Prologo
Eccomi qua con
una nuova FF. Mi sento di dovervi promettere che non sarà
lunga come Una seconda vita!!! XD
Non aggiungo altro, leggete e fatemi sapere cosa ne pensate, se vi va.
Buona lettura!
12 Novembre 1985 - LA
La strada era quasi vuota, se si escludeva qualche rara macchina che
passava ogni tanto, e il silenzio regnava sovrano in quel
quartiere di Los Angeles dalla fama non
molto lusinghiera.
In realtà di vita ve n'era fin troppa tra le vie intricate
di
quella zona e se si passava da quelle parti in pieno giorno o a notte
ancor più inoltrata, era facile imbattersi in gruppi di
ragazzi
schiamazzanti per il troppo alcool in corpo, street bands che si
sfidavano a colpi di danza e non solo, o artisti di vario genere che
seguivano
l'ispirazione del momento, magari dipingendo qualcosa su un muro o su
una porzione di marciapiede.
Ma a quell'ora... beh, a quell'ora da quelle parti o non si era ancora
usciti oppure si era ben lontani dal rientrare, in una tiepida notte di
novembre come quella.
Le squillanti risate di una ragazza ruppero il silenzio assordante di
quelle strade, mentre la voce di un uomo decisamente alticcio cercava
di zittirla in qualche modo, timoroso forse di poter svegliare qualcuno
poco amichevole.
"Ssssh... ehi... ehm... Lene giusto? Ti chiami Lene..."
Lene scoppiò a ridere ancora più forte, scuotendo
il
capo. Quel tipo era davvero un idiota di prima categoria! Se non fosse
stato per quel fisico da urlo che si ritrovava e quella bocca
così carnosa... Dio come la faceva impazzire quella bocca!!
Peccato che da quel ben di Dio uscissero una marea di cazzate cosmiche!
Meno male che l'alcool la faceva da padrona anche quella sera e quello
più l'erba che si era fumata con gusto durante la prima
parte
della serata, facevano sì che riuscisse a passar sopra
all'idiozia di quel bel maschione.
"Sì, mi chiamo Lene genio! Che c'è?!"
"Lene cerca di fare un po' meno casino, cazzo, sono le due di notte e
qui finisce che qualcuno esce fuori e ci ammazza in sto cazzo di
quartiere di merda dove vivi!"
Lene scoppiò in un'altra risata fragorosa, sta volta
facendolo
apposta. Quel cagasotto doveva smetterla di parlare male del posto dove
abitava oppure alcool o non alcool col cavolo che gliela mollava quella
sera!
Aveva voglia di divertirsi, questo era poco ma sicuro, ed era
uscita solo con lo scopo di annebbiarsi il cervello con quello che
avrebbe trovato in giro e cercare di portarsi a casa qualcuno di
decente con cui fare quattro salti in camera da letto, ma se quello si
faceva uscire
ancora qualche commentaccio su casa sua...
"Smettila di dire cazzate, qui non c'è nessuno, fidati. Sono
tutti a fare baldoria da qualche parte, tranquillo. Non c'è
nessuno da svegliare e decisamente nessuno da fare incazzare se non la
sottoscritta!"
Lene improvvisamente si avvinghiò al ragazzo, il viso a
pochi
millimetri dal suo, e lo guardò con uno sguardo che avrebbe
fatto prendere fuoco a chiunque.
"Smettila di blaterare e usa la tua bocca per qualcosa di decisamente
più interessante!"
L'uomo, sebbene un po' frastornato da tutte quelle parole,
reagì
istintivamente al contatto con il corpo sottile della donna e la
baciò con foga, piazzandole entrambe le mani sul sedere e
palpandola per bene, mentre le loro lingue si rincorrevano
frettolosamente.
Oh, adesso sì che si ragionava! Lene sentì il
desiderio
che le cresceva dentro mentre il ragazzo infilava le mani sotto l'orlo
della sua minigonna e risaliva lungo le sue cosce trascinando la
stoffa con sé, alla ricerca di un contatto decisamente
più intimo.
Fu Lene a quel punto a staccarsi da lui, un sorriso malizioso sulle
labbra.
"Casa mia non è lontana... dai, sbrighiamoci!"
Lo prese per mano, noncurante dello sguardo deluso e un po' confuso del
ragazzo, e lo trascinò con sé in direzione di
casa sua.
Dopo qualche passo un po' più affrettato, un'idea un po'
folle
passò per la testa di Lene e la ragazza
iniziò
letteralmente a correre, sempre tirando il ragazzo dietro di
sé.
"Che diavolo stai facendo?! Sei pazza??"
La ragazza scoppiò a ridere, anche se il fiato corto dovuto
alla corsa limitava l'ampiezza delle sue risate.
Non riusciva a smettere, né di ridere né di
correre. Si
sentiva leggera in quel momento e felice e spensierata, quasi come una
bambina che gioca e ride e scherza senza un perché, senza un
per
come.
Il ragazzo tentò di fare un po' di resistenza e frenare
quella
corsa pazza, ma senza metterci troppa forza per paura di cadere
rovinosamente a terra, considerando la poca stabilità delle
sue
gambe.
"Sul serio, basta! Tu sei tutta matta, lo sai??"
A quelle parole la ragazza si fermò di colpo, rischiando
davvero
che l'uomo le precipitasse addosso facendo fare ad entrambi un bel
ruzzolone per terra.
Cercò di mantenersi seria il più possibile, anche
se era
davvero difficile davanti allo sguardo perplesso e leggermente
preoccupato di quel povero ragazzo.
"Io non sono matta, sono solo diversamente normale, è
chiaro?!"
Il ragazzo socchiuse le labbra come per cercare di dire qualcosa, ma le
parole gli morirono in bocca, incapace di trovare una risposta giusta
che gli permettesse di concludere la serata con quella ragazza
sì così fuori di testa, ma che possedeva un
fisico da
sogno che avrebbe fatto fare pensieri impuri anche a un morto!
Lene non riuscì più a trattenersi e gli
scoppiò a ridere in faccia.
"Dio come sei buffo in questo momento!!! Dovresti vedere la tua
faccia!!"
"Ma io... io..."
Lene cercò di ricomporsi un pochino e afferrata di nuovo la
mano dell'uomo, si incamminò con calma verso casa sua.
"Dai, ci siamo quasi. Casa mia è proprio a pochi passi..."
La ragazza alzò lo sguardo, quasi ad indicare al suo
accompagnatore dove fosse la casa, e improvvisamente scorse una figura
longilinea proprio vicino alla porta. Il cuore le fece una piccola
piroetta nel petto, ma la testa s'intromise subito facendole presente
che non poteva essere e che sicuramente si stava sbagliando.
A quel punto Lene strizzò un po' gli occhi per affinare la
sua
vista, ancora indecisa dentro di sé se sperare che
avesse ragione il cuore o la
mente.
Da una parte sperava con tutta se stessa che fosse davvero lui, ma
dall'altra sapeva benissimo cosa significasse per lei, ossia un mare di
guai.
Ancora un paio di passi e il cuore le andò letteralmente in
gola. Era lui, non c'erano dubbi.
Il ragazzo che era con lei si accorse, nonostante la sbornia, che
qualcosa era cambiato nella ragazza e cercò con lo sguardo
di
capire cosa avesse improvvisamente stravolto l'atmosfera sensuale ed
eccitante di poco prima.
Non c'era nulla in giro che spiccasse in particolar modo, ad eccezione
di un ragazzo molto alto, coi capelli lunghi e biondi,
appoggiato con la
schiena al muro di una casa poco più in là, la
testa
leggermente reclinata all'indietro in modo da poter appoggiare anche
quella.
All'improvviso vide il ragazzo animarsi e tirarsi su bello dritto, come
se avesse drizzato le antenne, e contemporaneamente sentì il
corpo di Lene irrigidirsi e bloccarsi di scatto. Che diavolo stava
succedendo?!
Lene si girò verso di lui con uno sguardo che non
riuscì a decifrare, ma che non gli diceva niente di buono.
"Aspetta un attimo qui, abbi pazienza... una visita inaspettata..."
Lene non aspettò una risposta. Si rigirò verso
casa sua e
si avvicinò ai quattro gradini che la separavano da
lui.
Un sorrisetto malizioso si dipinse, furtivo, sul volto del ragazzo che
la stava fissando con due occhi felini e Lene capì
immediatamente che anche quella volta non sarebbe stata in grado di
resistergli.
Cercò di darsi un'aria tranquilla e rilassata, anche se con
non poca fatica.
"Ehi... che ci fai qui?"
Il ragazzo le sorrise di nuovo e allungò una mano per
scostarle alcune ciocche dei suoi lunghi capelli castani dal viso.
"Sai com'è... ero a una festa coi ragazzi... in mezzo ad un
sacco di gente... e l'unica cosa cui riuscivo a pensare era quanto tu
mi mancassi, piccola... e così eccomi qua."
Le posò delicatamente una mano sul viso e fece una piccola
pressione sulla sua pelle liscia e morbida in modo da farla avvicinare
a lui e baciarla, proprio come aveva desiderato tanto fare in quelle
lunghe settimane in tour.
I suoi amici l'avevano preso per il culo fino alla morte non appena si
erano resi conto che tutte quelle che si portava a letto in ogni tappa
del tour erano praticamente la fotocopia della sua Lene e la
goccia che aveva
fatto traboccare il vaso e aveva fatto scatenare lo sfottò
più sfrenato era stata quando si era ubriacato
più del
solito, cosa già di per sé degna di nota, e aveva
passato
buona parte della serata a strimpellare sulla chitarra e cantare
un'orripilante canzone inventata sul momento che più o meno
ripeteva alla nausea frasi come "quanto
mi manchi piccola" "senza
di te sono perso piccola" e "ho bisogno di te Lene".
Il solo ricordo gli fece venire un brivido lungo la schiena e la brutta
sensazione non migliorò quando la ragazza, invece che
schiudere
le labbra e baciarlo come solo lei sapeva fare, si ritrasse velocemente
da quel contatto.
"Carino da parte tua... ma non sono sola, come puoi ben notare."
Lene incrociò le braccia sul petto, cercando istintivamente
e
inconsciamente di difendersi in qualche modo dall'attrazione magnetica
che quel ragazzo esercitava su di lei da troppo tempo oramai.
Si
era già detta un'infinità di volte che era
arrivato il
momento di dare un taglio a quella... come definirla?... amicizia con optionals?
Lei era uno spirito libero, una che passava da un uomo all'altro con
una certa disinvoltura, una che amava divertirsi e vivere ogni giorno
come se fosse l'ultimo. Ma da quando aveva conosciuto lui, qualcosa
dentro di lei era cambiato e quel cambiamento, a lei, non piaceva
affatto.
Il musicista spostò immediatamente lo sguardo sull'altro
uomo,
che li stava osservando con un certo, evidente, nervosismo e gli
lanciò un'occhiataccia sprezzante.
"Ho notato... "
Abbassò subito lo sguardo su di lei, mutando espressione
rapidamente. Le sorrise accattivante e le si avvicinò
ancora,
gli occhi fissi sulla sua preda.
"Non puoi proprio mandarlo via, piccola?"
Ormai a pochi millimetri da lei, posò nuovamente una mano
sul
suo viso, alla ricerca di un contatto fisico che gli permettesse di
tenerla vicino a sé e le impedisse di scappare via da lui e
raggiungere quel tizio.
"Sono in astinenza da te, Lene, che ci vuoi fare? Sono almeno tre
settimane che non ci vediamo, ho bisogno di te..."
Lene alle parole ho
bisogno di te
sentì letteralmente le ginocchia cederle, ma
cercò di
mantenersi lucida, in un ultimo disperato tentativo di resistergli.
"Cinque
settimane per
l'esattezza... ma non puoi chiedermi di mandarlo via, la serata
promette bene, lui è molto attraente e divertente... e poi
cosa
potrei dirgli ormai?"
Lene sentì una vampata di calore pervaderle il corpo nel
momento
in cui si trovò le labbra dell'uomo a pochi millimetri dalle
sue, il viso intrappolato da entrambe le mani del musicista.
"Digli che quando io e te siamo insieme tutto il resto sparisce e
niente e nessuno può reggere il confronto con questo."
In un baleno si avventò sulla sua bocca e per entrambi in
quel
preciso istante effettivamente tutto il resto sparì.
Il bacio fu lungo e appassionato, come se entrambi avessero paura a
staccarsi dall'altro. Quando l'ossigeno però venne a
mancare, a
malincuore Lene si separò da quell'unica bocca che sapeva
incatenarle anche il cuore.
Cercò immediatamente gli occhi di lui e trovò due
felini
occhi verdi che, sebbene annebbiati da alcool e chissà
cos'altro, riuscivano nonostante tutto a comunicarle fin troppe
emozioni.
Gli sorrise ancora scombussolata da quel bacio, tirò fuori
le
chiavi dalla borsa e aperta velocemente la porta sgusciò
dentro
senza nemmeno voltarsi verso il ragazzo con cui in realtà
aveva
pensato di concludere la serata.
Duff la guardò sparire nel buio dell'ingresso, seguendo le
curve
sinuose di quel corpo che non vedeva l'ora di assaporare di nuovo.
Si avvicinò alla porta e solo all'ultimo, prima di entrare,
si
girò verso l'altro uomo e alzò la voce, per farsi
sentire
da lui.
"Mi spiace amico, niente di personale... ma lei è mia e di
nessun altro."
E senza dargli il tempo di rispondere o reagire in qualche modo, Duff
varcò la soglia di casa e si chiuse la porta alle spalle.
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