FutureSex/FaithDreams

di Damon Salvatore_Cit
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Le ultime settimane del mese di Novembre furono molto intense da ogni punto di vista. 
Francis e gli altri ballerini della Crew assieme allo stesso Justin, trascorrevano giornate intere a provare le coreografie ideate da Francis, all’interno dell’albergo Hilton a Las Vegas. 
L’intero staff di JT si era spostato in Nevada, lontano dal caos Hollywoodiano di Los Angeles e circondato da gioco d’azzardo e vita lussuosa di Las Vegas.
L’albergo non fu fittato interamente, ma furono riservati gli ultimi tre piani più l’attico dell’Hotel, a Timberlake e al suo staff.
[…]
- Siamo a Las Vegas da una settimana e non ho ancora scommesso nemmeno un dollaro alla roulette… Se mi vedesse mio nonno sarebbe deluso da che fine abbia fatto il suo nome.
- Tuo nonno si chiamava Jay?
- Jeremy
- Ahahahahahah vuoi farmi credere che ti chiami Jeremy?
- Detto da uno che si chiama Edward è il colmo… e poi, tu sapevi come si chiamava mio nonno, idiota!
Jay ed Eddy erano sempre i due buffoni del gruppo, facevano ridere tutti con la loro spontaneità, anche Timberlake, che durante le prove era testimone delle loro buffonaggini. 
Vi erano cinque minuti di pausa prima di riprendere con le prove della coreografia di Sexy Back, ed erano quasi tutti seduti a terra a riprendere fiato, rilassare i muscoli e dissetarsi. 
Justin guardava i due ragazzi quasi volenteroso di voler stringere rapporti con loro, sorridendo ad ogni loro battutina o battibecco, anche lui li trovava molto simpatici. 
- Ti dico che Edward andava di moda nell’ottocento, amico. 
- E allora Jeremy? Risale al dopo Cristo…
- Mi spiegate lo scopo di questo dibattito?
- Siamo annoiati.
- Sì, ci annoiamo terribilmente.
Risposero con aria risoluta i due amici alla domanda ironica di Chenille, la quale era seduta accanto a Francis, poggiando le mani sul parquet e inclinando la schiena in una posizione comoda utile a distendere i muscoli della schiena e delle spalle. 
Francis invece era seduta all’indiana, e sorseggiava della energade, trovando quasi normali i suoi amici.
Ad un certo punto la ragazza si alzò e si diresse verso lo stereo, sotto lo sguardo vigile e curioso di Justin, che non smetteva mai di guardarla segretamente, ogni volta che lei era distratta o gli dava le spalle. 
Gli altri parlavano tra loro, quando una volta arrivata davanti allo stereo, la ragazza inserì la spina nel condotto elettrico e subito cominciò a muoversi come se stese avendo una scossa elettrica causata da qualche filo scoperto dell’elettricità.
Nel giro di un secondo si vide Justin sbiancare dallo spavento, alzarsi in piedi ed urlare.
- Francis!!! Una scossa elettrica!!!
Gli altri ballerini si voltarono a guardarla e spaventati cominciarono ad urlare, cercando qualche oggetto di legno per poter allontanare la ragazza dalle scosse elettrice senza esserne contagiati. 
Mike e Justin si precipitarono verso la ragazza, che però, inspiegabilmente scoppiò a ridere dopo aver fatto una giravolta sui tacchi delle sue scarpette. 
A quel punto Justin sembrò davvero scampato ad un infarto, come del resto tutti gli altri. 
- Dannazione Francis! Ma ti è andato di volta il cervello?
La ragazza sapeva di averlo spaventato, sapeva di aver spaventato tutti: ma non riusciva a trattenersi nel ridere:
- Era da anni che non lo facevo, credevo di aver perso il mio smalto…
- No, tu hai perso la testa!
Le rispose acidamente Mike, guardandola storto e con la sua immancabile espressione imbronciata.
- Ragazzi: GAVETTONE PER RIPICCA!
A quegli “ordini” di Justin, tutti i ballerini si munirono di bottigline d’acqua e qualsiasi cosa di liquido avessero per gettarlo addosso a Francis, che tentò inutilmente la fuga. 
Aveva fatto prendere un colpo a tutti con quella sua bravata, ma tutti, o quasi ci risero su. 
Mike non gradì quello scherzo, e come lui neanche Ashley, che odiava vedere Francis sempre al centro dell’attenzione, soprattutto quella di Timberlake.
Fran rideva a crepapelle per quei gavettoni, e alla fine un po’ tutti i ballerini si bagnarono, compreso JT; dunque furono costretti a terminare le prove e farsi una doccia, prima di cominciare a puzzare di anargade e gatorade a gusti vari.
[…]
- Cazzo se sembrava reale, lo chiedi anche? Justin ha cambiato colore dallo spavento!
- Ahahah sì, l’ho visto… ma non potevo non ridere…
- Sei una stronza… ma dove hai imparato a muoverti così? Sembravi davvero avvolta da una scossa elettrica, non ho mai visto una cosa simile, prima…
Francis e Chenille erano negli spogliatoi ad asciugarsi dopo la doccia, assieme a Jess ed Anna che intanto si vestivano. 
- L’ho imparato da me..
Si strinse nelle spalle con indifferenza, Francis mentre rispondeva alla domanda di Chenille.
- Ma come da sola?
- Sì, Chenille… non è una genialata, sai? Tu sai muoverti in quel modo.
- Certo, so muovermi a ritmo spezzettato, ma non sono capace di simulare una scossa elettrica.
- Vorrà dire che te lo insegnerò…
Disse inclinando le labbra verso il basso con disinvoltura, facendo ridere l’amica. 
Anna e Jess presero i loro borsoni e sorrisero verso le ragazze, ascoltando la loro conversazione:
- Insegnalo anche a noi, Fran!
- Contaci, Jess!
Le fece l’occhiolino ammiccandole e sorridendole poi di ricambio.
- Noi saliamo in camera, ci vediamo più tardi ragazze. 
- A più tardi Anna, ciao Jess.
- Ciao Belle!!
Nel momento in cui la porta dello spogliatoio si aprì, distrattamente, Francis sfilò via l’accappatoio e dando le spalle alla porta, non si accorse che Justin la vide nuda.
Il cantante si trovava non lontano dalla porta degli spogliatoi femminili, e parlava con Timothy, che dava le spalle agli spogliatoi, seduti al banco, quando involontariamente JT guardò in direzione degli spogliatoi che si aprirono e per un attimo vide la schiena e il fondoschiena di Francis e ne restò a bocca aperta. 
La porta si chiuse in due secondi, ma bastarono per permettere al cantante di restare rapito dal fisico di Francis, la quale non si accorse di nulla; a differenza di Timothy, il quale dovette scuotere una mano davanti agli occhi dell’amico per farlo tornare in sé. 
Incuriosito, poi, Timbo si voltò in direzione dello spogliatoio, ma fortunatamente per Francis, la porta si chiuse. 
[…]
- Adesso Nina dov’è che vive?
- In un appartamento a Los Angeles, assieme ad altri tre ragazzi.
- E perché non è rimasta con noi?
- Diceva che preferiva non accollarsi a noi, ma io dico che in realtà voleva un po’ di privacy e del tempo per dedicare al suo lavoro e la sua passione.
- Oh.. cavolo, che peccato! Adoravo quella ragazza!
- Guarda che la rivedrai, Chenille…
- Lo so, bella, ma era divertente quando era con noi… insomma, con lei potevo fare del gossip che con te non posso fare. 
Francis accigliò lo sguardo e quasi offesa la guardò male, portandosi le braccia incrociate sotto il petto.
- Come sarebbe a dire? 
- Ma sì… non sei amante di questo genere di cose, Fran…
- Oh… scusa tanto Chenille…
Le fece il verso e una linguaccia l’amica, e Chenille ricambiò la smorfia, guardandola di riflesso nello specchio. 
Le due si stavano dando una sistemata prima di uscire. 
Chenille indossava un Jeans a trequarti azzurro, e una camicia bianca abbottonata distrattamente, le treccine raccolte in una coda di lato che scivolava morbida sulla spalla sinistra. 
Francis invece indossava un leggings di pelle nero, con degli stivaletti dello stesso colore, una maglia bianca che le scivolava addosso perfettamente, con una scollatura a V, e una giacca nera con le maniche a trequarti. 
I capelli ormai le erano ricresciuti, e una volta sciolte le trecce, le arrivavano all’altezza del petto, ma doveva fare qualcosa per riaccendere il suo colore. 
Nonostante ciò, le stavano bene, li aveva ondulati e di un castano scuro tendente al nero, il ché esaltava i suoi occhi e la sua pelle scura.
Dopo svariati minuti uscirono dagli spogliatoi, ma furono avvicinate da Thimoty:
- Hei ragazze…
- Ciao Timbo!
- Salve…
- Che eleganza… andate da qualche parte? 
- Uhm… a dire il vero… no.
- Io dovrei telefonare a mia madre e mia figlia… 
- Oh… scusatemi, non volevo farvi perdere tempo. 
- No, no, anzi… cioè…posso chiamarle anche più tardi.
Francis guardò l’amica con sguardo accigliato, ma sorridente, poi guardò Timothy e alternava lo sguardo tra i due. 
- Io in realtà vorrei posare questa borsa e mangiare un boccone, ho uno strano appetito. 
- Strano in che senso?
Disse Timothy per poi fingere un’espressione spaventata rivolta a Francis, che non trattenne una risata. 
- Poteri mangiarti, ti ho mai detto che sono carnivora? 
- Ouhhh ora sì che mi fai paura, ragazza!
- Arrr
Francis pronunciò un finto ruggito mimando anche dei finti artigli con la mano sinistra, lasciando ridere gli amici. 
Quando Timothy vide Justin passare accanto a loro distrattamente, mentre parlava con una sua assistente, lo chiamò:
- Hey J.
Justin ancora distratto si voltò verso l’amico e solo dopo si accorse della presenza delle due ragazze, e il suo sguardo cadde immediatamente su Francis, e la sua memoria vagò a pochi minuti prima a quando quella porta degli spogliatoi si era aperta per fatalità… un po’ troppo…
Fece un colpo di tosse a quel ricordo, e abbassò lo sguardo imbarazzandosi dei suoi pensieri:
- Heilà ragazzi…
- Che ne dici di portare queste due signore a mangiare un boccone? Electric Lady ha fame…
Francis sorrise a quella parola, e incuriosita li guardò entusiasta:
- Come mi hai chiamato?
- Oh no, i diritti di autore vanno a Justin… è lui che ti ha soprannominata così dopo l’episodio di oggi. A proposito… mi fai rivedere quella finta scossa elettrica? Qui tutti ne parlano e io sono l’unico ad essersela persa…
Francis ignorò per un attimo l’amico e si voltò a guardare Justin e gli sorrise divertita, poi gli diede una spallata per scherzo.
- Electric Lady, eh? Bella trovata… mi piace!
- Dovresti scriverci una canzone.
Suggerì scherzosamente, Chenille.
Justin sembrò aver perso l’imbarazzo iniziale e dimenticò di aver visto quello che aveva visto, e cominciò a sorridere.
- Ti piace? Uh?
Le domandò con un insolito tono basso, quasi sensuale, la ragazza lo guardava con leggera malizia e gli sorrideva in quel modo che lo mandava fuori di testa. 
- Moltissimo…
Rispose lei allo stesso tono. 
Timothy e Chenille si sentivano quasi di troppo, e il produttore alzò le mani:
- Se volete togliamo il disturbo…
Francis ancora sorridente, si voltò verso l’amico e disse:
- Di che stai parlando? Mi avevi appena promesso una cena…
- Vieni con noi, JT?
Justin guardò Francis:
- Se non sono di troppo…
- Credo che li facciano ancora i tavoli per quattro persone…
Disse con ironia la ragazza, rivolgendo un lungo sguardo al cantante, che scherzando cominciò a farle il verso con una vocina e gesti tipici di ragazzine:
- Ouh… che cosa fantastica, allora stasera mangeremo insieme! Yeeeh. Dopo cena ci mettiamo lo smalto sulle unghie, ok? Uhm… Queste unghie sono tue o sono finte, tesoro? 
- Sono vere, tesssoro. Questo è tutto vero!
Disse la ragazza stando al gioco del cantante e cominciando a muovere il bacino, passandosi le mani lungo i fianchi.
Lo sguardo di Justin cadde sul fondoschiena della ragazza e lentamente smise di ridere, un po’ perché ricordava sempre la scena di prima nello spogliatoio, e un po’ perché sentiva Timothy e Chenille parlottare tra loro, e dire:
- Io continuo a sentirmi di troppo. 
- Non dirlo a me… neppure sono sicura di conoscerla…
Chenille guardava Francis trattenendo un sorriso, mentre cercava di apparire seria, con un sopracciglio alzato. 
- Ok, credo si sia sentito il mio stomaco brontolare…
- Io l’ho sentito..
- Sì, anch’io!
- Sono sempre l’unico che si perde le cose, qui?
- Mi sa di sì, Timbo…
Il produttore scosse il capo sconsolato e afferrò il suo cappotto prima di uscire assieme ai ragazzi. 
[…]
Decisero di andare a cena in un ristorante Italiano, e non restare nell’albergo, approfittando così di fare un giro per Vegas.
- Potrei mangiare cibo italiano per il resto della mia vita.
- Cosa te lo impedisce?
- I carboidrati… 
- Oh… beh io dico che un po’ di ciccia ti starebbe bene.
- Con la panza continuerei a piacerti?
- Chi ti ha detto che mi piaci?
- Chenille…
Mentì, poi Francis si voltò in direzione di Chenille con un finto sguardo preoccupato:
- Hai detto una cosa simile?
La ragazza era impegnata a chiacchierare col produttore di questioni di lavoro, quando si accorse che Francis le stesse dando attenzione:
- Eh? Scusa, che hai detto?
- Lascia stare.. e comunque …
Ignorò l’amica e si voltò in direzione di Justin che si morse le labbra per trattenere una risata, cercando di restare serio.
- Stai ridendo?
- Io? No!
- Sì! Stai ridendo di me!
- No, mi è venuta in mente una battuta di un film e ridevo da solo… 
- Che?
- Mi piace quando dici “Che” si sente il tuo accento spagnolo…
- Guarda che non sono spagnola, eh… 
- Lo so… sei Polacca. 
- Polacca? Ma la sai la geografia?
- Assolutamente sì! La Polonia si trova in Africa!
- Ti prego dimmi che stai scherzando…
- Vi prego ditemi che siamo arrivati…
Disse in un lamento Chenille, mentre erano in limousine. Timothy diede un’occhiata dal finestrino:
- Sì, siamo proprio arrivati.
Justin ridacchiava divertito, mentre Francis aveva ancora qualche dubbio sulla cultura del cantante, che stava chiaramente scherzando. 
Il ristorante si chiamava “Da Tony” nome tipicamente Italiano, ed era molto lussuoso, con gli interni di ceramica italiana, tavoli rotondi di media grandezza e sedie a vista molto comode. 
- Oddio, non vorrete portarmi lì dentro vestita così… indosso degli stracci. 
- Guarda me, sono vestita come una teenager che va in discoteca…
- Io dico che state bene, voi donne vi fate troppi problemi inutili.
- Fidati, Timbo, tutti ci noteranno lì dentro. 
- Beh questo lo faranno indipendentemente dall’abbigliamento, Fran. 
Chenille indicò i due uomini con un cenno di capo, e Francis scrollò le spalle:
- Pazienza allora…
- Entriamo?
- Entriamo!
Timothy lasciò entrare prima le ragazze, e poi lui e Justin le seguirono in coda, per poi congedarsi dalle due per andare a parlare con il proprietario del ristorante, che non poté non notarli. 
- Cavolo, bella! Questo sì che è lusso… Se potesse vedermi Mama Su in questo momento…
Chenille non ricevette risposta da Francis, così si voltò in direzione dell’amica e notò che era tutta presa da qualcuno che era seduto ad un tavolo.
- Hey, bella… chi hai visto?
Francis fissava un ragazzo al tavolo, in compagnia di una ragazza che però le dava le spalle; non le fu difficile riconoscerlo, era Lucas… il DJ. 
Con occhi sbarrati per la sorpresa di vederlo proprio lì e per la rabbia che le era scattata non appena lo aveva visto: lo fissava incessantemente.
- Bella… dove vai??
Francis ormai non vedeva altro che quel lurido bastardo, accecata dalla rabbia si avvicinò al suo tavolo come una furia, afferrò la tovaglia che copriva quel tavolo ben apparecchiato e gli rovesciò tutto addosso, cogliendolo di sorpresa.
Tutto il ristorante si mobilizzò a quel gesto, e il ragazzo che non l’aveva vista, tentava di ripulirsi il vestito alzandosi in piedi e riconoscendola in pochi secondi. 
Una vena di spavento si marcò sul suo volto:
- Francis? Tu che ci fai qui?
Francis nel arrivare come un uragano a quel tavolo, aveva urtato la sedia su cui era seduta la presunta ragazza del DJ, facendola cadere a terra.
La ragazza non staccava gli occhi di dosso a quel bastardo, aveva lo stesso fuoco e la stessa rabbia accecante di quattro anni fa: quando gli scaraventò la consolle giù dalla sua postazione; e Lucas se ne accorse, eccome se, se ne accorse.
Poi però, Francis fu catturata per un attimo dalla ragazza a terra, aveva un pancione grosso quanto un cocomero… era incinta. 
Si precipitò ad aiutarla ad alzarsi, e mortificata, le sussurrò:
- Perdonami, non ce l’ho con te…
La giovane ragazza la scostò in malo modo, senza potersi spiegare chi diavolo fosse Francis e perché avesse fatto quello che avesse fatto. 
Fran incassò il colpo, ma solo dopo essersi accertata che la ragazza fosse tornata in piedi sulle proprie gambe, tornò a guardare il ragazzo, mentre nella sala Justin, Timothy e Chenille tentarono di avvicinarsi all’amica, ma lei a sua volta si avvicinò a Lucas:
- Pezzo di merda! E’ tutta colpa tua! Non sei degno di quel bambino! Non meriti di diventare genitore!
Francis ancora soffriva per la perdita del suo bambino, e non poteva accettare che invece Lucas potesse avere la possibilità di diventare padre con tutta tranquillità, dopo quello che era successo.
Il ragazzo alzò le mani visibilmente scosso e spaventato:
- Ti prego, Fran, mettiamoci una pietra sopra… sono in viaggio di nozze ormai…ne è passato di tempo…
- Il tempo sarà passato per te, ma non per me!
Diceva a denti stretti la ragazza, che si avvicinava sempre più al ragazzo che a sua volta indietreggiava lentamente:
- Se non fosse stato per la tua stupida scommessa, a quest’ora Emma sarebbe ancora viva! Se non avessi mai conosciuto quella merda di Fabio, se non mi fossi sentita male a causa sua, quell’incidente non sarebbe mai accaduto! TU! TU HAI MANDATO A PUTTANE LA MIA VITA! 
- Hey… hey.. ascolta, non immaginavo che finisse così, era solo una stupida scommessa… mi dispiace per Emma! Sono anche venuto al suo funerale…
A quelle parole, Francis non ci vide più. Non poteva accettare che quel lurido traditore avesse osato recarsi al funerale della sua Emma, così impazzì letteralmente di rabbia e cominciò a colpirlo con un pugno sull’occhio, poi sul mento, sulla guancia, finché non fu fermata dall’intervento di alcuni agenti della polizia, che erano stati allertati dai proprietari del locale, non appena Francis si era avvicinata a quel tavolo. 
Fu necessario l’intervento di tre agenti per riuscire a fermarla, ma la ragazza urlava ancora e chiedeva di essere lasciata libera, ma continuava a parlare in Italiano. 
Aveva dimenticato di trovarsi a Las Vegas, aveva dimenticato di dover parlare in inglese, aveva dimenticato tutto in quel momento, pensava solo a voler far del male a quel bastardo.
Finalmente riuscirono a trascinarla fuori dal locale, e ad avvicinarla alla volante della polizia, ma lei ancora con i nervi a mille, estrasse il suo tesserino della USA Army. 
- Toglietemi immediatamente le mani di dosso. Lasciatemi libera o giuro su quanto è in mio potere che vi farò radiare dall’arma!
Fortunatamente, stavolta Francis ricordò di dover parlare in inglese per farsi capire.
Gli agenti, visibilmente presi alla sprovvista, lasciarono andare la ragazza, anche se continuavano a temere che potesse compiere qualche altra pazzia.
Fuori al locale si avvicinarono i proprietari del locale assieme a Timberlake, Timbaland e Chenille. 
- Portate via di quei questa pazza! Non vogliamo più vederla qui dentro!
Justin tentava di calmarli tenendo le mani in avanti, ma Francis cercava di avvicinarsi a loro però gli agenti glielo impedirono:
- Non temete, idioti, non metterò mai piede in questo schifo di posto. 
- Io la denuncio!!
- Bene! Ci vediamo in tribunale, mandatemi l’invito!!!
- Hey, hey Tony, Gio… smettiamola adesso, ok?
Justin e Timbaland cercavano di tenere gli animi dei proprietari, calmi, mentre invece Chenille si avvicinò a Francis.
- Hey bella, basta, dai… 
Francis aveva come dimenticato della presenza o quasi dell’esistenza di Chenille e degli altri… ormai era come se fosse tornata alla sua vita di quattro anni fa.
Fece un respiro profondo e la guardò con un po’ di vergogna, rendendosi conto soltanto in quel momento della figura che avesse fatto davanti a lei e ai due artisti. Così presa dalla mortificazione, si allontanò dal gruppo.
[…]
Rientrò in albergo a piedi, a notte inoltrata, probabilmente Justin, Chenille e Timbo, erano già nelle loro camere, ma non volle disturbarli, avrebbe chiesto scusa per il suo comportamento il giorno seguente.
La notte però portò consiglio… o meglio un’idea malsana alla ragazza. 
Era notte inoltrata, ma col fuso orario italiano non avrebbe creato problemi se avesse telefonato a degli amici, e così fece.
Telefonò ad un suo vecchio amico ai tempi di Parma, si chiamava Fabrizio, questo ragazzo conosceva molto bene sia lei che Lucas, perché col ragazzo aveva frequentato lo stesso liceo, mentre invece con Francis si erano conosciuti nel suo locale, ed erano soliti stare insieme parecchie serate; aveva qualche anno in più di lei, ma era comunque giovane.
Francis si fidava relativamente del ragazzo, sapeva bene che lui non faceva parte di quella scommessa, sapeva che era fuori da quel giro perché era un ragazzo con la testa sulle spalle che aveva cominciato a lavorare come commercialista sin da giovanissimo, e quindi sapeva che tipo era.
Fortunatamente non dovette richiamare, per ottenere una sua risposta:
- Francis? Sei davvero tu? Cavolo, ne è passato di tempo!
- Già… ne è passato parecchio…
- Ho saputo di Emma… non immagini quanto ci sia stato male. Avrei voluto telefonarti, ma non riuscii a rintracciarti in nessun modo, infatti mi stupisco del fatto che tu abbia il mio numero…
Francis non fece parola sulla storia di Emma, e con amarezza, cercò di rigirare il discorso e portarlo su un’altra pista.
- Sì, beh non ero certa che l’avessi ancora attivo… ma ho tentato ed ho avuto fortuna…
Diceva in tono garbato e gentile la ragazza:
- Sono davvero felice di risentirti e sapere che stai bene. Ma dove sei? Mi hanno detto che sei andata via da Parma, dopo …la tragedia…
- Sì… ho preferito cambiare… ma scolta, in realtà ti ho telefonato per un motivo ….
Il ragazzo cambiò tono e subito si mise a disposizione di Fran, assumendo un tono di voce più serio:
- Ma certo, certo, dimmi come posso esserti d’aiuto…?
- In realtà volevo avere notizie di Lucas… so che tu e lui siete molto amici, ma io purtroppo non riesco più a mettermi in contatto con lui. Vorrei fargli una sorpresa, quindi ti pregherei di essere discreto e non dire in giro che l’ho cercato. 
- Oh… ma certo, conta sulla mia discrezione, sai che ti puoi fidare.
- Certamente, per questo mi sono permessa di telefonarti…
- A dire il vero Lucas non lo vedo da un bel po’ anch’io, perché adesso vivo a Milano per lavoro, ma ho saputo che si è sposato e che diventerà padre a breve…
- Davvero???
Esclamò cercando di simulare come meglio poteva un tono sorpreso a quella notizia:
- Sììì! Assurdo per uno come lui, vero?
- Beh… sì, effettivamente sì… io continuo a vederlo come il DJ del suo locale…
- A dire il vero continua a gestirlo.
Ecco dove voleva arrivare la ragazza. Con tono profondo, disse:
- Davvero?
- Sì, sì
- E come vanno le cose? E’ sempre lo stesso locale o si è spostato?
- Sempre lo stesso locale, ma ovviamente lo ha rimodernato parecchio. Dicono che abbia vinto dei soldi, non so dirti come…
“La scommessa” pensò Francis, e la rabbia continuava ad alimentarsi.
- … e che abbia fatto lavori costosi dentro…. Beh mi fa piacere per lui…
- Sì, anche a me. Sono davvero felice per lui e che la sua vita proceda bene. 
Mentì la ragazza.
- Sì… beh e io sono felice di averti risentito e di sapere che stai bene.
- Grazie, Fabrizio, anche io sono felice di averti risentito.
- Ma allora ripassi per Parma?
- NO! No, assolutamente… non credo di tornare…
- Oh…
Francis si precipitò, forse con un po’ troppa foga, nel dire che non sarebbe tornata a Parma, ma voleva essere certa di convincere il ragazzo che non stesse mentendo.
- Sai… dopo la morte di Emma, preferisco non tornarvi più… troppi ricordi…
- Ma sì… immaginavo fosse questo il motivo…
- Sì…
- Beh ma potresti comunque avere occasione di rivedere Lucas, un giorno, chissà.
- Certo, certo… ma ti pregherei di non dirgli che l’ho cercato, né a lui né ad altri. Magari riesco a combinare qualcosa e fargli quella sorpresa. 
- Conta sulla mia discrezione, Fran.
- Grazie infinite, Fabrizio, davvero mi ha fatto molto piacere risentirti.
- Lo stesso vale per me, abbi cura di te.
- Lo farò… grazie Fabri… a presto. 
- Un abbraccio. 
[…]
La telefonata terminò e Francis indossò in un lampo gli abiti che indossava quella sera, e uscì di fretta e furia dalla sua camera. Nel farlo però, si ritrovò Justin davanti, inaspettatamente. 
- Justin… 
- Dove stai andando?
Le chiese lui accigliato e sospettoso.
- Venivo … venivo a cercarti…
Disse con tono poco convincente, la ragazza, guardandolo:
- E’ successo qualcosa?
il ragazzo tentava di indagare, guardandola dritta negli occhi e cercare di capire cos’avesse. 
- Un mio zio… sta poco bene… potrei assentarmi per qualche giorno? So che siamo nel mezzo del lavoro ma… è davvero…
- Grave?
- Esatto… sì!
Justin la guardava allarmato, ma cercò di farla rientrare in camera, e l’unico modo che aveva per farlo era quello di andarle incontro e costringerla ad indietreggiare. 
- Mi dispiace per tuo zio. 
Justin chiuse la porta alle sue spalle e vi si poggiò, guardando Francis che intanto non capiva le intenzioni del ragazzo.
- Cosa c’è? Perché siamo entrati?
- Non volevo svegliare le camere accanto…
- Perché avresti dovuto svegliarle?
- Volevo chiederti di stasera. Credo di meritare una spiegazione…
Francis abbassò lo sguardo spazientita e lanciò sul letto il giubbotto di pelle che aveva tra le mani:
- Vecchi screzi Italiani…
- Era il tuo ex ragazzo, quello?
- No! No, assolutamente! Come ti viene in mente?
- Come, dici? Hai travolto lui e la sua ragazza incinta, mettendogli le mani addosso…
Francis cominciava a sentirsi mortificata, e con un po’ di vergogna, abbassò lo sguardo, non reggendo quello del ragazzo che cominciava a pesarle.
- Non è questo il motivo…
- E quale sarebbe? Non capivo l’italiano!
- Non ne voglio parlare, adesso, ok?
Justin cominciava ad apparire incazzato, e la guardava incerto.
- Non puoi liquidarmi così, non puoi andartene ancora una volta, per poi tornare e far finta che nullo sia successo!
- E così sei uno che porta rancore? Perché non me ne hai parlato quando sono tornata l’altra volta? 
- Ero impegnato per il video…
- Te lo dico io perché, perché eri impegnato con Scarlett!
- Cosa c’entra questo adesso?
- Vorresti negarlo?
- Non credevo ti interessasse la mia vita privata, dal momento che tu hai la tua a cui pensare!
- Ma che cazzo dici?
- Di Caprio!
- Ancora con questa stupida storia? Perché continui a tirarla in ballo? Cos’è sei geloso? Non credo che tu abbia alcun diritto di interessarti alla mia vita. 
Justin la guardò male, deluso di sentirle dire quelle cose.
- Ho diritto ad interessarmi alla tua vita, se questa intralcia la mia carriera. 
- La tua carriera? Cosa ho fatto di così grave? Non credo di ostacolartela con due giorni di assenza!
- E’ già la seconda volta che molli tutto e te ne vai, e tra meno di un mese comincerà il tour! In quanto tuo datore di lavoro posso impedirti di lasciare il tuo posto di lavoro!
- E io in quanto a cittadino libero, posso andarmene!
- E molleresti tutto?
- Sì !
- Bene, allora vattene! Ma non tornare più!
Francis sbiancò a quelle parole, e il cuore cominciò a batterle a mille avvolta dalla paura di perdere tutto quello che si era costruita in quei mesi; non immaginava che stesse dicendo sul serio.
- Mi stai mandando via?
- Eh no! Non ti permetto di rigirare la frittata a tuo favore, sei tu che te ne stai andando!
- Dannazione, è per mio zio!
Francis si mise le mani nei capelli disperata, sapeva che gli stesse mentendo, ma era determinata a tornare in Italia per una faccenda che aveva lasciato in sospeso e che non poteva rivelargli. 
Justin restò a guardarla, senza muovere un muscolo, e con una mano sul mento, l’osservava assorto:
- Guardami negli occhi e dimmi che te ne vai davvero perché tuo zio sta male, e sarò il primo a riaccoglierti a braccia aperte.
Quello era un dentro o fuori, e Francis lo sapeva, per questo si sentiva morire lentamente. 
Voleva essere sincera con lui, e dirgli tutta la verità, ma temeva, anzi sapeva che non l’avrebbe lasciata andare; non dopo tutto quello che si erano appena detti.
Inoltre, poi, non voleva che la giudicasse male, ma come poteva mentirgli così spudoratamente? 
Provava qualcosa per quel ragazzo, affetto probabilmente, gli voleva bene, ma non voleva rischiare di perdere quel posto di lavoro che sognava di ottenere da tutta una vita. 
Così fece il cuore duro, gli si avvicinò di un passo e guardandolo dritto negli occhi, gli disse:
- Mio zio sta male…
Disse con un filo di voce, che si spezzò poi quando aggiunse:
- …Lasciami andare. 
Justin rimase in silenzio a quelle parole, continuava a guardarla dritto negli occhi, continuava a sperare che la ragazza crollasse da un momento all’altro e le confessasse che quella era tutta una menzogna, perché lui sapeva che stesse mentendo, se ne accorse dal suo sguardo. 
Un battito di ciglia fasullo la ingannò, non poteva crederle, non ci riusciva, anche con tutta la sua volontà.
Acconsentì con il capo tristemente, e abbassando lo sguardo, si spostò sulla sinistra e la lasciò passare, spianandole la strada per andarsene.
Francis lo guardò, avrebbe voluto che lui le ricambiasse lo sguardo, ma forse era meglio così, altrimenti non avrebbe più avuto la forza di andarsene. 
Si affrettò a recuperare il suo giubbotto di pelle dal letto, e senza neppure guardarlo, se ne andò.
[…]
Mentre si recava in aeroporto, Francis sentiva nel suo profondo, che le cose con Justin, da lì in avanti non sarebbero più state le stesse. 
Eppure era semplicemente il suo datore di lavoro, non doveva importargliene molto.
Certo, si trattava di una star della musica mondiale, ma la situazione non cambiava. 
Era una sua dipendente, doveva fare quello che le diceva, ma non doveva esserci altro. 
Però… non poteva mentire a sé stessa e negare che con lui si trovasse bene, si divertiva… quasi riusciva a tornare ad essere la persona che era un tempo, tornava ad essere sé stessa.
Le piangeva il cuore pensando di avergli mentito, non avrebbe voluto farlo, non voleva tradire la sua fiducia, lui che sembrava essere un così bravo ragazzo, lui che non lo meritava… ma doveva! Doveva andarsene, doveva farla pagare a qualche stronzo del passato. 
[…]
Arrivò all’aeroporto di Milano e nella notte tra il 5 Dicembre, e il 6, arrivò a Parma con un pullman da viaggi, assieme ad altre 30 barra 40 persone. 
Era distrutta, esausta da quel viaggio, ma non sarebbe comunque stata capace di dormire ripensando e ripensando allo sguardo di Justin che la guardava mentre gli mentiva senza pietà … e non sarebbe stata in grado di dormire se non avesse fatto quello che aveva in mente di fare.
Doveva smetterla di pensare troppo alle persone, doveva smetterla di avere dei punti deboli su cui fare pressione ogni volta. Lucas doveva pagarla. 
Erano le 7:00 del mattino, si trovava proprio lì, davanti al suo locale, l’insegna era quattro volte più grande della vecchia, vi erano aiuole che accompagnavano l’ingresso al locale che già dall’esterno era molto cambiato, più lussuoso… si notava lontano un miglio che aveva avuto del lavori costosi.
Fran si fece un giro attorno all’edificio e si assicurò che nessuno vi fosse dentro, o nelle vicinanze e soprattutto si assicurò che nessuno la vedesse.
Preferì non scassinare la porta per entrare e controllare ulteriormente che nessuno vi si trovasse all’interno, ne era già sicura. 
E Fu soltanto ad allora che afferrò delle grosse bottiglie contenenti benzina e cominciò a segnare il perimetro dell’edificio torno, torno gettandovi il liquido a terra.
Aveva ricevuto sguardi indagatori e strani nel pullman durante il viaggio, per quelle bottiglie, ma cercò di non pensarci.
Mentre gettava la benzina attorno al locale, la sua mente tornava indietro a rivivere la scena di quando l’aveva rivisto in quel ristorante a Las Vegas.
Non poteva accettarlo! Non poteva accettare che si fosse rifatto una vita come se nulla fosse, che avesse anche ristrutturato il suo locale con i soldi di una lurida scommessa fatta su di lei. 
Lui, Lucas, quel ragazzo DJ e proprietario della discoteca che frequentava assieme alla sua migliore amica quando era ancora felice, quando aveva dei puri sogni da ragazza, Lucas che conosceva da mesi, da anni, una persona che credeva amica, un amico di cui poteva fidarsi, e che invece l’aveva accoltellata alle spalle in modo losco e meschino. 
Giocando con i suoi stupidi sentimenti, giocando col suo stupido cuore, che era sempre stato chiuso ed isolato dal resto del mondo, e che invece si era donato alle mani di un lurido verme, che aveva a sua volta accettato una scommessa su una ragazzina…sì, una stupida ragazzina; mentre lui era padre di figli.
Adesso questa ragazzina era cresciuta, era diventata una ragazza, con più esperienza, con più dolore e sofferenza nel cuore, quel cuore che adesso non dava in mano a nessuno, cuore che ormai era diventato duro come una roccia.
No, Lucas non poteva vivere una vita da sogno, una vita felice che sognava anche lei… con un amore e un bambino in attesa, no, qualcosa gli avrebbe tolto e l’unica cosa di cui poteva privargli, era il suo amato locale. 
Accese un fiammifero e lo gettò sulla benzina che aveva appena rovesciato, restando a guardare quel locale, che conteneva tanti ricordi: andare a fuoco lentamente e totalmente. 
Era quasi come se in quel momento stesse bruciando, frantumando una parte di sé, una parte della sua vita.
Assieme a quel locale, andavano a fuoco ricordi, momenti… Andavano a fuoco le serate che trascorreva con la sua Emma a divertirsi in pista da ballo, quasi riusciva a rivederla ballare su quella pista, riusciva a vederla sorridere felice, e inevitabilmente sorrise anche lei, cominciando a piangere dall’emozione e dal dolore.
Riusciva a rivivere anche il momento in cui si era scontrata con Fabio, una sera come le altre, una sera che avrebbe cambiato di netto la sua vita… portandola alla distruzione. 
La puzza di fumo e le fiamme alte, la fecero tornare alla realtà; il locale era ormai vicino alla distruzione, doveva soltanto andarsene e cancellare ogni traccia di lei sup posto.
[…]
Avrebbe desiderato tornare a Napoli, rivedere i suoi fratelli, sua madre e i genitori di Emma… avrebbe voluto far visita alla sua tomba, ma preferì tornare in America e non lasciare tracce del suo ritorno in Italia.
Per tornare in America, però, dovette aspettare un giorno, e dormire in aeroporto su delle panchine. 
Non le risultò difficile, né nuovo per lei vivere in quel modo; ci era già passata prima ancora di conoscere Chenille De Noir… forse la sua più cara amica in quel momento. 
Aveva sbagliato con lei, aveva sbagliato a non telefonarle, a non spiegarle tutto, ma era stata travolta dalla rabbia, la sua incolmabile rabbia che le offuscava la mente e la ragione. 
Avrebbe dovuto scusarsi per il suo comportamento, e non vedeva l’ora di tornare in America per poterlo fare. 
Il volo però ritardò e Francis riuscì a rimettere piede in America soltanto la sera del 7 Dicembre del 2006.
Era un giorno freddo, ed era anche vestita leggera, sentiva che si sarebbe inevitabilmente ammalata.
Tornò nell’albergo Hilton due sere dopo averlo lasciato, ed era ancora pieno zeppo di gente che giocava ad azzardo, così come l’aveva lasciato. 
Esausta e con qualche filo di febbre, si diresse in camera sua, desiderosa di stendersi sul letto.
Un assistente di Timberlake la vide nel corridoio, e le andò incontro.
- Si sente bene, signorina De Laurentiis?
Francis faticava ad avere gli occhi aperti, ma tentò di dir qualcosa:
- La… la signorina De Noir… la signorina De Noir dov’è?
- E’ in camera sua, signorina, vuole che la conduca da lei?
Francis si aggrappò alla giacca di questo giovane ma grande e grosso ragazzo, riuscendo a restare in piedi, e gli disse:
- Sì.. sì la prego…
Il ragazzo la teneva su per un braccio e l’accompagnò in camera di Chenille. 
La ragazza era a telefono con Mama Su e si spaventò nel veder entrare Francis in camera sua in quello stato:
- Oh mio… Hey Mama Su, ti richiamo domani, ok?
Intanto la donna dall’altro lato della cornetta, si era accorta dal tono di voce della figlia, che qualcosa era successo, e preoccupata chiedeva spiegazioni, ma Chenille riagganciò tentando goffamente di tranquillizzarla.
- Credo che abbia la febbre alta…
Esclamò il ragazzo mentre aiutava Francis a stendersi sul letto, con un po’ di sforzo. 
Chenille le andò incontro le mise una mano sulla fronte, per accertarsene.
- Oh santo cielo, bella. Ma che cavolo stai combinando?
Francis cominciava a delirare a causa della febbre molto alta, e le diceva:
- Perdonami, Chenille… perdonami se non ti ho spiegato…
- Sta zitta, ora, bella… Riposa…
- No…
Francis tentò di catturare la sua attenzione, afferrando il colletto della sua maglia e trascinarla verso di sé, quasi muso a muso.
- No, Chenille… tu devi perdonarmi!
- Ma certo che ti perdono, bella. Ora smettila con questa storia!
Chenille si liberò con facilità della sua debole presa, e cominciò a toglierle le scarpe dai piedi, con l’aiuto del ragazzo.
- Vuole che chiami un dottore? 
- No, non è necessario, ma…
Chenille si munì di carta e penna e cominciò a scrivere qualcosa:
- Potresti gentilmente procurarmi queste medicine al più presto?
- Certamente, farò il più presto possibile!
- Ecco a te i soldi.
- Non è necessario, signorina. Paga il signor Timberlake per questo genere di cose..
- No!
Disse Francis, ancora debole.
- Non voglio che mi paghi le medicine, prendi quei soldi, ragazzo!
- Ma… signorine, questi sono gli ordini. Non devo accettare soldi dalla crew del signor…
- Ho capito che ti danno degli ordini! Ma tu prendili, poi non preoccuparti. 
- Avanti, bello, fa come ti chiede…
Il ragazzo amareggiato, prese i soldi ed usci dalla camera, facendo come gli era stato chiesto.
Dopo una mezz’ora, il ragazzo rientrò portando le medicine, e poi si congedò dalle ragazze.
Francis indossava una camicia da notte di Chenille, e aveva poggiato sulla fronte uno straccio bagnato che aiutava a tenere la febbre bassa, la quale le era salita quasi fino a 40°.
Grazie all’aiuto di medicine, ora cominciava a sfebbrare, e nel farlo, di conseguenza cominciò a delirare e a parlare senza sosta.
- Dovevo fargliela pagare… quello stronzo è stata la causa della morte di Emms…
Chenille era distesa accanto a lei e le teneva una mano ferma su quello straccio umido poggiato sulla fronte:
- Perché è colpa sua? Guidava lui?
Francis sorrise debolmente ed inspiegabilmente a quelle parole:
- No, guidava Emma… mi stava portando in ospedale di corsa… ero incinta e non ne ero a conoscenza. Non facevo altro che vomitare e non mangiare niente per settimane… Dovevo morire io, non lei, non il bambino, io e basta…
- Non dire così, bella…
Chenille le mise una mano sulla fronte e tentava di non commuoversi.
- Quel ragazzo… lui è stato la causa di tutto… se non avesse scommesso su di me e quel bastardo… io non mi sarei mai ammalata e quell’incidente non ci sarebbe mai stato… Ora tu conoscevi lei… Emma e anche lei starebbe qui con noi a ballare…Quel verme…che bruci all’inferno…
Mentre parlava barra delirava pensando ancora a Lucas, cadde in un sonno profondo.
[…]
Il giorno seguente, Francis riuscì ad alzarsi dal letto e voleva andare a tutti i costi a provare assieme agli altri. 
- Non puoi venire, bella, la febbre ti è scesa grazie ai medicinali, ma devi restare a letto o ti salirà ancora.
- DEVO ANDARE A PROVARE… NON POSSO STARMENE A LETTO. 
Nonostante Chenille si fosse opposta in ogni modo che potesse, Francis ebbe la meglio e si recò in sala prove. 
Indossava un pantalone della tutta bianco, con una t-shirt color lilla e un giacchettino legato in vita. 
Aveva i capelli leggermente scompigliati, e anche se lo nascondeva come meglio poteva, si vedeva lontano un miglio che era malata; i continui starnuti e colpi di tossene davano la conferma. 
Erano già tutti in sala prove, Justin compreso, e non appena entrarono in sala, Chenille si scusò con tutti:
- Chiedo scusa per il ritardo, ma è malata… ha la febbre. 
Ashley sembrò aver preso il posto di Francis in quei giorni, ballava lei con Justin, ma questo non creava alcuni problema a Francis, che anzi, preferiva starsene tra le ultime file. Alle parole di Chenille, tutti si voltarono a guardarla, ma lei rispose:
- Mi è passata, sto bene. Da dove cominciamo?
Justin la guardava come se avesse voluto dirle qualcosa, come se da un momento all’altro le avrebbe ordinato di tornarsene a letto, ma la vedeva molto determinata nel restare, e in più non voleva avere un’ennesima lite con la ragazza, quindi si limitò ad ignorarla e a lavorare.
Francis ripensò alle sue parole: 
“Guardami negli occhi e dimmi che te ne vai davvero perché tuo zio sta male, e sarò il primo a riaccoglierti a braccia aperte.”
Non l’aveva accolta a braccia aperte… per niente…
- Stiamo ripassando la coreografia di “Summer Love” ma l’ho modificata in certi punti, ed è piaciuta molto la mia riuscita a Justin, quindi spero che non ti dispiaccia…
Esclamò con finto tono modesto la ragazza, rivolta verso Francis, che inclinò le labbra verso il basso, e con un’espressione di indifferenza, esclamò:
- E’ lui il capo. E’ lui che decide. 
Si portò le mani sui fianchi e restò a guardarli; Justin sorrise amareggiato a quelle parole, ferito dal comportamento menefreghista della ragazza, ma decise di non andarle troppo dietro, avrebbe soltanto perso il suo tempo. 
- Molto bene, allora cominciamo!
Ashley sembrava a suo agio nel dettare legge, sperando di far accusare qualche colpo basso a Francis, ma la ragazza non fece altro che ignorarla per tutto il tempo, senza fare il suo gioco. 
Nel vedere le modifiche che aveva apportato alla sua coreografia, Fran non poté fare a meno di notare che tutti i passi che aveva inserito la ragazza, erano passi eccessivamente sensuali ed erotici. 
Non sapeva se riderne oppure no… ma tentava con tutte le sue forze di ignorarla e farla accusare con la sua noncuranza, fortunatamente la febbre contribuiva nel farlo. 
L’unica cosa che però non riusciva a trattenere, era la tosse che cominciava a peggiorare. Di tanto in tanto, durante delle coreografie, doveva accasciarsi, o allontanarsi dal centro pista per tossire e cercare di calmarla, sotto gli occhi di tutti i ragazzi che la guardavano preoccupati, ma che però continuavano a fare il loro dovere, e mai si fermavano per assisterla; lei non chiedeva altro. 
- Ok adesso ragazzi facciamo cinque minuti di pausa!
Esclamò Ashley totalmente a suo agio nei panni della prima ballerina, poi si voltò in direzione di Justin, un attimo titubante, ed esclamò con un tono ed un’espressione da gatta morta:
- Per te va bene, Justin?
- Oh, sì, certo. Pausa per tutti, ragazzi!
Justin guardò fugacemente e distrattamente Francis per un nanosecondo, poi uscì dalla sala mentre si tamponava il sudore dalla fronte con un’asciugamani.
Ashley si avvicinò a Mike, il quale cinse Ashley per i fianchi, e si baciarono. 
Chenille mutò espressione, e avrebbe volentieri messo fine a quel bacio, mentre invece Francis li osservava da lontano. 
Tra loro le cose sembravano procedere bene, nonostante tutto; sembravano molto affiatati ed attratti l’uno dall’altra, nonostante la ragazza continuasse a provarci spudoratamente con Timberlake, questo a Mike sembrava andargli bene.
- Se Mama Su potesse essere qui, sono sicura che lo sculaccerebbe davanti a tutti…
- E non oso immaginare cosa potrebbe fare ad Ashley…
Le rispose in tono assorto, mentre ancora fissavano la coppia scambiarsi effusioni durante quella pausa.
- Già… probabilmente le staccherebbe capelli e pelle, per arrostirne le ossa. 
- Era proprio quello che avevo immag…
La tosse interruppe la sua frase, tosse sempre più forte e profonda. 
Chenille si chinò verso l’amica e le disse:
- Non vuoi proprio tornare in camera? Dai bella, non essere testarda…
- Davvero, Chenille, è solo un po’ di tosse, mi passa. 
In quel momento rientrò Justin in sala, e prima di chiudere la porta di vetro per tornare a provare, salutava una ragazza che restò lì fuori ad aspettarlo per tutto il tempo della durata delle prove.
La ragazza era alta, magra e con i lineamenti del volto un po’ somiglianti quelli egli asiatici, con occhi castani a mandorla e grande labbra carnose. Capelli lisci, castani le scivolavano in avanti fin giù il petto. 
- Avete visto quella chi è?
- Ha una faccia conosciuta ma non riesco a ricordare dove l’ho vista…
- Ma sì è un’attrice famosa…
- Com’è che si chiama?
- Oddio non riesco a ricordare…
Alcune ragazze del gruppo di ballo, bisbigliavano tra loro, mentre osservavano Justin avvicinarsi a lei, dopo la fine delle prove. 
Francis presa dalla curiosità, continuava a guardarli e notava le grandi risate spontanee e felici che si faceva Justin in compagnia di quella presunta attrice.
- E’ Jessica Biel…
- Ecco sì! E’ lei! 
- Si dice che stia con l’attore Chris Evans…
- Ma non si erano appena lasciati?
- Davvero??
- Sì, l’ho letto l’altro giorno su una rivista!
A queste parole, Francis cominciava ad avere la nausea, così si allontanò dalla sala per andare negli spogliatoi a farsi una doccia, lasciando Chenille e le altre al loro gossip accanito. 
Durante il tempo in cui si concesse la doccia, non poteva far a meno di notare che gli spogliatoi fossero vuoti. La cosa la stranì, così dopo essersi vestita, uscì portando la sua borsa a tracollo.
Una volta fuori, accigliata osservò tutte le altre attorno a quell’attrice e a Justin parlare di qualcosa, chiuse la porta degli spogliatoi continuando a guardarli incuriosita, così si avvicinò a Chenille, ma questa era troppo presa nel parlare con la Biel per accorgersi del suo arrivo.
- Siete sicuri che possiamo unirci a voi?
- Certo, ragazzi, vi invito personalmente. 
- Chenille!
Sussurrava Francis, per catturare la sua attenzione, ma la ragazza continuava a parlare con l’attrice:
- Allora andiamo a prepararci! Oddio che bello!
- Chenille!!!
Francis continuava a chiamare l’amica a bassa voce:
- Non so cosa mettere!
- Oddio non mandare in panico anche me!
- Io credo di avere qualcosa adatto alla serata…
Sembravano tutte delle damigelle impazzite, e Francis irritata dal fatto che l’amica non la degnasse di una minima attenzione, sbottò a chiamarla per la terza volta, ma con un tono di voce più alto e incazzato. 
- CHENILLE!!!! 
Quasi tutti si voltarono verso di lei, imbarazzata Fran sorrise appena, e tornò a guardare Chenille rimproverandola con uno sguardo. 
- Si può sapere che succede? Perché non siete venute a farvi la doccia?
- Scusa, bella, ma ci hanno trattenuto loro… 
Nel momento in cui Francis alzò lo sguardo, incrociò quello di Justin, che subito smise di guardarla e si voltò in direzione di Jessica.
- E perché?
Chiedeva curiosa Francis, mentre era tornata con la sua attenzione verso l’amica:
- Ci hanno invitato tutti ad una serata di beneficenza qui in albergo. Si gioca ad azzardo, bella! 
- Oh… beh credo che me ne starò in camera mia… sai ho ancora un po’ di febbre…
- Ma come? Poco fa continuavi a ballare, e ora vuoi perderti una serata simile?
- Non…
- E poi è per beneficenza su Bambini…
- …
Francis restò a bocca aperta cercando di dire qualcosa, ma a quelle parole, si convinse. 
- Vado a cercare qualcosa di decente da indossare, allora….
- A dopo, bella, vai così!!
Chenille sorrise a pieni denti, super eccitata nel trascorrere una serata tra il lusso del gioco d’azzardo nella capitale mondiale del gioco d’azzardo: LAS VEGAS!
[…]
- Wow Chenille, dove hai preso quel vestito? È bellissimo!
- Lo so!
Esclamò con zero modestia la ragazza, felice del suo vestito.
- L’ho acquistato qui a Vegas, qualche giorno fa… amo il momento di quando ci pagano!
- Ci hanno pagato?
- Certo, bella! Ma eri via per tuo zio… credo che li abbia presi il tuo agente.
- Mhhh… strano non ne sapevo nulla.
- Si sarà dimenticato di dirtelo, infondo sei tornata soltanto ieri sera…
- Mh… forse hai ragione.
- Comunque anche il tuo vestito è da togliere il fiato!
Erano entrambe vestite di nero, ma con modelli totalmente differenti: 
Chenille indossava un vestitino con un gonna larga tappezzata da paillettes dorati sui bordi, avvitato sul seno e senza spalline, le sue lunghe treccine le aveva raccolte su in uno chignon, mentre Francis aveva un look molto più sexy, con un vestito a tubino con maniche lunghe che arrivava all’altezza delle ginocchia, e non lasciava spazio all’immaginazione dato che metteva in risalto tutte le sue belle forme, nonostante fosse privo di scollature; i capelli li aveva sciolti e ondulati sino all’altezza del seno.
- Questo vestito ce l’ho da anni… infatti mi calza un po’ stretto… sarò ingrassata…
- Meglio così… evidenzia le curve, baby…
- Sì, così riuscirò ad accalappiare un bel vecchio riccone, stasera.
- Oh.. no, bella, quelli sono miei!
- Vedremo!
Le due amiche scherzando, uscirono di camera e si diressero al piano terra dell’albergo, dove vi era l’infinita sala giochi con un infinità di persone intente a scommettere soldi. 
Non fu difficile trovare Jessica Biel, che era vestita molto elegante anche lei con un vestito color panna, che portava dei ricami attorcigliati lungo il suo fianco sinistro, i capelli raccolti in una coda elegante, con la frangia che le scivolava lungo la fronte.
- A me quel vestito non piace… sembra impacchettata.
- Come sei spietata nelle critiche, Chenille…
La ragazza si strinse nelle spalle con disinvoltura e disse:
- Se è orrendo il vestito, io non mi tiro indietro nel dirlo…
- Oh quindi avresti la faccia tosta di andare a dirglielo?
- Ehm… forse risulterei scortese, dato che ci ha invitate lei…
Francis la guardò e sorrise, sicura che avrebbe dato una risposta simile:
- Ecco…
Francis e Chenille se ne stavano ad un tavolo di roulette, a fissare gli altri giocare, Francis aveva le braccia incrociate sotto il petto, e con una mano teneva la sua pochette ben stretta, manco avesse degli assegni da milioni di dollari all’interno di essa.
- Oh ecco Jay! Hey, Jayyyyy!!!
Urlò Chenille senza rendersi conto di risultare un po’ troppo volgare, per un luogo simile.
Francis si portò una mano davanti alla bocca e cominciò a ridere, mentre osservava Jay avvicinarsi a Chenille, i due si salutarono con un battito di mano, quasi come se fossero ancora nel bronx. 
Jay si avvicinò subito a Francis e la guardò da capo a piede. 
- Se fossi la mia ragazza a quest’ora staremmo già scopando nel guardaroba!
- Jay!!!
Chenille gli diede uno schiaffo dietro la testa per rimproverarlo e proprio in quel momento passò accanto a loro Justin, che sentì la frase del ragazzo ed inevitabilmente guardò Francis anche lui dall’alto in basso, quasi a voler confermare quella frase, ma i due non si salutarono, né si rivolsero una sola parola.
Il cantante indossava un Jeans scuro con una camicia bianca con le maniche risvoltate fino ai gomiti, un gilet marrone chiaro, un cappello nero e una collana a catena che gli scivolava lungo la camicia sbottonata di appena due bottoni.
Justin proseguì per la sua strada ed avvicinarsi ad un tavolo d’azzardo in compagnia di certi suoi amici, mentre si avvicinava a loro l’attrice Jessica Biel.
- Voi dovete essere Chenille e Francis.. e… Eddy?
- Jay… ma se vuole può chiamarmi Eddy…
Disse il ragazzo guardando incantato la bella attrice, la quale sorrise alle sue parole:
- Devi scusarmi, è che Justin mi ha parlato molto di voi, mi dice che siete sempre insieme, e quindi ho tirato ad indovinare…
La risata della ragazza contagiò il ragazzo che abbassò la testa capendo il malinteso:
- Ora capisco…beh comunque può continuare a chiamarmi Eddy o in qualsiasi altro modo preferisce…
Jessica rideva divertita dal modo di fare del ragazzo, e garbatamente gli disse:
- Dammi del “tu” ti prego…Jay!
Gli rivolse un sorriso che lo incantò per qualche secondo.
- Volevo ringraziarvi per essere venute, questa serata è molto importante per la donazione all’orfanotrofio…
Francis fu catturata subito da quella parola:
- Orfanotrofio? C’è un orfanotrofio qui?
Jessica la guardò e gentilmente le cominciò a spiegare dove si trovasse con esattezza, che non era molto lontano da lì.
Dopodiché l’attrice rivolse un sorriso e uno sguardo curioso alla ragazza, mentre inclinava il capo da un lato e le chiese:
- Come mai sei così interessata all’orfanotrofio?
Francis non si aspettava quella domanda, e cominciò a credere di aver esagerato come suo solito nelle domande:
- Ehm…sono sempre stata attratta dai bambini… soprattutto quelli abbandonati negli orfanotrofi…
- Capisco… beh hai un animo nobile allora…
- Anche tu che organizzi delle donazioni…
Le due si sorrisero, poi l’attrice parlò a Chenille:
- Chenille, ti va di fare una puntatina? Oggi ne avevamo parlato…
- Puoi giurarci! Andiamo, bella! Ehm… volevo dire Jessica…
- Bella va bene, mi piace!
Sbottò in una risata l’attrice, mentre partiva in direzione di un tavolo assieme alla ragazza, poi si voltò in direzione di Francis:
- Tu non vieni?
- Oh…cominciate a puntare, io arrivo tra un po’, devo andare alla toilette..
Disse gesticolando vistosamente la ragazza, dopodiché si voltò e a passo svelto si allontanò cercando un bagno.
[…]
Uscita dal bagno dopo una quindicina di minuti dopo che vi era entrata, si incamminò di nuovo tra quei tavoli di roulotte in cerca di Chenille. 
Sentiva di avere ancora qualche filo di febbre, anche se la tosse sembrava essersi calmata rispetto alla mattinata.
Si portò la mano sulla fronte, mentre camminava, e scottava un po’ meno di ieri.
Arrivata ad un tavolo d’azzardo, un uomo sulla sessantina, molto attraente, che le ricordava moltissimo l’attore Michael Duglas, fermò il suo cammino e ancora seduto al suo tavolo, le disse:
- Mi scusi, signorina…
Francis si voltò cercando di essere sicura che l’uomo stesse parlando proprio con lei.
- Sì, ce l’ho proprio con lei…
L’uomo le sorrise con galanteria e si alzò andandole incontro. 
Al tavolo da poker a cui era seduto, vi erano altri quattro uomini in smoking, più o meno della sua stessa età, se non più giovani.
- Mi scusi, mi presento, il mio nome è George McGrey, molto lieto di conoscerla.
L’uomo prese con delicatezza la mano di Francis e gliela baciò galantemente. 
La ragazza cominciava a non capire cosa potesse mai volere quell’uomo da lei.
- Francis De Laurentiis…
- Francis, che nome incantevole
Le sorrise l’uomo, facendo poi sorridere anche lei.
- Si starà chiedendo come mai l’ho fermata…
Intanto una folla di curiosi li ascoltava ed osservava, parlottando tra loro qualcosa:
- Ecco vede… sarei nel pieno di una partita di poker molto importante e… non appena l’ho vista ho avuto una mano molto fortunata, e fino a poco fa perdevo più di settemila dollari. Le andrebbe di avvicinarsi al mio tavolo e farmi da portafortuna?
Francis non poteva credere che l’uomo dicesse sul serio, e lo guardò accigliata, per poi sorridere a quella proposta.
- Mi scusi… ma forse lei mi ha scambiata per qualcun'altra…
- Oh no, no, no… è proprio lei quella di cui ho bisogno… La prego, non deve far altro che restare per una sola mano. 
- In realtà io…
- I soldi li darò tutti in beneficenza per quell’orfanotrofio.
Francis gli rivolse uno sguardo accigliato e confuso:
- L’ho vista parlare col suo gruppo di amici organizzatori della serata di beneficenza… e poi per vincerli ho un disperato bisogno di lei che mi faccia da porta fortuna…
Francis lo guardò e dopo alcuni secondi, accettò e seguì l’uomo al suo tavolo restando accanto a lui in piedi. 
- Scusate, signori, avevo bisogno di un po’di fortuna per l’ultimo giro…
Gli uomini guardavano Francis e sorridevano maliziosamente verso l’uomo.
Quegli sguardi e quei sorrisi non le piacevano, ma ormai non poteva più tirarsi indietro, così restò lì in piedi accanto all’uomo con le mani incrociate sotto il petto, osservandoli giocare senza però capirci molto. 
A fine partita l’uomo, come auspicato, vinse i soldi; anche se per qualche attimo temeva che l’uomo avrebbe perso tutto. 
Per festeggiare, l’uomo le offrì dello champagne, e Francis gentilmente accettò.
Nel momento del brindisi, si avvicinò loro Justin, il quale, parlò all’uomo:
- Posso rubarle la ragazza?
- Mi dispiace, signor Timberlake, ma non sa che donare il proprio portafortuna a qualcun altro gli fa perdere ogni valore?
Justin sorrideva all’uomo divertito, sembravano conoscersi, ma non si conoscevano affatto, se non per fama reciproca.
- Non credo in questo genere di cose, mi spiace…
- Beh io sì… e se vorrà la ragazza, dovrà vincerla.
Francis cominciava ad essere confusa e guardò l’uomo incerta:
- Come, scusi?
Chiese Justin facendo sfumare dal suo volto il suo bel sorriso.
- Una partita a poker, vinca e io le concederò il mio portafortuna…
- Mi scusi, ma lei mi sta scambiando per un oggetto…
L’uomo si voltò verso la ragazza con aria mortificata e le disse:
- Oh, no. La prego mi scusi se le ho dato questa impressione, non era nelle mie intenzioni mancarle di rispetto…
L’uomo le prese la mano e gentilmente le disse:
- Le andrebbe di partecipare a questo gioco? Sarà divertente, lei sarà solo la ragione per cui sia io che il signor Timberlake vorremmo a tutti i costi vincere. Non ci saranno soldi in palio, soltanto lei. E la mia promessa è mantenuta… i diecimila dollari vinti nella partita precedente, grazie a lei, saranno donati stasera stesso all’orfanotrofio…
Francis restava affascinata da quell’uomo, ogni volta. 
Le ricordava troppo Michael Duglas, attore d’età ma con grande fascino, così come lo era quell’uomo.
- Affare fatto.
Disse sorridendogli, e forse se non avesse quei gradi di febbre alta, a quest’ora l’avrebbe mandato al diavolo, ma volle accettare. 
L’uomo le sorrise, e la fece accomodare accanto a lui, mentre Justin prendeva posto difronte a loro, e guardava Francis con uno sguardo penetrante e serio.
Lei cercò di ignorarlo, ma ricevere quegli sguardi da parte sua, la mandava sempre in confusione.
Gli uomini giocarono forse con un po’ troppa serietà, in special modo Justin, che non si distrasse neppure per un minuto. 
La partita partì a favore del signor McGrey, e tutti davano per perdente Justin, il quale con un bluff risollevò la sua partita, e tornò ad essere pericoloso, ma dalla sua faccia non trapelava una minima espressione o emozione alcuna.
Aveva la così detta “Poker Face” per tutta la durata della partita, e dopo un momento finale, in cui tutti credettero che Mr. McGrey avesse vinto, Justin ribaltò la situazione e vinse la partita: vinse Francis.
- Ha giocato un’ottima partita, signor Timberlake.
Gli disse l’uomo sportivamente, allungandogli una mano per complimentarsi con lui, Justin gli sorrise cordialmente e si tenne quei complimenti con piacere.
- Infondo la posta in palio era molto allettante…
Aggiunse l’uomo mentre con una mano, invitava Francis ad avvicinarsi, la ragazza lanciò uno sguardo timido e fugace al cantante, poi diede la mano all’uomo, che a sua volta l’offrì al cantante:
- Me la tratti bene, stasera…è stata molto buona con me…
A quel punto Justin e Francis si guardarono, sembravano pronti a sposarsi, la ragazza distolse lo sguardo da lui e tornò a guardare l’uomo:
- La ringrazio per la sua donazione di stasera, signor McGrey… è stato un piacere conoscerla…
- Il piacere è stato mio, Miss De Laurentiis. Passi una buona serata. 
L’uomo salutò l’artista e si congedò da loro con eleganza. 
- Ti sei accalappiata l’uomo più ricco e famoso del casinò… i miei complimenti.
Disse con tono ironico, Justin tenendo ancora gli occhi fissi sull’uomo che si allontanava tra la folla, mentre Francis si voltò a guardarlo:
- Non mi sono accalappiata proprio nessuno…
Disse con tono offeso la ragazza:
- Dove te ne vai? Ti ho vinta a poker, o lo hai dimenticato?
- Fottiti, Timberlake!
Francis gli rivolse uno sguardo sinistro, poi lo superò e si allontanò da lui, il quale però cominciò a seguirla.
Francis avrebbe voluto dirgliene altre quattro, ma si trattenne, e continuò a proseguire per la sua strada, diretta verso gli ascensori dell’albergo.
- Lo sai che nel bagno delle signore non ti è permesso entrare?
- Correrò il rischio… se il mio premio a poker ha i piedi, mi tocca seguirlo ovunque pur di non perderlo…
- Finiamola con questa storia, l’ho fatto per beneficenza…
I due camminavano fianco a fianco, e Francis cominciava gradualmente ad avanzare il passo sempre di più; mentre Justin continuava a seguirla tenendo le mani nelle tasche dei suoi jeans. 
- Jessica è stata fortunata nell’averti stasera, grazie a te e al tuo saperti arruffianare il signorotto, ha guadagnato diecimila dollari per l’orfanotrofio.
- Stia zitto, Mr. Timberlake. Perché non se ne torna da Jessica? La starà cercando…
- Perché mi stai dando improvvisamente del “lei”?
- Lei è il mio capo, le porto rispetto…
- Ah sì, e come? Andandotene ogni volta?
A quella frase Francis alzò gli occhi al cielo spazientita, e si fermò prima di salire in ascensore, assieme all’addetto all’ascensore, che era un giovane sulla ventina che indossava una divisa molto elegante e accompagnava le persone ai piani che desideravano:
- La smetta con questa storia. E’ stato divertente, ma ora vorrei ritirarmi in camera mia, non mi sento molto bene. 
Justin guardò il ragazzo dell’ascensore, il quale con timidezza, non sapeva se guardarlo o meno, ma Justin gli sorrise e fece un passo entrando in ascensore:
- Allora mi tocca seguirti e assicurarmi che tu stia bene, dopotutto che razza di capo sarei se non mi interessassi dei miei dipendenti?
Francis si poggiò di spalle alla parete dell’ascensore e lo guardò male, ma un attacco di tosse la travolse proprio in quel momento. 
Justin le si avvicinò e la guardò:
- Vuoi dell’acqua?
Francis smise di tossire e lo guardò esasperata:
- La ringrazio, sto magnificamente, può anche andare.
- Insisto!
Justin cominciava a trovare divertente quella situazione, e il modo in cui Francis continuasse a dargli del “lei”. 
Il ragazzo fu incitato da Justin a premere il pulsante dell’ascensore e chiudere le porte.
- Che piano, signori?
- L’ultimo.
- Nessuno!
Esclamarono all’unisono i due ragazzi, causando del panico e della confusione nel giovane che non sapeva a chi dei due ascoltare:
- L’ultimo, proceda. 
- Lo fermi, signor Timberlake, ha una festa di beneficenza a cui tornare, che figura ci farebbe?
- Non abbandonerò il mio premio a poker…
Esasperata, Francis si arrese alle sue insistenze e si poggiò alla parete dell’ascensore con la testa che cominciava a girarle lentamente a causa della febbre che le aumentava.
[…]
Una volta arrivati, i ragazzi uscirono dall’ascensore, Justin salutò il giovane ragazzo e poi seguì Francis verso la sua porta di camera. 
La ragazza lo ignorava, ma aveva qualche difficoltà nel riuscire ad infilare la chiave della camera nella fessura.
- Dai, faccio io…
- Ce la faccio, non si preoccupi signor Timberlake.
Lo scansò lei di malo modo e tornò a provare a mettere la chiave nella fessura, ma senza successo. 
Ad un certo punto, la chiave le cadde di mano, così Justin la raccolse ed aprì la porta. 
- Avanti, entra!
Le disse lui aiutandola ad entrare, e la prima cosa che fece la ragazza, fu quella di togliersi le scarpe e buttarsi sul letto. 
- Vada via!
Disse in un lamento, mentre Justin le si avvicinò e le mise una mano sulla fronte, constatando che la febbre era molto alta.
- Stia in silenzio!
- Mi sta dando anche lei del “lei” ?
- La rispetto in quanto mia dipendente… ora stia in silenzio.
Justin si allontanò per andare a cercare della medicina da darle.
Francis credeva di starsi immaginando tutto, delirava per la febbre alta, e se ne stava distesa sul letto ancora con quel vestito addosso:
- Ecco… prenda questa…
Justin si avvicinò a lei con un bicchiere d’acqua e un’aspirina.
Francis lo guardò sorpresa, e soltanto dopo alcuni secondi si mise a sedere sul letto, e prese quella medicina:
- La ringrazio…
Disse in tono ironico la ragazza alzando gli occhi al cielo, cominciando a trovare stupida quella storia del rispetto reciproco. 
- Ora si riposi… 
- Lei va via?
- No, se mi chiede di restare…
- Devo chiederglielo?
- Certamente… altrimenti come farò a capire se vorrà o meno che io resti?
- Allora resti…
- Resto.
- La smettiamo con questa storia?
- Di quale storia sta parlando?
- Quella del darci del…
Un colpo di tosse fermò la sua frase, ma Justin capì e le disse:
- Hai cominciato tu…
- E ora la finisco. 
- Bene…
- Bene…
La ragazza si accovacciò sul letto, abbracciando il proprio cuscino, e lo guardò:
- Chenille aveva ragione a dirti quella cosa…
Justin si mise a sedere su una poltroncina accanto al letto, e le rivolse uno sguardo accigliato e confuso:
- Quale cosa?
- Tu mi dicesti che Chenille ti aveva detto che mi piacevi… aveva ragione…
Justin sorpreso di sentirglielo dire, cominciò a credere che quello fosse tutto effetto della febbre alta:
- Stavo scherzando… Chenille non mi ha detto nulla…
- Allora te lo dico io…
Justin le sorrise con malizia e finse di non arrivarci da solo, unicamente per sentirselo dire da lei in persona:
- Che cosa?
- Mi piaci.
- A sì?
- Sì… ma non significa nulla.
Il ragazzo si stranì e cominciò a guardarla confuso:
- Come sarebbe?
- Mi piaci come può piacermi qualsiasi altra persona… sei molto bello… gentile, simpatico, ma finisce lì.
Francis parlava quasi ad occhi chiusi:
- Oh beh… allora anche tu mi piaci…
- Davvero?
- Sì… ma finisce lì…
Ripeté lui con la stessa convinzione e menefreghismo che aveva lei nel confessarglielo.
- Ne sono felice…
- Già… anche io…
- Vuoi tornare alla festa?
Justin si guardò intorno e si accorse che stava per la prima volta guardando la camera e le cose della ragazza:
- No…
Lei si sollevò leggermente dal cuscino, poi lo guardò visibilmente distrutta:
- Vuoi stenderti accanto a me?
Lui la guardò e sorridendo appena si alzò dalla sedia e si avvicinò al letto andando a distendersi accanto a lei, lasciandola appoggiare con la testa sul suo petto.
Dopo qualche minuto trascorso ad accarezzarle i capelli dolcemente, entrambi caddero in un sonno profondo, restando in quella posizione per tutta la notte.




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