Prompt:
Saint Seiya,
Saori, Tu sai che sono
88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro.
Tu sei infinito, e
dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi suonare.
Loro sono 88, tu sei
infinito. (Novecento - Baricco)
Nota: Avevo voglia
di un po' di Saori, perché la odiano tutti, ma io le voglio
bene lo stesso. Tantissimo. Vi spiego in breve il titolo del capitolo,
poi passo al blablabla: alfa è la prima lettera
dell'alfabeto greco, nel Cristianesimo, in particolare in epoca
paleocristiana e altomedievale, questo simbolo veniva accostato
all'omega, ultima lettera del medesimo alfabeto, ad indicare che Dio
fosse l'inizio e la fine di ogni cosa. Non a caso nell'apocalisse si
trova scritto « Ego sum alpha et omega, principium et finis
», Io sono l'alfa e l'omega, il principio e la fine. In
questo caso beh, l'omega non c'è, vi lascio a trarre le
vostre conclusioni da soli.
E
niente, poi ti metti a scrivere su Avatar in attesa del Book 4 e scopri
che sei ancora in grado di mettere le parole in fila e l'ispirazione un
po' torna e allora torna la voglia di Saint Seiya. E anche se sono anni
che non scrivo più in questo fandom per me non è
cambiato nulla. E venite tutti a trovarci su piscina di
prompt e fillate i prompt di Saint Seiya. E di tutti gli
altri fandom, sì, insomma, avete capito.
Alfa,
senza omega.
Saori
Kido è una divinità, ma è anche una
ragazzina di tredici anni piena di dubbi. Le
certezze della sua vita non sono mai state tali, fin da quando, in
tenera età
le venne rivelato di non essere altro che il vessillo di carne di una
divinità.
Ci sono dei giorni in cui non sa se i suoi pensieri sono suoi o della
dea che
giace sopita dentro di lei; Saori esiste come individuo singolo?
È
una domanda che la perseguita da anni e a cui ancora non sa dare
risposta; ogni
volta che la sente affiorare avverte un nodo formarsi alla bocca dello
stomaco,
le dita delle mani irrigidirsi e sa che a seguire arriverebbe un
attacco d’ansia
– non di panico, ma alla fine a lei cambia ben poco. In
questi casi si chiude
nel suo studio, apre il pianoforte e comincia a suonare.
I
tasti del pianoforte sono ottantotto: li conosce a memoria, conosce
ogni
sequenza e ogni suono che possono emettere. Sono il suo calmante.
Aveva
nove anni quando ricevette la sua prima lezione di piano. Suo nonno si
era
accorto da qualche tempo che la musica era l’unica cosa che
sembrava placare il
suo animo inquieto e i suoi attacchi – all’epoca
fin troppo frequenti.
Saori
l’aveva preso per un altro dei capricci di
quell’uomo eccentrico, che cercava
ad ogni costo di fare di lei l’erede perfetta: a tredici anni
lo crede ancora.
Ora
Saori Kido ha sedici anni, due guerre sacre alle spalle e il sangue di
un
numero indefinito di morti sulle mani, il suo rapporto con la dea che
vive in
lei si è trasformato e in qualche modo ha compreso che non
è mai esistita una
distinzione di personalità. Lei è sempre stata
Atena, e Atena è sempre stata
Saori: a cambiare, in fondo, era solo un nome, un nome che aveva il
potere di
imprigionarla e di definirla
Ora
Saori Kido ha sedici anni, ha capito perché suona il
pianoforte e ha accettato
di essere una divinità, con tutte le conseguenze che questo
comporta. Si è resa
conto dell’impossibilità di definirsi,
perché come si può definire un dio? Come
si può definire un’ideale?
Atena
suona il pianoforte, i tasti sono ottantotto, li vede iniziare, li vede
finire, questo riesce a calmarla, questo la rende sicura: questo
è una
certezza. Le sue mani si muovo veloci e Saori espande il suo cosmo, con
gli occhi
interiori vede ogni cosa, il suo sguardo si allarga sul mondo,
controllandone
angoli e anfratti, nel tentativo di percepire nuove minacce. Il suo
cosmo è
infinito: questo è certezza.
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