Konnichiwa!
Eccomi di ritorno con una one-shot…
-___-‘’ mia tant’!
È…
Sì, insomma, una one-shot divisa in due chappy! È
interamente finita, perciò pubblicherò la seconda
parte prestissimo, non temete.
Questa
mini-FF è dedicata alla mia tesora, Bea, alias xxsakura94xx
che oggi compie 14 anni!
Tanti,
tantissimi auguri tesora mia!! Ti voglio tantissimissimissimo bene!!
Spero proprio che il regalo ti faccia piacere!
Bene,
ora, senza altri indugi, vi lascio alla prima parte di questa mini-FF!
Buona lettura!
Kiseki
no Umi
La campanella
che segnava la fine dell’intervallo era suonata da un bel
pezzo; ormai le lezioni erano già cominciate ed i professori
che in quell’ora avrebbero dovuto avere in classe avevano
sicuramente già mandato qualcuno a cercarli, ma loro due
poco se ne importavano.
In fondo quello
che stavano facendo in quel momento era nettamente più
interessante rispetto ad una lezione di storia o geografia.
Ma,
d’improvviso, uno dei due ebbe qualcosa da dire.
“Sha-Shaoran…”
Niente da fare,
quel tentativo di frase venne bloccato sul nascere da un bacio,
l’ennesimo di quella mattinata.
“S-Senti,
non dovremmo…”
Un altro
tentativo andato a vuoto; le labbra del ragazzo serrarono le sue e le
impedirono di continuare il discorso che stava cercando di introdurre.
“Dai,
per favore, mi vuoi ascoltare?”
Questa volta
riuscì a terminare almeno una frase di senso compiuto;
logico, aveva bruscamente allontanato il ragazzo da sé con
una spinta poco gentile delle sue mani.
Il giovane
castano sbuffò seccato, risistemando un ciuffo di capelli
scappato alla sua composta frangia.
“Dimmi,
Sakura.” Proferì allora, dando una fugace occhiata
nei paraggi.
Fortunatamente
non scorse nessuno; sarebbe stato difficile credere
l’opposto. Il pianerottolo delle scale che portava alla porta
che dava sul tetto della scuola era sempre stato il loro nascondiglio
preferito dagli occhi indiscreti.
La ragazza
allora, riuscita finalmente a frenare la grande scarica di baci del suo
ragazzo, si riallacciò i bottoni della camicetta, sbottonati
dalle esperte mani di lui.
“Non
credi che dovremmo tornare in classe? La campanella
è già suonata da un bel
po’…” Disse mentre, cautamente,
allungava il collo oltre la ringhiera delle scale tentando di
verificare se, ai pianerottoli dei piani inferiori, ci fosse qualcuno.
Ma Shaoran la
riattirò a sé possessivamente, stringendola tanto
forte che alla ragazza quasi mancò il respiro… O
la colpa di quest’ultima cosa era forse di quegli occhi
ambrati che la fissavano in modo così caldo?
“Non
penso proprio.” Asserì Li mentre, poggiando il
viso contro al collo di lei, le solleticava la pelle con il suo alito
caldo.
A quella
sensazione Sakura rise, non potendo evitare di farlo. Cercò
di trattenere l’ennesimo sospiro e portò
involontariamente una mano fra i folti capelli castani di lui
intimandogli tacitamente di continuare a baciarla.
Ed il ragazzo
capì al volo quella sorta di ordine impartitogli nel
silenzio, riprendendo a lambire il collo di lei con le sue labbra.
“Però
ci daranno di nuovo una nota…” Sussurrò
Kinomoto mentre, facendo scivolare lenta la mano via dalla nuca di lui,
sfilava la sua camicia dai pantaloni e portava entrambe le mani sotto
di essa, prendendo ad accarezzare i suoi muscoli, che si contraevano
man mano che Li scendeva con i baci.
“E’
colpa loro!” Asserì convinto il ragazzo, ansante.
“Non avrebbero dovuto metterci in classi separate
quest’anno. E’ un’atroce tortura per me,
sai?”
“Lo
è di più per me!” Ribattè
scherzosamente la castana, lasciando che il cinese le sbottonasse di
nuovo la camicia in modo da potersi dedicare al suo collo in modo
più serio.
La spinse poi
delicatamente per le spalle e la fece sdraiare sulle scale, dedicandosi
avido alle sue labbra fruttate.
Stava per far
scivolare una delle sue mani all’interno della gonna della
divisa di lei, ma qualcuno alle loro spalle si schiarì la
gola cercando, forse, di attirare l’attenzione di entrambi.
Atterriti, i
due si voltarono nella direzione da cui il suono proveniva. Si
ripresero dallo spavento immediatamente, notando che chi li aveva
interrotti altri non erano che Takashi e Chiharu, anche loro
quell’anno costretti in due classi differenti: Mihamara con
Li e Yamazaki con Kinomoto. Spesso i quattro si chiedevano se quel caso
fosse davvero frutto di una coincidenza.
Sakura si
riallacciò per l’ennesima volta la camicetta
mentre Shaoran riponeva la sua all’interno di pantaloni. Si
stupì di trovare essi sbottonati e lanciò in
merito un’occhiatina sarcastica alla castana, che gli diede
risposta con una linguaccia.
“Forza dell’abitudine!”
Spiegò in breve la giovane mimando le parole con le labbra.
I due nuovi
arrivati attesero pazienti che i due amici si ricomponessero, infine
presero a fissarli con sguardo severo.
“Abbiamo
girato mezza scuola per trovarvi.” Sibilò Chiharu
con la fronte aggrottata e le braccia conserte. “Vero
Takashi?”
Cercava man
forte nel proprio ragazzo, ma egli era avvolto da chissà
quale nube di pensieri.
“Con
me Chiharu queste cose non le vuole fare.” Mugugnò
fra sé e sé serio il moro a testa bassa, credendo
che nessuno lo stesse ascoltando.
Ma gli altri
presenti lo udirono eccome. Sakura e Shaoran lo fissavano perplessi
mentre Mihamara, con le mani che pulsavano dalla voglia di malmenarlo,
gli regalò uno sguardo omicida degno di nota poco prima di
dargli un calcio nello stinco e farlo ruzzolare giù da quei
pochi scalini che lo dividevano dall’altro pianerottolo.
Soddisfatta
dall’operato, l’energica castana rivolse nuovamente
gli occhi sui due protagonisti della faccenda.
“Ma
non è questo quello che conta!” Disse poi con
espressione meno burbera, sventolando per aria una mano. Forse
massacrare il suo ragazzo era per lei una sorta di antistress o,
comunque, qualcosa che le rincarava la naturale dose di endorfina.
“Il preside vuole vedervi.”
Sakura
sobbalzò, preoccupata. “Il preside?”
“Esattamente.”
Asserì l’altra. “Vuole parlarvi.
È infastidito dal fatto che voi due facciate spesso dei
ritardi mostruosi e per di più simultanei alle lezioni. Ha
detto che vi vuole nel suo ufficio immediatamente.”
Li e Kinomoto,
titubanti, si levarono in piedi e presero a scendere lentamente le
scale, sicuri di stare dirigendosi verso il proprio patibolo.
“Altro
che nota…” Proferì la castana
deglutendo. “Stavolta ci scappa una sospensione.”
La voce di
Mihamara, però, richiamò nuovamente la loro
attenzione.
Trovandosi
già una rampa di scale più in basso rispetto ai
loro compagni, i due dovettero alzare la testa per poter guardare la
ragazza negli occhi.
Chiharu si
sporse oltre la ringhiera e lasciò cadere qualcosa nelle
mani di Shaoran.
“La
tua cravatta, Li.” Disse la castana, dall’alto.
“Lasciamo che ciò che combinate qua su resti
sottinteso e non esplicito, va bene?”
I due annuirono
sicuri e ripresero la loro discesa, mentre Yamazaki fece appena in
tempo ad alzarsi per augurare loro buona
fortuna.
“UNA
CHIAMATA! E DAL PRESIDE, PER GIUNTA!”
Era da almeno
venti minuti che Touya camminava su e giù per il salotto,
più o meno da quando lei aveva rimesso piede in casa; suo
padre, stranamente, non aveva ancora proferito parola.
E
così il preside dell’istituto non solo aveva fatto
sia a lei che a Shaoran una lavata di capo coi fiocchi, aveva
addirittura chiamato le rispettive famiglie informandole della
situazione di disagio che si era venuta a creare a scuola.
“Finchè
erano solo note quelle che portavi a casa andava ancora bene nei limiti
del possibile!” Continuava imperterrito Touya. Ma era
possibile che non si accorgesse del fatto che lei nemmeno lo stava a
sentire? “Ma addirittura una telefonata da parte del
preside… Questo è troppo, signorina! Lo capisci o
no?”
Sé,
sé… Lo capiva!
Piuttosto,
aveva qualcosa di più interessante a cui pensare…
Tra una cosa e l’altra si era quasi dimenticata che quel
pomeriggio, essendo quello il giorno del suo compleanno, Shaoran le
aveva preparato una bella sorpresa. Ancora si domandava cosa potesse
essere.
Diede
perciò una furtiva occhiata all’orologio appeso
alla parete del soggiorno e notò con disappunto che erano
già le due e mezza. Ancora tre quarti d’ora ed
avrebbe dovuto incontrarsi con Li sotto casa sua.
“Ma
guardala, nemmeno mi ascolta!” Proferì allora
esasperato il moro, notando spiacevolmente che la sorella era tutta
intenta a fare dell’altro piuttosto che ascoltarlo con la
dovuta attenzione.
In fondo quella
era o non era una sgridata? O almeno qualcosa che vagamente le potesse
somigliare…
Sakura,
scocciata, sbuffò alzandosi in piedi. “Ti ascolto
Touya! Tanto, telefonata del preside o nota che sia, tu mi ripeti
sempre le stesse cose! Dillo chiaro e tondo che reagisci in modo
così grave solo perché di mezzo
c’è Shaoran!”
Il moro, offeso
nell’orgoglio, la spinse poco dolcemente sul divano
costringendola a sedersi di nuovo.
“Sei
diventata di un’insolenza spaventosa!”
Esclamò, volgendo poi il proprio sguardo sul padre che,
perennemente, aveva tenuto il capo chinato e le braccia conserte
ascoltando il discorso –o
meglio il monologo di Touya- fra i due. “E tu
non dici niente, papà?!”
Fujitaka diede
una celere occhiata prima al figlio, che ansimava a causa delle urla,
poi a Sakura, che gli sorrideva speranzosa in un perdono istantaneo. Si
alzò allora in piedi dal divano su cui si era seduto e si
avvicinò ai suoi due figli, guardando poi con inaspettata
severità la ragazza.
“Stavolta
non la passi liscia, Sakura. La disciplina è una cosa
importante che devi imparare al più presto
possibile.” Le disse con tono grave mentre la sua espressione
accigliata non cambiava di una virgola.
“Ma…”
Tentò di ribattere lei, ma il padre, con un cenno della
mano, la zittì.
“Sei
in punizione per una settimana: non uscirai se non per andare a scuola,
niente cellulare e niente telefonate dal fisso. E la punizione parte da
oggi!”
“Co-cosa?!”
Esclamò allibita la castana scattando nuovamente in piedi,
per nulla d’accordo con la decisione di Fujitaka.
“Ma oggi è il mio compleanno! Shaoran voleva
portarmi da qualche parte per festeggiare e…”
“Mi
pare che durante l’anno abbiate già festeggiato
abbastanza ritardando ad un mucchio di lezioni!” La
interruppe nuovamente l’uomo, con fare autoritario.
“Questa è la mia decisione, sulla quale non ho
intenzione di ritornare! Sei in punizione, e questo è
quanto!”
Sakura, con le
lacrime agli occhi per l’ingente rabbia che provava dentro di
sé, strinse i pugni e scattò verso la porta del
soggiorno colpendo suo fratello con una spalla.
Il moro,
fissando confuso sua sorella scappare di sopra, si grattò la
nuca lasciato perplesso dalla decisione del padre.
“Non
credi di essere stato un po’ troppo duro con lei?”
Gli domandò allora. “Anch’io sono
d’accordo sul fatto di metterla in punizione, ma addirittura
impedirle di uscire il giorno del suo compleanno…”
“Ho
esagerato secondo te?” Gli chiese di rimando Fujitaka,
fissandolo con sguardo lievemente colpevole.
Touya
annuì. “Un po’…”
“Mi
dispiace molto averlo fatto…” Ammise il castano
abbassando lo sguardo. “Ma è solo per il suo bene.
E poi potrà festeggiare comunque con Shaoran una volta
finita la punizione, non vedo dove sia il problema!”
Detto questo,
l’uomo uscì dal soggiorno per andare a sistemare
la cucina, ancora sporca dopo il pranzo finito bruscamente di quella
giornata.
Touya si
sedette sul divano e ripensò attonito alla scena alla quale
aveva appena assistito: suo padre non era stato mai, mai, tanto severo
con uno dei suoi figli.
Il ragazzo
aveva ragione di credere che anche Fujitaka fosse piuttosto innervosito
dal fatto che Sakura facesse dei ritardi così ingenti con il cinese, alias suo ragazzo.
E come poteva
lui, Touya Kinomoto, il fratello più geloso mai esistito
sulla faccia della terra, dargli torto in questo?
“Che cosa?!”
“Te
l’ho detto! Non ha la minima intenzione di farmi uscire di
casa per i prossimi sette giorni!”
Una volta
fuggita dal soggiorno, Sakura si era rifugiata nella sua stanza (non
senza aver prima cacciato fuori Kero-chan) e lì, una volta
in tutta tranquillità, aveva chiamato Shaoran informandolo
di cosa suo padre le avesse appena combinato.
“Quindi oggi niente sorpresa per
il tuo compleanno, suppongo…”
Al sentire
quella frase Kinomoto andò su tutte le furie, molto
più di quanto già non lo fosse. Li si era tanto
affannato al fine di prepararle una bella sorpresa ed ora ecco che lo
ripagava rendendolo triste.
“No,
non preoccuparti! Oggi io e te usciremo insieme e mi mostrerai la tua
sorpresa, dovesse cascare il mondo!” Dichiarò
energica la castana, piena di determinazione.
Il ragazzo,
però, non riusciva a crederle. “E come pensi di uscire di casa
oggi pomeriggio? I tuoi non te lo permetteranno mai!”
“E
chi ha parlato di pomeriggio?” Gli domandò di
rimando la giovane con tono malizioso.
Shaoran rimase
piuttosto perplesso. “Non
avrai mica intenzione di…”
“Uscire
questa notte? Esatto! Tanto tutti dormiranno e nessuno mi
sentirà andarmene!” Completò per lui la
castana, euforica. “Per quella sorpresa che mi hai
preparato… C’è differenza fra il giorno
e la notte?”
Li
sembrò pensarci su qualche istante, infine rispose.
“No…
Almeno, non molto sostanziale.”
“Perfetto!”
Esclamò Sakura al settimo cielo. “A che ora ci
incontriamo?”
“Passo sotto casa tua con la moto
alle undici e mezza, d’accordo?” Le
propose Shaoran con tono di voce sognante.
Kinomoto,
invece, cadde nel baratro della disperazione.
Quella
moto… Era dal giorno del suo sedicesimo compleanno, ovvero
da poco più di un anno prima, che lui andava in giro con
quella dannatissima Yamaha-vattelapesca R1 blu che sua madre gli aveva
regalato. Ed, ovviamente, tutte le volte che andavano a fare qualche
gita lei non doveva mai permettersi di proferire la parola autobus…
Mai!
Ci pensava
Shaoran a scarrozzarla di qua e di la sul suo mezzo privato. Le aveva
già anche assicurato che, non appena raggiunta la giusta
età, si sarebbe comprato una moto ancora più
bella e potente… La ragazza tremava al solo pensiero.
Ma, per farlo
contento, accondiscendeva sempre alla sua richiesta di usare
quella… Cosa come mezzo di trasporto. In fondo, negli ultimi
tempi, anche la giovane aveva iniziato a divertirsi in sella a quella
moto, senza contare il fatto che Li era un pilota semplicemente
eccezionale.
Stava di fatto
che, comunque, tutte le volte che pensava di doverci salire
sopra si sentiva un po’ tesa.
Sentendo tutto
questo silenzio dall’altra parte della cornetta, il castano
cominciò ad implorare la propria ragazza con tono
supplichevole.
“Dai, ti prometto che arrivo
sotto casa tua senza fare rumore e non sveglio nessuno,
andrò pianissimo e non faccio nessuna pazzia tipo impennate,
accelerate improvvise o curve prese con eccessiva
velocità… Per favore…”
Come poteva
dire di no in un frangente del genere? Quel tono di voce lamentosamente
dolce e l’immagine di quegli occhioni da cerbiatto
supplicanti che aveva nella sua testa la portarono, infine, ad
assentire.
“Grazie Sakura! Sei un angelo! Ti
amo!”
Detto questo,
senza nemmeno attendere risposta da parte di lei, il ragazzo chiuse la
conversazione… Sicuramente era scappato a sistemare la sua
moto per la serata.
Prevedibile!
La castana
posò il cordless (rubato senza essere notata dai suoi) sul
comodino e sorrise, pensando a cosa il suo ragazzo potesse aver
organizzato per il suo compleanno.
Ore undici ed
un quarto.
Stranamente in
orario, anzi, in anticipo.
Suo padre era
andato a letto da un bel pezzo; quel giorno era tornato da una lunga
permanenza in un sito di scavi nel sud-est della Cina. Suo fratello,
invece, era passato a darle la buonanotte da poco più di
cinque minuti.
Sakura sperava
caldamente che si addormentasse profondamente entro i prossimi quindici
minuti, altrimenti avrebbe udito il motore della moto di Shaoran e, di
conseguenza, avrebbe scoperto la sua fuga.
Era addirittura
pronta ad usare sul fratellone la grande forza di Sleep per farlo
cadere celermente nel mondo dei sogni.
Rimuginando su
questo non si accorse che si erano già fatte le undici e
mezza. Corse accanto alla finestra e lì si
appostò, attendendo pazientemente che la chioma castana di
Shaoran facesse capolino da qualche angolo.
Improvvisamente,
però, si ritrovò a pensare che il ragazzo sarebbe
venuto da lei in moto, perciò più che una folta
chioma bruna l’unica cosa che avrebbe intravisto sarebbe
stata un casco blu.
Pochi minuti
più tardi notò una figura che si muoveva lenta
sulla strada avvolta nell’ombra; per le mani sembrava avere
qualcosa…
“Pssst!
Sakura?”
Quell’individuo
la chiamava, sottovoce per giunta… Chi altri poteva essere
se non…
“Shaoran?”
Domandò la ragazza, alzandosi in piedi.
“E
chi se no?” Ridacchiò il castano, voltandosi poi
per sistemare la moto sul cavalletto. Ecco cos’era
ciò che stava trasportando a mano.
“L’hai
portata a mano da casa tua?!” Gli chiese allibita Kinomoto,
sporgendosi di un poco fuori dalla finestra.
“No,
assolutamente!” Dichiarò Shaoran, sventolando una
mano. “L’ho spenta due isolati più
indietro, altrimenti i tuoi avrebbero sicuramente sentito il rombo del
motore di questa meraviglia!”
Detto questo,
gli occhi del castano assunsero una curiosa forma a cuoricino ed il
giovane cominciò ad accarezzare dolcemente la carrozzeria
blu elettrico della sua moto.
Kinomoto,
offesa da tale comportamento, chiuse la finestra con più
forza del dovuto e ne fece sbattere violentemente i vetri. Temette di
aver svegliato qualche componente della sua famiglia, soprattutto il
piccolo Kero-chan, coricato in una posizione poco graziosa nel suo
lettino, ma facendo un breve giro di ricognizione la ragazza
appurò che tutti in quella casa stavano beatamente dormendo.
Si
recò all’ingresso ed aprì piano
l’uscio, evitando di fare anche il più minimo
rumore nel far scattare la serratura della porta. Infine, non senza
prima aver fatto una sonora pernacchia alle sue spalle indirizzandola
al padre ed al fratello, la castana si fiondò
all’esterno e raggiunse Li, ancora intento ad amoreggiare, come
lei diceva, con il suo mezzo.
“Sai,”
Proferì allora standogli alle spalle mentre pestava
insistentemente un piede. “Scommetto che se si potessero
sposare gli oggetti, tu molleresti me per quella cosa
lì!”
Il castano,
notando l’alta dose di sarcasmo che strabordava dalle parole
delle sua ragazza, decise di stare al gioco in qualche modo.
“E
perché no? Lei è perfetta!”
Dichiarò allora, accarezzando il parabrezza perfettamente
lucidato della sua Yamaha; non un solo moscerino morto trionfava su di
esso. “E’ bellissima, non si lamenta mai, ha un
colore meraviglioso, parla solo quando voglio io e si può
accendere o spegnere a piacimento… Che cosa mai le
manca?”
Sakura,
sorridendo maliziosa, gli si fece più prossima e lo
afferrò per il colletto del giubbotto nero da pilota,
sussurrandogli qualcosa nell’orecchio.
Una volta che
si fu allontanata da lui, il ragazzo si mise a braccia conserte ed
aggrottò la fronte. “Se la metti su questo piano
hai ragione, sei mille volte meglio tu!”
“Volevo
ben dire!” Esclamò Kinomoto sistemandosi i capelli
con una mano con finta aria superba.
Shaoran
temette, comunque, che Sakura ci fosse in qualche modo rimasta male.
“A
parte gli scherzi, non crederai davvero che preferisca lei a
te?” Le domandò un po’ ansioso mentre
gli si avvicinava e la ghermiva per le spalle.
La castana
sospirò. “No Shaoran, non preoccuparti di questo!
Ci sono già io che mi do mentalmente dell’idiota
per essere gelosa
di un oggetto… Però è più
forte di me!”
“Ehy,”
Le disse allora lui, accarezzandole la punta del naso. “Per
me ci sei e ci sarai sempre solo tu, chiaro?”
“Sì,
lo so, però… Ultimamente ti stai prendendo
così tanta cura della tua moto, si vede che ti piace molto,
e dato che io per questo tipo di mezzi non vado proprio pazza non
vorrei che un giorno questo potesse essere fonte di litigio per
noi…” (in casa mia lo è
-___- Nd Moko)
Li la
fissò a bocca aperta, completamente esterrefatto.
“No, no e poi no! Non capiterebbe mai e poi mai una cosa
simile! Se tu ora, qui, seduta stante, mi dessi l‘ultimatum
di scegliere fra te e la mia moto è ovvio che sceglierei te!
Sono d’accordo, questo è il mio hobby, un
passatempo che adoro, ma non sacrificherei mai nulla di prezioso come
te per una cosa del genere, non scherziamo!”
Sakura sorrise;
sapeva che Shaoran pensava tutte quelle cose, ma sentirselo dire fu di
gran lunga molto più piacevole che crederlo per una sua
convinzione.
“D’accordo.”
Proferì allora, sorridente, mentre si recava presso il mezzo
ed afferrava da sopra il serbatoio il doppio casco che il ragazzo aveva
portato per lei. “Allora, si parte?”
Con un sorriso
di rimando, Li afferrò il proprio casco blu e se lo mise
nuovamente in testa, sedendosi poi sulla moto.
Infine gli
venne in mente che avrebbe dovuto dare una mano alla ragazza nel salire
sul posto retrostante del mezzo, ma con sua grande sorpresa la castana
era riuscita a montare da sola con una certa agilità.
Notando che il
giovane continuava a fissarla un po’ perplesso Sakura fece
roteare gli occhi, seccata.
“Che
c’è? Ormai ho preso un po’ di destrezza
nel salirci, anche perché comincia un po’
piacermi… Qualcosa in contrario?”
Proferì con le gote lievemente tinte di rosso per
l’imbarazzo.
Il castano le
sorrise e le diede un tenero buffetto sul casco, facendo rintoccare il
suono in modo ovattato all’interno di esso. “Sei
troppo un amore di ragazza, lo sai?”
Sakura
arrossì ancora di più ed abbassò la
visiera in plastica trasparente, intimando al ragazzo di partire.
Shaoran si
volse verso il quadrante, ma prima di mettere in moto il motore
cercò di allontanarsi un poco da casa Kinomoto spingendo il
mezzo facendo forza con la gamba destra. Una volta che fu distante
dall’abitazione almeno cento metri girò la chiave
nella toppa e lasciò andare la frizione, dando poi un
po’ di gas.
“Schiariamoci
la gola!” Rise il castano, ben sapendo di far arrabbiare la
ragazza con quell’atteggiamento.
Infatti la
reazione da parte di lei non tardò ad arrivare. Subito
cominciò a riempire di pugni la schiena del ragazzo.
“Scemo,
in casa ci sentono!” Esclamò stizzita tra un colpo
e l’altro.
Il giovane le
fece la linguaccia e si abbassò la visiera prima di
ingranare la prima e dare una lieve accelerata.
“Tieniti
forte, mi raccomando!” Disse allora Li, con la voce che
giungeva giusto per un soffio alle orecchie della castana.
“Tieniti forte?”
Ripetè la ragazza confusa, stringendosi con più
forza per un riflesso incondizionato alla schiena di lui. “Ma
non avevi detto che saresti andato piano?”
“Beh…”
Biascicò il cinese, scalando celermente le marce.
“Ho detto una piccola bugia!”
Mettendo la
sesta Shaoran accelerò in modo impressionante e per poco
Sakura non rischiò di farsi un bel capitombolo
sull’asfalto.
“Ti
ho detto di reggerti!” Le urlò il castano volgendo
di poco la testa verso di lei, ma giusto per qualche attimo, prima di
riposarla su quella fredda striscia argentata che scorreva lesta sotto
di loro.
“E tu
decelera, SCEMO!” Schiamazzò di rimando la ragazza
stringendosi ancora di più alla schiena di lui… O
almeno per quanto le fosse possibile farlo, essendo già
avvinghiata al suo corpo come una ventosa.
L’intero
inizio del viaggio Kinomoto lo passò con il viso
completamente affondato nella ruvida giacca di lui, cercando di
guardare la strada il meno possibile e pregando di giungere presto a
destinazione. Ma, percorso qualche chilometro, una sensazione che le fu
familiare si risvegliò in lei; la provava spesso
recentemente, tutte le volte che Shaoran la faceva salire sulla sua
moto.
Qualcosa simile
all’adrenalina cominciò a scorrerle nelle vene al
posto del sangue e ciò le diede la forza di alzare lo
sguardo e guardare le figure che, veloci e silenti, scorrevano accanto
a loro con grande rapidità.
La ragazza
improvvisamente notò che si trovavano in una strada molto
più larga di quella regolare e che un guard rail
più possente fungeva da protezione ai lati di essa; una
tangenziale, senza dubbio.
Ma
perché Shaoran la stava portando su una super strada a
quell’ora di sera? Dove aveva intenzione di andare?
Ma i suoi
interrogativi se li sarebbe tenuta ancora per un po’.
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Vi è piaciuta la prima parte? Spero caldamente di
sì ^___^ e spero
soprattutto che sia piaciuta alla mia tesora!
La seconda
parte la pubblico presto, promesso! Appena ho tempo di mettere
pepè su EFP! ^^
Intanto vi
ringrazio per essere arrivati fino in fondo!
Se vi va ci
vediamo alla prossima –ed ultima- parte!
Sayonara
minna!
Moko-chan
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