Orami siamo ufficialmente in guerra!
Sai benissimo che io avrei preferito
una semplice convivenza
pacifica forzata.
E pensare che prima eravamo molto
amiche…
Bhè, un po’ mi
dispiace per te.
Di solito io non ho
l’abitudine di fare prigionieri.
O alleato da difendere o nemico da
distruggere.In questo
caso non ci sono vie di mezzo.
E tu hai ancora molto da imparare.
Ti lasci ancora sfuggire
dall’espressioni del tuo viso le
tue vere emozioni.
Sei incazzata? Io lo vedo.
Ti stai mangiando il fegato
dall’invidia? Io lo vedo.
Hai l’aria triste e
sconfitta? Io lo vedo e so il perché.
Mors
tua, vita mea.
Più ti indebolisci,
più fai trasparire le tue emozioni, più
io ne acquisisco forza, decisione. Come in una proporzione inversa.
Tu non sei un’ottima
attrice, ma neanche una mediocre, io
si.
Non è vanità la
mia, è la semplice e pura realtà. Con il
passare degli anni, ho acquisito esperienza, ho imparato anche a
provare forti
emozioni interiormente e riuscire a mostrarne le opposte esteriormente.
Avevo già una mezza idea
di dichiararti guerra apertamente,
ma non mi andava, non ne avevo voglia. Sarei passata dalla parte del
torto.
Mentre pensavo ad un modo per spingerti all’offesa, mi sei
venuta incontro e
hai ufficialmente aperto il fuoco con quel tuo sorrisino da stronzetta
che ti
sei stampata in faccia davanti a me, in un momento decisamente
inopportuno.
Se solo non ti fossi girata e non mi
avessi sorriso a quel
modo, io no sarei passata alla controffensiva.
Avevamo passato un’intera
giornata nel centro sportivo di
Lucca per affrontare una gara di nuoto. Io non avevo potuto
parteciparvi perché
ero influenzata, ma avevo comunque deciso di venire a sostenere il mio
gruppo.
Ci eravamo dovuti alzare molto presto
per raggiungere il
posto e solo alle 19,30 Marco aveva gareggiato nell’ultima
categoria maschile.
Marco. Il “bottino di
guerra”. Il vero motivo per cui siamo
l’una contro l’altra.
Ecco il pullmino.
È stata una bella idea
noleggiarlo per venire alla gara. 9
posti. Siamo giusto in 9.
Posate le borse nel bagagliaio. Sto
per salire. Senza
neanche farlo apposta, sembra che i posti siano già stati
assegnati. Luca e
Stefano sono seduti nella fila centrale e Chiara in quella posteriore.
Salgo e
mi siedo vicino a Chiara. Tu hai posato la borsa per ultima e Marco
è rimasto
indietro per chiuder il portellone. Mancate solo voi 2. Rimangono solo
due
posti separati. Non potete sedervi vicini.
Che peccato!
Uno davanti e l’altro
dietro. Nel migliore dei casi Marco si
sarebbe seduto vicino a me, nel peggiore, convivenza pacifica forzata
con te.
Rimani un po’spiazzata
vedendo i posti già occupati. Mi tiri
un’occhiata dispettosa e dici “Io mi siedo
dietro!”. Okay. Nessun problema.
Ovvio, avrei preferito Marco, ma per farti rimanere male e non darti
soddisfazione, sfodero un sorriso genuino e allegra ti dico
“Ciao Marta!”. Mi
rispondi con un “Ciao Giulia…” annoiato
e non sostieni il mio sguardo.
Marco sale e sta per chiudere la
portiera, ma tu starnazzi
un “No, sto io davanti!”.
Gentilmente lui ti cede il suo posto
e viene a sedersi
vicino a me.
Gesto di cortesia nei miei confronti?
No! Non sono così
ingenua! L’hai fatto apposta! Ti stai preparando per farmi un
dispetto!
Appena ti siedi sul sedile la tua
voce da oca ubriaca
comincia ad urlare
“HO FREDDO! MA CHE FREDDO!
HO FREDDO!”
CHISSENE FREGA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
L’hai fatto apposta! Hai
visto che Marco dopo la doccia non
si è infilato la felpa e l’ha tenuta in mano fino
ad adesso. Tu la vuoi!
Vorresti vincere questa piccola battaglia!
Logicamente Marco ti offre la sua e
tu l’accetti con un
diabetico* “Grazie Marco!” e abbozzi una risatina.
Cortesemente lui te la
sistema addosso, dal sedile di dietro ti sfrega un po’ le
braccia per scaldarti
un po’ e ti chiede “Così va
meglio?”. Tu ridacchi ancora.
Quanto inizio ad odiare la tua
risatina! Ti tiri su con la
schiena, ti giri verso di noi e dici “Si,
grazie…”. Okay. Fin qui niente di
allarmante, se solo tu non ti fossi rivolta verso di me e mi avessi
fatto quel
sorrisetto che io tanto odio, come per dire “Visto?! Io ce
l’ho e tu no!”
In realtà, sei invidiosa
marcia perché io, che non ho potuto
fare la gara, sono rimasta con lui tutta la mattina, visto che lui la
gara
l’avrebbe avuta sicuramente di pomeriggio. E anche del fatto
che, anche se ho
l’influenza lui mi abbia detto che adora la mia voce anche
così.
Bè, che sia per questo o
meno, tu hai firmato la tua
dichiarazione di guerra con quel sorriso.
Nonostante le mie grandi doti di
autocontrollo, sapevo che
non sarei riuscita a trattenere le emozioni per molto, ma per non
dartela vinta
comunque, per la seconda volta ti sorriso gentilmente, facendo finta di
non
aver capito la tua provocazione.
Sentivo la rabbia salirmi su dallo
stomaco. Presto mi si
sarebbe potuta leggere negli occhi, per questo li chiudo e mi preparo
per
appisolarmi, senza appoggiarmi a nessuno, anche se avrei voluto. Sento
che
anche Marco si sistema per riposare. Due orette di sonno non avrebbero
potuto
farmi altro che bene.
Solo Chiara non dorme mai in pullman,
per questo si infila
le cuffiette e si mette ad ascoltare la sua musica preferita,
l’house,
ovviamente con il volume a palla. Per quanto mi concentri non riesco a
fare a
meno di sentire anche io le canzoni di Chiara. Dopo cinque minuti
passati a
sopportare quel rumore che mi martellava nei timpani, non resisto e
tiro una
botta a Chiara, che, ancora rintronata dalla sua stessa musica, mi
chiede “
vuoi ascoltarla anche tu?!” e mi infila
un’auricolare nell’orecchio. Rimango
stordita da quel rumore e ci metto un po’ a realizzare. Sto
per risponderle ma
una voce si sovrappone alla mia. “non vuole ascoltarla;
vorremmo dormire. Per
favore abbassa!”. È Marco. Ha risposto al posto
mio e oltretutto ha appoggiato
la sua spalla alla mia. Autocontrollo. Non mi rimaneva che rimanere
immobile
per tutto il viaggio per non perdere quel minimo contatto fisico. Non
sono nè
comoda nè scomoda, ma ad un certo punto la mia spalla ha un
leggero spasmo.
Marco mi chiede “Ti do fastido?”.
Ma stai scherzando?!?!?
TU?!
FASTIDIO A ME?!?!
Ma quando?!?!?!?....
Questa reazione mi sembrava un
po’ esagerata, allora gli
rispondo con un semplice “No no”, non senza
ricavarci qualcosa. Senza che il
mio cervello e i miei muscoli si mettano d’accordo, mi giro
verso di lui e
appoggio la testa sulla sua spalla.
“Sei comoda?”
“bè,
si…”
Allora anche lui appoggia la sua
testa alla mia. È un vero
peccato, cara Marta, che tu stessi già dormendo e non abbia
potuto assistere a
questa scena. Sarei passata ad un 1:0 in un attimo. Il viaggio
trascorre
tranquillo. Molto probabilmente mi addormento, anzi sicuramente,
perché la cosa
che mi fa sobbalzare è la voce cavernosa di Francesco,
l’autista, che grida
“Sveglia! Sveglia! Siamo arrivati!”
Cosa?! Siamo arrivati dove? Ancora
mezza addormentata faccio
dei miei occhi una fessura e sbircio il luogo in cui siamo arrivati.
Guarda che strano.
Mia cara Marta, devi scendere.
Ti è piaciuta la compagnia
della felpa? Beata te! Non sai
quanto ti invidio!
Ormai mi sto svegliando, mi tiro su?
No, sarebbe troppo
facile, perderei un’occasione per farti mangiare il fegato.
Se devo tirarmi su,
lo farò solo dopo che tu sarai scesa e mi avrai vista in
quella posizione!
Resto lì ma faccio in modo che di nascosto possa tenere gli
occhi aperti e
guardare la tua reazione. Anche Marco si è svegliato con
quel frastuono. Apri
la portiera e scendi. Ti sei già tolta la sua felpa.
Hai freddo? Ora è un tuo
problema.
Gentilmente vuoi ridargliela e ti
giri verso di lui.
Che ti prende?
Ti sei paralizzata nel vedermi
accoccolata su di lui?!
Hai ancora freddo?
No, credo di no. In questo momento il
sangue ti sta
ribollendo nelle vene per la rabbia e io lo vedo. Dai, in fondo
“grazie” a me
ora non hai più freddo. Giusto?
Tutto questo accade mentre tu hai
ancora la sua felpa in
mano. Lui, non molto convinto, con una voce mista tra il sonno e
l’indifferenza, ti dice “Se hai ancora freddo puoi
tenerla…”.
Che divertente assistere a questa
scena!
Vedo un tuo zigomo contrarsi di
rabbia, allora entro in
scena io. Prima ti guardo negli occhi e ti restituisco il tanto amato
sorrisino
che mi hai rivolto alla partenza, poi mi stringo ancora di
più addosso a Marco
e richiudo gli occhi. Non posso vederti, ma la tua reazione
è talmente
prevedibile che ti sento lanciare la felpa addosso al povero Marco e
andartene
via stizzita dopo aver recuperato la tua borsa.
Credi con quel gesto di aver
catturato la sua attenzione? Se
lo vuoi credere fai pure, ma nel caso tu lo volessi sapere, Marco, dopo
aver
ripiegato con cura la felpa, non si è minimamente curato di
te e si è
riappisolato su di me, fino alla mia fermata.
Mi dispiace tu sia dovuta scendere
così presto, avrei
preferito che assistessi anche all’ultima scena.
Giustamente mi ero riaddormentata e
non ho sentito quando il
pulmino si è fermato proprio davanti a casa mia.
Vengo svegliata di soprassalto dalle
urla di tutti che
dicono “GIULIA! GIULIA! SEI ARRIVATA A CASA!
SVEGLIATI!”.
Se c’è una cosa
che non sopporto è quando qualcuno mi urla
contro per svegliarmi!
Di contro inizio a mugugnare qualcosa
perché voglio che la
smettano di urlare così, intanto continuo a non volermi
alzare. “smettetela di
urlare!- penso- avete svegliato anche Marco!”. Lo sento che
si tira su sul
sedile. Poco dopo sento qualcuno che mi fa una lieve carezza e mi
sussurra
“Giulia, sei arrivata a casa. Devi
scendere…” Era Marco. Molto mielosamente gli
rivolgo un sorriso che lui ricambia.
Penso anche a te. Mi sarebbe piaciuto
vedere di nuovo quel
tuo zigomo contrarsi di rabbia.
Scendo dal pulmino. Attraverso la
strada ed entro dal
cancelletto. Sono a casa. Distrattamente saluto i miei ed entro in
camera.
Affogo per 5 minuti nel mio brodo di giuggiole e poi penso subito a
come potermi
guadagnare un’altra vittoria in questa nostra piccola grande
guerra.
Giulia-Marta: 1-0 netto per me!...
To be continued…
_______________________________________________________________Fine_____________
*diabetico:di solito utilizzo questo
termine quando qualcosa
o qualcuno è talmente mieloso, zuccheroso, dolce da far
venire il
diabete…capito il senso?...^__^
Ragazzi,
questa è la mia prima one_shot… spero siate
magnanimi…^_^…
Se
proprio vogliamo dirla tutta, non è veramente la prima,
è solo la prima che
pubblico… questa diciamo che è nata un
po’ così a caso…^_^
Qualche
parola sulla storia…
Come
mi è venuta in mente la trama?...la trama non mi
è venuta in mente… è soltanto
la versione “romanzata” di quello che mi
è successo una sera di ritorno da una
gara…cosa c’è di vero?...praticamente
tutto a parte i nomi, i luoghi e il tipo
di sport… il resto è stato tutto personalmente
sperimentato!!!...^__^…soprattutto
la rabbia!..^__^
Se
questa one_shot ha preso vita, devo ringraziare la Mana_chan (mia
compagna di
classe) che quando gliel’ho raccontata pensava fosse una
storia e mi ha
suggerito di scriverla… ma sì, facciamo sapere a
tutta la comunità di EFP una
delle mie tante disavventure sentimentali!!!...^__^
2
parole sul “to be continued”… non ho in
mente di scriverne altre di questo
genere, ma sapendo come sono le battaglie
sentimentali….praticamente delle
guerre infinite!!!
…poi
ho voluto aggiungerlo perché alla fine della storia mi
faceva molto
“cool”….come del resto la citazione in
latino (cari secchioni [..^__^..] della
community, perdonatemi gli errori, ma di solito le versioni le copio
dal
quaderno della mia amica, non mi sforzo a
farle…^__^)…
ecco,
ora sapete anche che sono una chiacchierona prolissa…^__^
Alla
prossima! >__<
La
vostra *Vanilla*
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