Giusto perchè si sappia ma anche,
perchè no, per fare un po' di conversazione, volevo
informarvi che questa fanfiction è ispirata a The Dark
Knight con un piccolo cambiamento. L'aggiunta di alcuni dei personaggli
del fumetto, e il fatto che Due-facce NON è morto! A mio
parere non sarebbe dovuto morire neanche nel film, ma vacci a capire!
Naturalmente non guadagno nulla da questa fanfictions, e non posseggo i
diritti per nessuno dei personaggi utilizzati in essa.
Buona lettura!
XxX.SilverLexxy.XxX
Capitolo 1:
La Lega dell'Ingiustizia.
Ho appena fatto il mio ingresso nei bassifondi di Gotham City; devo
ammettere che si tratta di un luogo davvero pericoloso per chiunque non
sappia come muoversi in certi ambienti dove si poteva davvero
incontrare di tutto, dal semplice drogato in crisi di astinenza che ti
punta una siringa alla gola, al membro di una banda criminale intento a
chiedere il racket nei negozi del quartiere... in qualche angolo
leggermente più appartato e buio, qualche prostituta si
scalda battendo i piedi a terra, e producendo così un eco di
tacchi tutto intorno a lei.
In questo sfacelo mi aggiro io, e chiunque abbia la sfortuna di
incontrarmi sul suo cammino, ricorderà l'evento come la
notte in cui aveva visto aggirarsi solo la metà di un corpo
umano, che nonostante fosse stato tagliato per tutta la sua lunghezza e
possedesse perciò una sola gamba, fosse capace di aggirarsi
tranquillamente per il quartiere;
avvicinandosi di più comunque, si accorgerebbero che sono
solo le tenebre a giocare di questi miraggi e che in effetti sono
solamente di un uomo in giacca e cravatta, la metà bianca
del mio abito gessato si vede chiaramente nella notte, mentre l'altra
metà nera si perde completamente in essa.
Improvvisamente, una voce da uno dei vicoli laterali mi fa voltare
tanto è carica di arroganza; in altre circostanze non mi
sarei neanche voltato, ma questa sera ho tempo, e mi sento anche
piuttosto nervoso.
"Hei, amico! Che modo buffo hai, di vestirti! Vai in giro imitando quel
cazzone di Due-facce?"
Non gradisco il suo tono ed ancor meno mi piacciono le sue parole; lo
guardo nella sua pateticità, i suoi vestiti almeno quattro
taglie più grandi gli scendevano sul corpo in maniera
ridicola. Non che abbia nulla contro il rap underground, ma a pelle
quel tipo di persone tendono ad irritarmi. Decido di giocare un po' con
lui prima di andare avanti con i miei affari.
"Amico. Tu invece, vai imitando la faccia della stupidità?
Devo dire che ti riesce benissimo."
La frase, seppur semplice risposta ad una provocazione, e pronunciata
con tutta la calma di questo mondo, non manca di irritare il giovane
come se fosse stata un ceffone in pieno viso; staccandosi con uno
scatto violento dal muro del vicolo cui si era appoggiato, nella sua
mano già potevo vedere il riflesso della luce di un lampione
su di una lama, e dal suo viso carico d'ira le labbra mi lanciano
queste parole
"Adesso tira fuori il portafogli, o ti apro un buco in pancia che ti
faccio uscire le budella!"
Osserva con soddisfazione la mia figura bicolore alzare una mano verso
il cielo, mentre l'altra lentamente si appresta a raggiungere la tasca
interna della mia giacca, ma per estrarne un semplice mezzo dollaro
d'argento, e non il portafogli, su cui sperava di mettere le mani.
"Temo di avere solo questo per te."
"Stai scherzando vero? Se non tiri fuori la grana, giuro che ti squarto
come un capretto!"
"Vediamo..."
Rispondo, pensoso. Poi sistemo il mezzo dollaro sul dito indice,
portando sotto di esso il pollice, e faccio saltare la moneta
nell'aria per poi riprenderlo al volo sul palmo della mano.
Immediatamente chiudo il pugno attorno all'oggetto, stringendolo forte
per un secondo e sentendolo freddo nella mano. Poi apro le dita, e vedo
la faccia proposta dal caso atraverso il lancio della mia moneta. Il
ladro fa un passo avanti, dimostrando la sua scarsa intelligenza, per
guardare anche lui la faccia della moneta. Testa. Ma quel lato della
moneta è annerito.
"Non hai avuto molta fortuna."
Dico semplicemente, e poi tutto si svolge con tale rapidità
che il bandito praticamente non si accorge di nulla; la mano priva di
moneta scivola abilmente all'interno della giacca, e poi un suono sordo
e breve, un colpo di pistola con silenziatore, riecheggia per la zona
semideserta. Il brigante cade in avanti, una pozza del suo stesso
sangue si allarga sull'asfalto, mentre il ragazzo scalcia in preda alle
convulsioni.
"Che peccato." Commento prima di voltarmi e dirigermi verso la porta di
un vecchio locale la cui insegna recita "The Ambassador"; noto che
l'esteriore è certamente malandato, coi suoi muri di mattoni
imbrattadi di graffiti e coperti dei resti di manifesti strappati.
L'interno però è, seppure non brillante, almeno
accogliente.
Ci sono cinque tavoli quadrati, ognuno col suo porta tovaglioli ed una
piccola candela colorata; le pareti tappezzate di una carta da parati
giallognola, molto casalinga, ed infine il bar con il proprietario
inespressivo intento a preparare un cocktail. Termino la mia
osservazione del locale prendendo nota dell'uscita di sicurezza dietro
il bancone, e mi dirigo verso una piccola saletta attigua, che il
proprietario elogia chiamandola ostentatamente "privè".
Nel privè c'è un solo tavolo a sei posti, di cui
quattro già occupati dal gruppo più strano e
pericoloso mai incontratosi nello stesso posto a Gotham City; io ho la
sfortuna di conoscerli tutti, ed è appunto per questo che
giungo a prendere tutte le precauzioni del caso, se qualcosa andasse
storto durante quello strano incontro. Mentre muovo i suoi passi verso
quell'unico tavolo, elaboro un piano mentale per difendermi in caso di
attacco o per attaccare tutti senza rischiare di restarci secco.
Calcolo che inpiegherei più o meno quaranta secondi per
raggiungere il quartiere, passando per l'uscita di sicurezza. Poi,
osservo attentamente i presenti.
Davanti a me, seduto con la schiena verso il muro e il viso verso la
porta in modo da avere la visuale su tutta la stanza, c'era Pinguino;
basso e deforme, vestito nel suo solito frack, con l'ombrello
appoggiato al suo fianco, contro il muro. So che quell'ombrello
dall'innocente apparenza è in realtà un'arma da
cui guardarsi bene. L'uomo uccello sta fumando tranquillamente una
sigaretta attraverso l'elegante bocchino, ed alza un solo sguardo su di
me, senza dire nulla.
Al suo fianco, notai un uomo alto, dai capelli neri lunghi fino alle
spalle e con addosso uno spolverino, aperto a rivelare sotto di esso
degli abiti regolarmente verdi; l'Enigmista non alza lo sguardo neanche
una volta, ma si è accorto ugualmente della nuova presenza
nella stanza. Tiene lo sguardo fisso sulle cinque carte che tiene in
mano, ha l'aria impensierita.
Davanti a lui, coinvolto nella partita di poker, sedeva Joker. Avrei
potuto riconoscerlo ovunque coi suoi capelli verdi e l'eccentrico modo
di vestire. A volte mi stupisco di come tutti noi amiamo la nostra
eccentricità al punto da rinunciare all'anonimato perfino in
mezzo alla gente. Non posso certo biasimare Pinguino o anche me stesso,
che non riusciremmo a passare inosservati neanche se lo volessimo, col
nostro aspetto. Ma Joker e l'Enigmista sono tutto un altro conto.
A capotavola invece stava seduto lo Spauracchio. L'unico del gruppo che
poteva veramente vantarsi di riuscire a passare inosservato fino al
momento di colpire, in cui solitamente indossa sulla testa un sacco di
tela. Ho sempre apprezzato il suo modo di lavorare e la sua ossessione
per la paura. Si vedeva chiaramente che in passato era stato uno
studioso, e lo rispetto. Ovviamente questo è anche il caso
dell'Enigmista ma a volte i suoi piani troppo sbarazzini e le sue
insensate sfide di intelligenza a Batman tendono a spiazzarmi.
Joker invece è tutto un altro conto. Ogni cosa che fa non ha
mai ha uno scopo materiale. Adora le esplosioni ed i coltelli, ma la
cosa che più mi spaventa di lui è che conosce fin
troppo bene la mente delle persone che ha attorno, al punto di saperle
senza neanche che se ne accorgano. Quando stende un piano, spesso
include anche se stesso come pedina attiva della partita, mettendo la
sua vita a repentaglio come se non contasse nulla. Decisamente, il
primo della lista di criminali di Gotham City con cui non vorrei avere
nulla a che fare. Tutto è oscuro in lui, sia il passato che
il presente ed il futuro.
Quando prendo posto nel posto libero al fianco di Joker e davanti a
Pinguino, quest'ultimo è il primo a parlare.
"Ben arrivato, Due-facce. Credo che ora possiamo iniziare la nostra
piccola assemblea!"
"Deduco quindi che sei stato tu a chiamarci qui." Dice la voce
inespressiva dell'Enigmista mentre prende due carte dalle cinque che ha
in mano per cambiarle.
"Esattamente. Volevo parlarvi di un problema che ci sta affliggendo
peggio della peste!"
"Lasciami indovinare... -sorrise distrattamente Spauracchio- Batman?"
"Esattamente. Signori, vi ho chiamati qui per farvi notare i nostri
fallimenti contro quel pipistrello!"
Mi volto verso Joker, che con una sonora e sincera risata rompe il
clima di gravità regnante nella stanza. Poi, mostrandp il
suo tris di re all'enigmista dice, chiaramente divertendosi alle spalle
di tutti noi
"Non c'era certo bisogno di un'assemblea per farci notare
ciò!"
"Effettivamente siamo stati presi a calci abbastanza da ricordarlo
bene, Pinguino." Aggiunge l'Enigmista, mostrando a Joker un full di
donne.
"Se mi consentite di terminare il discorso, arriverò subito
al sodo. Bisogna unirsi per sopravvivere."
"Unirsi? -stavolta fui io a parlare per la prima volta dal mio arrivo-
Unirsi? Guardati intorno, Pinguino..."
"Lo faccio. E vedo tante menti criminali individualiste e perennemente
dietro le sbarre di Arkham!"
"Anche se decidessimo di unirci, cosa ne ricaveremmo? Non ci fidiamo
neanche l'uno dell'altro!" Decido di puntualizzare.
"Capisco il tuo punto di vista, Due-facce ed è per questo
che propongo questo accordo in serietà e per raggiungere un
obiettivo comune a tutti noi."
"In serietà, dici? E credi che anche se, per esempio Joker,
ci giurasse solennemente di non uccidere o fare del male a nessuno di
noi, poi non cambierebbe idea appena una delle voci che sente nella
testa gli suggerisse che sarebbe divertente?"
"Insomma, stai dicendo che il problema è Joker." Mi risponde
l'Enigmista, mischiando ancora una volta il mazzo di carte.
Lo guardo mentre le sue mani separano abilmente il mazzo, per poi
mischiarlo con un talento da croupier; trovo molto strano questo suo
intervento diretto, quando solitamente Enigmista è una
persona quieta che preferisce ascoltare e capire, piuttosto che
inserirsi nei discorsi. E poi, perchè chiedere una cosa del
genere? Quale potrebbe essere il suo interessamento? Decido di
rispondere seriamente alla sua domanda, e vedere dove vuole arrivare.
"Sinceramente? Sì. Posso credere alla tua parola, a quella
di Pinguino e anche quella dello Spauracchio! Ma Joker è una
cosa diversa."
"Ohhh. -Dice Joker con l'espressione fintamente meravigliata.- Mi sento
ferito." Conclude, atono mentre taglia il mazzo.
"Prima di decidere chi sta dentro e chi resta fuori, Pinguino, spiegaci
la tua idea nel dettaglio!" Si intromette lo Spauracchio, innervosito
dal piccolo diverbio, temendo evidentemente, che potrebbe precludere
ogni tipo di trattativa immediata.
"La mia idea è semplice. Sarebbe come un patto di alleanza,
di mutuo soccorso, e soprattutto di pace tra di noi. Ci incontreremmo
periodicamente per discutere i nostri piani, metterci daccordo,
appianare eventuali divergenze... -pronunciando quest'ultima frase,
lancia uno sguardo in direzione mia e di Joker- e sostenerci sempre e
comunque nella battaglia contro Batman, in modo da non doverlo mai
affrontare da soli. Ci aiuteremmo a vicenda nei nostri propositi, ed
eventualmente anche nelle evasioni."
"Effettivamente -dice la voce ironica dell'Enigmista- sarebbe un
sollievo non dovermi più ritrovare da solo, nel pigiama del
manicomio di Arkham, per le strade di Gotham ad ogni singola evasione."
"Ehhh... -riprende il discorso Joker- una macchina riscaldata con una
bottiglia di vino rosso sul sedile posteriore. Potrei anche svenire per
questo."
Lo vedo ridacchiare, ma cosa più sospetta, l'Enigmista
ricambia con un mezzo sorriso mentre distribuisce le carte. Qualcosa
stava accadendo tra quei due e mi inquietava; il loro modo di far
notare che non avevano mai avuto bisogno di nessun aiuto per evadere,
significava forse che non erano interessati alla proposta di Pinguino?
Avevano forse già qualcosa in mente per conto loro? Mentre
pensavo queste cose, la voce dello Spauracchio si fece sentire
nuovamente.
"Tagliate corto con l'ironia! A me sembra un buon piano!"
Dice, zittendoci tutti e puntando lo sguardo su Pinguino. Il suo modo
di parlare e di insistere perchè si prenda presto una
decisione stava probabilmente ad indicare che era un pessimo periodo
per i suoi affari; Spauracchio è quello che tra tutti noi ha
sempre avuto meno potere contro l'uomo pipistrello, una volta che
quest'ultimo capì il suo modus operandi e trovò
il modo di contrastare i suoi pericolosissimi gas.
"Anche a me. -decido di spalleggiarlo, ma continuo ad esprimere la mia
opinione, osservando Joker- anche se continuo a dire che c'è
una pecca."
"Smetti di preoccuaprti di Joker! -mi ritrovo ancora una volta ammonito
dall'Enigmista, che sbattendo sul tavolo una semplice coppia di dieci,
senza neanche guardarmi, conclude dicendo- A lui ci penso io."
"La mia balia? -risponde il clown, sbattendo le ciglia come una
ragazzina innamorata- Come sei dolce, Nigmy!"
"Ci pensi tu, come?"
Si sbriga a domandare Spauracchio, ora anche lui insospettito dal
comportamento del re degli indovinelli. Anche Pinguino, noto, ha lo
sguardo fisso sull'uomo in verde, in attesa di una spiegazione
plausibile anche se in fondo tutti noi già avevamo capito
tutto ma non volevamo pensare ad un'ipotesi tanto mostruosa quanto
quella che l'Enigmista si apprestava a spiegarci. Lo vedemmo posare
tranquillamente le carte sulla tavola, accantonando il gioco per un
po', e poi, dopo averci guardati tutti con volto inespressivo, disse
"Il fatto è, miei cari compagni criminali, che trovo furba
la vostra idea di unirci per essere più forti;
tant'è vero che un pensiero simile già circolava
da tempo nella mia testa, e non solo nella mia. Durante il mio ultimo
soggiorno ad Arkham, usai tutto il tempo libero che avevo a
disposizione analizzando tutti i miei fallimenti, ed accorgendomi di
quanto un aiuto esterno al momento giusto avrebbe potuto invece
cavolgere le sorti a mio favore. Troavai un pensiero simile in Joker, e
decidemmo di unirci per essere più forti. Evademmo, e da
allora sono passati quattro bellissimi ed incensurati mesi."
"Saranno cinque il tredici di questo mese. -Sentii Joker precisare, e
quando lo guardai mi irritai vedendo che mi sorrideva- come vola il
tempo!"
"E stavamo anche pianificando una bella cenetta a lume di camndela per
celebrare il nostro sesto."
"Bisogna celebrare certe cose, dico io! Oppure il romanticismo va a
farsi benedire, e si scivola nell'abitudine."
"Corretto. Una cena a lume di candela davanti ad una bella cassaforte.
Solo che quando la candela si consuma..."
"Boom!"
Joker ri mette a ridere, evidentemente al pensiero di adoperare la sua
amata dinamite in un contesto simile ad un appuntamento romantico. Ha
sempre adorato i doppi sensi e le rappresentazioni melodrammatiche.
Sposto lo sguardo sull'Enigmista, quasi con la speranza che rivelasse
un assurdo scherzo, invece lo vedo alzare le spalle e dire con tutta la
naturalezza di questo mondo
"Se al mio partner piacciono i fuochi d'artificio, io lo accontento...
li trova così romantici!"
La cosa mi irrita nel profondo, e con la rabbia che mi sorge da dentro
le viscere, ribatto in modo tagliente.
"Secondo me, stare quattro mesi a contatto con Joker ti ha fatto male.
Molto male."
Ma nessuno della coppia mi risponde, così ancora una volta
Spauracchio fa sentire la sua preoccupazione per il risultato di una
discussione che così tanto gli stava a cuore. Sporgendosi
sul tavolo per fissare i due alleati, la voce leggermente tesa, insinua
il suo timore.
"Quindi, se formassimo una lega tutti insieme, correremmo il rischio
che voi due facciate il doppio gioco con noi altri!"
"Sarebbe un rischio, sì. -risponde serafico l'Enigmista- Ma
almeno ora sapete che prendiamo entrambi seriamente patti di questo
tipo."
"Facciamo così. Chiunque voglia far parte di questa lega da
me proposta, alzi la mano, e decideremo la nostra base operativa."
Propone Pinguino, e la sua mano è la prima a scattare in
aria, seguita poi da quella di Spauracchio e dell'Enigmista, che poi
allunga la mano ad afferrare uno degli esili polsi di Joker, e lo
costringe ad alzare la sua mano insieme agli altri. Solamente io mi
mostro ancora indeciso, ma alla fine anche io cedo alle lusinghe di
potere che un patto simile sussurrerebbe agli orecchi di qualsiasi
criminale; anche la sua mano si alza.
La "Lega dell'ingiustizia", come poco più tardi decidemmo di
chiamarla, era ormai stata fondata.
FINE Capitolo 1.
Con la speranza che vi sia piaciuta e di ricevere qualche recensione!
Alla prossima!
XxX.SilverLexxy.XxX
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