Dieci Anni

di ValeDowney
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DIECI ANNI


Dieci anni. Cosa sono ? Un numero qualunque, tra tantissimi altri, che non ha valore o, almeno, gli altri non ci darebbero valore.
 

Si dice di vivere ogni giorno alla volta, per godersi la vita: io vivo ogni giorno, sperando che sia sempre l’ultimo.

 
Una vita d’inferno, quella vissuta da me e dalla mia ciurma, ma forse persino l’inferno non sarà mai così malvagio come lo è stato con noi il Fato.

 
Volevamo solo divertirci; vivere la vita di tutti i giorni, come veri pirati, eppure di vero c’era solamente che non potevamo fare nulla di tutto ciò: ci avevano avvertito più volte e per più volte li abbiamo ignorati, pagandone le conseguenze.

 
L’ammutinamento contro Sparrow fu solo il primo passo verso la nostra nuova vita da dannati: un passo difficile da tollerare anche perché Sparrow, abbandonato su quello sputo di terra, si salvò.

 
Salpammo verso Isla de Muerta, dove trovammo il tesoro di Cortez: lo prendemmo senza esitare, voltando le spalle alle varie storie e leggende del posto.

 
Facemmo rotta a Tortuga, la patria di tutti i pirati in cerca di qualche sbronza o bella donna da portarsi a letto: sperperammo tutto l’oro, dandoci alla pazza gioia, ma sprovveduti come eravamo, non ci accorgemmo di ciò che stavamo andando incontro.

 
Più i giorni passavano e più ci accorgemmo che le storie sulla maledizione erano vere: qualunque cosa mangiavamo, sembrava resti di carne morta; qualunque cosa toccassimo  sembrava vento al nostro contatto; neppure la spuma del mare ci dava quell’ebbrezza di un tempo.

 
Non potevamo morire, ma non eravamo nemmeno tra i vivi. Eravamo in un limbo dal quale non avevamo via d’uscita.

 
In seguito, capimmo che, per spezzare la maledizione, dovevamo rimettere insieme tutto l’oro sperperato e così facemmo, ma per farlo, molte vite furono sacrificate; molto sangue fu versato.

 
Vidi la paura negli occhi di chi ci vedeva, uccidere un loro caro o incendiare le loro abitazioni; paura anche in coloro che, solo per poco, ci videro al chiaro di luna: come quello che eravamo veramente, ovvero scheletri privi di quella poca compassione che avevamo prima della maledizione.

 
Ottocentottantadue pezzi ci separavano dalla nostra liberazione; ottocentottantadue vite che dovevamo uccidere per ottenere quella liberazione, ma quanto tempo ci avremmo impiegato ?

 
Dieci anni sono trascorsi da quel tragico inizio e, ora, sembra giunta l’ambita meta: un unico pezzo è rimasto da rimettere nel forziere; quel pezzo che anni prima, ci fu rubato da Sputafuoco Bill Turner, legato da noi stessi ad un cannone e gettato nelle profondità del mare.

 
Serve il sangue di suo figlio per spezzare la maledizione. La libertà è vicina e mi riprenderò la mia vita.

 
Io sono padrone del mio Fato. Io sono padrone della mia vita e mi riprenderò ciò che è mio.




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