La fermata giusta

di Midnight_whisper
(/viewuser.php?uid=209336)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Si stava facendo buio. Andrea aspettava poggiato al muro. Si mise ad osservare l’orologio e rimase rapito dal progredire lento e inesorabile della lancetta. Si diede una spinta e recuperò una posizione perfettamente eretta, per poi mettersi a camminare senza una meta precisa. Dove si era cacciato?
Si ritrovò quasi senza rendersene conto vicino alla panchina dove due estati prima avevano cominciato la guerra dei gavettoni. Alzò lo sguardo.
 
Il loro passo era piuttosto lento, non avevano fretta di arrivare dove erano stati invitati. Il braccialetto che Liliana indossava sul polso sinistro emetteva un lieve tintinnio in maniera regolare e risultava stranamente piacevole. Mario le teneva l’altra mano, la destra, con il suo solito fare noncurante, che ancora non se n’era andato. Erano in silenzio, avevano già parlato molto.
 
Il sentiero in mattonelle sconnesse che doveva portarla al centro del parco sembrava totalmente deserto. L’ambiente circostante era assolutamente silenzioso e la sirena di un’ambulanza in lontananza e qualche clacson non erano altro che percezioni uditive ovattate per lei, per Paola.
 
Quella panchina stava lì, ferma. Non si muoveva, priva di vita. E nonostante ciò si rese conto di essere contemplata. Andrea, Liliana, Mario e Paola erano tutti lì. I quattro ragazzi si guardarono l’un con l’altro. Ma nessuno di loro trovò il coraggio di dire niente. Nessuno di loro riuscì ad aprire la bocca. Tutti loro semplicemente osservavano quella panchina, in silenzio.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2862694