Fandom: Harry PottaH
Rating: Verde.
Tipologia:
One-shot.
Avvertimenti:
Nessuno.
Conteggio
parole: 777
parole.
Pairing:
Helena Ravenclaw[Grey
Lady]/Barone Sanguinario[Bloody Baron].
Genere: Generale,
Triste, Malinconico.
Note dell'Autore: one-shot
scritta per il concorso
indetto dal Mitica Beauxbatons forum.
Amo
questa coppia e ho sempre voluto scrivere su di loro <3
Soprattutto
su questo
momento. Helena non ricambia i sentimenti del Barone ma non
è detto che non sia
successo qualcosa tra di loro u.u ma forse lo scriverò in
un’altra storia.
E’
ambientata pre ma proprio
pre-Hogwarts. Chiedo scusa per il nevvero
ma dovevo metterlo assolutamente u.u
Commenti
graditi come sempre *w* [niente biscotti però stavolta u.u]
Disclaimer:
Questa
storia è frutto della mia fantasia. I
personaggi non appartengono a me
ma alla Rowling. E blablabla.
Credits: (*)
Fabrizio de Andrè - Dolcenera.
VOI
SIETE MIA
{g r
e
y l a d y \ b l o o
d y b a r o n }
Nella
piccola radura, nel centro della foresta, il lieve barlume delle stelle
e della
luna erano le uniche fonti di luce. Il silenzio opprimente della
foresta venne
rotto da un veloce rumore di passi, che si avvicinavano velocemente
alla
radura.
Dai
folti
rami dei grandi alberi che la circondavano, spuntò una
giovane donna, avvolta
in un pesante mantello, il cui cappuccio copriva i suoi lunghi capelli.
Alcune
ciocche le ricadevano sul viso, trasfigurato dalla paura.
La
gonna
dell’abito elegante che indossava si impigliò ad
un ramo spezzato che giaceva a
terra e la giovane strattonò con forza il lembo di tessuto
per liberarsi,
tagliandolo.
Corse
fino al centro della radura e il suo respiro affannato
riempì l’aria.
Dall’interno del mantello prese un piccolo oggetto, brillante
alla luce della
luna. Lo allungò davanti a sé e lo
fissò solo per qualche secondo.
Una
tiara
dalla forma delicata scintillava tra le sue mani. La strinse forte a
sé, mentre
una lacrima le scendeva silenziosa sul viso, seguita da una fitta al
cuore che
l’aveva accompagnata fino a lì.
Era pentita. Pentita di aver abbandonato sua
madre, di averle rubato il suo diadema per una stupida vendetta.
“Il diadema conferisce saggezza.”
Le
aveva detto un giorno Rowena, sua madre. “Sta
al mago decidere come usarlo.”
Sua
madre, sempre al centro dell’attenzione. Considerata da
sempre la più
intelligente tra i quattro maghi fondatori di Hogwarts. Rubandole la
tiara
l’aveva umiliata, tradita, solo per il desiderio di diventare
più sveglia e più
importante di lei.
Sospirò,
ricacciando in gola un singhiozzo. Si avvicinò
all’albero più vicino, di fronte
a lei, e nascose il piccolo diadema nel suo cavo.
Dal
punto
in cui era apparsa risuonò nuovamente un rumore di passi.
“Come
fa quest'amore
che
nell'ansia di perdersi
ha avuto in
un giorno
la certezza
d'aversi.” (*)
-
Ferma!-
urlò l’uomo dietro di lei, mentre la raggiungeva
di corsa.
La
giovane rimase per un secondo immobile davanti all’albero
cavo, fissando
impaurita l’uomo che le veniva incontro. Si
allontanò veloce dall’albero,
spostandosi il più lontano possibile da lui.
L’uomo
si
fermò.
-
Vostra
madre sta morendo.- le riferì, tra un respiro e
l’altro. -Vi prego, Miss Helena,
non provocatele altro
dolore.- aggiunse, con voce tremante.
- Barone, la vostra presenza qui
è
inutile.- replicò Helena. - Portate il mio saluto a mia
madre. Ditele che mi
dispiace per quanto è accaduto.-
Il
Barone
si avvicinò di qualche passo.
- No,
Miss Helena, io sono qui per portarvi via. Vostra madre me
l’ha ordinato.
- E
mi ha
anche promesso a voi, nevvero?- chiese Helena, comprendendo finalmente
la sua
presenza.
A
nulla
erano serviti i suoi rifiuti. Il Barone persisteva ancora con le sue
proposte
ed era arrivato fino a lì, pur di averla.
- Voi
siete mia, Miss Helena.- disse, atono. - E sì, vostra madre
vi ha promesso a
me.- aggiunse, avanzando di un altro passo.
-
Solo se
tornerò, Barone.- rispose lei, indietreggiando, senza vedere
la roccia dietro
di sè. - E non lo farò.
- Vi
prego, Miss Helena.- il Barone
avanzò
nuovamente e la giovane si fermò, quando si accorse di non
poter più
indietreggiare per via del blocco di pietra.
Il
Barone
eliminò la distanza tra di loro e
l’afferrò per un braccio, prima di attirarla
a sé.
Il
cappuccio del mantello che lei indossava cadde all’indietro,
lasciando
scivolare fuori i suoi lunghi capelli.
- Voi siete mia, Miss Helena.-
sussurrò
ancora, stringendola di più a sé.
Helena
appoggiò le mani al suo petto e spinse, nel tentativo di
liberarsi dalla sua
presa.
-
Lasciatemi, Barone.- mugugnò, dando un’ultima
spinta e liberandosi da lui. - Io
non sono vostra. Non appartengo a nessuno.- ansimò,
indietreggiando. - Sono libera.-
aggiunse, quasi in un sussurro.
L’uomo
le
rivolse uno sguardo arrabbiato e, dopo aver sfilato il coltello che
portava
alla cinta dalla sua protezione, si lanciò verso di lei,
come impazzito.
Sferrò
un
solo colpo, fatale. Helena
sgranò gli
occhi quando il coltello la colpì in pieno petto e si
accasciò a terra.
Il
tempo
sembrò essersi fermato. Il Barone osservò il
corpo di Helena perdere il suo
dolce colore roseo. La chiazza di sangue che si allargò sul
terreno dalla
ferita si tinse dell’argento della luna.
La
consapevolezza di quello che aveva fatto lo colpì come uno
schiaffo. Si abbassò
e prese, con mano tremante, lo stesso coltello che aveva portato la
donna che
amava alla morte.
- Mi dispiace.- sussurrò, piano.
Guardò
per un’ultima volta Helena e si colpì. Una,
cinque, dieci volte.
Non
gli
importò del dolore. Era certo che l’avrebbe avuta
per sempre. E invece era lì,
a terra, uccisa dall’uomo che l’amava.
Quello
era il dolore da distruggere. Sferrò altri colpi, alzando il
volto al cielo.
E
tutto
si tinse di argento.
|