E’
una oneshot ambientata il
giorno dei diplomi dell’ultimo anno ad Hogwarts, è decisamente catastrofica e triste,
l’ho scritta esattamente un anno fa…spero vi piaccia, quanto è piaciuto a me
scriverla!
Under a
Blue Sky
Lo vedeva, là, nel corridoio deserto del terzo piano,
affacciato alla finestra; la sigaretta all’angolo della bocca, che lentamente
bruciava e si trasformava in cenere, la mano destra sotto il mento e l’altra a
penzoloni fuori dalla finestra. Il volto era
atteggiato in un broncio annoiato e il profilo nobile e bello era rivolto al
paesaggio delle colline verdi inondate dal caldo sole
di giugno. Il corpo alto e esile, leggermente ricurvo
in avanti, era coperto da una camicia a maniche corte e bianca, la cravatta e
la giacca erano invece deposte malamente accanto a lui sul davanzale in pietra
della finestra. Se ne stava immobile,assorto, con
quella sua espressione incostante, quegli occhi distanti che ti guardavano e
parevano al contempo guardare tutta altra cosa. Lui non poteva far altro che
osservarlo, ammirato, pieno di turbamento, e riconoscere in lui ciò che era
qualche anno fa, e cosa invece sarebbe stato in un
futuro quanto mai prossimo dopo quel giorno.
Nella sua figura, nel suo
atteggiamento, vide il bambino. Quello antipatico, arrogante e pieno di sé, lo
stesso che nello smistamento gli aveva preso la mano, e gliel’aveva stretta con
forza, prima che quella arcigna donna avesse chiamato
il suo nome. Lo stesso che urlava, scalpitava, incuteva quel timore dovuto al
suo nome, il bambino che quei primi anni talvolta nella notte veniva nel suo
letto e vi rimaneva per delle ore, schiena contro schiena, senza parlare, non
una parola, né un sussurro, e la mattina dopo lo
guardava come niente fosse stato, come se nessuno sapesse la debolezza che
provava nelle notti più buie, quando non rimaneva nessuno su cui tiranneggiare.
Poi gli anni erano passati e lui non era più venuto nel suo letto. L’aveva
aspettato invano, per ore, sveglio e guardingo, ma
quando lo sentiva rincasare la mattina, prestissimo, sapeva che aveva cercato
conforto in altri letti, nelle braccia voluttuose di qualche amante, che nulla
avevano l’intimità delle loro notti passate dormendo l’uno accanto all’altro.
Gli si avvicinò, silenzioso, e a pochi passi lui si voltò.
Spense la sigarette, sorrise, e la buttò fuori dalla
finestra.
“Immagino che mia madre mi stia cercando” disse, e poi tirò fuori dai pantaloni il pacchetto di sigarette e ne accese
un’altra, con l’aria di chi fuma per noia.
“Sì, ha detto che potevi
risparmiarti questa fuga, che non è molto gentile da parte tua lasciarla sola,
soprattutto qui a scuola”
Lo vide sorridere a quelle parole “Scommetto che è più
infastidita del fatto che non si servono alcolici che da tutto il resto”. Si
mise di nuovo alla finestra e dopo qualche attimo si rivolse nuovamente al
ragazzo “Si può sapere perché diavolo te ne rimani lì
impalato? Fammi un po’ di compagnia già che sei qui, perché non ho alcuna intenzione di ritornare da quella alcolizzata
isterica a subire le sue solite lagne..” lo disse con
voce leggera, con quel sorisetto ironico e cattivo che aveva sempre quando
parlava di sua madre.
“Non dovresti parlare così Draco, non di tua madre, dopo tutto quello che sta passando..” egli
parlò, con tono serio, quasi di rimprovero, ma non fece altro che rende le
parole dell’altro ancor più cattive.
“Credi veramente che lei sappia cosa sta succedendo, Blaise?, tutte le sere va alle solite feste e si veste con i suoi
abiti più belli, credo che non sia mai stata più bella di questo momento. E sul
volto ha sempre quella dannata espressione da donna che ne ha passate di mille
colori ma che è sempre riuscita a cavarsela…è così ipocrita che a volte gli
vorrei urlare che molto probabilmente un giorno verranno a prendere sia lei che papà, e che a nessuno importerà che vestiti indossa o
come è la sua espressione, perché marcirà in prigione e nessuno mai la vedrà
più”.
Aveva parlato con rabbia, e quella espressione
ironica gli era scivolata lentamente dal viso, per far spazio a quella vera:
quella arrabbiata, piena di un rancore profondo, lo stesso che si ha quando ci
si accorge che tutto sta andando in pezzi, che presto non ci saranno nemmeno
più le apparenze da salvare, e che si è soli, come mai lo si è stati in tutta
la vita. Avrebbe voluto abbracciarlo, dirgli che in
fondo c’è qualche speranza, ma non lo fece, rimase immobile a guardare il
compagno rivestirsi di quella maschera di cinismo, che poco prima s’era tolto,
e cominciare a parlare guardando le colline che si perdevano a vista d’occhio
in quel bagno di luce arancione del sole calante. Poi all’improvviso Blaise
sbarrò gli occhi e aprì appena la bocca, in un’espressione colma di stupore.
Guardava Draco, starsene lì a parlare, senza che lo sentisse, tutto avvolto in
quella luce rossa e arancione del sole che era proprio dirimpetto a lui, e la
sua ombra, nera che piano a piano si dilungava sul pavimento fino a salire
sulla parete, e i capelli e il viso, e tutto il corpo gli parvero fossero
qualcosa di diverso, illuminati com’erano, qualcosa che non aveva a che fare
con la meschinità
del mondo terreno, qualcosa che sfuggiva alla mortalità della vita. E il dolore
che lo circondava rese questa immagine ancor più
intensa, più significativa nel suo complesso, come qualcosa di breve, che
presto, troppo presto, avrebbe evaso quella realtà. Un pensiero sopraggiunse
nella sua mente, e nel momento che lo formulò, seppe che in fondo lo aveva
sempre saputo, ma che mai, prima di allora, gli era sembrato
così evidente. Draco aveva vita breve su questa terra, poiché era rimasto
veramente solo: orfano di un’era già morta, con un futuro che non avrebbe mai
potuto eguagliare i fasti del passato. Si trovava ora solo, padrone di un
castello di sabbia, destinato a sgretolarsi granello dopo granello sotto la
furia di una vento nuovo. E nel mondo che sarebbe
venuto egli non aveva spazio, la sua unica casa era il passato, all’infuori di esso egli era spogliato di tutta la sua bellezza, di tutta
la sua incredibile unicità. Per un attimo l’orribile pensiero che la morte
sarebbe stata preferibere gli balenò alle mente.
Ma ecco che il sole aveva perso quel
colore, e Draco era ritornato un mortale tra mortali, e inconsapevole dei
terribili pensieri che il suo compagno aveva appena compiuto. Sorrise,
inconsciamente, disse “Perché mi guardi così?”.
“Pensavo” disse Blaise, anche lui sorridendo all’amico.