A wrong consideration

di MelissaMclean
(/viewuser.php?uid=757085)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Quella mattina il sole spuntò presto illuminando la stanza con la luce aranciata del sole.
Una bellissima giornata se non fosse stato per la scuola.
Dopo un lamento generale dovuto al sonno e ai raggi del sole che filtravano dalle tapparelle accecandomi gli occhi, caddi dal letto svegliandomi definitivamente.
“Buongiorno Isabelle” disse una voce poco lontana dopo una risatina dovuta probabilmente al fatto che avevo la testa incollata sul pavimento.
“Buongiorno Melanie” dissi massaggiandomi la testa.
Melanie era la mia tutrice, vivevo con lei. Mia madre era in coma per cause sconosciute a me da ormai un anno e mio padre non si era mai fatto vedere. Non ho nemmeno un ricordo di lui. Lo odio per questo.
“Dai Izzy è il primo giorno di scuola! Muovi quel sedere e scendi a fare colazione” disse seria ma con un sorriso dolce sulle labbra.
Sapeva che odiavo la scuola.. perlopiù dopo le mie “disavventure mentali”,almeno così diceva lo psicologo a cui ero affidata da ormai 3 mesi, ero stufa di andarci ma lei teneva a me e voleva che riuscissi a passare almeno le scuole medie.. anche se questo significava cambiare scuola in continuazione.
Avevo ormai 16 anni ed ero ancora in terza media, andare avanti non sarebbe stato male.
“Allora la Saint. Boulevard quest’anno eh?” disse con voce calma portando i pancake sulla tavola, fuori nel terrazzo.
Amo i pancake e grazie a quelli non risposi secca.
Odiavo qualsiasi essere vivente alla mattina appena sveglia  ma i pancake, specialmente con la salsina ai frutti di bosco, mi distendevano i nervi.
“mm si che bello” dissi con finto entusiasmo sbadigliando e versandomi un cucchiaino di salsa sui pantaloncini.
Avevo sonno e ci feci poco caso.
“Dai non abbatterti.. stavolta la scuola è diversa.. per quelli come.. come te diciamo” prese dei tovaglioli e me li passò.
“Perciò intendi dirmi che sono una disadattata sociale?” alzai il sopracciglio evidentemente offesa, rifiutai i tovaglioli e mi alzai diretta a cambiarmi. “Non ho fame”.
Melanine sospirò.
“Isabelle, sai che non intendevo dire..” non le lasciai continuare la frase sbattendomi dietro la porta del bagno.
Perché mi credono tutti così strana? Sono solo una ragazzina dislessica e non vedo che fastidio possa dare gli altri! E’ un mio problema!
Anche questo dovevo sempre spiegarlo allo psicologo ma ormai mi ero stufata e stavo al gioco.
Mi calmai un'altra volta anche se la mia iperattività non aiutava.
Mi lavai, mi vestii e afferrai lo zaino uscendo velocemente da casa senza che Melanie avesse la possibilità di scambiare un ultima parola con me.
Andai diretta alla fermata dell’autobus, mi sedetti sulla panchina e aspettai.
Guardai l’orologio e mi accorsi che ero uscita un pò presto da casa e avrei dovuto aspettare almeno una buona mezzora per l’autobus.
Decisi di fare la cosa più ovvia tra le mie possibilità: mi sdraiai sulla panchina.
Era molto scomoda ma non rimasi sdraiata per molto.. nel riflesso della parete di vetro a cui venivano attaccati gli annunci pubblicitari, scorsi un piccolo oggetto d’oro.
La mia pigrizia si fece da parte lasciando spazio alla curiosità e mi tirai su prendendo l’oggetto che si trovava dentro a una pozzanghera.
Era una moneta..
Mi aspettai di vedere Gorge Washington da un lato e la statua della libertà dall’altro ma invece era diversa.
C’erano ambo i lati dei guerrieri con un armatura greca.
Era una.. dracma d’oro.
Le monete dell’antica Grecia.. avevo studiato la storia greca l’anno prima e mi era piaciuta, il Greco era l’unica materia in cui eccellevo.
Misi la dracma in tasca e mi appoggia alla parete in vetro.
Dopo qualche minuto scorsi un ragazzo dall’altra parte della strada.
Era alto, avrà avuto all’incirca un paio d’anni in più di me, era castano scuro con i capelli folti a spazzola tenuti dritti dal gel e a quanto riuscivo a vedere i suoi occhi erano azzurro cielo.
Mi stava fissando e io mi stavo stufando.
Decisi di attraversare la strada e di andargli a chiedere che diavolo di problema avesse nei miei confronti e appena misi piede fuori dal marciapiede mi girai per controllare la strada.
Quando la strada era sicura mi voltai verso di lui.. ma non c’era più.
 
 
 
 
 
Angolo Autrice:
Ecco il primo capitolo.. ho cercato di allungarlo il più possibile appunto perché volevo farlo finire con un po di suspance.
Spero vi piaccia e se lasciaste qualche piccola recensione su cosa ne pensate ve ne sarei grata.
Grazie :)



 




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2846671