Elenie Grace Zabini, pochi minuti dopo, entrò al San Mungo
come una furia.
Non le importava nulla delle amiche che le correvano dietro, non le
importava delle loro urla. Appena
aveva visto il biglietto di Alice non ci aveva visto più.
Superò l'accettazione e salì all'ultimo piano,
dove erano stati convogliati tutti gli Auror feriti.
Lo scenario era terribile. Medimaghi si muovevano da una parte
all'altra come trottole impazzite, prestando i primi soccorsi. I
feriti, in mancanza di un così alto numero di stanze, erano
stati collocati su barelle provvisorie sistemate alla meglio tra i
corridoi,
La ragazza corse in avanti, cercando disperatamente una faccia amica
che le potesse dire cos'era successo.
-Chris!- gridò infine, notando i capelli biondi dell'Auror.
Mason faceva su e giù davanti a una porta.
Lui le andò incontro, sul volto dipinta un'espressione
nervosa.
-Ciao ragazze- disse, salutando anche Pansy e Sophie, che le erano
arrivate alle spalle. Laine evidentemente doveva aver trovato
Sebastian, perchè era sparita.
Gli occhi di Mason si allargarono di gioia, non appena Sophie gli porse
la piccola Hope. Chris se la strinse al petto, assaporando il profumo
di sua figlia, grato di poterla di nuovo tenere tra le braccia.
-Alice dov'è?- chiese la LeBlanc, guardandosi attorno.
-Si sta facendo medicare- spiegò l'Auror, con occhi vuoti
-Nulla
di grave- si affrettò ad aggiungere, notando l'espressione
spaventata delle ragazze.
-Harry dov'è? E gli altri?- chiese Elenie, formulando la
domanda
che nessuna delle tre aveva il coraggio di fare. -Santo Cielo, Chris,
ma tu sanguini!-
-Non è niente- assicurò Mason, guardando la
camicia
squarciata e rossa di sangue. No, un taglio, anche se profondo, non era
nulla in confronto all'ingrato compito di dire loro che gli uomini che
amavano erano ancora in pericolo di vita.
Non appena racimolò il coraggio di fissarle negli occhi
però, un CRAC alla sua destra lo indusse a voltarsi.
Harry e Draco, coperti non si sapeva se più di sangue o
polvere, comparvero, sostenendo l'uno Ron e l'altro Blaise.
-Oddio- mormorò Elenie, correndo loro incontro, esattamente
come fecero quattro Medimaghi.
-Una barella, presto- gridò uno di loro, con voce decisa.
La ragazza si bloccò, impotente. Suo cugino, incosciente,
venne
depositato su una di esse e portato via, seguito da una Pansy sconvolta.
I tre Auror rimasti vennero invece circondati da infermiere, che
presero in consegna Ron, che pareva essere ferito ad un fianco.
Harry, che lo sosteneva, era costretto a restare fermo, ma in tutto
quel tempo non smise di puntare i suoi occhi verdi in quelli della sua
fidanzata.
Sto bene, sembrava dirle. Sto bene e sono tornato.
Elenie sentì una lacrima birichina scorrerle lungo la
guancia, e
fu solo quando Sophie prese il posto di Harry, che potè
finalmente corrergli incontro e abbracciarlo.
-È tutto a posto?- chiese, singhiozzando di
felicità nel rivederlo in piedi -Sei ferito?-
Gli prese il volto tra le mani, tempestandolo di baci, incurante dello
sporco che lo ricopriva. Con gli occhi intanto lo controllava in ogni
punto, alla ricerca di danni seri.
-No, più o meno sto bene- disse piano Harry, aggrappandosi a
quel corpo sottile come ad un àncora di salvataggio.
Era di nuovo con lei. Affondò il viso nel collo di Elenie,
gioendo a quel contatto tanto bramato.
-Gli altri? Gli altri come stanno?- chiese la Benèfica
angosciata, ripensando alle condizioni di suo cugino.
-Non lo so- mormorò Harry -Blaise l'abbiamo trovato
così,
ma respirava, sembrava solo Schiantato o qualcosa del genere...-
Non ce la faceva. Non ce la faceva a dirle di tutti i corpi schiacciati
accanto a cui era passato nel tentativo di trovare gli amici.
Non le poteva raccontare di tutto il sangue che ancora gli danzava
davanti agli occhi, di tutte le urla e gli strepiti delle persone in
agonia, e che non era riuscito a salvare.
Non le poteva dire di Hermione.
Elenie sembrò capire, perchè si limitò
solo a
stringerlo forte, ringraziando Dio che gliel'aveva riportato indietro
sano e salvo.
Draco intanto era a pezzi. Seduto su una sedia poco più in
là, era stato raggiunto da Sebastian e Laine, che non
avevano
avuto la forza di dirgli alcunchè.
Si era rifiutato di farsi visitare, e ora stava
lì, a
guardare la porta bianca dietro la quale gli avevano detto che era
stata portata Hermione, i capelli biondi ormai grigi per la polvere, il
viso graffiato, la camicia stracciata.
Tutta l'adrenalina che l'aveva tenuto in piedi nei minuti che lui e
Harry avevano impiegato per portare indietro trovare Blaise e Ron,
sembrava essersene
andata di colpo, e ora gli sembrava di non avere più la
forza
nemmeno di alzarsi in piedi.
Posò la testa sulle mani, ancora impregnate del sangue di
Hermione, di Blaise, e di chissà chi altro.
Sentì la mano di Seb posarsi sulla sua spalla, e con sua
grande sorpresa non ebbe nemmeno l'istinto di scrollarsela via.
-Non avete saputo niente?-
La voce distrutta di Potter si fece strada fino al suo orecchio. Lo
sentì sedersi lì accanto, e lo stesso fece Ron
poco dopo,
nonostante lo squarcio che aveva poco sopra il fianco destro.
Erano tutti lì, o quasi, tutti per Hermione. Tutti bloccati,
tutti in attesa, tutti aggrappati a una flebile speranza.
Lui stesso cercava di rimanervi attaccato saldamente, con le unghie e
con i denti, ma era difficile.
Loro non l'avevano vista come lui. Non avevano toccato quel corpo
freddo, non si erano specchiati in quegli occhi vuoti.
Non si erano sentiti morire dentro nel vederla così inerme.
Cristo.
Udiva i rumori delle persone lì accanto, le loro parole
sommesse, eppure si sentiva totalmente estraneo a loro.
Ora che non c'era più Hermione a tenerlo ancorato alla
realtà, cosa l'avrebbe potuto fare?
Ora che lei non era lì a spronarlo, a incoraggiarlo, a
renderlo migliore, che senso aveva stare al mondo?
La porta bianca si aprì e Draco, come un automa, si
alzò
in piedi per andare verso il Medimago che era uscito.
Sentì gli amici alzarsi a loro volta, ma rimanere un passo
indietro, lasciando che fosse lui il primo a parlarci.
-Allora?- udì la propria voce chiedergli.
Il dottor Davies, che ormai li conosceva, li fissò uno ad
uno con espressione grave.
-Abbiamo fatto tutto il possibile- spiegò -Ma le sue
condizioni
erano disperate, e più di così non possiamo fare.
La
signorina Granger è in coma-
Draco avvertì una morsa afferrargli la bocca dello stomaco.
Non
avrebbe saputo dire cosa gli impediva di crollare in ginocchio e
restare lì.
Vide con la coda dell'occhio Harry mettersi le mani sul volto, e Ron,
pallido come un cencio. lasciarsi abbracciare da
Sophie.
Gli altri erano tutti muti, troppo increduli e addolorati per
manifestare i loro sentimenti.
-E cosa si può fare ora?- chiese infine Laine, gli occhi
lucidi.
Il Medimago scosse la testa.
-Solo aspettare, e pregare che si svegli. Ma questo potrebbe accadere
domani, come tra un anno. Come mai più-
Draco fece due passi, superando il dottore e appoggiandosi al muro.
Qualcosa gli si stava inesorabilmente sgretolando nel petto.
Il suo autocontrollo, forse.
-Dannazione!- gridò a un tratto, tirando un pugno alla
parete, con tanta violenza da escoriarsi le nocche.
Posò la fronte alla parete, singhiozzando. Non ce la faceva.
Non poteva essere forte se non c'era lei ad insegnarglielo.
Sentì il braccio di Sebastian passargli attorno al collo, ma
non ebbe alcuna reazione.
-Ce la farà- gli sussurrò Anderson -Lei
è fortissima. Ce la deve
fare-
Come mai lui non ci credeva? Si chiese Draco.
Perchè lui la stava lasciando andare così, senza
aver fiducia in lei? Ce l'avevano tutti. Perchè lui no?
Glielo doveva in fondo.
Lo doveva a lei, a loro. Lo doveva agli anni in cui non aveva smesso un
attimo di pensarla, e durante i quali lei l'aveva aspettato, pur senza
saperlo.
Lo doveva a quell'amore grande, e alla compassione che lei aveva avuto
quando avevano solo diciassette anni, quando lui era un idiota
orgoglioso che non si era reso conto della fortuna enorme che aveva tra
le mani.
Hermione doveva, doveva,
doveva riprendersi. Non poteva lasciarlo solo, non poteva voltargli le
spalle così.
-C'è dell'altro-
La voce del Medimago si era fatta più pacata. Malfoy
alzò
la testa e trovò gli occhi del dottor Davies, che guardavano
con
insistenza proprio verso di lui.
-Cosa?- chiese con voce roca. Cos'altro poteva esserci oltre a tutto
quel dolore?
-Ecco...- disse un po' titubante l'uomo, avvicinandosi a lui e a
Sebastian -Sembra...sembra che la signorina sia incinta-
Draco lo guardò imbambolato, temendo di aver capito male, ma
poi
la potenza di quelle parole lo colpì come un'onda d'urto.
-Come...com'è possibile?- mormorò, frastornato.
La testa
gli si era fatta leggera come una bolla, e i
mormorìì
degli amici gli arrivavano lontani, ovattati.
-La gravidanza è proprio agli inizi- spiegò il
dottore
-Molto probabilmente nemmeno la signorina lo sapeva. È
troppo presto
per verificare se il feto è sano, soprattutto dopo quello
che
è accaduto nelle ultime ore. Le possibilità che
si
verifichi un aborto sono molto alte-
Eccolo di nuovo. Ecco quel peso che lo schiacciava a terra,
impedendogli di respirare.
-Posso vederla?- sussurrò.
-Certo, ma solo qualche minuto, d'accordo?-
Draco annuì, quindi rivolse un ultimo sguardo ai ragazzi.
Erano lì, fermi e uniti come non mai.
-Salutala per noi- disse Ron piano, gli occhi gonfi e rossi.
Malfoy posò una mano sulla maniglia, quindi spinse la porta
ed entrò.
Era il momento di essere coraggioso, per tutti e due. Anzi, per tutti e
tre.
Nella stanza ad accoglierlo c'era solo bianco. Il biondino si mosse
piano, accostandosi poi all'unico letto che c'era, e che
lo attraeva come una calamita.
Hermione era lì, i lunghi ricci sparsi sul cuscino, ad
aspettarlo come sempre.
Ad aspettare i suoi tempi, le sue paure, le sue esitazioni.
Ma questa volta non avrebbe potuto dirgli che lo capiva, e che era
lì per lui.
Era il suo turno adesso, di attendere. Di attendere che lei tornasse da
lui.
Le si sedette accanto, afferrandole una mano. Le baciò
le dita gelate, una ad una, stringendogliele poi tra le proprie nel
tentativo di scaldarle.
Guardò le sue labbra appena schiuse, e le ciglia lunghe
posate sulle guance perlacee.
Era bellissima. E troppo, troppo distante da lui.
Draco chiuse gli occhi, posando la fronte sulla mano di lei.
-Mezzosangue. Non posso. Non posso sopportare tutto questo da solo-
sussurrò.
Lo ammetteva solo adesso, adesso che lei non poteva sentirlo. Solo
adesso che lei era chissà dove.
Di nuovo le posò gli occhi addosso, cercando di non far
caso ai tanti, troppi lividi, alla fasciatura bianca che le circondava
la spalla.
E scese ancora, fino ad arrivare al ventre.
Incinta.
L'aveva sorpreso, ancora una volta, come sempre.
Un bambino. Lo stesso che poco tempo prima l'aveva fatto fuggire,
terrorizzato, e che ora desiderava più dell'aria.
Un figlio da Hermione.
Cosa poteva esserci di più bello?
E poi, la parola più terribile.
Aborto.
Aveva appena immaginato la sua esistenza, aveva appena cominciato ad
amarlo, e già avrebbe dovuto accettare l'idea di poterlo
perdere.
Di perderli entrambi.
Per favore, non
portarmeli via. Non
portarmi via la parte migliore di me.
Passarono le ore, e i giorni, e Draco non si staccava dal letto di
Hermione.
Usciva solo per il tempo necessario ad andare in bagno, o a fare una
scappata a casa a lavarsi, o a salutare Blaise che lentamente si stava
riprendendo.
Ma anche in quei momenti lei non era mai sola. Harry, Ron e gli altri
si alternavano per stare con lei, per portare un po' di vita in quella
stanza troppo silenziosa.
Le parlavano tantissimo. Le raccontavano di come tutti loro stessero
facendo progressi, di come stessero guarendo dalle ferite della
battaglia, ci come si aspettassero che anche lei facesse lo stesso.
Le avevano detto che Cavendish era stato portato ad Azkaban, dove
sarebbe rimasto fino alla fine dei suoi giorni.
Le raccontarono che Lasko era scappato, e nessuno era più
riuscito a trovarlo, mentre Willard Everett era stato ucciso da Ron,
prima che rimanesse ferito.
Lei però non reagiva. Era sempre lì, immobile,
come se
stesse dormendo. Ogni giorno che passava si assottigliavano le
possibilità che si risvegliasse, e per Draco era un'agonia.
Ogni
volta che entrava in quella stanza era come se il tempo si
fermasse.
Lui, lei, e quel figlio che già tanto amava.
Era lì anche quella mattina un po' fredda, seduto su una
sedia a guardarla, a carezzarle il viso, a parlarle piano.
Sentì una mano posarglisi su una spalla, una mano
più delicata di
quella di Chris o Sebastian. Il ragazzo si girò, e vide sua
madre.
Narcissa Malfoy strinse le dita curate sul maglione del figlio, e senza
una parola si accomodò accanto a lui.
Lui la guardò, e per la prima volta non provò
nulla. Non
odio, non rabbia. Tutte le sue emozioni sembravano essere canalizzate
verso Hermione. Non c'era spazio per altro.
Però, stranamente, era bello che fosse lì. Era
bello averla accanto. Sua madre.
-Sei sola?- chiese con voce roca.
-Ho pensato che tuo padre fosse meglio lasciarlo a casa, per questa
volta- disse dolcemente lei.
Parlò sottovoce, quasi timorosa che con una parola di troppo
potesse farlo scappare o ribellarsi.
Guardò quel figlio diventato ormai uomo. Era così
orgogliosa di
lui. Gli carezzò dolcemente il viso, soffermandosi appena
sul
taglio sullo zigomo, strappandogli una smorfia.
-Perdonami, tesoro. Non avevo capito niente- sussurrò, gli
occhi lucidi.
Draco la guardò. Non l'aveva mai chiamato in quel modo. Non
l'aveva mai guardato con tanta tenerezza.
Si limitò ad annuire, posando una mano su quella che la
madre teneva in grembo.
-Come sta?- chiese allora Narcissa, cercando di non scoppiare in
lacrime per quel contatto tanto a lungo bramato.
Era proprio vero. Nulla unisce le persone come le disgrazie. Solo in
quei casi ci si ricorda di ciò che conta davvero.
-Sta male, mamma, e io non posso fare niente-
Draco chinò la testa, strofinandosi il volto con le mani.
-Puoi sperare. Puoi avere fede- cercò di consolarlo
Narcissa, avvicinandosi maggiormente a lui.
-Fede in cosa?- mormorò il ragazzo -In Dio? Non sono mai
stato ascoltato-
-Non so in cosa, caro. Fede in voi due credo-
-Aspetta un bambino, mamma. Mio figlio-
-Lo so-
Il biondino la guardò, e lei gli sorrise appena.
-Me l'ha detto Sebastian, è stato lui ad avvertirmi di tutto-
Draco si ritrovò ad annuire.
-Non posso perderla. Lei e nostro figlio sono l'unica cosa buona che
sia riuscito a fare nella vita-
Narcissa gli passò un braccio attorno alle spalle, lasciando
che Draco posasse il capo sulla sua spalla.
E lui riscoprì quanto fosse bello farsi abbracciare da una
madre,
quando il mondo sembrava un posto troppo brutto in cui vivere. Si
ricordò quanto lei fosse l'unica persona, a parte Hermione,
che
lo avesse sempre amato incondizionatamente.
E finalmente pianse.
Non posso credere di essere arrivata alla fine, praticamente. Ormai
manca solo l'Epilogo, e anche questa seconda parte sarà
conclusa. Preferisco non dire nulla adesso, voglio lasciare ogni saluto
e ringraziamento al prossimo, e ultimissimo, capitolo!
A prestissimo!
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