Amore Caldo

di BlueSon
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Amore caldo


Se l’amore potesse essere paragonato al cielo sicuramente potremmo scorgere nell’infinito la sua grandezza e nelle diverse sfumature del cielo le mille sfaccettature dell’amore: dall’azzurro del mattino al rosso del tramonto, dal buio della notte al chiarore dell’alba. L’amore è limpido, infinito e proprio come il cielo anche l’amore improvvisamente cambia umore e si fa nero, scuro e temi che una tempesta possa crollarti addosso da un momento all’altro, temi di non poter mai più vedere la luce del sole.
Bulma e Vegeta stavano tornando a casa stranamente sullo stesso cavallo. Bulma sorrideva felice come non lo era mai stata. Vegeta le strappava un sorriso anche con un semplice schiocchio di lingua ricordando il trotto del cavallo. Vegeta stesso si beava di quella risata cristallina ed era pronto a essere sincero con lei. Forse non del tutto sincero perchè non sapeva se dirle ancora quello provava, ma voleva chiederglielo, chiederle se sarebbe voluta restare ancora un po’ o magari per sempre in quella casa che non avrebbe avuto più ragione di esistere senza la sua presenza così come lui non poteva continuare a vivere senza di lei.
“Vedo che ti diverti ad andare a cavallo.” Le fece notare inizialmente divertito “Ricordo che il primo giorno non osasti nemmeno avvicinarti senza Chichi.”
“Hai ragione però è come…non lo so…come se avessero imparato a conoscermi e io avessi imparato a familiarizzare con questo mondo.” rispose la turchina stringendo comunque le mani di Vegeta per qualche piccolo timore.
Vegeta se ne accorse ma non osò farglielo notare. Non era quello il momento di punzecchiarla.
“Quindi ti piace la vita qui?”
Bulma sentì il cuore frenare bruscamente per poi riprendere a correre più veloce di prima.
“Sì, mi piace molto.”
Vegeta non volle contare fino a dieci. Era sicuro che se avesse aspettato così tanto non avrebbe più avuto il coraggio di chiederglielo.
“Allora perchè non rimani qui?”
Era forse caduto il mondo? No perchè non si sarebbe mai aspettata una cosa del genere e invece era successo. Vegeta le aveva chiesto di restare. Forse…forse quell’amore non era a senso unico. Ci aveva già sperato quando la sera precedente le aveva detto che non era come le altre. Sorrise girandosi quel poco che bastava per guardarlo negli occhi.
“Vegeta io…”
“Cosa ci fa tua zia sul portico di casa?” chiese lui incuriosito.
Vegeta non ebbe il tempo di ascoltarla anche se avrebbe voluto capire e sentire cosa Bulma avesse avuto intenzione di fare. Il cuore decelerò quando sull’uscio intravide anche Bardack. Bulma seguì lo sguardo del cowboy. Perchè il cuore le giocava quei brutti scherzi? Prima correva e poi si fermava? Arrivarono a pochi metri dalla casa. Bulma notò quanto sua Gine fosse scura in volto e questo non fece altro che accrescere il suo tormento. Scese dal cavallo aiutata da Vegeta e quando sentì quella voce inseguita dalla proprietaria davvero le cascò il mondo addosso.
“Bulma, figlia mia, sia ringraziato il cielo!!”
Bunny corse dalla porta fino a Bulma stritolandola come fosse un morbido cuscino. Vegeta si scostò leggermente e Bulma stessa non ricambiò nemmeno la stretta troppo scossa dalla sorpresa.
“Che ci fate voi qui, madre?”
Bunny fermò l’abbraccio per guardarla in faccia. I suoi occhi erano colmi di lacrime.
“Sapessi come sono stata in pena per te. Ma guardati, come ti sei abbronzata. Il sole ti avrà ustionata, povera bambina mia e i capelli…da quanto in qua li porti sciolti in questo modo e i vestiti e…”
“Madre, perchè siete qui?”
Bulma frenò l’entusiasmo della donna. Non aveva mai desiderato di non rivedere sua madre, ma la sua presenza non prometteva nulla di buono. Infatti Bunny si scurì il viso. Abbassò il capo e solo dopo qualche minuto dovetti accorgersi di un uomo a fianco della figlia.
“Tu devi essere Vegeta. Gine mi ha parlato di te. Grazie mille per tutto quello che hai fatto per mia figlia.”
Quelle parole lo ferirono come coltelli. Cosa voleva quella donna agghindata come una dama del Seicento? Si chiedeva come faceva a non morire dal caldo.
“Andiamo dentro Bulma.”
La turchina annuì accompagnata da Vegeta. Di certo Bulma non poteva sapere quello che stava per accadere. Vide Bardack dare una pacca sulla spalla a Vegeta. Dentro c’erano anche Chichi, Goku e…
“Cosa diavolo ci fai tu qui?” sbottò fregandosene altamente se sua madre l’avesse guardata male.
Lì erano a Newcomb ma in qualsiasi altro posto le buone maniere con quel viscido non servivano. Yanko le si avvicinò con fare lusinghiero.
“Buongiorno a voi, signorina Brief.”
Bulma guardò sua madre con rimprovero e maledisse il giorno in cui Baba le aveva rivelato ogni cosa.
“Noi dobbiamo sposarci.” ripetè l’uomo arrivando a pochi passi da lei.
“Giammai!” disse cercando di contenere la rabbia.
Yanko era a due centimetri di distanza ma prima che potesse solo pensare di toccarla Vegeta gli si parò dinanzi.
“Credo che parli la tua stessa lingua.” sottolineò marcando ogni sillaba.
Stupito perchè mai nessuno gli si era rivolto in quel modo così arrogante, Yanko fece un passo indietro. Bulma non ci stava capendo più niente e aspetto con ansia una spiegazione.
“Madre, perchè siete qui?” chiede per l’ennesima volta.
Bunny le si parò dinanzi prendendole entrambe le mani. Altre lacrime solcarono il suo viso ma non erano certo lacrime di gioia.
“Tuo padre è molto malato, Bulma. Una settimana fa ha avuto un infarto e i medici hanno detto che l’ansia e la preoccupazione di qualcosa hanno indebolito il suo cuore. È a casa e non sappiamo più cosa fare.” raccontò tutto di un fiato aggrappandosi alla figlia e scoppiando in un pianto disperato.
Il silenzio piombò in quella casa e Bulma dovette fare uso di tutto il suo autocontrollo per non crollare. Com’era possibile? Improvvisamente i sensi di colpa le circondarono il cuore.
“Tuo padre desidera vederti. Chiede sempre di te e io non sapevo più che fare, figlia mia. Mettiti nei miei panni, cosa avresti fatto?”
“E lui?” chiese ancora scossa indicando Yanko.
“Io sono venuto per accompagnare vostra madre, Bulma, ma credo sappiate anche che il nostro matrimonio non può tardare oltre. Questo non è un posto adatto a voi.”
“Decido io dove stare se non ti dispiace” lo ammonì gelida dimenticando anche le maniere del “voi” o chissà quale altra cosa “sicuramente il mio posto non è quello di stare accanto a te.”
Vegeta tirò un sospiro di sollievo. Il suo cuore sembrò riprendersi se non fosse stato di nuovo schiacciato dal peso delle parole della donna.
“Bulma, non puoi restare qui. Tuo padre chiede il tuo perdono. Vuoi privarlo del desiderio di vederti? Desiderio che potrebbe essere l’ultimo? Il suo cuore è molto provato e noi sappiamo tutti il motivo. Santo Cielo, è di tuo padre che stiamo parlando.” la ammonì questa volta lei facendo salire il rimorso alle stelle.
Sì, era pur sempre suo padre. Vegeta guardò il volto della donna che amava e lo vide indeciso. Non gli servivano le sue parole per capire cosa sarebbe accaduto di lì a poco. Aveva già intuito: si era fidato della persona sbagliata ancora una volta e come tanto tempo fa veniva abbandonato dall’unica persona alla quale aveva donato tutto se stesso!!!
 
 
L’orario di punta era scemato da un pezzo. Era meglio partire quando il sole avrebbe deciso di finire il suo corso per la giornata. Il rosso del tramonto sposava il blu tenue del crepuscolo. Era ora di andare.
“Certo che tornerò, Chichi…” le aveva detto Bulma abbracciandola “…devo pur sempre vedere vostro figlio o vostra figlia.” continuò sorridendo amaramente.
“Lo sai vero che ti succede se non torni? Abbiamo un’attività ora e io senza di te…”
“Ti giuro che tornerò, Chichi. È una promessa.”
La corvina annuì stringendola forte. Dopodichè Bulma salutò Goku e ovviamente Bardack ringraziando entrambi per quello che avevano fatto per lei. C’era solo un’ altra persona da salutare e sarebbe stato il saluto più difficile di tutti.
“Aspettatemi qui, madre.” le disse andando versò la stalla.
 
Vegeta era rimasto lì da quanto tempo nemmeno lui lo sapeva. Aveva dato pugni al legno duro con cui aveva costruito quella stalla e poco se ne era fregato se le nocche pulsavano per il dolore. In confronto a quello che sentiva dentro non erano nulla.
“Maledizione!” imprecò sbattendo un piede per terra facendo sussultare qualche cavallo che stava mangiando lì dentro.
“Ti odio.” sussurrò proprio come un bambino che ha ricevuto una punizione e chiuso nella sua cameretta mette il broncio prendendosela con i suoi genitori.
Tante volte aveva provato odio nei confronti dei suoi genitori. Invece non riusciva a provarlo per lei, neppure in quel momento. L’amava, l’amava come un pazzo.
“Vegeta?” lo chiamò Bulma.
Il giovane uomo le dava le spalle e lei ringraziò il cielo perchè non avrebbe mai avuto il coraggio di guardarlo negli occhi. Tuttavia Vegeta si girò e non la riconobbe. I capelli erano di nuovo legati in quello stramaledetto chignon e i vestiti che indossava non erano quelli che aveva portato per più di un mese a quella parte. La voglia di spogliarla per ritrovare la sua donna quasi lo tramortì.
“Io vado.”
“Lo so.” disse rabbioso.
 Quelle parole cariche di disprezzo la ferirono come la più velenosa delle spine.
“Ma tornerò.” gli disse avvicinandosi.
“No, non lo farai.”
“Non è ve…”
“Non ti è passato per la testa che potrebbe essere una farsa, donna? Mi deludi se davvero non hai preso in considerazione una possibilità come questa.”
Affrontare un terremoto sarebbe stato meno faticoso. Il suo cuore cedeva dinanzi al dolore e a quella sfuriata. Gli strinse la mano con tutta la forza che aveva.
“Certo che ci ho pensato, ma è pur sempre mio padre.”
“Allora vattene e non tornare mai più, donna. Io e te non abbiamo condiviso nulla.” le sparò rapido e cattivo.
Bulma mollò la presa. Sentì il cuore spaccarsi in tante piccolissime parti. Non avrebbe mai più potuto rimettere i cocci insieme e seppure ci sarebbe riuscita le ferite l’avrebbero segnata a vita. Anche il modo con cui l’apostrofava donna non aveva più lo stesso valore.
“Cosa…cosa sta insinuando?”
Vegeta si sentì profondamente meschino ma era troppo facile vomitarle addosso tutto il dolore e spararle le più grandi bugie mai inventate prima.
“Sto insinuando che mi sono divertito come un bambino con te. Sei stato lo spasso migliore di tutte.” ringhiò con un ghigno che serviva a nascondere la disperazione e la bugia.
Era così preso dal dolore dal non accorgersi che le lacrime stavano scivolando sul volto di Bulma e lei non aveva potuto fare niente per frenarle.
“…ora che te ne vai sai quante ne trovo co…”
Vegeta non terminò mai quella frase. Bulma gli fece mordere la lingua con il violento schiaffo che gli diede. Lui le strinse il polso con forza fino a farle male ma non ebbe il coraggio di dire più nulla quando finalmente vide il suo volto rigato di lacrime. Ogni bugia sparì insieme a ogni parola. Bulma sciolse quella presa e fece un passo indietro. Amore che viene spazzato, amore che si crede morto. Quelle gocce d’acqua salata stavano portando una rovinosa tempesta.
“Bravo, Vegeta, davvero complimenti. Sei stato così bravo che non mi sono resa conto di nulla...” lo elogiò sarcasticamente battendo le mani.
Già era state presa in giro in passato, ma il dolore provò allora non era nulla, nemmeno una briciola di quello che le stava soffocando l’anima in quel momento.
 “…sappi che però anch’io sono stata brava e furba. Infatti da esperto quale sei non ti sei accorto che ti sei portato a letto la verginella di Londra.” gli eruttò in faccia con tono rabbioso e rammaricato.
Fu come se un fulmine l’avesse colpito in pieno. Ci aveva visto giusto. Perchè glielo aveva tenuto nascosto? Bulma si morse la lingua dopo quella rivelazione. La donna orgogliosa qual era non avrebbe fatto una cosa del genere nemmeno sotto tortura, ma la donna innamorata l’aveva spinta a mettersi a nudo e non capiva nemmeno lei il perchè.
“Io ti amo, stupido presuntuoso che non sei altro.” gli disse in un sussurro.
Vegeta si rese conto di quanto era stato stupido. Aveva mandato al diavolo la sua unica ragione di vita. Invece di lottare per riaverla l’aveva fatta allontanare. Come spiegarle cosa provava sono nello sfiorarla? Bulma indietreggiò fino a girarsi per andare via. Vegeta la raggiunse e prima che potesse uscire la strinse da dietro.
“Bulma, mi…”
“Lasciami in pace.” trovò la forza di urlare “Mi hai usata, cos’altro vuoi?”
Si dimenò con tutta la forza che aveva, ma Vegeta non la lasciò.
“Io ho mentito.”
“Non mi interessa. Hai sbagliato, non ti credo. Ti ho detto lasciami.”
Con uno strattone si liberò della presa  e si allontanò.
Ecco l’amore nella sua giornata peggiore. Giornate dove il cielo è chiuso e senza colori, senza luci. Solo nero…nero come il peggiore degli incubi. Invece quella era la realtà.
Bulma andò via da Newcomb, via da Chichi e da Goku, via da quella Festa durante la quale si era divertita e via da lui, dalla sua unica fonte di vita. Via da quello che era stato, seppur bugia o verità, via da un amore troppo grande per due cuori impauriti dalla vita. Nonostante quello che le avesse detto Bulma non riusciva ad odiarlo. Forse perchè il suo cuore era incapace di provare qualche altro sentimento. Era morto, non batteva e sinceramente si stava chiedendo come e per quale assurdo motivo riusciva ancora a respirare. A Vegeta non servì urlare, sbattere i piedi e dare calci alle staccionate fino a romperle. La sua donna era andata via e lui l’aveva allontanata e non sarebbe mai più tornata indietro.
 
 
Il viaggio di ritorno fu più breve del previsto. Forse perchè le disgrazie arrivano sempre prima. Bulma aveva riposato poco durante il viaggio e non aveva toccato nulla. Fortunatamente sua zia Gine che era tornata con lei per starle accanto aveva tenuto a bada quel debosciato di Yanko. Bulma sapeva bene quanto tutto quello era costato soprattutto a zia Gine. Almeno l’amore con lei era stato magnanimo donandole il cuore di un uomo che l’amava sul serio. Non le era sfuggito il bacio tra Bardack e Gine. Avrebbe fatto di tutto per farla ritornare lì dal suo Bardack. Lei non avrebbe mai più rimesso piede a Newcomb. Con quale coraggio nonostante la promessa fatta a Chichi? Il ricordo di Vegeta lo aveva marchiato su tutto il corpo oltre che nella testa e in quel mucchio di muscoli e sangue che era rimasto del suo cuore. Aveva smesso di piangere subito ma il suo volto era il trionfo del dolore. Quando mise piede sulla soglia di casa quasi svenne. Non volve ritornare lì. Non voleva mettere piede in quella casa. Sapeva che suo padre aveva bisogno di lei e lei si sarebbe occupata di lui come una buona figlia ma a che prezzo? Eppure doveva essere felice: se sua madre non fosse arrivata chissà per quanto tempo ancora Vegeta l’avrebbe presa in giro.
Doveva essere felice e non lo era.
Doveva desiderare di stargli lontano e invece avrebbe pagato oro e argento per stare di nuovo stretta fra le sue braccia.
Doveva odiarlo e invece lo amava.
“Vuoi fare un bagno prima di vedere tuo padre?” le chiese con premura sua madre.
Annuì. Bunny sorrise ma era davvero preoccupata. Sapeva che aveva fatto la cosa giusta per amore del marito ma perchè sua figlia era così pallida in viso nonostante avesse la pelle “scottata” dal sole?
“Io vado dal signor Brief per avvisarlo che state salendo, Bulma.” disse premuroso Yanko salendo al piano di sopra.
“Io vado da Baba, le dico che siamo tornate.” disse Bunny spostandosi in cucina.
Gine si guardò intorno velocemente. Prese per mano la nipote e la trascinò dinanzi la soglia di casa.
“Questo è il momento adatto. Filiamocela. Non ti farò sposare un uomo che non ami.”
Bulma si fermò seduta stante. Gine la guardò aprire bocca ma la nipote non emise alcun suono. Non aveva detto una parola da quanto erano partite e lei si chiedeva da più di ventiquattro cosa diavolo fosse successo con Vegeta.
“Stai scappando di nuovo, figlia?”
Quelle parole riempirono l’aria di tensione rendendo l’ambiente soffocante. Bulma non osò girarsi, essendo di spalle alle scale, ma sorrise amaramente: Vegeta aveva ragione. Si appoggiò a un mobiletto accanto allo stipite della porta per non crollare dal dolore e dall’amara verità che purtroppo già aveva preso in considerazione.
“Lucas? Tu stai bene?”
“Certo che sto bene mia cara Gine, mai stato meglio.”
Bunny uscì dalla cucina seguita a ruota da Baba.
“Caro, come…com’è possibile? Il medico…”
“Tutta una finzione mia cara. Sapevo che eri a conoscenza di dove fosse quella maleducata di tua figlia ma sapevo anche che non me l’avresti mai confessato. Così io e Yanko abbiamo organizzato questa bella scenetta.”
“Come hai potuto?” urlò subito Bunny dandogli sorprendentemente contro.
“Tu sei un fottuto bastardo, Lucas!” tuonò Gine senza peli sulla lingua.
La discussione iniziò senza ostacoli. Bulma, ancora di spalle, continuava a darsi della stupida. Vegeta aveva avuto ragione, lui subito aveva capito mentre lei sperava ancora nel buon animo di suo padre. Vegeta…anche solo pensare quel nome faceva male e bene allo stesso tempo.
“Vegeta” sussurrò dopo ore e ore che aveva avuto la bocca chiusa.
Si toccò le labbra come faceva lui quando le teneva il viso fra le mani e la baciava. Le accarezzava le labbra prima di dare inizio al bacio.
“Come ho potuto essere così cieca e stupida?” urlò Bunny in preda a una crisi di pianto.
Bulma si chiedeva la stessa domanda. Avrebbe dovuto capirlo che Vegeta non era fatto per amare, che il dolore provato da bambino lo aveva irrimediabilmente allontanato dall’amore. Perchè se ne era innamorata? Ora doveva solo andare avanti in quella che non le sembrava più una vita ma solo un incubo.  Intanto sia Gine che Bunny stavano dando filo da torcere a Yanko e al padrone di casa. Lucas Brief non si era mai sentito così in errore. Che sue moglie e anche quella pazza di sua cognata avessero ragione? La lite sembrava proprio essere destinata a durare all’infinito.
“BASTA!” urlò Bulma dopo qualche secondo.
Come una folata di vento quella parola spazzò via ogni altro battibecco. Tutti i presenti puntavano gli occhi su di lei soprattutto Lucas Bref che solo allora sembrava aver osservato bene sua figlia. Era completamente diversa sebbene avesse lo stesso chignon che lui adorava e i vestiti che lui diceva di indossare. Non era il colore della pelle a renderla diversa, no. Forse…forse era quel viso pallido e sofferente e soprattutto quel velo di lacrime che lui non aveva mai notato nei suoi bellissimi occhi azzurri. Bulma si avvicinò veloce a Yanko. Il suo sguardo era indecifrabile e la sua voce sottile tanto che le sue parole sembravano essere state pronunciate a bassa voce.
“Io ti sposo.” si sentì dire.
Gine non potette crederci.
“Bulma?!?”
Sua nipote era impazzita e lei avrebbe tanto voluto prendere Vegeta e schiaffeggiarlo con le sue stesse mani. Si giocava tutto quello che aveva: qualcosa era successo tra quei due. Qualcosa di grosso.
“No zia, sono sicura.”
 Chiuse per un attimo gli occhi per ricacciare le lacrime e poi si avvicinò al padrone di casa.
“Spero siate felice padre. Ora se volte scusarmi, andrei nelle mie stanze.”
Lucas Brief annuì soltanto, per la prima volta così scosso da non riuscire a trovare una risposta. Bunny gli si parò dinanzi. Sua moglie era irriconoscibile.
“Ti odio.” Gli disse in faccia prima di sparire dalla sua vista.
Gine si limitò a scuotere il capo. Aveva già detto quello che pensava. Ora doveva pensare a sua nipote. Lucas si vide per un attimo disorientato. Quasi non sentì nemmeno le parole di Yanko che gli arrivarono fastidiose all’orecchio.
“Ora posso chiamarla ufficialmente padre, vero signor Brief?”  gongolò abbracciandolo.
Lucas non ricambiò la stretta. Dinanzi agli occhi ancora il volto sconvolto dalla sua unica figlia e per la prima volta in tutta la sua vita ripensò a una decisione già presa mormorando fra sé e sé se avesse fatto davvero la cosa giusta.

 
Salve donzelle,
oggi ho voluto pubblicare un po’ prima per farmi perdonare :D
La situazione qui è cambiata drasticamente. Chi se lo sarebbe mai aspettato? Voi indicherete me che perfida sto scrivendo questo mostro di fan fiction. È vero, lo sapevo ma non potete colpirmi… hahahahahaha!!! Ok, datemi due secondi e smetto di fare la scema XD
Cosa ne pensate? Posso solo dirvi che la storia è agli sgoccioli. Ma come finirà?
Un bacio grande a tutte voi che avete inserito la storia tra le preferite, le ricordate e le seguite e ai silenziosi che leggono aumentando le visualizzazioni. Un ringraziamento doveroso alle ragazze che recensiscono. Vi adoro ogni giorno di più XD
Baci, BlueSon




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