PROLOGO:
Due giorni prima...
Faceva
caldo in quei giorni nel Distretto Sette. Legname.
Tris
era stesa su di un letto di aghi di pino a pancia all'aria nella
pineta; pensava sempre che non sarebbe potuta sopravvivere lontano da
quel posto. Caleb, suo fratello, invece non sopportava gli aghi nelle
scarpe e la moltitudine di insetti che vi si potevano trovare. A lui
gli insetti piacevano solo morti, su di un vetrino da laboratorio, in
attesa di essere esaminati.
Ogni
anno, ormai da quando ne aveva dodici, un po' prima della Mietitura
Tris andava nella pineta tentando di imprimersi nella mente ogni suo
più piccolo particolare per paura di dimenticarla se fosse
stata
estratta e non avesse avuto la possibilità di rivederla.
Mancavano
due giorni a quelli che sarebbero stati i ventinovesimi Hunger Games,
ma Tris non era preoccupata... Sua madre e suo padre non le avevano
mai permesso di attingere alle tessere anche nei periodi in cui non
avevano di che mangiare.
Sua
madre gestiva una piccola drogheria, mentre suo padre faceva il
taglialegna, così come Caleb, il quale però non
era affatto
contento del suo lavoro...
Tris
camminava mettendo un piede davanti all'altro come fosse su una fune
da equilibrista e tenendo le braccia in fuori. Mentre camminava a
testa bassa però notò qualcosa... A distanza
regolare fra loro
c'erano delle scie di un liquido denso e rosso. Sangue. Il suo cuore
perse un battito, alzò di scatto la testa per tentare di
scorgere un
eventuale animale ferito, ma nulla; iniziò a camminare
più
velocemente, fino a correre.
La
scia conduceva al limitare del Distretto e passava proprio attraverso
il buco nella recinzione; Tris c'era già stata e sapeva come
muoversi, come sapeva anche che non doveva essere vista.
Sentì
dei nitriti, così accelerò fino a quando non lo
vide: uno splendido
cavallo bianco con una zampa ferita. Trotterellava zoppicando
così
la ragazza decise di avvicinarsi per valutare gli eventuali danni.
Era a tre passi dall'animale quando un suono sordo risuonò
nell'aria
e qualcosa passò con un sibilo ad una spanna dalla sua
testa. Lei si
girò di scatto in tempo per vedere un Pacificatore che la
stava
mirando, e scansarsi. Il proiettile prese il cavallo.
Le
si poté leggere la disperazione negli occhi quando vide
l'animale
accasciarsi a terra; lei amava gli animali. Non ebbe il tempo
però
di soccorrerlo in alcun modo perché il Pacificatore aveva
già
sparato un altro proiettile nella sua direzione mancandola. Doveva
scappare.
Tris
zigzagava tra gli alberi correndo a capofitto, l'adrenalina le
scorreva nelle vene e si sentì come se non sapesse cosa
fosse la
stanchezza; corse più veloce che poté, ma anche
il suo inseguitore
non sembrava affatto affannato.
Non
si era mai allontanata così tanto dalla recinzione e tentava
di
correre trasversalmente a questa sperando di incrociarla.
Non
sapeva assolutamente dove stesse andando ma continuava a correre,
saltando radici e abbassandosi dove i rami più bassi la
sfioravano.
Il percorso si stava facendo ripido e Tris non sapeva dove portasse;
fece a gomitate in un groviglio di rovi che le lasciarono dei graffi
sul viso, ma oltrepassati questi si ritrovò davanti ad un
fiume, il
fiume che arrivava anche in città. L'altra sponda era
irraggiungibile con un salto e la corrente era molto forte in questo
punto, ma anche se avesse tentato di attraversarlo il Pacificatore
l'avrebbe raggiunta e sarebbe stata la fine.
Se
fosse andata verso sinistra sarebbe significato andare verso una
morte certa e ora il fiatone si faceva sentire; non sarebbe riuscita
a correre ancora per molto, per di più senza sapere dove
andare.
Così si fermò lì sulla sponda verde
del fiume, non pensò di
raccomandarsi o di fare le sue ultime preghiere, semplicemente
alzò
le mani e tutto ciò che riuscì a dire fu
«Ti prego fa' veloce»;
aveva gli occhi socchiusi quasi per timore di guardare in faccia
quello che sarebbe stato il suo carnefice, ma quando non
sentì il
colpo arrivare li aprì e lentamente fece ridiscendere le
braccia
lungo il corpo.
Davanti
a lei c'era un ragazzo sui diciotto anni, capelli neri e occhi blu,
una tonalità così scura di blu da sembrare quasi
neri; teneva il
braccio con la pistola steso davanti a se, puntato dritto al cuore di
Tris.
Erano
entrambi immobili e la ragazza aveva paura che anche solo respirando
troppo forte avrebbe fatto scattare il grilletto.
Un
suono di interferenza provenne dalla ricetrasmittente del
Pacificatore.
“Agente
Quattro, mi ricevi? Passo.”
“Roger,
lato ovest oltre la recinzione tutto tranquillo. Passo.”
“Ricevuto,
passo e chiudo”.
Tris
aveva trattenuto il fiato per tutto il tempo.
Il
ragazzo aveva abbassato la pistola e senza una parola si
girò e
ripercorse i suoi passi.
Alla
ragazza vollero un paio di minuti per metabolizzare il tutto.
Poi
si guardò intorno prima di iniziare a correre verso casa.
NOTE
DELL'AUTRICE
Salve
a tutti! L'idea di questo crossover è nata durante un ora di
greco
comparabile ad un'edizione degli Hunger Games, così io ed un
mia
amica abbiamo iniziato a fantasticare su come complicare la vita a
quei poverini di Tris e Quattro (perché giustamente senza di
noi non
avevano abbastanza guai).
Aspetto
con ansia delle vostre recensioni sia belle che brutte, e se vi
è
piaciuto fatevi sentire e ben presto arriverà il Capitolo I.
Grazie
per la vostra attenzione,
Princess
Leila.
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