Capitolo
quindici.
Il
resto della settimana trascorre in modo infernale. Dopo le accuse di
Angelica ho deciso di rincarare la dose così a casa non
faccio altro che urlare ai quattro venti di quanto il mio lavoro sia
meraviglioso, e sinceramente questo teatrino sta iniziando a stancarmi.
Mia nonna ha cominciato a guardarmi con aria perlpessa, mi chiedo se la
sua amica Mercedes le abbia spiato qualcosa. Non ho idea se Angelica
abbia raccontato del mio piano a sua nonna, ma se mai dovesse succedere
e la notizia giungesse alle orecchie della mia posso sempre giocarmi la
carta del "A Mercedes manca qualche rotella", non è molto
gentile, ma poco importa.
La mia amica, o ex dovrei dire, non mi ha più rivolto la
parola, io non ho tentato di riappacificarmi con lei, dopotutto
è stata lei a darmi della stupida e della viziata, io ho
solo risposto alle sue accuse, non vedo di cosa dovrei scusarmi.
Al lavoro nessuno sa della nostra lite, Angelica trascorre tutti i
pranzi in cortile e io mi sto concentrando sulle altre colleghe, non ho
bisogno di lei, sto benissimo anche senza.
< < Allora Simona, tuo marito è guarito, la
sua schiena come va? > > le chiedo.
< < Si, la schiena va meglio, almeno adesso
può ricominciare a cercarsi un lavoro > > mi
dice con un sorrisino.
< < Cosa? Tuo marito non lavora? > > chiedo
sbalordita. Alla cena di Natale non ne avevano fatto parola, ma
immagino non sia una cosa da urlare ai quattro venti.
< < Si, dove lavorava hanno ridotto il personale,
è a casa dall'estate scorsa > > mi dice
facendo spallucce.
< < Per questo freghiamo sempre i pasti degli assenti
> > mi spiega Paola.
Avete presente quel momento in cui sentite di essere una schifezza?
Ecco, io per un nano secondo mi sono sentita così.
Per mesi ho pensato che fossero due bulle che rubavano il pranzo agli
altri, ora scopro che Simona è sola a dover mantenere un
marito e un figlio piccolo. Queste due non smetteranno mai di stupirmi.
Quello che mi fa stare peggio di tutto però, è
che per un secondo muoio dalla voglia di correre da Angelica per dirle
cosa ho scoperto, quando mi rendo conto che lei non mi parla
più, e che non ha nessuna voglia di ascoltarmi.
Torno a casa col morale sotto le scarpe, lancio la borsa all'ingresso e
mi trascino su per le scale fino al mio letto, dove mi rannicchio
stringendo il cuscino.
Sento mia nonna alle spalle < < Hei, giornataccia?
> >
Mi giro a guardarla, sono combattuta su cosa dirle, non posso
raccontarle della lite, vorrebbe sapere tutti i dettagli e non sono
pronta ad affrontare la sua reazione, non dopo aver visto quella di
Angelica.
< < La mia collega bulla ha un bambino piccolo e un
marito disoccupato, per questo sgraffigna sempre i pasti >
> dico, cercando di convincerla che il mio malumore sia dovuto
esclusivamente alla situazione di Simona.
Mia nonna appare sconcertata per un secondo < < Ehm,
bè, mi dispiace molto per lei. Tra poco ceniamo, datti una
rinfrescata > > dice uscendo.
"Ho litigato con Angelica perchè pensa che il mio
piano, il mio piano di cui non ti ho parlato, che prevede di
trovarmi un lavoro orribile in modo che la mamma mi spinga a mollarlo,
sia stupido, che io sia stupida e viziata, e ora preferisce passare il
tempo in cortile a respirare il fumo dei sigari di Roberto
piuttosto che passare trenta secondi con me, ho perso l'unica amica che
avevo nella fabbrica, Ambra non si fa viva da una settimana e quando ci
vediamo passa tutto il tempo aggrappata al cellulare a scriversi con
chissachi. "
Ecco cosa avrei voluto dire alla nonna.
Vado in bagno a lavarmi la faccia, l'acqua del rubinetto si mescola
alle mie lacrime, mi fisso allo specchio e mi ripeto "Il mio piano
funzionerà, il mio piano è geniale".
Scendo per la cena e trovo i miei già seduti a tavola.
< < Cristo Anais, hai un aspetto orribile >
> mi sbeffeggia mia madre.
< < Scusa sai, io non sto seduta tutto il giorno >
> mi faccio scappare in tono arrogante. Cazzo, e il "amo il mio
lavoro" è andato a farsi benedire.
Noto che mio padre mi fissa con le sopracciglia alzate <
< Giornataccia, Anais? > > mi chiede.
Ecco, che cavolo dico adesso?
I miei non abboccheranno alla storia della povera collega sfigata, devo
inventarmi qualcos altro.
< < Ho litigato con A... Ambra > > butto
lì. Non so dove questa storia andrà a parare, ma
almeno ha un fondo di verità.
< < Sapevo che c'era qualcos'altro > > dice
mia nonna.
< < E perchè? > > mi chiede mio
papà. Mia mamma, come ogni volta, se ne frega.
< < Mah niente, da quando è
all'università sembra che il mondo giri intorno a lei, non
fa che parlarmi di lezioni e insegnanti, e compagni di corso, non mi
chiede mai come va con il lavoro, come se non valesse nulla >
> dico tutto d'un fiato.
Aspettate un attimo. Da dove mi è uscita questa? E' tutta
una palla inventata ad hoc per depistare i miei, vero?
Mia nonna sembra allibita e mio padre mi guarda con un' espressione che
non gli vedevo da quando ero in seconda media.
Di ritorno dalla settimana bianca gli raccontai di quanto fossi stata
una frana nello sci e di come tutti i miei compagni mi avessero preso
in giro e riso dietro. Lui mi guardò con un'espressione
così comprensiva e solidale che non gli ho più
rivisto, fino ad ora.
< < Mi dispiace, Ana, hai cercato di farle capire quanto
in realtà ti piacca il tuo lavoro? Se ti fa stare
così bene non è nulla come credi >
> mi dice.
Ok, non posso più reggere questa situazione, quanto ancora
dovrò andare avanti con questa farsa?
< < Oh andiamo > > mia mamma risorge dal
suo totale disinteresse per la situazione < <
E' ovvio che Ambra non ti chiede mai del tuo lavoro! > >
Tutti e tre la guardiamo perplessi.
< < Spelli polli! A chi frega? > > continua
< < Stai litigando con la tua migliore amica, l'unica che
hai, perchè se ne infischia del tuo lavoro ridicolo?
> >
Eccola.
Ecco la reazione che aspetto da mesi. Mia mamma sta dando di matto.
< < Monica > > mio padre tenta di calmarla.
< < Senti Gianluca, nostra figlia spella polli! E tu stai
lì a fare il papà comprensivo! > >
< < Monica non mi sembra il caso di agitarsi
così > > interviene anche la nonna.
< < Vabbè, fate quello che volete >
> dice mia mamma alzandosi < < Domani sera
verranno dei nostri amici a cena quindi mamma, Anais, fuori dai
piedi. > >
Detto questo si congeda ritirandosi in salotto.
Mio papà la segue a ruota e io rimango con la nonna che mi
guarda con un'espressione strana. Io, nel profondo sto esultando.
< < Anais, non dar retta a tua madre > >
dice lei timidamente.
< < Nonna, stai tranquilla. So com'è fatta la
mamma, le passerà. E comunque ha ragione, devo far pace con
Ambra > > dico ritirandomi a mia volta in camera.
Una volta chiusa la porta sono indecisa se mettermi a saltare sul letto
o fare la ruota. Tutta la tristezza di prima è stata
spazzata via dalla reazione della mamma. Sta cedendo, non mi vuole tra
i piedi per la sua cena chic coi suoi amici fighi, si
vergogna a morte del mio lavoro e stasera me l'ha provato.
Sono così entusiasta della sua reazione che per un attimo
dimentico quello che ho detto su Ambra.
Penso davvero quelle cose? So di essere diventata un'ottima bugiarda
negli ultimi mesi, e i miei hanno veramente creduto che il mio malumore
fosse dovuto alla fantomatica lite con Ambra, ma le cose che ho detto,
seppur inventate, suonavano vere perfino a me.
Non ci vediamo spesso da quando lei ha cominciato
l'università, io la sera sono troppo stanca e lei ogni volta
che le propongo un'uscita ha da fare, tra lo studio e il baby sitting.
Quando eravamo alle superiori non passava un giorno senza che ci
mandassimo almeno un sms, anche se ci vedevamo ogni mattina a scuola,
passavamo i pomeriggi a scriverci. L'ultimo messaggio che ricevuto da
lei risale a dieci giorni fa, e solo perchè io le ho chiesto
come stava.
Su una cosa però mia madre ha ragione, Ambra è la
mia unica amica, data la situazione con Angelica, quindi non posso
permettermi di perdere anche lei. Domani mattina farò un
salto a casa sua.
Mi sveglio stranamente di buon umore, scendo e trovo mia mamma intenta
a sbraitare al telefono e papà che alza gli occhi al cielo.
La nonna mi si avvicina e mi da un bacio sulla tempia < <
Come va stamattina, meglio? > > mi chiede.
< < Si, dopo passo un attimo da Ambra > >
le rispondo con un sorrisino < < Senti ma, chi
è lo sciagurato che si sta sorbendo le filippiche della
mamma? > > chiedo.
< < La società di catering, hanno
sbagliato la comanda per la cena di stasera, tua madre sta cercando di
rimediare > > mi spiega la nonna.
Sbuffo e mi verso una tazza di thè. Mia madre è
una di quelle persone che se organizzano la cena non si prende neanche
il disturbo di comprare il pane, fa fare tutto agli altri. Scommetto
che domattina mia nonna ed io troveremo tutta la tavola da pranzo
ancora imbandita e dovremo riordinare tutto.
Mia madre il motto "chi fa da se fa per tre" proprio non lo conosce.
Salgo in camera a prepararmi, sono felice di poter indossare qualcosa
che non sia la solita tuta che metto al lavoro, tiro fuori dal mio
sempre impeccabile armadio, e mi congratulo con me stessa per questo,
un paio di jeans e il maglione con la zebra che ho comprato in Spagna.
Mi pettino per bene, faccio una bella treccia, e non il solito chignon
frettoloso, e per la prima volta dopo settimane, mi trucco.
Prendo la giacca, la borsa e decido di avviarmi a piedi a casa di
Ambra, che dista solo una decina di minuti dalla mia.
Non è un caso se ho deciso di andare proprio ora da lei. So
per certo che il sabato mattina suo padre lavora e sua madre fa la
catechista, così non dovrò sorbirmi l'
espressione di disappunto che sfodera ogni volta che mi apre la porta.
Arrivata al suo vialetto, spingo il portoncino e suono alla porta.
Passano alcuni minuti e io non ottengo risposta. Suono di nuovo.
Dopo alcuni istanti sento scattare la serratuta e ad aprire
è Leonardo.
Sorpresa lo saluto < < Hei, ciao Leo! > >
gli porgo la mano per farmi battere il cinque come facciamo sempre
< < Sono passata a salutare Ambra! > >
Stranamente, lui se ne sta impalato sulla porta e mi fissa in modo
strano.
Si morde il labbro inferiore e guarda in basso.
< < Tutto ok? > > gli chiedo preoccupata.
Lui mi guarda e mi risponde < < Vado a vedere
se c'è > > schizzando dentro.
Cosa significa che va a vedre se c'è? Saprà se
sua sorella è in casa.
Dopo alcuni minuti lo sento correre giù per le scale e torna
da me.
< < Ehm, mi ha detto che... sta studiando e che... non
può venire alla porta perchè è...
occupata > > mi risponde senza mai guardarmi.
< < Oh, ok > > rispondo sorpresa <
< Vabbè, allora, ci si vede > > gli
rispondo rivolgendogli un saluto con la mano e avviandomi di nuovo
verso la strada.
Che strano, Ambra non mi aveva mai liquidata così. Decido di
mandarle un messaggio.
Hei! Non hai neanche
più tempo per salutare la tua amica! Guarda che ti spello!XD
Quando sono in fondo alla strada sento il cellulare vibrare in tasca,
lo estraggo e leggo la risposta.
Hei! Scusa ma sono a
letto con la febbre! Guarda non ti dico che male sto! Ci sentiamo
appena guarisco!
Leggo il messaggio almeno dieci volte.
Malata? Leo mi ha detto che studiava.
C'è solo una spiegazione logica a questa storia.
Ambra ha chiesto al fratello di mentire, di inventarsi una scusa per
mandarmi via.
Livida di rabbia torno a casa sbattendo la porta, lancio la borsa e la
giacca all'ingresso e salgo le scale con furia.
Come previsto non passa molto prima che la nonna faccia capolino.
< < Sei già di ritorno? Ambra non c'era?
> > mi chiede.
< < Si! > > sbraito < < Si
che c'era! Ma Leo mi ha detto che stava studiando e che non poteva
vedermi! Peccato che poi io le ho mandato un messaggio e lei
mi ha risposto che è MALATA > > praticamente
urlo l'ultima parola.
Un'espressione di terrore si dipinge sul volto della nonna.
< < Sai cosa significa? > > continuo col
mio tono soave < < Che è una bugia! Avrebbe
almeno potuto far combaciare la sua palla con quella del fratello!
> >
Mi sento offesa a morte, essere mandata via così dalla mia
migliore amica con non uno, ma bensì due pretesti, uno
più falso dell'altro.
< < Anais > > azzarda la nonna prendendomi
la mano.
< < Nonna, non è vero che ho litigato con
Ambra > > mi sento dire.
Lei mi guarda stranita < < Come no? Se ti ha mandata via
significa che... > >
< < No, non lo so perchè mi ha mandata via
> > la interrompo < < E' proprio questo il
punto, io e lei non abbiamo litigato, in realtà è
Angelica che non mi parla più > > continuo.
< < Perchè? > > mi chiede la
nonna preoccupata.
Sono indecisa. Vorrei potermi fidare di lei, confessarle tutto il mio
piano, so che capirebbe, ma mi sento così vicina alla sua
realizzazione che sarebbe stupido svelarlo ora.
< < Per un motivo stupido, non è importante.
Lei non mi parla più, e ora neanche Ambra vuole vedermi!
> > piagnucolo accasciandomi sulla sua spalla.
Lei mi stringe un pò più forte a sè e
mi dice in tono dolce < < Vedrai che si
sistemerà tutto, farai pace con le tue amiche >
> mi da un bacetto sulla tempia ed esce.
Mi butto sul letto e fisso il soffitto.
Ok, facciamo il punto della situazione.
Angelica non mi parla più perchè pensa che il mio
Piano Geniale sia stupido e che io sia stupida.
Ambra non mi vuole vedere, motivo ignoto.
Scavo nei miei pensieri per trovare una giustificazione al
comportamento della mia amica, a qualcosa che potrei aver detto che
l'abbia offesa, ma non mi viene in mente niente, non ci vediamo da
così tanto tempo che è impossibile che il suo
comportamento sia dovuto a qualcosa che io ho fatto.
Le faccio uno squillo sul cellulare, e tanto per farmi del male, ne
faccio uno anche ad Angelica.
Continuo a fissare il soffitto e non mi accorgo di essermi addormentata
finchè non sento bussare alla porta.
Mi trascino giù dalle scale per il pranzo, mi chiedo come
sarà l'umore della mamma oggi.
< < Mi raccomando alle sette fuori dai piedi >
> la sento ringhiare neanche entrata in cucina.
< < Si si, vado a trovare Mercedes e poi mi mangio una
pizza con Ines > > dice la nonna < < Ah,
Anais, mi servirà la macchina > > mi guarda
con espressione colpevole.
Perfetto, sono sola, sono incazzata, sono bandita da casa, e sono a
piedi.
< < Anais, tu cosa pensi di fare stasera? >
> mi chiede il papà < < Ti vedi con le
amiche? > > a questa domanda vedo dipingersi sul suo
volto un'espressione di panico.
< < Non lo so ancora, Ambra è malata >
> noto che la nonna mi guarda di sottecchi < <
Magari mi vedo con le colleghe. > >
In effetti non è un'idea così stupida. Potrei
anche radunare un pò di colleghe e andare a mangiare
qualcosa tutte insieme.
Agguanto il cellulare e mando messaggi a raffica.
Ho reclutato Simona, Paola, Elena e Barbara.
< < Basta che sei fuori dai piedi per le sette >
> mi dice la mamma con sguardo truce.
Passo il pomeriggio stesa sul letto con Lafayette spalmato su di me a
farmi da coperta.
Ogni tanto controllo pigramente il cellulare per controllare i
messaggi, per ora ho ricevuto solo un rifiuto da parte di Barbara, il
week end lo passa in montagna ad accudire i suoi genitori anziani.
Verso le quattro un bip mi avvisa di un altro secco rifiuto, Elena
festeggia il compleanno del marito.
Trascorro la seguente mezz'ora a pensare a qualcosa da fare nel caso in
cui anche le altre due mi tirino il bidone, e mentre sto decidendo se
andare a morire in un vicolo o fare compagnia ai senzatetto, un
messagio mi salva.
Ciaoooo!!! Come no!
Conta su di noi! Ti passo a prendere io alle sette e mezza, viene anche
Paola!
Simona è la mia ancora di salvezza, trascorrerò
la serata con le due bulle-non più bulle.
La cosa più bella è che nel messagio specifica
che verranno a prendermi alle sette e mezza, trenta minuti dopo
l'orario stabilito dalla mamma, il che mi darà la
possibilità di farla sudare freddo.
Vado in bagno a farmi un bagno prima che mia mamma lo occupi e rimango
ammollo per un bel pò, finchè non mi si formano
le rughe sui polpastrelli.
Quando esco la becco sulla porta di camera sua e butto
lì < < Ah si, io esco con le colleghe, ma dato
che sono a piedi mi vengono a prendere loro. > >
< < Wow, grazie dell'informazione > > mi
dice lei sbattendosi la porta alle spalle.
Non mi ha dato tempo di specificare l'ora in cui me ne
andrò, tanto meglio, mi darà l'occasione per
divertirmi un pò.
Mi preparo con la solita cura, mi pettino per bene e sento un gran
trambusto al piano di sotto, la ditta di catering sarà
sicuramente arrivata. Butto un occhio all'orologio: 18.35, ho ancora
un bel pò di tempo.
La nonna sbuca d alla porta, anche lei sul suo 31 <
< Wow, ma che bene che stai, esci con le amiche allora? >
> mi chiede.
< < Si, mi vedo con le due bulle! > > le
rispondo sorridendo.
< < Divertitevi allora! > > mi saluta
uscendo dalla stanza.
Apro l'armadio, sempre in ordine, e fisso i vestiti per un
pò. Fa ancora freddo la sera quindi opto per un paio di
jeans beige e un maglioncino grigio con una tigre.
Prendo il giacchetto di pelle, una borsa da sera e scendo le scale.
< < Allora, hai trovato qualcosa da fare? Esci? >
> mi chiede il papà bello pronto nel suo completo.
< < Si, mi vedo con le colleghe, ma fra un pò
> > dico guardando l'orologio.
< < Fra un pò? Oh > > mi guarda
lui stupito. Ha capito che non sarò fuori dai piedi per
quando gli ospiti arriveranno.
< < Che diamine ci fai ancora qua? > >
sbraita mia madre alle nostre spalle.
< < Non preoccuparti, me ne vado fra poco >
> rispondo con un sorrisino.
18.55 puntuali suonano alla porta.
Ettore e Claudia, due tizi simpatici come il vaiolo.
Lui, alto, occhialini da intellettuale, il viso cosparso di nei, lavora
con mia mamma, o meglio con i superiori di mia mamma, dato che, per
quanto lei possa vantarsi, è solo la segretaria.
Lei, bassa, caschetto severo e sorriso finto, credo insegni storia
dell'arte.
Li saluto con un bacio sulla guancia anche se li avrò visti
al massimo un paio di volte.
Dopo i soliti convenevoli si dirigono in salotto e fanno conversazione
con mio papà, mentre mia mamma mi lancia occhiate impazienti.
< < Quand'è che ti vengono a prendere?
> >
So dove vuole andare a parare. Passino Ettore e Claudia, mia madre li
invita solo per fare bella figura, ma fra non molto arriverà
Virginia con Manlio, e sono certa che non vuole replicare l'episodio di
Natale.
< < Fra poco > > rispondo con aria
innocente.
< < Si, ma poco quanto? > > mi chiede non
una nota di panico nella voce.
< < Poco > > ripeto mentre, din don,
un'espressione di puro panico si dipinge sul volto di mia madre.
Sperando che non sia Simona, la seguo alla porta.
< < Tesooooroooo!!! > > sento, di certo non
è la bulla.
< < Ciao Virginia, Manlio, come state? > >
chiede mia mamma dando baci.
< < Oh, tesoro guarda, un disastro! > >
risponde l'amica con tono melodrammatico.
Entra in casa senza degnarmi di uno sguardo seguita dal marito.
Tacchi vertiginosi, abbronzatura finta, i capelli fermi immobili in una
messa in piega che sfida la gravità.
< < Anais, cara, ciao! > > finalmente si
accorge della mia presenza < < Ti unisci a noi? >
> mi chiede dandomi un bacio sulla guancia inondandomi di
profumo.
< < Ehm NO! > > esclama mia mamma <
< Anais fra poco esce con delle amiche! > >
< < Oh, che peccato! > > risponde Virginia
con un finto broncio.
< < Si, mi vedo con delle colleghe > >
butto lì solo per far dispetto a mia mamma, che per tutta
risposta impallidisce.
< < Ah si, dov'è che lavori già?
> > mi chiede Manlio.
Capelli neri, mascella alla Ridge Forrester, giacca e sciarpina anche
con 40 gradi e mocassini, sembra un perfetto stronzo. E lo è.
Con la coda dell'occhio vedo mia madre che saltella da un piede
all'altro e prima che possa rispondere dice < < In un
posto molto carino, ma molto, molto lontano, non penso lo abbiate mai
sentito! > >
< < Chi lo dice? Sai io viaggio molto, frequento molti
posti chic > > dice lo stron, ehm, Manlio.
< < Sempre che il posto dove lavora Anais sia tra quelli
> > aggiunge rivolgendomi un sorriso che mi fa venire
voglia di spellarlo.
< < Siii! E' molto alla moda! Vero Anais? >
> mia madre mi guarda con uno sguardo implorevole.
Opzione numero uno: le do corda, invento qualche panzana sul posto dove
lavoro e mi defilo dall'interrogatorio di Mr. Frequento solo posti chic.
Opzione numero due: dico la verità e guardo mia madre mentre
si impicca col cordone delle tende.
So di aspettare questo momento da molto, so che questa sarebbe
l'occasione perfetta per farle fare una figuraccia tale da indurla a
spingermi a licenziarmi, ma realizzo una cosa: innanzitutto il mio
piano non ha mai previsto di umiliare mia madre di fronte ai suoi
amici, e soprattutto se io dichiarassi a tutti cosa faccio, che motivo
avrebbe poi lei di farmi licenziare? Ormai la figuraccia
l'avrebbe già fatta, il mio lavoro non sarebbe
più un problema per lei.
< < E' un agriturismo appena fuori città, ha
aperto da poco, ma ha avuto ottime recensioni > >
rispondo, sperando che la paura che io potessi dire la
verità basti a far avanzare il mio piano.
Mia madre sembra tirare un sospiro di sollievo e coglie l'occasione per
cambiare discorso < < Allora Claudia, insegni sempre
all'università? > > la sento chiedere mentre
mi vibra il cellulare.
Simona e Paola son qua fuori, saluto tutti con un rapido <
< Ciao! > > ed esco.
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