Premessa
Quando ho pubblicato la
storia non avevo messo questa piccola premessa, ma penso che sia
necessaria, adesso.
Ho riletto la storia, e
ho notato che c'erano alcuni errori che mi erano precedentemente
sfuggiti, e alcuni passaggi un po' troppo bruschi, quindi ho deciso di
correggerla. Nel farlo, ho modificato qualche piccolo dettaglio, e ho
aggiunto altri piccoli elementi, che non influiscono sulla trama o
sullo svolgimento della vicenda, ma, secondo me la completano.
Niente di che, ma ci
tenevo a precisarlo.
Ringrazio chi ha
recensito la storia, chi l'ha messa tra le preferite, le ricordate o le
seguite, fino ad ora, e ovviamente, chi l'ha solo letta. Grazie infinite!
Sara
Il Miglior Compleanno
Era appena mattina inoltrata a Death City e il sole, ormai alto, rideva
forte nel cielo, come se si stesse divertendo a osservare tutto quello
che succedeva alla gente a cui donava luce e calore.
Dalla sconfitta del primo Kishin e soprattutto dopo la dipartita del
Sommo Shinigami, le giornate avevano preso una piega monotona: era
stato necessario occuparsi prima di tutto
dell’amministrazione e dell’organizzazione del
personale della Shibusen, dopo tutte le perdite che la DWMA aveva
subito durante la battaglia sulla luna, e per questo, il nuovo Lord
Shinigami, Death The Kid, era sempre impegnatissimo, ma aveva tutto
sotto controllo, grazie al supporto dei suoi migliori amici e degli
insegnanti che lo guidavano.
Quel giorno, in un appartamento vicino alla Shibusen, un ragazzo,
appena stato proclamato “Last Death Scythe”,
dormiva ancora nel suo letto tranquillamente. Era domenica e quindi se
lo poteva permettere, nonostante l’ora...
Dalle tapparelle semichiuse, i raggi di sole passavano attraverso di
esse e accarezzavano la pelle del ragazzo, che aveva
un’espressione serena quando dormiva, esattamente opposta a
quella che si ostinava a portare quando era sveglio, perennemente
distaccata e indifferente. I capelli argentei, spettinati, si
appoggiavano al morbido cuscino bianco; i particolari occhi color
cremisi ancora nascosti dalle palpebre chiuse .
Si girò dall’altra parte, dando le spalle alla
finestra che si trovava accanto al suo letto.
La sua camera non era molto grande, dato che viveva in un appartamento
piuttosto piccolo, ma c’era tutto il necessario: le pareti
erano di colore verde chiaro e c’era una scrivania che si
trovava di fronte al suo letto, il quale, nonostante le dimensioni
della stanza, era molto spazioso, un comodino pieno di riviste sulle
moto e per finire un armadio in legno non troppo ampio.
Dormiva ancora profondamente, quindi non sentì la porta
della sua stanza che si apriva lentamente cigolando, né si
accorse che qualcuno apriva le tende e spalancava la finestra, facendo
entrare l’aria fresca del mattino.
Si svegliò solo quando, due voci femminili, gridarono vicino
al suo orecchio sinistro, facendolo sobbalzare:
<< Buongiorno, dormiglione! >>
Il ragazzo, fece un salto di mezzo metro e ripresosi, dopo alcuni
istanti, si voltò verso le sue due interlocutrici,
sollevando lo sguardo.
Una ragazza dai capelli biondo cenere e magnifici occhi verdi, lo stava
guardando dall’alto sorridendo divertita. Indossava una
maglietta rosa pastello con una “M” in corsivo
raffigurata sopra, una gonna color marrone e delle calze che le
arrivavano fino a metà coscia. Sulla sua testolina bionda
spuntava invece il musetto felino di Blair che si appoggiava con le
zampette anteriori al capo di Maka e anche lei gli stava sorridendo.
<< Buon compleanno, Soul! >> esclamarono le
due mentre Maka si abbassava fino ad avvicinarsi al volto del ragazzo,
ancora seduto sul letto. Aveva i capelli sciolti e inevitabilmente
alcune ciocche morbide andarono a sfiorargli le guance.
Soul osservò per qualche istante il viso candido della sua
meister che gli sorrideva calorosamente, sentendo improvvisamente
più caldo, ma poi, facendo caso a ciò che gli
avevano detto le due ragazze, borbottò soltanto:
<< Ah... beh, grazie... >>
biascicò leggermente impacciato, ma dal modo in cui lo disse
sembrò un tono indifferente. Il suo compleanno non era
un’occasione che attendeva con ansia, anzi, avrebbe preferito
evitare tutte quelle frasi e quei gesti di circostanza, forse
perché l’unica cosa che aveva visto per il suo
compleanno quando era piccolo era gente, che neanche conosceva se non,
alle volte, di vista: ricchi spocchiosi e arroganti che gli facevano
auguri disinteressati. L’unica cosa positiva era che quando
era piccolo gli portavano sempre come regalo i giocattoli
più belli e costosi, non che a lui interessasse
particolarmente, ma era l’unica cosa positiva in tutto quel
disinteresse. Il motivo per cui non amava poi tanto il suo compleanno?
Odiava sempre la festa che gli organizzavano i suoi genitori
perché la prendevano sempre come un pretesto per invitare
gente di alta società e relativamente importante.
Così più che al suo compleanno, era costretto ad
assistere ad una cena di gala, in cui lo costringevano sempre a
suonare, anche se lui non ne aveva intenzione, perché sapeva
che appena avrebbe concluso, tutte le persone presenti lo avrebbero
comparato a suo fratello Wes, e lui non era uguale al fratello maggiore.
La voce di Blair lo fece distogliere dai suoi pensieri:
<< Soul! Dai alzati! Maka ha preparato una colazione
fantastica! >> la gatta dalla testa di Maka era passata
alla sua.
A quelle parole, si voltò con lo sguardo interrogativo verso
lei, che, sentendosi chiamata in causa, arrossì lievemente e
mormorò: << Beh, è pur sempre il
tuo compleanno, no? >>. Ma poi si riscosse e lo prese per
un braccio, tirandolo leggermente per farlo alzare:
<< Forza! Alzati, scansafatiche! Io e gli altri ti
abbiamo preparato una giornata davvero speciale, quindi non restare a
letto a poltrire! Kid si è liberato addirittura da tutti gli
impegni per passare la giornata con noi!>>.
<< Va bene, va bene! >> sbottò
Soul per niente entusiasta. Che ci poteva trovare, lei, di bello, nel
suo compleanno, non riusciva proprio a capirlo. Si alzò
togliendosi le coperte di dosso e si diresse in bagno, mentre Blair era
saltata sulla spalla sinistra di Maka.
<< Ti aspetto in cucina! >>
sentì dire dal corridoio mentre chiudeva la porta del bagno.
Sarà una
giornata lunga... pensò lui, immaginando
già qualche super festa nella villa di Kid. Non sapeva
però che la giornata sarebbe stata totalmente diversa da
ciò che si aspettava.
Dal bagno si spostò di nuovo nella sua camera, da dove
uscì dopo pochi minuti, non prima di aver dato
un’ultima veloce occhiata al proprio riflesso nello specchio
dell’anta del suo armadio: indossava una polo bianca a mezze
maniche e un paio di pantaloni scuri, e delle scarpe sportive nere.
Sogghignò osservando il suo fisico allenato e slanciato,
messo in risalto dall’abbigliamento che aveva scelto, e
passò la mano destra sui capelli argentei, che
evidenziavano i suoi occhi cremisi e il suo viso affascinante, ma dai
tratti spigolosi e dall’espressione scostante.
Quando entrò in cucina, vide la sua meister intenta a
sistemare pentole e stoviglie che aveva usato per preparare la
colazione. La osservò per qualche istante: aveva
un’espressione distesa e serena. I lunghi capelli lisci e
quasi biondi incorniciavano il viso niveo e dalla bellezza
fanciullesca, che era illuminato da un delicato sorriso appena
accennato; i luminosi occhi verdi riflettevano un’anima
tenace, leale ed equilibrata.
Anche se sul campo di battaglia e quando si arrabbiava, poteva sembrare
un maschiaccio, nella quotidianità, invece, i suoi movimenti
avevano una certa grazia: non era qualcosa di così elegante, ma
ogni sua mossa era sempre accurata ed estremamente sicura. Sorrise a
quel pensiero, dandosi del poco cool. Certe volte rimaneva a fissarla
per un tempo indeterminato, senza neanche accorgersene.
Quando, pochi istanti dopo, Maka si accorse della sua presenza, lo
invitò a sedersi e a fare colazione.
<< Io e gli altri ti abbiamo preparato una giornata molto
particolare – cominciò ad informarlo lei, dopo che
si sedettero a tavola – Kid aveva proposto di fare una festa
a casa sua, ma sapendo che tu non ami questo genere di cose, io ho
rifiutato e poi l’idea è partita da un commento di
Black☆Star, una di quelle cose inutili che dice sempre, ma da
lì è partita l’organizzazione del tuo
compleanno! >>
<< E di grazia, posso sapere cosa prevede il programma?
>> chiese Soul indifferente, anche se era sollevato di
sapere che non avrebbe dovuto sorbirsi una festa, organizzata da Kid
per giunta.
<< No, mi dispiace. È una sorpresa
>> rispose Maka, sorridendo.
<< Oh, ma dai! È il mio compleanno! Voglio
sapere che avete combinato! Non è per niente cool non
saperlo! >>
<< No, no – ribatté lei con tono di
sfida – io non ti dirò proprio
nulla>>.
Il ragazzo sbuffò sonoramente in risposta e decise di
arrendersi al domandarlo di nuovo, perché non solo con lei
non ne avrebbe ricavato nulla, ma, probabilmente, si sarebbe preso
anche un libro in testa. No, decisamente, meglio di no. Ormai non
avrebbe più potuto rifiutare nulla.
Dopo la colazione, Maka e Soul uscirono da casa e si diressero verso il
luogo dell’appuntamento che lei aveva concordato con gli
altri. Si incontrarono davanti alla piazzetta in cui si trovava una
fontana centrale e appena arrivati, gli amici non persero tempo a fare
gli auguri al festeggiato, il quale ringraziò con il tono
che aveva usato con Maka e Blair.
Il programma prevedeva, per prima cosa, una visita alla
“Fiera di Death City” che si teneva ogni anno: i
commercianti della città si riunivano nella via principale,
esponendo tutti i loro migliori prodotti.
Black☆Star correva a destra e a manca, trascinandosi dietro Soul,
mentre gli altri li seguivano a passo più lento, osservando
la merce esposta.
Affrettarono il passo solo quando Black☆Star aumentò la
velocità per dirigersi ad uno stand, indicatogli da Soul, in
cui erano esposte varie moto. Restarono fermi per un po’
lì e poi continuarono la loro visita.
Il tempo passò così in fretta che l’ora
di pranzo arrivò subito. Decisero così di
fermarsi in un ristorante e anche lì il tempo
passò velocemente tra risate, urla, prese in giro e nevrosi.
Dopo la sconfitta del Kishin, i sette ragazzi avevano conquistato una
certa fama, ma ormai a Death City era normale vederli in giro.
All’inizio però era stato tutto complicato... la
gente era curiosa e si avvicinava sempre. Kid e Soul soprattutto, per
una settimana erano stati costretti a rimanere chiusi in casa per non
essere invasi dai giornalisti che volevano intervistarli. Il primo per
essere diventato il nuovo Sommo Shinigami, l’altro per essere
diventato “Last Death Scythe”.
Adesso però le persone non si stupivano più
perché ci avevano fatto l’abitudine ed era
ritornato tutto alla normalità.
<< Yahoo! Non vedo l’ora di arrivare,
diventerò il più grande di tutti anche
lì! >> urlava Black☆Star, mentre si dirigevano
nel posto che avevano scelto in precedenza. Soul però ne era
ancora all’oscuro, ovviamente, e si limitava a seguire gli
altri.
<< Black☆Star smettila di urlare! Ci stanno guardando
tutti! >> lo rimproverò debolmente Tsubaki.
<< Ovvio che ci stanno guardando tutti, Tsubaki! Stanno
ammirando l’illustre sottoscritto! >>
<< Come no... >> ribatté
sarcastico Kid, sospirando.
<< Siamo arrivati! >> esclamò
contenta Maka.
Erano arrivati all’ingresso del Luna Park di Death City. Era
stato aperto da poco e con tutto quello che c’era stato da
fare alla Shibusen, loro non avevano avuto ancora occasione di andarci.
<< Allora è questo il posto che avete scelto?
>> domandò retoricamente Soul.
<< Sì! Dai, ci divertiremo! >>
Continuò la sua meister, mentre prendeva la sua mano,
stringendola, e correre verso l’entrata trascinandoselo
dietro.
Si fermarono agli stand che si trovavano proprio vicino
all’entrata.
Maka aveva lasciato la mano di Soul per seguire Black☆Star, che saltava
da un posto all’altro indicando tutti i giochi e i premi
esposti: sembravano dei bambini, mentre osservavano intorno a loro
entusiasti.
Soul e Black☆Star vollero provare i Go Kart. Fecero una scommessa su
chi riuscisse ad arrivare primo e iniziarono a gareggiare, mentre Maka,
Tsubaki e Kid assistevano alla gara, e Patty provava a vincere un
peluche di una giraffa in uno stand poco lontano da dove erano loro, in
compagnia della sorella.
La gara fu vinta da Soul perché l’assassino era
troppo impegnato a vantarsi per concentrarsi su quello che faceva.
Ovviamente, perdere era inaccettabile per Black☆Star e disse a Soul che
appena se ne fosse presentata di nuovo l’occasione lo avrebbe
sfidato di nuovo e avrebbe vinto.
<< Sogna pure, amico >>gli aveva risposto
la Death Scythe con il suo solito ghigno stampato in faccia.
La seconda tappa fu la “Casa Degli Orrori”. Liz era
riluttante all’inizio e si rifiutò categoricamente
di entrare, ma poi fu spinta dentro da sua sorella che alzava
trionfante la giraffa peluche appena vinta.
Seguirono poi le montagne russe, in cui Black☆Star e Patty diedero un
bel daffare alle loro corde vocali, urlando a squarciagola.
Dopo si diressero alla sala giochi.
<< Ehi, Soul! Facciamo una gara a chi batte prima il
record di quel gioco, ci stai? >> esclamò
Black☆Star determinato.
<< Se ci tieni ad essere umiliato di nuovo, ti
accontento. >> rispose il ragazzo, ridendo leggermente.
E così, mentre loro si sfidavano ancora, Patty stava
provando un altro gioco, Liz stava andando a fermare Kid, a cui era
venuta un’improvvisa voglia di andare a sistemare la carta
igienica del bagno.
Rimasero solo Maka e Tsubaki, che osservavano i loro partner.
<< L’hai trovato alla fine? >>
domandò all’improvviso Tsubaki gentilmente.
<< Che cosa? >> chiese di rimando Maka, non
capendo a cosa si riferisse l’amica.
<< Il regalo per Soul... >>
specificò quindi l’arma.
<< Oh... sì. C’è voluto
un po’ ma alla fine ce l’ho fatta! Spero che ne
valga la pena... >> rispose la maestra.
<< Beh, io sono sicura che lo apprezzerà.
>>
<< Tu credi? E se avessi ricordato male? Magari non era
quello che voleva... >>
<< Non ti preoccupare! Sono certa che andrà
tutto per il meglio... >> la rassicurò Tsubaki.
“Speriamo...”
aveva sospirato la meister.
In quel momento sentirono Black☆Star urlare che non poteva finire in
parità, che era impossibile perché lui era il
più forte. Videro Soul venire verso di loro, sghignazzando.
<< Vado a calmarlo... >>
commentò debolmente Tsubaki, avviandosi un po’
imbarazzata verso Black☆Star.
<< Ed è la seconda volta che si arrabbia...
certo che, per quanto possa essere forte, è proprio un
imbecille! >> constatò Maka, mentre Soul le
sorrideva.
<< Già! >> rispose lui.
Si sorrisero a vicenda, guardandosi negli occhi. Sobbalzarono quando
Patty andò verso di loro urlando che aveva battuto il record
di Soul e Black☆Star.
Uscirono dalla sala giochi, prima che fossero buttati fuori per tutto
il casino che stavano facendo.
I sette ragazzi continuarono a girare tra le bancarelle colorate che,
ancora una volta, stupirono Maka, e così per trascinarselo
dietro, prese la mano, di nuovo, a Soul e, mentre lei gli indicava
tutto quello che le piaceva, con un sorriso gioioso, lui sorrideva,
dentro di sé contento di vederla così felice.
Passarono davanti alla “Casa degli Specchi”, decisi
a fermarsi al bar lì vicino, quando Black☆Star ebbe
un’altra idea.
<< Facciamo un’altra gara! Ma stavolta
vincerò io! >>
<< Oggi sei in vena di sfide? >>
domandò Maka ormai un po’ stufa del suo
comportamento.
<< Forza! Entriamo qui, – disse indicando
l’attrazione davanti alla quale si erano fermati –
e facciamo a gara a quale team riesce ad uscire per primo: io e
Tsubaki, Maka e Soul o Kid, Liz e Patty. La squadra che esce per
ultima, offre al bar. Ci state? Ma ovviamente saremo noi a
vincere!>>
<< Lo hai detto tutte le altre volte e ancora non
è successo... >> gli fece notare Kid.
<< Perché ci tieni tanto a renderti ridicolo?
>> continuò Soul.
<< EHI! IO SONO IL GRANDE BLACK☆STAR! Io non sono MAI
ridicolo! >> protestò l’assassino,
in risposta, e visto che era deciso ad approfondire
l’argomento, intervenne Tsubaki:
<< Potrebbe essere divertente, dopotutto, no?
>> disse, riportando l’attenzione sulla sfida
lanciata da Black☆Star.
Gli altri così acconsentirono ed entrarono
nell’attrazione: era molto grande quindi c’erano
più corridoi da poter seguire e ogni team ne scelse uno.
Soul e Maka camminavano ormai da un po’ di tempo lungo quel
corridoio coperto di specchi. Lui la precedeva di appena un passo, e
lei camminava con lo sguardo puntato sulla sua schiena, o guardandosi
intorno, di tanto in tanto. I due procedevano in silenzio, si
scambiavano qualche parola solo per decidere la direzione da prendere
e, inoltre, si tenevano ancora per mano. Maka si accorse della cosa
dando un’occhiata al loro riflesso sugli specchi laterali;
non aveva più fatto caso a quel gesto, sinceramente,
perché ormai prendere la mano di Soul era una cosa usuale:
si prendevano sempre per mano quando dovevano entrare in risonanza,
quindi era diventata qualcosa di naturale per loro. Però,
stavolta non avevano bisogno di entrare in risonanza e non
c’era un motivo particolare per continuare a stringerla. Si
chiese se dovesse lasciargli la mano, ma si rese conto che quella era
proprio l’ultima cosa che avrebbe voluto fare, inoltre a lui,
a giudicare dalla sua presa salda, non sembrava dispiacere quel
contatto.
La ragazza pose la sua attenzione al loro riflesso negli specchi
laterali e cominciò ad osservarlo: un ragazzo alto ed una
ragazza minuta che si tenevano per mano: ecco cosa riflettevano gli
specchi.
“Sembriamo
fidanzati...” pensò lei
all’improvviso.
Un momento. Possibile che avesse pensato questo? Lei e Soul
fidanzati... semplicemente ridicolo. Loro erano amici, erano partner e
basta. Ma allora perché questo pensiero le fece venire un
groppo alla gola?
Soul era il suo migliore amico, e perché nasconderlo, la
persona di cui si fidava di più, ma, che potesse diventare
il suo ragazzo... beh, quello mai.
Non poteva innamorarsi di lui! Lei che non sapeva neanche che
cos’era l’amore. Lei che l’aveva visto
finire, l’amore.
Gli voleva bene e tanto, aveva ammesso a se stessa che la sua vita
senza Soul sarebbe stata totalmente spenta, come un colore sbiadito,
senza che trasmetta alcuna emozione, priva di personalità.
“Io, senza di
lui sono inutile...” quando questo pensiero le
passò per la mente, non poté fare a meno di
rattristarsi.
Aveva promesso a se stessa, che non si sarebbe mai appoggiata a
qualcuno, ad un uomo soprattutto, ma lei lo sapeva, le persone non
possono vivere da sole, hanno sempre bisogno di qualcuno di cui fidarsi
ciecamente.
“La persona su
cui contare...ecco cos’è diventato lui per me, ma
non credo che quello che provo per lui sia amore...”
rifletté lei.
Ripensò alla sensazione che aveva provato quando Soul era
stato proclamato “Last Death Scythe”, alla
cerimonia di incoronazione di Shinigami: aveva avuto la sensazione che
Soul se ne sarebbe andato lontano e aveva avuto una paura folle di
questa impressione. Anche se non l’aveva mostrato, lei aveva
avuto paura. Ma aveva continuato a sorridere, contenta che, finalmente,
il suo partner fosse felice veramente.
Aveva poi scacciato via quel pensiero, perché non era il
momento adatto per riflettere su quello, ma ancora adesso continuava ad
avere quella brutta sensazione.
“Se andasse
via veramente, la mia vita non sarebbe più la stessa...”
ammise.
Sì, Soul era un’idiota che non sapeva mai quando
tenere la bocca sigillata, era quello che la pendeva in giro ogni
giorno e sapeva sempre come farla irritare, ma era stato
l’unico in grado di capirla come nessuno aveva mai fatto.
Ne aveva tanti di difetti, come tutti del resto, ma lui mostrava quasi
sempre quelli, anche se in lui c’era molto di più
dell’essere cool, come diceva lui. Lei aveva trovato sempre,
che se avesse mostrato agli altri anche solo una parte del suo
carattere cortese, sarebbe stato tutto diverso. Soul, dopotutto, era un
ragazzo sensibile, nonostante non lo desse a vedere. Sotto
l’atteggiamento cinico e distaccato, si nascondeva
un’anima che ardeva e una gentilezza senza eguali. Lei lo
sapeva.
Ma a lei andava bene così. Le piaceva tutto quello, era per
questo che lo trovava così interessante. Senza la sua
fissazione non sarebbe stato il Soul che conosceva: il ragazzo contorto
e arrogante, che in fondo era tanto gentile e che la proteggeva sempre.
Sempre. E che la appoggiava in ogni sua decisione, sostenendola in
tutte le situazioni.
Era Soul. Era il suo partner ed era il migliore che avesse potuto mai
avere ed era felice di averlo conosciuto, ma soprattutto era felice di
averlo ancora al suo fianco.
Nessuno avrebbe mai potuto reggere il confronto con lui, per lei.
Avrebbe vinto su tutti perché lui era speciale, era
particolare, per questo era diventato la sua buki.
“Lui non
è come tutti gli altri...”
Alla cerimonia dell’incoronazione, nel momento in cui gli si
era seduta accanto, mentre lui suonava, gli aveva chiesto se riusciva a
suonare anche senza di lei e Soul le aveva risposto che ce la faceva da
solo. Maka non poteva negare che si era sentita abbastanza inutile...
“Lui non ha
più bisogno di me...” ecco quello che
aveva pensato in quel momento.
Quando, invece, poi, le aveva detto che era merito suo se aveva smesso
di scappare e le aveva ricordato che il brano che stava suonando
l’avevano creato insieme, ecco, quelle parole le avevano
levato un grosso peso dal cuore; era arrossita e aveva sentito il cuore
accelerare il battito. Era stata così felice di sentire
quelle parole. E lo era ancora.
Dopo tutti quei pensieri, d’istinto, aumentò la
presa sulla mano di Soul.
Il ragazzo, dal canto suo, procedeva lentamente, ignorando, ovviamente,
i pensieri della ragazza.
Si guardava intorno distrattamente, molto più concentrato
nella mano di Maka che stringeva, invece che sulla direzione da
prendere. Ma perché, poi, si chiese. Non era la prima volta
che la prendeva per mano, anzi... e allora perché tutto quel
nervosismo? Non poteva negare che la cosa gli piacesse,
però... la mano della ragazza era piccola, calda e la sua
pelle liscissima. Anche se la prendeva spesso per mano, pochissime
volte gli era capitato di provare il calore della sua pelle,
fondamentalmente perché lei portava sempre i guanti.
Era piacevole, ma come si spiegava questo nervosismo? Perché
solo adesso notava quanto fosse veramente piccola la mano di Maka,
capace però di sprigionare una forza senza pari?
Si diede ancora una volta del poco cool per quei pensieri, e si chiese
il motivo per cui continuava a pensarci...
Insomma, Maka era... Maka. Una tappetta senza-tette, secchiona e pure
rompiscatole che però era stata in grado di capirlo ed
adattarsi a lui. Gli aveva chiesto di essere il suo partner senza
nemmeno sapere chi fosse e poi quando lo era diventato, anche se non
sopportava alcuni suoi comportamenti, non lo aveva mai lasciato e gli
aveva dato la sua completa fiducia, cercando poi di prendersi cura di
lui in tutti i modi possibili, ma senza mai risultare indiscreta.
Lei era sempre stata sincera con lui e anche se passava molto tempo,
gli raccontava sempre tutto, alla fine.
Quello che le nascondeva le cose era lui, e lo sapeva benissimo, ma lo
faceva per non farla preoccupare e per proteggerla: sapeva che se le
avesse parlato, si sarebbe buttata a capofitto per aiutarlo, andando
contro tutto e tutti, come aveva fatto con Crona. Era una sua
caratteristica, lei cercava sempre di aiutare gli altri.
Rifletteva troppo sulle situazioni che le si presentavano e poi
l’unica cosa che faceva alla fine era lanciarsi nei problemi.
Impulsiva, davvero troppo impulsiva. E quando si metteva nei guai, lui
cercava di proteggerla, perché non avrebbe accettato una
vita senza di lei, la fonte del suo coraggio e della sua
serenità. Egoista? Forse... sta di fatto che non avrebbe
accettato di perderla. Teneva
indiscutibilmente a lei.
Era il suono della sua anima che sapeva lacerare le tenebre per lui.
Lui che all’inizio non sapeva cosa volesse veramente, aveva
capito che valeva la pena combattere e diventare più forte solo per lei. Per
proteggerla. Perché quando lui era a terra, schiacciato dal
peso del buio della sua anima, lei, con la sua melodia e la sua luce,
lo aveva salvato. E lui faceva lo stesso per lei.
Perché
nessuno è come lei... una bambina bacchettona,
testarda, impulsiva, che decisamente ricorreva troppo spesso alla
violenza, ma che sapeva essere anche terribilmente dolce e gentile.
Già... era incredibile quante sfaccettature contrastanti
potessero far parte di una persona che appariva così piccola
e fragile. Appunto: appariva. Se c’era qualcuno che non era
fragile lì, era proprio Maka. Aveva i suoi momenti di
debolezza ma lei era forte, lui lo sapeva... per questo era la sua
partner.
Non negava che ciò che lo aveva convinto a diventare suo
partner e a suonare per lei era stato il suo sorriso sicuro e sincero.
Tutti suoi ragionamenti vennero interrotti, quando sentì la
presa di Maka diventare più forte.
Si fermò per poi girarsi verso di lei, per sapere
cosa passasse in quella testolina.
<< Ehi, che succede? >> domandò
avvicinando il suo viso a quello della ragazza.
Maka, riscossa improvvisamente dalla voce del partner, alzò
lo sguardo che poco prima aveva piantato a terra e, vista la vicinanza
tra di loro, arrossì vistosamente, allontanandosi di poco.
<< Niente, non succede niente! >> si
affrettò a rispondere nervosa.
Lui non disse niente, ma si limitò a poggiare una mano sulla
sua fronte, spostandole le ciocche morbide della frangetta. Avendola
vista rossa, probabilmente, pensò che potesse avere la
febbre. La ragazza, però non fece altro che agitarsi di
più a quel contatto: le si mozzò il respiro e
rabbrividì lievemente mentre il cuore accelerava il battito.
Si calmò leggermente quando Soul tolse la mano.
<< Non hai la febbre... >>
constatò lui.
Ma che stava facendo?! Doveva riprendere in mano la situazione! Doveva
riprendere il controllo di se stessa, prima di fare una magra figura,
mettendosi a balbettare...
<< Ma certo che no! >> esclamò
alla fine lei, allontanandosi un altro passo da lui, continuando a
tenergli la mano, però. Questa consapevolezza non fece altro
che mandarla ancora più in confusione, anche se non lo diede
a vedere.
Soul non era un tipo invadente, quindi quando lei gli rispondeva in
quel modo, non insisteva. Se non ne voleva parlare, non
l’avrebbe costretta a farlo: ad ogni modo, lei sapeva che se
ne avesse avuto bisogno, gli avrebbe detto quello che le passava per la
testa e lui l’avrebbe ascoltata.
<< Se lo dici tu... anche se non ci credo... comunque,
proseguiamo da questa parte? >> propose poi, indicandole
il corridoio di sinistra dell’incrocio che si trovava
più avanti al punto in cui si erano fermati.
Lieta di avere la possibilità di cambiare argomento, la
fanciulla annuì sorridendo e calmandosi ancora un
po’.
Ma che diamine le era preso? Si sentiva completamente fuori fase... non
le era mai capitata una cosa del genere, era stata imbarazzata certo,
ma così, in quel modo, mai. Non aveva avuto idea di come
gestire la cosa. Era nervosa e imbarazzata, ma c’era anche
dell’altro...
<< Guarda, abbiamo trovato l’uscita.
>> la constatazione di Soul, la distrasse ancora dai suoi
pensieri.
Si diressero verso l’uscita e quando furono fuori notarono
che Black☆Star e Tsubaki erano già lì che
aspettavano.
Uscendo ognuno mollò la presa sulla mano
dell’altro.
<< Yahoo! Avete visto? L’illustre sottoscritto
stavolta ha vinto! Come sempre del resto! >>
gridò lui e poi si mise a ridere sguaiatamente.
<< Ti prego Black☆Star! Non gridare! >> lo
rimproverò Tsubaki.
<< E Kid? >> chiese Soul non vedendolo in
giro.
<< Non è ancora uscito? >>
continuò Maka.
<< No, non ancora... >> rispose
l’arma di Black☆Star.
Passarono svariati minuti in cui i quattro ragazzi aspettarono che Kid
e le sorelle Thompson uscissero dall’attrazione.
Maka, in quel lasso di tempo, ripensò a ciò che
aveva provato poco prima. Non riusciva a non pensarci.
Soul era solo il suo partner. Punto. Forse le piaceva, ma il sentimento
che provava non era amore...
E poi che cos’era l’amore?
Si girò verso una coppietta che stava passando alla sua
destra:
<< Ti ringrazio, tesoruccio, per avermi portato qui!
>> esclamò la ragazza.
<< Ma figurati, amorino mio! >> gli rispose
il ragazzo, mentre si allontanavano.
A Maka quella scenetta fece venire i brividi e provò ad
immaginarsi lo stesso dialogo con lei e Soul. Risultato?
Le venne il voltastomaco. Il suo volto prese una sfumatura blu e non
fece altro che pensare “che
schifo, che disgusto, che schifo, che disgusto” .
Dire quelle cose... a Soul?! E sentirsi dire quelle cose! CHE SCHIFO!
Va bene che lei tempo fa voleva essere chiamata
“angelo”, ma quella era una cosa del tutto diversa!
Quei nomignoli erano troppo imbarazzanti!
“Tesoruccio
e... amorino?!” la ragazza era basita.
No, se l’amore era quello, allora quello che provava non era
amore, si disse, lei, tentando di convincersi.
<< Finalmente! >> la voce di Liz, la
riportò alla realtà.
<< Cavolo, amico... ma quanto tempo ci avete messo?
>> chiese Soul, che era stufo di aspettare, rivolgendosi
a Kid.
Fu Liz a rispondere per il suo meister:
<< Si è messo a girare prima a destra e poi a
sinistra per fare un percorso simmetrico! E ci abbiamo messo un sacco
di tempo! >>
<< Che ci importa! L’importante è
che ho vinto io! Forza Kid! Paga! >> esclamò
Black☆Star.
Andarono al bar, come premeditato e lo Shinigami pagò le
ordinazioni.
Quando uscirono ormai si stava facendo buio e il cielo si stava
colorando di tinte arancio-rossastre e il sole, ormai stanco, ansimava
pesantemente.
Decisero allora di provare l’ultima attrazione: la ruota
panoramica.
Soul e Maka salirono insieme nella stessa cabina, così come
Black☆Star e Tsubaki, Kid Liz e Patty.
La ragazza, cercando di scacciare via quella sensazione di inquietudine
e confusione, prese parola, stanca del silenzio che c’era
lì dentro, troppo intimo per i suoi gusti, diverso da quello
che c’era in casa, più famigliare.
<< Allora, come ti è sembrata la giornata?
>> domandò Maka, sinceramente curiosa. Aveva
proposto di organizzare il suo compleanno in questo modo,
perché sapeva che odiava le feste e che non si trovava a suo
agio in quel genere di cose, quindi aveva cercato di organizzare tutto
come se fosse una normale uscita con gli amici, e forse, non aveva
sbagliato nelle sue scelte: lo aveva visto ridere e scherzare e
sicuramente si era sentito più a suo agio passando una
giornata come quella, ma non sapeva se fosse felice.
<< Meglio di una stupida festa, sicuramente
>> ghignò lui. La pensava così,
però lui si era divertito molto invece.
Aveva umiliato Black☆Star (e non c’era cosa più
esilarante di questa), aveva provato giochi su giochi, e aveva tenuto
la mano di Maka per un sacco di tempo. Quest’ultimo pensiero
lo mandò di nuovo in confusione, non capendo
perché pensava a quel modo di Maka, ma, lo doveva ammettere,
non avrebbe potuto desiderare un compleanno migliore.
<< Certo... >> ribatté lei
debolmente. Sembrò delusa. Forse si aspettava qualcosa di
più, ma doveva saperlo, non era da Soul.
La ragazza volse lo sguardo sul viso del ragazzo. Lo
osservò: era sereno. Poche volte gli aveva visto
quell’espressione sul suo volto. Sorrise anche lei,
dolcemente, trovando la risposta che cercava.
Poi si soffermò sui suoi occhi: rossi, ardenti, che
infondevano una sensazione di calore, ma anche di inquietudine, e che
erano così diversi dai suoi, verdi e brillanti, che invece
trasmettevano tranquillità.
Verde e rosso.
Ora che ci rifletteva su, le venne in mente che erano colori complementari. Complementari: uno dei
significati di questo termine era “che serve da
completamento”. Completarsi...Pensandoci bene, era
così: loro due si completavano a vicenda, come i colori dei
loro occhi, che mescolandosi davano il bianco: il colore che
simboleggia la purezza e la nobiltà dei sentimenti che
caratterizzava il loro spirito. Se davvero gli occhi erano lo specchio
dell’anima, allora, come i colori dei loro occhi si
mescolavano perfettamente, le loro anime si incastravano
l’una con l’altra in modo altrettanto perfetto.
Il loro legame era
l’arma più forte e la cosa più preziosa
di cui disponevano.
“È
bello pensarla così...” si disse lei
sorridendo e arrossendo.
Il suo sorriso però sembrò incuriosire Soul.
<< Perché sorridi? >> le chiese,
divertito dalla sua espressione.
<< Stavo pensando ad una cosa... >> rispose
solamente lei.
<< A che cosa in particolare? >>
<< Ma a niente! >> si mise a ridere lei.
Figurarsi se avrebbe dato voce ai suoi pensieri già
abbastanza smielati e imbarazzanti.
Lui non capendo ovviamente da cosa venisse tanta ilarità, si
limitò a guardarla interrogativo, per poi sbuffare e girarsi
dalla parte opposta per nascondere un sorriso.
Restarono ad ammirare le ultime luci del tramonto dalla ruota
panoramica, e quando cominciarono a calare le tenebre, i sette ragazzi
decisero di tornare a casa.
Soul e Maka arrivarono a casa quando fuori era ormai buio.
La ragazza doveva ancora dare il suo regalo alla Death Scythe e non
aveva idea di come fare... si sentiva tremendamente in imbarazzo e non
sapeva il perché.
“Coraggio...”
sospirò e si diresse in camera sua. La stanza di Maka era
delle stesse dimensioni di quella del suo partner. Aveva le pareti
color pesca e anche lì, però, c’era
tutto il necessario: la grande libreria, stracolma di libri, si trovava
accanto al comodino e al letto, vicino alla lunga e stretta finestra.
Davanti al letto c’era la scrivania dove c’erano
sparsi alcuni fogli e un pacchetto colorato molto sottile.
La ragazza lo prese e si voltò di nuovo per ritornare
in soggiorno, dove Soul era seduto sul divano ad occhi chiusi e con le
braccia incrociate dietro la testa.
<< Soul... >> chiamò per
attirare la sua attenzione.
Lui aprì gli occhi e si voltò verso di lei,
vedendola porgergli con gentilezza il pacchetto che aveva tra le mani.
<< È per te... >> aggiunse
semplicemente sorridendo, leggermente rossa in volto.
Soul prese il pacchetto e lo scartò: quello che vide lo
stupì non poco.
Gli aveva regalato un disco in vinile che era uscito in edizione
limitata anni prima, di uno dei suoi pianisti jazz preferiti.
Non lo aveva trovato nemmeno lui, come diamine aveva fatto lei? Gliene
aveva parlato solo una volta e visto che lei di musica non si
intendeva, pensava che se ne fosse dimenticata nel momento stesso in
cui gliene aveva parlato, ma a quanto pare si era sbagliato...
<< Te ne sei ricordata... >>
sussurrò stupito, Soul.
<< Certo! Te l’ho detto: io ti ascolto sempre
e, anche se non me ne intendo di musica, lo continuerò a
fare... me ne hai parlato una volta e me ne sono ricordata... sai che
ho una buona memoria! >> tentò di alleggerire
la tensione, lei, prima che annegasse nel suo stesso imbarazzo.
“Già...
lei mi ascolta sempre...” si ripeté
lui tra sé e sé.
<< Ma come diamine hai fatto a trovarlo?! –
domandò, quindi, anche lui leggermente rosso in volto, anche
se non si notava – È
un’edizione limitata che è stata in commercio per
pochissimo tempo, era impossibile da trovare! >>
<< Beh, sorpresa! >> scherzò
lei, sedendosi sul divano accanto a lui.
<< Dico sul serio! >> insistette, il
ragazzo.
<< Mi sono fatta aiutare >>
<< Da chi? >> domandò
sospettoso, lui.
<< Oh... beh... ti ricordi del figlio del proprietario
della libreria dove vado sempre? Lo hai conosciuto il mese scorso,
quando sei venuto a prendermi quando stava per piovere...
>>
<< Sì, me lo ricordo... >>
“purtroppo”
aggiunse mentalmente. Aveva parlato con un tono a metà tra
l’arrabbiato e l’indifferente. Perché?
Per un semplicissimo motivo: quel ragazzo gli dava fastidio.
La prima e l’unica volta che lo aveva visto insisteva per
accompagnare Maka a casa, nonostante lui fosse venuto a prenderla. La
ragazza lo aveva dovuto spostare a forza per andarsene dalla libreria.
E poi, e questa era la cosa che lo irritava di più, la
guardava con sguardo viscido e le parlava in modo civettuolo. Si vedeva
lontano un miglio che ci stava provando. E il fatto che fosse stato lui
ad aiutare la sua meister, non gli piaceva neanche un po’.
Proprio per niente.
<< Ha sentito mentre ne parlavo con Tsubaki fuori dalla
libreria e si è offerto di aiutarmi... lui ne aveva due
copie perché, una gliel’aveva regalata suo padre e
quindi è stato disposto a cedermene una... è
stato solo un colpo di fortuna... >> spiegò,
lei pratica.
<< E che ti ha chiesto in cambio? >>
domandò lui irritato. Perché era ovvio, che le
avesse chiesto qualcosa in cambio...
Maka si chiese il motivo del suo repentino cambiamento
d’umore, ma rispose comunque:
<< Niente... Lo ha voluto solo pagato... >>
disse la ragazza, distogliendo lo sguardo. In realtà, le
aveva chiesto anche un appuntamento, ma lei aveva rifiutato
categoricamente; lo aveva anche colpito con un libro per convincerlo.
Alla fine lo aveva convinto, ma non sapeva per quale ragione il ragazzo
si fosse arreso, insomma... era pur sempre un disco in edizione
limitata! Lo aveva capito che quel ragazzo ci stava provando con lei,
era palese... nonostante a lui non piacessero i libri, era
informatissimo sui suoi autori preferiti ed era perennemente in
negozio, e quando entrava lei l’accoglieva sempre
calorosamente e la seguiva sempre per tenerle i libri che sceglieva o
per prenderglieli dagli scaffali.
Ma aveva messo le cose in chiaro, e lui non l’aveva
più importunata.
<< Certo... come no... e io ci credo... che ti ha
chiesto?! >> sbottò Soul.
<< Ok,ok! – si arrese lei, non vedeva motivo di
nasconderlo, inoltre – mi ha chiesto un appuntamento, ma io
ho rifiutato, contento? >> ribatté Maka,
infastidita da tanta insistenza.
Soul, sentendo quelle parole, si calmò
all’istante. Sembrava un ragazzo geloso della ragazza che gli
piaceva.
Oh, cavolo... ecco cosa
sembrava: un ragazzo geloso.
“Ma, dai! Io
geloso di Maka? E perché mai, poi?!”
sogghignò tra sé e sé.
Non era geloso! Era solo che non voleva che un tizio qualsiasi
l’avvicinasse. Punto. La sua non era gelosia!
Volse lo sguardo verso la ragazza seduta di fianco a lui: aveva gli
occhi puntati verso il basso e aveva l’aria pensierosa.
Si concesse qualche istante per osservarla, nonostante conoscesse i
suoi lineamenti a memoria.
A dispetto di quello che diceva, Soul aveva sempre pensato che Maka
fosse una bella ragazza, non era vero il fatto che fosse priva di fascino. Non era sensuale, era evidente, ma la bellezza
non aveva nulla a che fare con la sensualità.
Maka era speciale
così com’era.
Era anche, ma non solo, per questo che era la sua meister.
E tutte quelle ragazzine che lo pregavano di essere la loro arma, solo
perché era un bel ragazzo, non erano, non avrebbero mai
potuto essere all’altezza di Maka, nessuno avrebbe mai potuto
esserlo, per lui. Perché non c’era nessun altro al
mondo, che tentava di capirlo e che lo capiva come lei. E poi Soul non
era un tipo che andava dietro le ragazze. L’unica che contava
veramente era Maka. Perché era la persona con cui
condivideva la sua vita.
<< Grazie... >> pronunciò
all’improvviso la Death Scythe.
La maestra rimase interdetta per un attimo: non se lo aspettava
così all’improvviso. Ma poi sorrise dolcemente,
guardandolo negli occhi rossi che tanto le piacevano.
Fu in quel preciso momento che capì cos’era Soul
per lei, veramente... le costava molto ammetterlo, ma era la
verità, a volte l’orgoglio andava represso.
“Perché
mentire? Io ho bisogno di lui, non importa che ruolo rivesta nella mia
vita. La mia anima è parte della sua.”
<< Figurati... >> mormorò lei
ridendo, leggermente imbarazzata. “Grazie a te, piuttosto, per
tutto...” aggiunse mentalmente.
Soul aprì la bocca per dire qualcos’altro, ma non
disse nulla alla fine, si limitò ad avvicinare il proprio
viso, a quello dell’artigiana.
Il ragazzo si chiedeva che diamine stesse facendo. Perché
aveva avvicinato il suo volto a quello di Maka?
E perché non faceva altro che spostare lo sguardo dagli
occhi, che tanto lo colpivano, alla sua bocca, e viceversa?
Si incantò a guardare il viso delicato della sua meister e
le sue guance leggermente imporporate, ispirando piano il suo profumo
dolce e deciso.
E si rese conto, che l’unica cosa che voleva fare in quel
preciso istante era baciarla e si avvicinò ancora di
più.
Maka, dal canto suo, da quando Soul le si era avvicinato, aveva spento
il cervello. Aveva smesso di respirare e continuava a guardare la sua
arma leggermente stupita. Ma perché non lo allontanava?
Sarebbe bastato un Maka-chop... Si stupì ancora di
più del fatto che non voleva affatto allontanarlo. Anzi,
voleva poggiare le proprie labbra sulle sue, voleva tappare la bocca a
tutte quelle ragazzine presuntuose, che pretendevano di essere la
meister del suo
partner...voleva stare insieme a lui ed essere amata. Perché
Maka Albarn era innamorata di Soul “Eater” Evans.
Beh, se era così l’amore, allora non era poi
così male...
Si avvicinarono entrambi, l’uno all’altra, facendo
toccare le loro labbra. Perché lo volevano entrambi.
Bramavano entrambi quel semplice contatto. Quel gesto, quel semplice e
piccolo gesto, scatenò in loro mille emozioni. Avevano
smesso di respirare entrambi, troppo presi a capire i loro sentimenti,
per dedicarsi ad una cosa elementare come quella. E, colmi di
trepidazione, sentivano una moltitudine di brividi scorrere lungo le
loro schiene.
Quando Maka poggiò le sue morbide labbra su quelle
più sottili del ragazzo, che, anche se stupito, non poteva
non essere contento del fatto che lei avesse esaudito il suo desiderio
di cui aveva compreso finalmente la natura.
Non aveva mai creduto che un bacio potesse scatenare tutte quelle
emozioni, era sempre stata piuttosto scettica al riguardo... ma forse
non era solo il bacio in sé a sconvolgerla così
tanto... forse era Soul a farle quell’effetto.
Soul, non appena aveva sfiorato le labbra di Maka, aveva compreso ogni
cosa, e si sentiva uno stupido per non averlo capito prima.
Lui era innamorato di
Maka.
Inutile continuare a cercare un’altra spiegazione ai
sentimenti che provava.
La amava e non voleva
che nessuno le si avvicinasse, perché lei era sua.
E Soul “Eater” Evans non lascia che ciò
che è importante per lui, stia sotto gli occhi di tutti.
Era geloso di quel tizio che aveva messo gli occhi su Maka? Forse, ma
non importava in quel momento, perché ormai ne aveva la
certezza: Maka e Soul si
appartenevano a vicenda.
Si staccarono in cerca di ossigeno e la ragazza abbassò lo
sguardo imbarazzata e completamente rossa in volto.
Si chiese se fosse il momento e se ne avesse il coraggio,
soprattutto... avrebbe dovuto dirglielo?
Fece un sospiro, come per raccogliere coraggio, e alzò lo
sguardo fronteggiandolo. Lo sentiva, ce la poteva fare,
perché per lui ne valeva la pena...
<< Ti amo... >> sussurrò appena
lei, distogliendo subito lo sguardo, incapace di sostenere ancora
quello di Soul.
Il ragazzo, invece, che non si aspettava per niente una dichiarazione,
arrossì.
Eccola qui: la Maka coraggiosa che tanto ammirava. Aveva trovato il
coraggio di ammettere i suoi sentimenti. E lui? Lo avrebbe fatto?
Ma forse poteva ricevere un piccolo aiuto...
Si avvicino di nuovo alle sue labbra, cominciando di nuovo a baciarla
con più passione: le passò la lingua sulle labbra
chiedendole il permesso di entrare. Dopo qualche istante, Maka schiuse
la bocca e lui riprese a baciarla con più urgenza. Doveva
ammetterlo: era tremendamente piacevole.
Prima di scostarsi, le pose entrambe le mani sulle guance imporporate e
calde della maestra e cercò anche lui di trovare la forza
per dirglielo. Glielo doveva.
<< Anch’io... >>
pronunciò con voce flebile, tra un bacio e
l’altro, per dissimulare l’imbarazzo.
Maka si lasciò baciare, rispondendo, e allacciando le
braccia al collo di lui. Sorrise tra sé e sé:
adesso era felice.
<< Questo sì che è un compleanno
cool... e questo regalo mi piace di più...>>
commentò con un ghigno, Soul, allontanandosi appena dalle
labbra della ragazza e poggiando la propria fronte su quella
dell’artigiana.
<< Idiota... >> ribatté Maka,
sorridendo.
Anche se doveva dargli ragione stavolta: quello era stato proprio un
compleanno cool.
Adesso, cominciava soltanto un nuovo capitolo della loro vita, insieme.
Ora erano sicuri... ora lei era sicura: niente li avrebbe allontanati
l’uno dall’altra.
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