Tu sei identico a
lui…
Romania,
Transilvania 1921
“Io
non so ancora…come riuscirò a ritornare da
te…né quando… ma ti prometto che un
giorno tornerò… io e te ci rivedremo
Al!” erano questi i pensieri che occupavano costantemente la
mente del giovane Edward Elric.
Più
che pensieri, sentiva che per lui rappresentavano una
promessa…quasi come un impegno o forse…anche solo
una speranza.
C’erano
tante,tantissime persone che aveva conosciuto nel
“suo” mondo, che voleva rivedere
ma…l’unica che sentiva davvero il bisogno di
riabbracciare era quella di suo fratello.
Perché
insieme al pensiero di riabbracciarlo si univa la preoccupazione
assillante di non aver fatto abbastanza, di non essere riuscito nel suo
intento, di non aver saputo ridare ad Al, quella vita che lui stesso
aveva fatto in modo gli venisse portata via.
“Al
è ancora nel portale, io non ho fatto abbastanza per lui, la
mia vita…tutto me stesso, non hanno fatto in modo che lui
potesse tornare a vivere come una persona
normale…forse non ho ottenuto niente, pur pagando con la mia
vita perché io sono qui e sono
vivo……...qualunque sia la verità
però……io……riuscirò
a fuggire da qui?” pensava solo a questo da un
po’ di tempo a questa parte il giovane alchimista.
Quei
pensieri lo assillavano a tal punto che quasi non si accorse che il
capostazione stava gridando che erano giunti in stazione, in Romania.
“Signore,
siamo arrivati, vuole scendere?” chiese il controllore.
“Ah
sì, mi scusi…ero sovrappensiero” disse
Ed scendendo dal treno e uscendo dalla stazione.
-E questa
sarebbe la Transilvania… questa cittadina in particolare, mi
ricorda Resembool- pensò Ed con nostalgia, tirando fuori un
foglietto.
“Il
Professor Goddard dovrebbe insegnare in questa
scuola…ma penso sia difficile che mi lascino parlare con lui
tuttavia potrei provare a chiedere a questo suo studente, se non
sbaglio sta scrivendo un libro sulle ricerche svolte con lui…
Bene!
Appena arriverò chiederò di lui
e…” Edward era talmente immerso nei suoi pensieri
che non si era accorto chi gli si era parato davanti.
“Mi
scusi signore…è fermo davanti al mio albergo da
almeno quindici minuti, vuole entrare o cerca solo di far perdere tempo
ai miei clienti?”
-Ma chi si
crede di essere questo?- pensò Edward, alzando la testa
ma…
“Roy!
Cosa diavolo ci fai qui anche tu?” esclamò Ed.
Effettivamente
quell’uomo somigliava in modo impressionante al colonnello,
solo che aveva gli occhi verdi e un taglio di capelli diverso ma per il
resto era uguale.
“Come
fai a conoscere il mio nome? Ah! Ho capito…sei
già venuto in questo albergo e mi hai sentito chiamare da
qualcuno, però io non mi ricordo proprio di
te…”
“Ma
non dire sciocchezze! Cosa ci fai qui e perché hai cambiato
quel taglio di capelli e …”
-Questo
mondo…è praticamente identico al nostro, se non
per il fatto che qui non si è assolutamente sviluppata
l’alchimia
perciò…c’è un ragazzo
identico a te… e da qualche parte… ci
dev’essere un ragazzo identico ad Al…- erano le
parole di suo padre, Ed non ci aveva
pensato…perciò quello…non poteva
essere Mustang ma solo la sua copia dell’altro
mondo…
“Mi…mi
scusi, l’ho confusa con qualcun altro” disse Ed
chinando il capo in segno di scuse.
“Non
importa…allora…la vuoi una camera per
stanotte?” gli rispose l’uomo.
“Si
la ringrazio” acconsentì Ed, entrando in quel
bell’albergo.
“E’
la 231,” gli disse Roy porgendogli le chiavi.
“Un
bel salto di qualità però…da
colonnello dell’esercito ad
alberghiero…” commentò Ed credendo di
pensare.
“Prego?”
domandò.
“Ah
no! Niente! È la 231 vero? La ringrazio! Me ne
andrò domani mattina, buona serata” e
salì come un fulmine in camera sua.
-Bene!
Sono arrivato! Speriamo di incontrare subito quel tale Obert , dovrebbe
esserci apposta un qualche posto per poter parlare con
lui…”
E infatti
Edward trovò ad attenderlo una fila lunga due scalinate.
“Maledizione!
La mia solita sfortuna! Ci metteranno una eternità
prima di finire la
prima scalinata!” disse sconsolato Ed, sedendosi.
“Psss,
ehi! Psss” c’erano strani rumori dietro a una tenda
che sembravano
chiamare lui, si avvicinò alla tenda e venne afferrato per
la camicia e
portato dentro.
“Ehi
ma che state facendo! Questo è sequestro di persona
maledetti!” iniziò a sbraitare Ed come al suo
solito.
“Ehi
ragazzo stai calmo! Vogliamo solo aiutarti a parlare col Professor
Obert!” disse l’uomo che cercava di bloccarlo per
non farlo agitare.
A quelle
parole Ed smise di divincolarsi e si fermò di colpo
dicendogli:
“Voi…mi
aiuterete a parlare col professore? Ma perché?”
chiese confuso.
“Perché
sei un ragazzo come noi, e lì fuori ci sono tutti
i vecchi che prima
ci hanno intimato di levarci dai piedi perché tanto non
avremmo capito
nulla di quello che diceva Obert!” disse il ragazzo
più robusto.
“A
proposito, mi chiamo Roa e tu?” disse porgendogli la mano.
“Sono
Edward Elric” stringendo la mano di tutti e
ascoltando i loro nomi che non gli erano affatto nuovi insieme ai volti.
“Ma
come faremo a raggiungere il professore se siamo solo noi
quattro?” chiese Ed.
“Non
ti devi preoccupare! Heidrich è andato avanti, per vedere se
riusciva a
trovare una strada per raggiungere direttamente l’ufficio di
Obert
prima che inizi a rispondere alle sue
domande…”disse aspettando che il
compagno tornasse.
“E
questo Heidrich chi è?” domandò Ed.
“Oh
è un gran bravo ragazzo, molto gentile con tutti e un grande
studioso
nella costruzione di razzi, lavoriamo tutti insieme e se tu sei venuto
qui per chiedere al professore dei razzi, puoi lavorare con
noi ma…non
ci sta mettendo troppo?”
disse Roa
sporgendosi per vedere e ricevendo una bella botta sulla testa.
“Ahi!
Roa! Ti avevo detto di aspettare! Andiamo! Sono riuscito a contattare
il signor Obert! Vuole incontrarci tutti per parlare anche del suo
nuovo libro!” disse Heidrich.
“Evvai!
Ehi Edward! Forza, vieni anche tu!” iniziarono a correre
tutti dietro il ragazzo.
Ed non era
riuscito ancora a guardarlo in faccia, vedeva solo la sua schiena
correre.
Da quanto
aveva capito non doveva avere più di 15 anni , aveva i
capelli di un biondo chiarissimo e soprattutto……
Era
più alto di lui! Molto più alto! Pensò
Ed deprimendosi.
Toc Toc
Erano
arrivati in ufficio ed entrarono tutti iniziando a discutere col signor
Obert.
“Salve,sono
H.Obert, volevate parlare con me giusto?” disse
l’uomo guardandoli e
sorridendo, tutti contraccambiarono lo sguardo e si
presentarono…alla
fine…
“Sono
Edward Elric, piacere di conoscerla” disse Ed stringendogli
la mano.
“Alphonse
Heidrich, è un grande piacere conoscerla” disse il
ragazzo, stringendo la mano di Obert.
Quello
che si dissero in seguito Ed non lo seguì, fissava quel
ragazzo…, è
vero, aveva gli occhi azzurri e i capelli più chiari, ma
quello…era il
volto che avrebbe avuto il suo fratellino, Al, se fosse cresciuto,
anche il carattere, i suoi modi gentili ed educati, aveva trovato il
sosia di suo fratello in quel mondo, la sua nemesi.
“Molto
bene, se siete davvero interessati alle mie ricerche e al mio libro,
possiamo lavorare insieme, io finanzierò le vostre ricerche
in cambio
dovrete rendermi partecipe dei vostri risultati con i razzi, ci
rivedremo fra due anni alla fiera per la dimostrazione del
razzo, nel
frattempo vi auguro buon lavoro, arrivederci a tutti”e li
congedò.
“Hai
visto? Siamo stati proprio fortunati!” commentavano i ragazzi
quando Alphonse si avvicinò a Ed.
“Piacere,”
disse tendendogli la mano “sono Alphonse Heidrich, scusa se
non mi sono
presentato prima, ma non potevamo perdere tempo, certe cose non
capitano tutti i giorni” gli disse sorridendo.
Ed,
ricambiò il suo sorriso, gli strinse la mano e gli
uscì spontaneo dire:
"Tu...tu sei identico a lui,
Alphonse…”
“A
lui…chi?” gli rispose il giovane,confuso.
“Hahaha,
niente non farci caso, è una persona che conosco nel mio
mondo” disse Ed ridendo.
“Cosa
significa il tuo mondo?” disse sorridendo il ragazzo.
“Ah!
Niente,te lo dirò un’altra volta, io sono Edward
Elric comunque, piacere di conoscerti” e si strinsero la mano.
“Ehi,
volete chiacchierare un altro po’ con calma? In questo caso
noi ce ne andiamo” disse Roa, sbucando
all’improvviso.
“Zitto
Roa! Ci stavamo presentando! In ogni caso domani partiamo per Berlino e
andiamo alla fabbrica per studiare qualcos’altro, spero che
ci sarai anche tu, Edward…” disse Alphonse.
“Ehm…sì
se riesco a trovare un albergo per la notte e un appartamento anche
lì…”disse Ed, pensando a come potesse
fare…finalmente aveva una buona pista, con dei compagni, non
poteva lasciarsi sfuggire
quest’opportunità…
“Non
hai una casa a Berlino?” domandò il giovane
Heidrich.
“No”disse
Ed.
“Bene,
allora se ci aiuterai con la progettazione e tutto, puoi
venire a stare nel mio appartamento…non è molto
grande ma dovremmo starci bene, cosa ne dici?” disse Alphonse
sorridendogli.
“Dico
che sei una persona molto gentile e altruista, ti ringrazio,
accetto…”
-già,
sei esattamente come Al-
pensò
subito dopo Edward.
“Ottimo,
andiamo a fare i biglietti, ragazzi, ci vediamo domani per la
partenza” detto questo prese Ed per una manica e lo
portò fuori.
“Deve proprio piacergli quell’Edward, quando non
sapevo dove stare, mi ha trovato un posto , non mi ha mica invitato a
casa sua…” disse Roa e gli atri annuirono.
Berlino,
Germania 1923
“Ehi
Edward! Sei pronto? Forza, facciamo tardi!” gridava per le
scale un giovane ragazzo di 17 anni, mentre pettinava i suoi capelli di
un biondo chiarissimo allo specchio e che rifletteva due occhi azzurri
limpidi.
“Ouff”
sbuffò dopo un po’ il giovane, chiamando per la
quinta volta il suo coinquilino, un bel ragazzo di 18 anni, che in due
anni era cresciuto di ben cinque centimetri,(aveva detto ad Alphonse di
voler dare una festa…, il poveretto era troppo confuso per
rispondergli..) e che in questo momento era alle prese con
l’inserimento di un braccio e una gamba …
“Maledizione!
Quanto vorrei avere quelli che usavo sempre, della mia misura
però…questi che mi ha costruito papà ,
se non pena,… fanno pietà, e non sono nemmeno
comodi…tutto perché mi sono
allungato…mhah mhaha al diavolo chi diceva che ero
“basso” adesso li ho raggiunti e anche superati!!!
Aspetta che torno nel mio mondo…” disse alzandosi
dal letto, farneticando.
“Ancora
con questo tuo mondo? E poi vuoi deciderti a prepararti? Se la fiera o
la dimostrazione sono già iniziate non mi
sorprendo affatto…vuoi che ti aiuti con quelli?”
disse Alphonse entrando nella stanza.
“No,
ho quasi finito” gli rispose Ed, collegandoli perfettamente e
alzandosi.
“Bene…come
punizione per aver fatto tardi però……
guidi tu! Hai imparato come si deve vero?” disse Alphonse
uscendo di casa.
“Ma
certo che ho imparato! Non c’è niente di
più semplice! Monta su” Ed si sedette e
ingranò la quinta partendo a razzo.
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“Edward!
Attento a quel bambino!” con una girata fenomenale , Ed
riuscì a evitarlo tuttavia si beccò una bella
percossa in testa da parte di Alphonse.
“Chi
te l’ha data la patente? Un ubriaco?” disse
arrabbiato.
“Dai,
non facevo sul serio, volevo solo metterti un po’ di paura,
sono le prime volte che posso guidare una macchina...nemmeno quando ero
un alchimista di stato mi davano il permesso di usare le macchine
dell’esercito…” disse Ed.
“Un
alchimista di stato? È un’altra delle tue storie
Edward?” disse Alphonse divertito all’ennesima
sciocchezza che sentiva raccontare da Ed.
“Non
è vero! Gli alchimisti di stato servivano per aiutare la
gente in teoria e inoltre erano forniti di uno speciale orologio, che
ottenevano grazie ad un esame, che gli permetteva di amplificare il
potere delle tecniche alchemiche…lavoravano per
l’esercito, quando scoppiava una guerra erano spediti al
fronte e se serviva dovevano anche uccidere gli uomini per un semplice
ordine…ma…”
“Era
per questo che gli alchimisti di stato era conosciuti per tutto il
continente…” disse Ed, soddisfatto mentre stavano
attraversando una ridente campagna verso la fiera.
“hahahahah,
Edward…le tue storie sono sempre di questo tipo?”
rideva Alphonse.
“Stai
dicendo che mi sono inventato la storia?” disse Ed,
abbattendosi.
Alphonse
non credeva mai a tutto quello che Ed gli raccontava sul
“suo” mondo, qualche volta Ed pensava
addirittura che lo prendesse per pazzo.
“Un
mondo dove l’alchimia è più utile di un
motore a vapore? L’alchimia cadde in declino ed è
scomparsa ai giorni nostri…è il buonsenso della
storia!” disse Alphonse.
“E’
accaduto solo in questo mondo!” disse Ed con rabbia, non
accorgendosi di far uscire la macchina fuori dal sentiero e farla
andare dritta dritta contro un albero.
“Oh,
Edward…sei proprio…era la mia
macchina!” disse il povero Alphonse esasperato e abbattuto.
“Sì
ma sei stato tu che mi hai fatto guidare no?” disse Ed
tentando di giustificarsi e aiutandolo a uscire.
“Su,
non preoccuparti, troveremo qualcuno che ci darà un
passaggio” poco dopo arrivò una carovana con delle
zingare che li portò dritti alla festa.
Ecco
la mia seconda fic!
Precisiamo
che ho inventato quasi tutto, ma volevo solo descrivere il primo
incontro tra Edward e Alphonse Heidrich, quindi i nomi e
l’ultima parte,( perché non volevo riscrivere
anche il film XD) non sono di mia invenzione mentre il resto
sì.
Avevo
quest’ideuzza già da un po’ che mi
piaceva parecchio, ed è un ulteriore
ringraziamento a chi ha commentato la mia prima fan fic.
Spero
di ricevere qualsiasi tipo di commento…e un grazie anche
solo a chi la leggerà fino alla fine.
Ovviamente
ringrazierò per bene chi commenterà questa fic
nella prossima che posterò.
Riza-chan
su EFP conosciuta come Sloth.
Dona
l'8% del tuo tempo alla causa pro-recensioni.
Farai felice milioni di scrittori.
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