Otto passi e mezzo all'immortalità

di gattapelosa
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Passo numero tre: impara a non sentire bisogno di affetto




Clove Reen – 8 anni

 
 
La collina è tanto alta che riesco quasi a vedere l’intero Distretto. Lo chiamano “colle dei mille papaveri” o “terra di innamorati”. Beh, oggi non ci sono innamorati, sulla collina. Sono sola.
So che non troverei mai il coraggio di ammettere perché io sia qui ora. La verità è che forse avrei voluto vederli, quelli innamorati.
L’amore mi evita come la peste, ma la colpa è tutta mia: ho scelto io di non guardare più in faccia nessuno, di rifiutare la loro amicizia, il loro affetto. Papà mi ha dato questo consiglio per diventare forte, poi però si è arrabbiato con me quando ho iniziato a prenderlo sul serio.
— Ora esageri Clove, sono tuo padre! Non puoi rifiutarti anche di toccarmi!— è colpa mia, lo so che è colpa mia, ma penso sia meglio così. Io non ho bisogno di nessuno.
È così che diventerò importante, sarò invincibile, grandiosa, tutti mi conosceranno. La mia tomba diverrà un mausoleo immenso; passeranno anni, e tutti ricorderanno il mio nome. Jace, i miei figli, non piangeranno per me: riuscirò a diventare tanto forte da vincere ogni battaglia.
Rifiutare gli abbracci di mio padre fa parte di quella forza. Bisogna avere il coraggio di vivere da soli, ecco tutto: devi essere davvero debole per sentire il bisogno di affidarti all’amore di altri.
Però oggi sono qui, sulla collina dei papaveri, ad aspettare che due giovani innamorati mostrino al mondo la loro deliziosa debolezza. E invece non c’è nessuno.
Mi stendo sul prato, con lo sguardo rivolto al cielo. Che cosa vuol dire, poi, bastare a se stessi? Cosa rimane ad una persona, se togli al suo spirito l’affetto di un padre, di un fratello, l’amicizia sincera dei suoi compagni, il desiderio di amare?
La solitudine, ecco cosa. È per questo che oggi sono qui, stesa sul prato erboso di un colle dimenticato, nell’aria fresca del mattino, con il cielo che mi guarda. Ora credo di capire cosa sia davvero la solitudine.
La solitudine è ascoltare il vento è non poterlo dire a nessuno.


Bacheca dell'autrice

L'ultima frase dovevo metterla come citazione necessaria per il contest cui sto partecipando, non è mia. Comunque, ecco la piccola Clove, ancora un po' più cresciutella. 

 




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