda, si stupì nel vedere la donna al
suo fianco fare lo stesso. Ora che la diretta era finita, gli occhi
dell'annunciatrice sembravano più spenti, come se ogni situazione che
non avesse a che fare con il lavoro non meritasse di essere affrontata
con la stessa energia. O, più probabilmente, era semplicemente stanca.
Anche una ventiduenne, se sottoposta ad orari massacranti e dirette sia
televisive che radiofoniche continue, avrebbe iniziato a sentire il
peso della stanchezza, e Kouko non era in grado di dosarsi quando si
trattava di mostrare al paese il suo ardore.
"E anche per oggi è finita. Solo più due partite, neh Sukoyan?"
"Uhm, sì Kouko-chan" mormorò la professionista lanciandole un'occhiata
confusa. Possibile che non si ricordasse neppure da quante partite
fossero costituiti gli Interhigh? "Ancora due giorni, prima di sapere
quale squadra vincerà il campionato scolastico di quest'anno"
"Lo stesso che hai vinto tu vent'anni fa"
"Eh, sì e… Aspetta, è stato solo dieci anni fa!"
La risata di Kouko le impedì ancora una volta di arrabbiarsi: in fondo
era anche colpa sua, se continuava a cadere ogni volta in quello
stupido trucco. Ormai avrebbe dovuto capirlo da un pezzo, che la sua
compagna amava prenderla in giro più di ogni altra cosa al mondo.
"Sukoyan, Sukoyan, continui a cascarci sempre"
Chiudendo gli occhi, la presentatrice si abbandonò completamente alla
comodità della poltrona, lasciandosi sfuggire un sospiro di
soddisfazione. Non sapendo come replicare, le guance rosse per
l'imbarazzo di essersi fatta fregare per l'ennesima volta, Sukoya trovò
molto interessante tornare a fissare lo schermo, dove venivano mostrate
le immagini dei giornalisti impegnati ad intervistare l'eroina del
giorno, Takakamo Shizuno dell'Achiga.
Ma il filo dei suoi pensieri fu nuovamente interrotto dalle parole
della ragazza al suo fianco.
"Mi mancherà non avere più l'occasione di poterti prendere in giro"
"Eh? Che intendi, Kouko-chan?"
Il sorriso che la donna le rivolse era punteggiato di un'amarezza che
non le aveva mai visto prima, mentre si girava fino a far incrociare i
loro sguardi. I suoi occhi sembravano meno brillanti del solito.
"Solo più due partite, prima che le nostre strade si separino. Ah, sarà
dura ritornare a lavorare senza la mia Sukoyan! Anche se ogni tanto
distraevi la telecronaca con qualche aneddoto, disturbando il mio
lavoro…"
La professionista non seppe se sentirsi in imbarazzo per essere appena
stata chiamata la mia Sukoyan dalla
ragazza al suo fianco, o offesa per essere stata accusata di colpe
chiaramente non imputabili alla sua persona. Fino a prova contraria,
era Kouko che insultava gli sponsor definendoli inutili in diretta
nazionale, o infarciva la telecronaca di informazioni vecchie mezzo
decennio raggranellate qua e là su internet.
"… in fondo, lavorare con te è stato divertente"
Sukoya non era sicura se a causarle la strana ondata di calore che dal
suo petto era risalita fino alle guance fossero state le parole di
Kouko o lo sguardo stranamente affettuoso che le era stato rivolto, ma
di certo fu immensamente grata che la sala registrazione fosse vuota, a
parte loro due. Già sentirsi rivolgere parole simili era imbarazzante,
ma se il tutto fosse avvenuto di fronte ad altre persone sarebbe stato
ancora peggio.
Di una cosa comunque, era assolutamente certa.
"A-Anche per me, Kouko-chan, anche per me è stato divertente lavorare
con te"
Era una sua impressione, o era rossore quello che era comparso per un
attimo sulle guance della ragazza al suo fianco? Non riuscì a capirlo,
e prima ancora di aver avuto tempo sufficiente per pensarci, un sorriso
sardonico fece capolino sul viso della sua collega.
"Ah, Sukoyan. Puoi anche essere onesta con i tuoi sentimenti ed
ammetterlo, che non puoi fare a meno di me!"
Decisamente, lavorare fianco a fianco con Fukuyo Kouko era
un'esperienza che non avrebbe mai, in un modo o nell'altro, potuto
dimenticare.
"Neh, Sukoyan, domani hai qualche impegno?"
La voce di Kouko tornò a risuonare nella stanza vuota mentre Sukoya
raccoglieva i propri effetti personali, preparandosi ad uscire.
"No, non credo. Aspetta, non dirmi che per colpa del tuo ultimo
commento sugli sponsor, ci hanno affibbiato di nuovo il programma delle
sei del mattino!"
"Eh? No, no, niente del genere!" si affrettò a rassicurarla la giovane
commentatrice, dopo aver visto l'espressione distrutta sul viso della
collega "Volevo solo chiederti se avessi qualcosa da fare, o se invece
avessi la giornata libera"
"Non mi sembra di aver programmato nulla" rispose l'altra, dopo essersi
fermata qualche istante a pensare "Non ci sono interviste domani, e
dell'altra semifinale si occupano Satou-san e Kainou-san. Ma perché me
lo chiedi, Kouko-chan?"
"Niente di particolare" esclamò la presentatrice, rivolgendole un largo
sorriso "Volevo solo sapere se ti andava di trascorrere la giornata con
me"
In un'altra situazione, la professionista avrebbe rifiutato adducendo
la scusa di essere stanca e di avere bisogno di riposarsi, in attesa
delle finali e dell'enorme mole di lavoro che quella giornata avrebbe
portato con sé. Oltre al commento in diretta, sempre che fosse stato
affidato a loro due, il dopo-partita e le analisi post-gara a cui
sarebbe stata costretta a partecipare, la cerimonia di premiazione ed
il conseguente rinfresco sarebbero stati sufficienti a toglierle ogni
energia per i successivi due mesi. Senza dimenticare che solo un paio
di giorni dopo sarebbero iniziati i campionati individuali, e
nonostante non avesse ancora ricevuto un invito formale a prendervi
parte come ospite, di certo gli sponsor l'avrebbero voluta includere
nel cast insieme alle altre professioniste presenti in quel momento a
Tokyo.
E anche se lei e Kouko non fossero più state scelte per lavorare
insieme, questo non significava che non si sarebbero più viste o non
avrebbero avuto modo di trascorrere altro tempo insieme.
Ma valeva davvero la pena di sprecare una giornata chiusa nella sua
stanza di hotel, in cui non avrebbe comunque avuto modo di rilassarsi?
Forse girare per la città con la ragazza non sarebbe stato così male.
Per una volta in cui non aveva il problema di dover tornare a casa dopo
il lavoro, avrebbe potuto anche concedersi una giornata di svago.
"Va bene Kouko-chan. Domani passerò la giornata con te, se vorrai"
"Perfetto!" l'urlo assolutamente inaspettato della giornalista ebbe
ancora una volta l'effetto di coglierla totalmente impreparata "Vado
subito a mettermi d'accordo con i produttori per cercare di ottenere la
giornata libera. Sukoyan, vai pure a casa se vuoi, passerò a prenderti
tra un paio d'ore per andare a cena"
"Eh, ma non è il caso che tu faccia tutto questo per me. Posso anche
mangiare da sola al ristorante dell'hotel questa sera"
"Assolutamente no! Mi sono presa la responsabilità di prendermi cura di
te, con tua madre, finché fossi rimasta a Tokyo. Non posso lasciare che
la mia Sukoyan mangi qualcosa di poco nutriente nella cucina di uno
squallido hotel di periferia"
"Ma se è stata lei ad insistere per
farmi prenotare il miglior albergo di Chiyoda, dicendo che una star
merita solo il meglio e che non può abbassarsi a dormire in un hotel di
bassa categoria!"
"Eh, d'accordo allora. Farò come vuoi tu" sospirò sconsolata, conscia
ancora una volta di chi fosse stata ad avere l'ultima parola della
conversazione.
"Eccellente!" esclamò l'amica, il cui spirito sembrava aver acquistato
nuova energia, almeno a giudicare dalla fretta con cui si stava
muovendo verso la porta "Ti chiamo quando ho finito allora. Vado a
litigare un po'con quei vecchi del programma, ci vediamo più tardi"
E, prima che la ragazza dai capelli scuri potesse replicare,se non
altro per ricordarle di non chiamare i produttori vecchi in loro presenza, la
giornalista era già corsa fuori dalla stanza.
Il che, le lasciava solo due opzioni: tornare immediatamente in hotel,
farsi una doccia ed aspettare la chiamata dell'amica, che a dispetto
delle sue più rosee aspettative di certo non sarebbe arrivata presto,
se conosceva abbastanza i direttori del programma, o fare un giro per
lo stadio cercando di rilassarsi un po'. Anche se il suo ruolo era
quello di mera spettatrice e commentatrice, la tensione che permeava
l'aria finiva per riversarsi in parte anche su di lei: forse perché il
ricordo di quel giorno era ancora fresco nella sua mente, e se avesse
lasciato passare qualche altro anno probabilmente sarebbe arrivato il
momento in cui guardare ragazze, come era stata lei, impegnarsi al
massimo davanti ad un tavolo avrebbe smesso di farle battere il cuore.
La partita di quel giorno poi, le aveva riportato alla memoria ricordi
importanti: le semifinali degli Interhigh erano stati la sua più grande
sfida, persino più duri della finale stessa. Non le era mai capitato,
anche se nel corso degli anni seguenti aveva finito per competere con
giocatrici di livello mondiale, di temere così tanto la sconfitta. Quei
due hanchan erano stati il muro che aveva delimitato il suo futuro come
professionista dal dilettantismo di una squadra di liceo. E chissà
quante di quelle ragazze che quel giorno si erano affrontate, un giorno
sarebbero diventate sue rivali nel campionato delle società.
Quel pensiero fece sorgere in lei il desiderio di vedere il campo in
cui si sarebbe giocato il tutto per tutto, e con decisione si diresse
verso la struttura in cui era sorta la speciale arena in cui si
sarebbero tenute le finali.
Ai suoi tempi, non era stato necessario ricorrere ad un luogo simile,
ma l'improvviso fiorire di un sempre maggior numero di giocatrici in
grado di ricorrere a poteri sovrumani aveva reso obbligatoria una tale
accortezza. Voci del blackout provocato dalla MVP dell'anno precedente,
Amae Koromo, durante le finali dei regionali di Nagano, o delle
improvvise follate di vento che di tanto in tanto sembravano spazzare
il campo di gioco durante i renchan di Miyanaga Teru, pur se ritenuti
mere superstizioni dai più, erano ben noti alla comunità
professionistica, e soprattutto a quelle ex campionesse che erano
diventate allenatrici più o meno ufficiali di molte delle squadre che
competevano nel torneo. E, considerando quali scuole avrebbero avuto
accesso alla finale, nonostante l'ultima partita del gruppo B fosse
ancora da giocarsi, una precauzione simile sarebbe stata molto
apprezzata dal pubblico ignaro.
Incredibile come tutti i suoi propositi di trascorrere una serata
tranquilla fossero stati ribaltati l'uno dopo l'altro: prima l'incontro
con la sua vecchia rivale Akado Haruue e le sue studentesse dell'Achiga
nella sala delle finali e la sua promessa di ritentare, questa volta
sul serio, la carriera professionistica, poi l'incomprensibile
messaggio da parte di Hayari, ed infine l'inatteso rendez-vous al
Blitzstrom con alcune delle sue più grandi rivali del periodo del
liceo. L'eccitazione di rigiocare, a distanza di dieci anni, una
partita speculare a quella che le aveva viste tutte quante vicecapitani
delle rispettive squadre, era stata tale da farle dimenticare persino
la fame e la stanchezza, e fortuna che se ne fosse ricordata quando
Hayari aveva iniziato ad insistere per offrire a tutte un paio di giri
di sakè. A stomaco vuoto come si trovava, chissà che effetti avrebbe
potuto avere su di lei una simile quantità di alcol.
"Sono sicura che Kouko-chan invece
non avrebbe fatto complimenti, di fronte ad un'offerta simile" pensò
sospirando, mentre il taxi che Risa le aveva gentilmente chiamato si
muoveva pigramente per le strade illuminate di Tokyo. Nonostante la
serata estremamente piacevole, e la partita sicuramente inaspettata,
era dispiaciuta di aver dovuto annullare la sua uscita con la
giornalista. Per quanto potesse certe volte trovarla eccessivamente
zelante o iperattiva, era estremamente divertente trascorrere del tempo
in sua compagnia: di certo, in presenza di Fukuyo Kouko non aveva mai
avuto modo di annoiarsi.
"In fondo, c'è sempre domani"
La chiamata che aveva dovuto effettuare per avvisarla del suo cambio di
programma era stata estremamente breve, mentre con una spalla teneva il
telefono premuto contro l'orecchio e con le mani cercava disperatamente
un abito adatto per la serata, ma aveva lasciato dentro di lei una
sensazione spiacevole. Forse era stato il tono improvvisamente molto
più tranquillo che Kouko aveva usato, quando l'aveva rassicurata che
per lei non c'erano problemi e l'aveva invitata a divertirsi,
concludendo la chiamata con un decisamente fuori luogo "E mi raccomando, non dare retta agli
sconosciuti" prima ancora che Sukoya avesse modo di replicare.
Certe volte aveva la sensazione che la presentatrice si comportasse più
come una mamma, che come una collega, nei suoi confronti. E dire che
era persino più giovane di lei.
Eppure non riusciva a scacciare dalla testa l'idea che il suo gesto
avesse ferito Kouko più di quanto la donna non avesse lasciato
intendere. Ma più il ricordo della loro conversazione le tornava alla
mente, più la voce calma della ragazza le appariva spenta, rassegnata,
quasi triste. Non che il suo comportamento avesse nulla per cui essere
biasimato, ma il pensiero dell'amica tutta sola, nel suo appartamento,
in quel momento le divenne insopportabile.
Pochi minuti dopo, il taxista la scaricò di fronte ad un elegante
complesso di appartamenti nella zona ovest di Shinjuku. Sollevando la
testa, vide che le finestre del settimo piano erano ancora illuminate,
nonostante l'ora tarda e, sospirando, si avviò verso l'ingresso del
palazzo, suonando infine al campanello nella speranza che Kouko non si
fosse addormentata da qualche parte con la luce accesa. Dopo gli sforzi
di quella giornata, se fosse stata al suo posto, sicuramente le sarebbe
capitato. Corrugando la fronte di fronte alla mancanza di risposta,
premette ancora una volta il dito sul campanello, aspettando di sentire
la voce dell'amica invitarla a salire. Ma nulla di tutto ciò accadde, e
dopo un paio di minuti Sukoya si ritrovò a riflettere se fosse cosa
migliore tornarsene infine in hotel, ed attendere il giorno seguente
per vederla, oppure usare la chiave di riserva che la ragazza le aveva
affidato la sera prima, quando l'aveva ospitata a casa propria.
"Sono arrivata fino a qui, a questo
punto dovrei per lo meno accertarmi che stia bene. Non è il momento di
essere codardi questo" pensò, mentre l'ascensore la portava
silenziosamente, con la sua lenta ascesa, vero la sua destinazione.
La porta lucida dell'appartamento 706 le apparve davanti agli occhi non
appena svoltò nel corridoio: dall'interno non si sentiva provenire
alcun rumore, come se l'inquilina della casa fosse assente, o
addormentata.
Ancora una volta, la ragazza si chiese se entrare fosse la cosa
migliore da fare, ma il ricordo della luce accesa, e del tono
malinconico della telefonata, bastò a darle la convinzione che le
mancava. Con decisione, fece girare la chiave nella serratura ed
abbassò la maniglia.
La luce delle lampade accese per un attimo la abbagliò, rendendole
impossibile distinguere la figura seduta con la fronte appoggiata al
tavolino del salotto: ad una seconda occhiata, le fu chiaro che quella
persona altri non era se non la padrona di casa stessa, Fukuyo Kouko,
immersa in un sonno profondo. Il sollievo di saperla in buona salute fu
istantaneamente sostituito da una nuova preoccupazione quando la
ragazza vide la mezza dozzina di lattine di birra appoggiate in maniera
casuale sul ripiano del tavolo e sul tappeto sottostante, e notò le
guance stranamente colorite dell'amica fare capolino in mezzo alla
massa scomposta dei suoi capelli. Chiudendo con cautela la porta dietro
di sé, la professionista si tolse le scarpe ed in punta di piedi si
avvicinò alla figura dormiente, accovacciandosi sul pavimento al suo
fianco. Scuotendo le lattine, notò con un sospiro come tutte quante
fossero assolutamente vuote: nessun dubbio, che la donna fosse crollata
in un sonno tanto profondo da non sentire neppure suonare il campanello.
Sospirando, Sukoya si diede da fare a ripulire il disordine, buttando
tutto quanto nella spazzatura dopo essersi assicurata che nessun'altra
bottiglia fosse rimasta in giro per la stanza. Non c'era possibilità
che quella sera potesse tornare in hotel: non se la sarebbe mai sentita
di lasciare l'amica in una situazione simile, tutta sola, nel suo
appartamento. Avrebbe aspettato che l'ubriacatura le passasse, poi
l'avrebbe convinta a cambiarsi e l'avrebbe costretta ad andare a letto,
mentre lei si sarebbe arrangiata con il futon di riserva. Se non altro,
era una fortuna che la sera prima l'avesse passata in quella stessa
casa: per lo meno, sapeva dove la donna teneva alcuni oggetti di prima
necessità e conosceva la disposizione delle stanze, e se fosse riuscita
a convincere Kouko a camminare almeno un po'con le proprie gambe,
avrebbe potuto accompagnarla fino al letto. Nel frattempo, poteva per
lo meno farla stendere in qualche posizione più comoda: dubitava che il
tavolino di legno fosse il luogo più confortevole su cui riposare,
anche se intontita da una ubriacatura simile.
Togliendo un paio dei cuscini dal divano, Sukoya arrangiò un letto di
fortuna sul tappeto e, un po'sollevando ed un po'spingendo l'altra
ragazza, riuscì a farla stendere sul giaciglio improvvisato. Conscia di
non poter fare molto altro, si sedette di fianco alla testa della
giornalista, perdendo qualche secondo nell' osservare la sua
espressione dormiente: nonostante avesse mostrato di apprezzare la
nuova sistemazione, le sopracciglia leggermente corrugate erano la
prova che qualcosa di spiacevole le impediva di rilassarsi del tutto, e
sperare così di smaltire la sbornia con una sana dormita.
Pur conscia di essere completamente sola nell'appartamento, Sukoya fu
sicura che non sarebbe mai riuscita a compiere quel gesto se l'amica
fosse stata semplicemente addormentata, e non immersa nel torpore degli
ubriachi: ricordando il gesto che tante volte sua madre aveva usato su
di lei, quanto la tensione pre-partita le aveva impedito di dormire
agli albori della sua carriera professionistica, lasciò che la sua mano
andasse a posarsi sulla fronte di Kouko, scostandole gentilmente alcuni
ciuffi dagli occhi, prima di iniziare ad accarezzarle leggermente i
capelli sulla sommità del capo. Era un movimento talmente leggero da
essere quasi impercettibile, ma con sorpresa vide l'espressione
dell'altra ragazza lentamente rilassarsi, fino a quando quest'ultima
non arrivò addirittura a girarsi su un fianco per darle migliore
accesso alla sua testa. Sentendo le guance improvvisamente farsi
bollenti per l'imbarazzo, la venticinquenne continuò con il suo
movimento, lasciandosi scappare un piccolo sorriso quando vide la
presentatrice rotolare leggermente fino a trovarsi a pochi centimetri
dalle sue gambe. Quello che quasi le fece scappare un urlo di sorpresa,
furono le braccia della ragazza che improvvisamente si mossero ad
avvolgersi intorno ai suoi fianchi mentre la loro proprietaria,
apparentemente ancora addormentata, sollevava la testa per appoggiarla
sul suo grembo.
"Mmmh… Sukoyan~"
Il mugolio soddisfatto le fece desiderare di sotterrarsi per
l'imbarazzo: se Kouko si fosse svegliata, e l'avesse trovata in quella
posizione, probabilmente sarebbe morta per autocombustione. Doveva
trovare il modo di spostare l'amica senza svegliarla, trascinandola
anche di peso a letto se necessario: ora la cosa importante non era più
permetterle di trovare la posizione più comoda, ma impedirle di
svegliarsi e scatenare chissà quali conseguenze. Non sapeva se sarebbe
stata ancora in grado di guardarla in faccia senza desiderare di
scomparire, altrimenti. Ad ogni sua nuova presa in giro, avrebbe temuto
di vedersi rinfacciare in diretta nazionale gli eventi di quella sera,
e non voleva assolutamente immaginare quale sarebbe potuta essere la
sua reazione, in quel caso. Probabilmente, avrebbe chiesto il
trasferimento in qualche squadra di mahjong siberiana.
Cercando di scivolare via da quella posizione così compromettente, si
ritrovò ad arretrare sulle ginocchia di un paio di centimetri. Ma,
prima ancora di poter verificare l'efficacia del suo gesto, la presa
sui suoi fianchi si fece ancora più salda, mentre la voce impastata
dell'amica tornava a risuonare nel silenzio della stanza.
"No, non andartene via, Sukoyan"
Il tono lamentoso, quasi disperato, la convinse del fatto che la
ragazza dovesse essere una di quelle persone che, sotto l'effetto
dell'alcol, regrediva ad uno stato infantile. Meglio assecondarla per
il momento, nella speranza che ricadesse al più presto in un sonno
profondo.
"Non vado da nessuna parte Kouko-chan. Sono qui con te"
E, per dare maggiore enfasi alle sue parole, portò di nuovo la mano
sulla cima del capo della giovane donna, tornando a donarle un paio di
carezze leggere. Il sorriso soddisfatto sul volto di quest'ultima la
convinse di aver fatto la cosa giusta, prima che un nuovo aggrottare di
sopracciglia la avvertisse che qualcosa di nuovo era in agguato.
"Non è vero, Sukoyan sta mentendo" esclamò l'altra con tono malinconico
"Stasera Sukoyan mi ha dato buca per andare a divertirsi con le sue
amiche, lasciandomi tutta sola. Eppure Sukoyan aveva promesso che
avremmo passato la serata insieme"
Non si era sbagliata, il suo gesto inconsapevolmente aveva veramente
ferito i sentimenti dell'amica. E, per quando ritenesse che la sua
tristezza fosse in buona parte amplificata dagli effetti dell'alcol,
non di meno la malinconia che aveva creduto di percepire nel suo tono
si era dimostrata reale.
"Mi dispiace Kouko-chan" mormorò, sentendo una leggera stretta al cuore
nel notare l'espressione delusa dell'altra ragazza "Non avrei dovuto
lasciarti sola così, avvisandoti all'ultimo momento con una telefonata"
Ma, per quanto scusarsi le sembrasse la cosa giusta, la sensazione
spiacevole che avvertiva nel petto non sembrava voler accennare a
scomparire. Come un fulmine, la colse un'intuizione.
"Ma ti posso promettere una cosa: domani, passeremo tutta la giornata
insieme, e potrai portarmi ovunque vorrai. Non mi lamenterò, qualunque
siano le tue scelte. E finché rimarrò a Tokyo, ti prometto che cercherò
di dedicare più tempo a te. In fondo…" deglutì, cercando di trovare la
forza sufficiente a lasciar uscire quelle parole senza balbettare "… in
fondo, mi piace passare del tempo con te"
Il sorriso che fece lentamente capolino sul viso di Kouko la convinse
di aver fatto la cosa giusta, mentre la osservava rannicchiarsi ancora
di più contro il suo grembo e iniziare a respirare in maniera più
profonda, segno che doveva essersi di nuovo addormentata.
Lasciare che fossero i sentimenti ad avere la meglio sulla sua testa e
a guidarla, era stata la cosa giusta da fare.
Posando lo sguardo sulla figura dormiente, notò come nel sonno l'amica
dimostrasse in tutto e per tutto la sua età, in netto contrasto con
l'espressione battagliera che la faceva normalmente sembrare quasi la
più grande, nella loro coppia. Ma in quel momento, totalmente rilassata
ed a proprio agio, il suo viso mostrava le ultime tracce di
un'adolescenza da poco finita, portandola a chiedersi come dovesse
essere stata la Kouko ragazzina, quella che solo da poco aveva scoperto
essere stata sua fan durante gli Interhigh che l'avevano portata sotto
le luci della ribalta, e che l'aveva ammirata con tale fervore da
trovare ispirazione in lei nella scelta della sua carriera. In fondo,
non le riusciva di desiderare di staccarsi da quella donna energica e
casinista, che il caso aveva voluto far sedere alla sua sinistra in una
sala di registrazione solo pochi mesi prima.
"Ti voglio bene… Sukoyan"
Quelle parole le giunsero alle orecchie in appena poco più di che
sussurro, lasciandola per un attimo a boccheggiare, incapace di
respirare. Ma neppure per un momento dubitò della loro veridicità.
L'esperienza di quel giorno era bastata a convincerla della sincerità
delle parole della sua compagna, quella stessa persona che ora dormiva
della grossa usando le sue gambe come un cuscino e che per gelosia
aveva deciso di ubriacarsi tutta sola nel suo appartamento.
Forse era stato solo un effetto combinato dell'ubriacatura, forse il
loro significato andava interpretato in modo leggermente diverso ma,
mentre sollevava con attenzione la testa della donna addormentata e la
posava sul cuscino al suo fianco, prima di afferrare un lenzuolo
strategicamente posizionato su divano e stenderlo su entrambe,
accoccolandosi poi al suo fianco sulla superficie morbida del tappeto,
sentì un piccolo sorriso fare capolino sulle sue labbra. Non sapeva se
Kouko sarebbe mai stata in grado di dirle quelle stesse parole da
sobria, ma di una cosa era certa: avrebbe avuto tutta la giornata
seguente, e quelle in futuro, per convincerla a ripetergliele ancora
una volta.
"Mi dispiace di non essere un
ragazzo…"
"Non ho mai detto che questo non mi
sarebbe andato bene"
N.d.A. :
"Saki" è una serie davvero
sconosciuta in Italia, e Kouko e Sukoya sono due dei personaggi
secondari che più secondari di così non si può, dato che in totale
compariranno la bellezza di due minuti nel corso di tre stagioni
dell'anime. E la loro presenza maggiore è in "Saki Achiga-hen - Episode
of Side A" che è pure uno spin-off.
Per scrivere questa fanfic mi
sono basata su alcune informazioni ragranellate tra tutti e tre i manga
e le due serie diverse dell'anime: la vittoria di Shizuno e dell'Achiga
nelle semifinali del blocco A, di cui Sukoya e Kouko erano
presentatrici, viene dall'anime Achiga-hen, come pure la citazione del
suo incontro con Akado Haruue e le ragazze dell'Achiga nello stadio
della finale; il messaggio di Hayari e la serata con le altre
professioniste viene dal capitolo 1 del manga "Saki Shinohayu - Dawn of
age"; il fatto che Sukoya si trovi in hotel a Tokyo viene da un
capitolo speciale del manga (il 68.5) di "Saki", dedicato proprio a lei
e Kouko. Idem per il fatto che Kouko fosse stata sua fan dieci anni
prima e proprio quello l'abbia ispirata a diventare giornalista.
E che l'abbia invitata a passare
una notte nel suo appartamento, prima di trovarle solo il giorno dopo
un hotel ^^
E a quest'ultimo capitolo si
riferisce il dialogo finale, poichè in quella situazione la madre di
Sukoya si lamenta con la figlia di non aver portato ancora a casa un
ragazzo all'età di venticinque anni, e Kouko che stava salendo in
camera dell'altra le risponde "mi dispiace di non essere un ragazzo".
Tutto il resto è pura invenzione,
dall'amore di Kouko per l'alcol, al suo ordine (mentre il disordine e
la tuta di Sukoya sono canonici XD), al fatto che possa essersi
ubriacata per ripicca, come pure la localizzazione del suo appartamento
e quella dell'albergo di Sukoya: per quelli, ho aperto google maps e
cercato due quartieri centrali di Tokyo, come faccio ogni volta che
devo descrivere luoghi "verosimili" e porli in un contesto geografico
reale.
Ma nonostante tutto, non riesco a
non vedere queste due come una coppia: i flirting continui di Kouko
sono una gioia per chi guarda, ed è chiaro quando le due tengano l'una
all'altra.
Piccola
nota molto importante: purtroppo per una volta l'italiano
frega, soprattutto chi non conosce almeno un po' il giapponese.
Quel "Ti voglio bene" in
giapponese è un "Daisuki" che, come sa bene chi guarda anime, ha
molteplici significati che a seconda della situazione vanno dal "Ti
voglio bene" al "Ti amo". E mi sembra chiaro in questo caso QUALE dei
due significati ci ha visto dietro Sukoya!
E se qualcuno avesse dei dubbi,
credo che il dialogo finale sia abbastanza esplicito per farlo capire...
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