Time has a way of changing things

di Alexiel Mihawk
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Prompt: Saint Seiya, Saori, Tu sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu sei infinito, e dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi suonare. Loro sono 88, tu sei infinito. (Novecento - Baricco)

Nota: Avevo voglia di un po' di Saori, perché la odiano tutti, ma io le voglio bene lo stesso. Tantissimo. Vi spiego in breve il titolo del capitolo, poi passo al blablabla: alfa è la prima lettera dell'alfabeto greco, nel Cristianesimo, in particolare in epoca paleocristiana e altomedievale, questo simbolo veniva accostato all'omega, ultima lettera del medesimo alfabeto, ad indicare che Dio fosse l'inizio e la fine di ogni cosa. Non a caso nell'apocalisse si trova scritto « Ego sum alpha et omega, principium et finis », Io sono l'alfa e l'omega, il principio e la fine. In questo caso beh, l'omega non c'è, vi lascio a trarre le vostre conclusioni da soli.
E niente, poi ti metti a scrivere su Avatar in attesa del Book 4 e scopri che sei ancora in grado di mettere le parole in fila e l'ispirazione un po' torna e allora torna la voglia di Saint Seiya. E anche se sono anni che non scrivo più in questo fandom per me non è cambiato nulla. E venite tutti a trovarci su piscina di prompt e fillate i prompt di Saint Seiya. E di tutti gli altri fandom, sì, insomma, avete capito.



Alfa, senza omega.


Saori Kido è una divinità, ma è anche una ragazzina di tredici anni piena di dubbi. Le certezze della sua vita non sono mai state tali, fin da quando, in tenera età le venne rivelato di non essere altro che il vessillo di carne di una divinità. Ci sono dei giorni in cui non sa se i suoi pensieri sono suoi o della dea che giace sopita dentro di lei; Saori esiste come individuo singolo?
È una domanda che la perseguita da anni e a cui ancora non sa dare risposta; ogni volta che la sente affiorare avverte un nodo formarsi alla bocca dello stomaco, le dita delle mani irrigidirsi e sa che a seguire arriverebbe un attacco d’ansia – non di panico, ma alla fine a lei cambia ben poco. In questi casi si chiude nel suo studio, apre il pianoforte e comincia a suonare.
I tasti del pianoforte sono ottantotto: li conosce a memoria, conosce ogni sequenza e ogni suono che possono emettere. Sono il suo calmante.
Aveva nove anni quando ricevette la sua prima lezione di piano. Suo nonno si era accorto da qualche tempo che la musica era l’unica cosa che sembrava placare il suo animo inquieto e i suoi attacchi – all’epoca fin troppo frequenti.
Saori l’aveva preso per un altro dei capricci di quell’uomo eccentrico, che cercava ad ogni costo di fare di lei l’erede perfetta: a tredici anni lo crede ancora.
 
Ora Saori Kido ha sedici anni, due guerre sacre alle spalle e il sangue di un numero indefinito di morti sulle mani, il suo rapporto con la dea che vive in lei si è trasformato e in qualche modo ha compreso che non è mai esistita una distinzione di personalità. Lei è sempre stata Atena, e Atena è sempre stata Saori: a cambiare, in fondo, era solo un nome, un nome che aveva il potere di imprigionarla e di definirla
Ora Saori Kido ha sedici anni, ha capito perché suona il pianoforte e ha accettato di essere una divinità, con tutte le conseguenze che questo comporta. Si è resa conto dell’impossibilità di definirsi, perché come si può definire un dio? Come si può definire un’ideale?
Atena suona il pianoforte, i tasti sono ottantotto, li vede iniziare, li vede finire, questo riesce a calmarla, questo la rende sicura: questo è una certezza. Le sue mani si muovo veloci e Saori espande il suo cosmo, con gli occhi interiori vede ogni cosa, il suo sguardo si allarga sul mondo, controllandone angoli e anfratti, nel tentativo di percepire nuove minacce. Il suo cosmo è infinito: questo è certezza.











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