Chissà un giorno...

di bacionero
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Erano trascorsi già due mesi da quando Candy si era trasferita a Blueberry Mansion, e la vita che aveva condotto fino a quel momento non le era parsa poi tanto male. La tenuta era vastissima e lei poteva cavalcare, fare lunghe passeggiate e arrampicarsi sugli alberi proprio come faceva alla casa di Pony. Il suo amico Archie costituiva per lei una risorsa non indifferente, infatti era proprio con lui e a bordo della sua Ford modello T che organizzava delle piccole fughe nella downtown  di Chicago per fare shopping o cenare in qualche ristorante alla moda. Spesso quella era l’occasione per Archie di sfogare con la sua amica il rimpianto per la fidanzata lontana, che a Parigi sembrava aver finalmente trovato la sua dimensione, come traspariva dalle lettere che inviava quasi ogni giorno in America.

A Candy faceva piacere sostenere con la sua vicinanza Archibald, e nel contempo godere della presenza di un amico che la conosceva sin dalla fine della sua infanzia. Qualche volta si erano fermati a ricordare i bei tempi andati, Stear ed Anthony, il collegio e tutti quegli altri avvenimenti che li avevano legati, ma il più delle volte preferivano fare progetti per il futuro e chiacchierare liberamente  su ciò che accadeva in villa, e l’armonia che c’era tra di loro li faceva pensare nello stesso modo e ridere delle stesse cose. In particolare era proprio quando Albert era via per lavoro che la compagnia di Archie si faceva più necessaria, infatti Patty, che aveva partecipato al funerale della zia Elroy pur non avendo più alcun legame con la famiglia dopo la morte di Stear, si era trattenuta a Blueberry Mansion solo una settimana, poi era tornata alla sua vita di sempre.

-Pensi ancora a Terence?-si era azzardato a dirle lui una volta che stavano seduti sul prato della villa a chiacchierare.

-Sì, Archie, e da un momento all’altro mi aspetto di leggere sul giornale la notizia del suo matrimonio con Susanna…

-Candy, non sai quanto mi dispiace che sia finita così. Mi stava antipatico ma ricordo bene la luce nei tuoi occhi quando parlavi di lui. Ho saputo che tra un mese sarà qui con la  compagnia Stradford a Chicago.

-L’ho saputo anche io, ma non credo proprio che andrò. Non voglio riaprire una vecchia ferita e soprattutto non voglio pregiudicare il loro rapporto, se per caso lui o Susanna mi vedessero.

La conversazione terminò lì perché entrambi si sentirono  imbarazzati da tanta confidenza e nessuno di loro volle approfondire il discorso. D’altra parte desideravano essere una buona compagnia l’uno per l’altra, cercando di bandire il più possibile ogni malinconia, e  questo li aiutava a trascorrere giorni  sereni.

Così se non fosse stato per la presenza importuna di Neal, la nuova vita come “signorina Andrew a tutti gli effetti” le sarebbe anche potuta piacere, sempre a patto di avere la possibilità di tornare tutte le volte che avesse voluto alla casa di Pony.

Se infatti Iriza aveva rinunciato a tormentarla optando per una più tranquilla indifferenza per mascherare financo a se stessa l’invidia che continuava a provare per la sua nemica di sempre, Neal al contrario si era fatto avanti di nuovo  infastidendola con la sua poca delicatezza. Quello che doveva essere un corteggiamento per la bionda ragazza, anziché essere qualcosa di delicato come il petalo di una rosa, nelle  mani di Neal diventava un approccio molesto che aggiungeva altra antipatia a quella già esistente.

All’inizio si era trattato di qualche sguardo, un ammiccamento quasi impercettibile, poi era passato a qualche battuta di spirito poco divertente e negli ultimissimi tempi era giunto  a ciò che lui chiamava una dichiarazione . Ma Candy non si era scoraggiata per il suo comportamento anzi aveva notato con sarcasmo che restava lo stesso vigliacco di sempre, capace di sciogliersi come neve al sole ad un’occhiataccia di Albert.

Quel giorno di inizio settembre Blueberry Mansion era stata tirata a lucido più del solito e  l’argenteria più preziosa brillava in bella mostra  per il sontuoso pranzo in stile europeo organizzato per degli  ospiti speciali,  dei partner di lavoro di Albert, i quali erano giunti in sobrie redingote di cui poi si erano liberati per lasciare spazio alla più elegante moda inglese. Era stato servito un pot-au-feu, una minestra accompagnata da  uno sherry secco, medaglioni di agnello accompagnati da uno  Château Lafite del 1890, parfait de foie gras  e quaglie con uva in crosta, infine frutta, dessert e petit fours.

Con tutto quel buon cibo, Candy fece poco caso alle discussioni che i convitati cercarono comunque di mantenere su argomenti leggeri, e non vide l’ora infine di potersi infine alzare e recarsi con tutti gli altri in salotto a prendere il caffè. Ma essere ancora costretta a parlare tanto piano come se sussurrasse e sorbirsi la compagnia di quei quei tipi tanto noiosi era troppo per lei così decise di fingere un’indisposizione per togliere il disturbo. Era contenta del fatto che tutti, da lei stessa fino a Neal e a Iriza passando per Archie avevano dato l’impressione di essere una  famiglia unita e perbene e avevano fatto  fare una bella figura ad Albert.

Ma era arrivato il momento di tornare alla sua vita sua vita di sempre; non ne poteva più del suo abbigliamento, infatti si era agghindata con nastri, lacci e laccetti e aveva pure accettato (sic!) di stringersi tutta dentro ad un busto che costituiva una vera a propria tortura, soprattutto dopo un’abbuffata simile.

-E  tutto questo per piacere agli uomini! Bah!-disse dirigendosi in cucina dove sperava di bere un bel bicchiere d’acqua fresca, pensando con sollievo alla prospettiva di andare a fare una lunga  passeggiata nella tenuta.

Mentre assaporava la sua acqua, sentì alle sue spalle un rumore e si girò di scatto. Era Neal.

-Ciao, bellissima…

Per lo spavento Candy fece cadere dell’acqua.-E pensare che speravo di trasformarmi in un mostro orribile ogni volta che ti incontravo…-

-Ah ah… sei spiritosa. Mi piaci anche per questo, con te non c’è mai da annoiarsi.

Tenendo ancora in mano il suo bicchiere la ragazza fece per andarsene.

-Altolà. Dove vai, Candy? Sai che dobbiamo riprendere quel discorso…

-Noi non dobbiamo riprendere alcun discorso. Non mi piaci, Neal, in nessun senso, e non mi piacerai mai. Questo è tutto…

-Va bene, tanto ho ancora quattro mesi per corteggiarti…e questo grazie alla zia….

Candy fu sorpresa dalle parole del ragazzo e un atroce sospetto si insinuò nella sua mente.

-Che cosa intendi dire, Neal?

-Non l’avevi ancora capito, Candy? Grazie al provvidenziale intervento della zia resterai qui ancora quattro mesi ed io avrò tutto il tempo per farti cambiare idea…

-Vuoi dire…vuoi dire che era tutto un piano per farmi vivere nella stessa casa con te e darti la possibilità di convincermi a sposarti?

-Beh, cosa vuoi che ti dica? La zia in fondo aveva veramente cambiato idea su di te tanto che ti riteneva adatta ad  essere mia moglie…

Candy stava per vomitargli addosso tutta la sua rabbia per essere stata ingannata in questo modo ma preferì tacere e agire. Sarebbe subito salita in camera a fare le valigie e sarebbe partita immediatamente, e facendosi per giunta accompagnare dall’autista degli Andrew fino alla casa di Pony come risarcimento morale di  quell’affronto. Non avrebbe dato a Neal alcuna spiegazione ma in compenso di lì a qualche ora lui avrebbe avuto una brutta sorpresa: l’annientamento totale dei suoi progetti.

Mentre Neal stava a godersi quella  che secondo lui era una vittoria, e mentre Candy era assorta in tali idee di rivincita,  una voce chiara e tuonante mise fine ai pensieri di entrambi.
-Ora basta Neal! Le hai sparate grosse per oggi!

-Guarda guarda, Archibald il cavalier servente! Scommetto che hai sentito tutto! Perché, non è forse vero quello che ho detto? Che la zia voleva agevolarmi con quella postilla del testamento?
-Se racconti le cose in questo modo, Neal, Candy penserà che la zia non ha mai provato per lei un briciolo di affetto. Non è così anzi sai meglio di me quante volte negli ultimi mesi ci ha chiesto di lei e quanto fosse dispiaciuta per essere stata tanto severa  in passato! Se ha inventato quella postilla è solo per le pressioni che tu le hai fatto di continuo, minacciando nuovamente di arruolarti, se Candy non ti avesse ricambiato!

-Archie, non deve interessarti…-cercò di interromperlo Neal

-E invece, Neal, mi interessa tutto quello che riguarda la nostra famiglia e tu, mi dispiace dirtelo, non sei così furbo come credi di essere se pensi che ti farò fare tutto quel che vuoi!

Mentre gli animi stavano scaldandosi sempre di più, fu Candy a prendere la parola, desiderosa solo di togliersi da quell’impaccio.

-Hai ragione, Archie, povera zia. Io credo a quello che dici sulla sua  buona fede, e che abbia agito per il bene di suo nipote, ma  non sapeva quanto poco coraggio avesse Neal, altro che arruolarsi! Ad ogni modo ora che ogni cosa è stata chiarita, credo proprio che tornerò in salotto a far compagnia ai colleghi di Albert-mentì Candy, che non aveva abbandonato il progetto di fare fagotto al più presto possibile.

-Ed io Candy ti accompagnerò-rispose prontamente Archie, prendendola per  mano e trascinandola vigorosamente fino all’uscita che dava sul retro della grande costruzione, mentre Neal rimaneva in cucina in piedi davanti al grande tavolo di marmo, di sasso per la repentina fuga dei suoi cugini.

-Fermati, Archie!-gli disse Candy, costretta suo malgrado a correre per stare al passo del ragazzo, che camminava a velocemente  davanti a lei, quasi trascinandola.

-Archie, fermati, quella non è la direzione giusta! Dobbiamo rincasare! Fermati!

-Adesso vieni con me, Candy!-le rispose, tenendole saldamente la mano.

-Ma dove, dove?- gli chiese Candy quasi supplicandolo quando vide che si stavano dirigendo al capannone delle auto.

-Dobbiamo schiarirci le idee Candy, ti va di fare una passeggiata in macchina fino a Chicago?-le chiese Archie lasciandola stare, resosi improvvisamente conto di essere stato anche troppo irruente.

-Perché no, Archie? Bastava dirmelo prima ed io avrei acconsentito con piacere…

-Mi dispiace, Candy. Sali in macchina con me e ti spiegherò tutto.




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