Thunder Road - 1
A volte ritornano…
Sì, non solo io, che comunque
continuo a scrivere con più o meno velocità, ma anche i
miei personaggi. Questo perché, come avete letto
nell’introduzione, questa storia è il seguito di
“Autumn Song”, quindi ritroverete Annika, Claudia, annessi
e connessi.
Confesso che non avevo molta voglia di scrivere questo seguito, ma alcune gentili
pressioni mi hanno fatto cambiare idea. Spero che la scrittura proceda
come ora e che io possa regalarvi senza troppi problemi una nuova fan
fiction.
Ringrazio Princess e Lady Vibeke per
le sopra citate gentili pressioni. Guardate, lo faccio solo per voi,
quindi prendetevi le vostre responsabilità, voi due e il vostro
spaccalegna (giuro che anche gli altri capiranno…).
Grazie anche a Kit2007 per le sempre
belle conversazioni su Msn. Un abbraccio Martì, il boccone
meglio lo lascio a te, di cosa lo sappiamo noi ^__-
Un bacio alla Sarina, anche se ci sentiamo meno sei sempre nel mio cuore.
La fanfiction è scritta con il
massimo rispetto per i Tokio Hotel, per gli altri personaggi reali
citati, il loro lavoro e la loro vita privata. Quanto scritto è
una storia di pura fantasia, i fatti narrati non vogliono dare
rappresentazione della realtà. Non ha alcun scopo di lucro.
I Tokio Hotel non mi appartengono (ma
guai a chi mi tocca i’ mi’ bambini!), così come gli
altri personaggi reali e le canzoni che eventualmente userò.
La canzone che da il titolo al
racconto è “Thunder Road” dell’unico e solo
Bruce Springsteen. L’uso è solo per amore e non per lucro.
Vi lascio alla lettura e aspetto i vostri commenti!
Baci
Sara
~ Thunder Road ~
Capitolo 1 ~ Love jokes
Remember, surrender
There’s nothing you can do ‘cause
Love’s such a joke
Like a little Jack-in-the-box, you know
(Flying Teapot – Cowboy Bebop soundtrack)
Erano cinque settimane che non si vedevano. Che non si toccavano. Che
non si baciavano. Che non sentivano l’uno il profumo
dell’altra. Per questo ora non riuscivano a fermarsi.
Mani dappertutto. Mani sul seno, sulla schiena, oltre il bordo della
biancheria. Labbra su labbra. Labbra sul collo. Sull’ombelico.
Sulla stella. Caduti sul letto. Avvinghiati sul letto. Respiri
affannati, eccitati, impazienti. Indumenti che volano via.
Quando la situazione era, ormai, ad un buon punto, con lui steso sul
letto con addosso solo i jeans e lei seduta sul suo bacino che si
toglieva la camicetta nera, alcuni rumori distrassero il ragazzo. La
porta di casa che si chiudeva, mobili spostati, risatine eccitate,
parole sussurrate.
“Che cos’è?” Domandò senza fiato, mentre lei si sfilava la camicetta e la lanciava lontano.
“Saranno Claudia e il suo ragazzo…” Rispose poi,
distrattamente, prima di piegarsi a baciargli languidamente il collo.
“Ha un ragazzo?” Domandò però lui, con un’innocente espressione sorpresa.
“Sì…”
“Ah, e da quanto?”
“Non lo so, da un po’…”
“E che tipo è?”
“Bill!” Sbottò frustrata Annika, sedendosi pesantemente sull’addome del ragazzo.
“Ahia!” Esclamò lui, ma lei strinse le ginocchia e
gli fece ancora più male, quindi incrociò le braccia e lo
fissò arrabbiata.
“Ti sembra il momento per parlare del più e del
meno?!” Gli chiese minacciosa. “Io non voglio parlare,
adesso.” Continuò assottigliando gli occhi. “Io,
ora, desidero fare tutt’altro e mi pareva che lo volessi anche
tu.”
“Oh, ma io lo voglio… eccome se lo voglio!” Replicò il cantante.
“E allora!” Esclamò Annika, togliendosi da sopra di
lui e slacciandogli i pantaloni, poi glieli tolse tirando dai piedi
come si fa coi bambini, quasi ribaltandolo sul letto.
Bill la lasciò fare, guardandola confuso e stupito da tutto
quell’ardore, che solitamente lei non dimostrava. Annika si tolse
il reggiseno e gli tornò addosso, baciandolo con fervore.
“Oddio, Pippi, non ti facevo così
passionale…” Biascicò il ragazzo tra un bacio e
l’altro.
“Siamo così, noi Capricorni…” Mormorò
lei, mentre gli lasciava umidi baci lungo la mascella.
“…abbiamo una corazza molto dura, ma quando la
apri… dentro c’è il fuoco…”
“Ohhh, amo i Capricorni…” Commentò languido
Bill, prima di girarsi e portarla sotto di se. Annika ridacchiò,
mentre lui le sfilava le mutandine.
Il ragazzo controllò la tostatura del pane, mentre il
caffè bollente riempiva il bricco nella macchina; quindi
posò il barattolo della marmellata sul vassoio, insieme al
bicchiere di succo d’arancia ed al piccolo vaso con una
margherita. Bene, tutto era perfetto!
“Buongiorno!” Lo salutò però una melodiosa quando inopportuna voce.
Lui si girò e vide, appoggiato con un fianco al frigorifero, un
tizio che gli sbarrava l’uscita della cucina. Era alto poco
più di lui, secco come un chiodo, capelli neri palesemente
tinti, segni di trucco lavato intorno agli occhi e un sorriso sereno.
Indossava solo un paio di boxer neri e una maglietta un po’ larga
dello stesso colore. Le sue gambe pallide e magre terminavano con un
paio di lunghi piedi scalzi. E questo chi era? Il nuovo coinquilino gay?
“Buongiorno…” Lo salutò incerto il ragazzo,
l’altro gli porse un’elegante mano con unghie perfettamente
smaltate di nero.
“Io sono Bill, il ragazzo di Annika.” Si presentò il tipo.
Il ragazzo di Annika?! Ma aveva voglia di scherzare?! E lei se ne era
accorta che sembrava più femmina che maschio anche negli
atteggiamenti?
“Piacere, sono Richard, il ragazzo di Claudia.” Disse però, stringendogli la mano.
“Che cosa stai facendo, Richard?” Gli domandò allora
Bill, passando oltre il ragazzo, fino alla finestra della cucina.
“Ah, sto preparando la colazione per Claudia.” Rispose lui,
ricordandosi all’improvviso del pane, che prese dal tostapane e
gettò sul piatto prima di bruciarsi.
“Ohhh, che tenero!” Esclamò Bill con un sorriso
dolce, mentre prendeva una sigaretta dal pacchetto che aveva in mano.
“Sono certo che apprezza molto queste piccole cose.” Il
cantante si rese conto dopo di essere stato un tantino acido, si accese
la cicca. “Ti spiace se fumo? Ah, ma del resto l’ho
già accesa! Sono troppo abituato alla gente che mi dice di
sì!”
Richard lo guardò strano. “No, beh, non mi da fastidio…”
“Meglio così!” Ribatté allegro Bill, sventolando la sua sigaretta con aria da diva.
“Hm, bene…” Commentò Richard, sistemando le ultime cose sul vassoio.
“Tu e Claudia vi conoscete da molto?” Gli chiese nel
frattempo il cantante, una mano intorno al torace e l’altra
alzata per tenere la sigaretta.
“Eh?” Fece distratto l’altro, poi si girò
verso di lui. “Poco più di un mese… Tu e
Annika?” s’informò poi, incuriosito da quello strano
personaggio.
“Beh, l’ho conosciuta l’inverno scorso, poco
più di sei mesi fa.” Rispose tranquillo Bill, mentre
scuoteva la cenere nel lavello.
“Ah, e com’è che non ti ho mai visto qui?” Domandò allora il ragazzo. Bill gli sorrise cordiale.
“Sono stato via per lavoro, negli Stati Uniti e
così…” Spiegò poi, stringendosi nelle
spalle. “Parto spesso, io.” Richard si chiese che tipo di
lavoro potesse mai fare un tipo come quello.
“Sei… una specie di… modello?” Ipotizzò quindi.
“Oh, no… ahahah!” Rise divertito Bill, poi
però fissò cogitabondo l’interlocutore.
“Davvero non sai chi sono?” Gli chiese.
“No.” Negò tranquillo Richard scuotendo il capo. “Dovrei?”
“Hm, no… perché?” Fece Bill, fingendosi
disinteressato, ma la sua espressione era chiaramente infastidita.
“Adesso, scusami, ma devo portare questa roba a Claudia, o il
caffè si raffredda.” Affermò il ragazzo, prendendo
il vassoio.
“Per carità, fai pure!” Lo invitò
allegramente Bill, con un gesto enfatico verso la porta. Richard lo
salutò e così fece Bill, ma quando restò solo fece
una smorfia contrariata.
Richard tornò da Claudia portando il vassoio della colazione. La
ragazza, quando lo vide, sorrise allegra, accomodandosi contro i
cuscini.
“Oh, grazie, sei un tesoro!” Esclamò quindi
contenta, mentre lui le posava davanti la colazione, ma poi si accorse
dell’espressione perplessa del ragazzo. “Che cosa
c’è?” Gli domandò allora, aggrottando la
fronte.
“Ho conosciuto Bill.” Rispose lui con un’alzata di sopracciglia.
“Ah!” Fece lei, prima di piegare le labbra in un sorriso divertito. “Un tipo particolare, eh?”
“Particolare?! Quello è una checca, Claudia!”
Sbottò Richard, quasi allibito. “Mi dispiace tanto per
Annika, ma prima o poi se ne accorgerà…”
“Ricky, ti garantisco che Bill non è gay.”
Affermò la ragazza un po’ offesa. “È tutto un
atteggiamento, più uno stile di vita diciamo, insomma, il
personaggio che si è creato…” Aggiunse seria.
“Andiamo! E chi si crede di essere per doversi creare un
«personaggio»?!” Replicò Richard, spiluccando
una fetta di pane tostato.
Claudia lo guardò con tanto d’occhi. “Non mi dire che non lo hai riconosciuto…”
“No, perché?” Fece lui con tono indifferente.
La ragazza lo fissò scioccata per un attimo, poi abbassò
gli occhi, mentre scuoteva il capo sconsolata, mettendosi a mangiare.
“Non importa.” Mormorò poi, mandato giù il
primo boccone. “Ma sappi che io, Bill lo conosco da quasi tre
anni e ho le prove che non è assolutamente gay.” Aggiunse
sicura, addentando ancora il pane tostato.
Lui la guardò con aria sospettosa. “Se mi ha detto di
conoscere Annika solo dall’inverno scorso, com’è che
tu lo conosci da così tanto?” Le chiese infatti.
Claudia annuì, assorta nella colazione. “Beh, anche io
conosco Annika solo da novembre, l’ho incontrata a casa di Bill,
difatti…” Solo alla fine della frase si accorse della
rivelazione che aveva fatto e spostò gli occhi sul ragazzo,
intimorita.
“A casa di Bill, eh? E che ci facevi a casa di Bill?” Le domandò Richard.
“Ma niente di che…” Glissò Claudia, stringendosi nelle spalle e deviando lo sguardo altrove.
“Lo conosci da tre anni, eri a casa sua e giuri che è
etero…” Elencò lui con espressione indagatrice.
“Claudia, guarda che puoi dirmelo se hai avuto una storia con
lui…”
“Ma stai scherzando?!” Esclamò lei ad occhi
spalancati. “No, non ho mai avuto una storia con lui, nonostante
pensi che Bill sia una delle persone più belle che conosco, in
tutti i sensi.” Spiegò quindi. “No, ci hanno
presentati amici comuni…”
Quella vaga risposta, infine, parve accontentare Richard, che si
strinse nelle spalle e accese la tv, mangiucchiando un’altra
fetta di pane con la marmellata.
Claudia, invece, dietro l’apparente facciata tranquilla,
continuava a pensare alla propria risposta. Amici comuni. Non sapeva
perché le riuscisse ancora tanto difficile parlare di Tom, ormai
era finita da un pezzo, però… Ripensare ai suoi profondi
occhi nocciola, alle sue mani grandi, al suo sorriso sornione e
dolcissimo le provocava ancora un vago turbamento che era troppo
impegnativo chiamare col suo vero nome…
Nostalgia?
Bill, nel frattempo, era tornato in camera di Annika; anche lui aveva
voluto fare il cavaliere portandole la colazione, ma la tazza di
caffè macchiato e le due fette di pane molto abbrustolito non
erano esattamente invitanti. Annika li guardò corrucciata.
“Scusa…” Fece Bill imbarazzato, grattandosi la nuca.
“…non ho calcolato bene i tempi del
tostapane…”
La ragazza fece un’espressione scettica. “Non sei proprio capace, eh?”
“No.” Rispose lui sconsolato, scrollando il capo di lato,
mentre reggeva ancora l’improvvisato vassoio sulla mano.
“Vieni qui.” Lo invitò allora Annika con voce dolce, battendo una mano sul materasso.
Bill mugolò felice, posò il piatto sul comodino e si
buttò accanto alla ragazza, avvinghiandosi a lei e strusciando
il naso contro il suo collo. Annika rideva sommessamente, le scenette
di Bill erano sempre troppo divertenti.
“Sono un povero ragazzo ricco…” Piagnucolò il cantante, col viso nascosto nella spalla di lei.
“Stai tranquillo, amore.” Lo rassicurò Annika,
carezzandogli il capo. “C’è qui la tua Pippi, che
ora ti preparerà una bella colazione.”
Bill sollevò subito la testa con un sorriso entusiasta.
“Mi fai il toast alla francese?!” Le chiese speranzoso, lei
annuì. “Oh, grazie! Tomi è cattivo, non me lo fa
mai!”
“Bill!” Lo rimproverò Annika ridendo. “Per
quel povero disgraziato è già un trauma doversi alzare
dal letto e pretendi che ti prepari anche la colazione? Sei
viziato…” Aggiunse, con tono fintamente severo, dandogli
un colpetto sul naso.
“Sì.” Ammise tranquillamente lui, annuendo convinto.
“Amo i miei privilegi.” Dichiarò poi, prima di
accomodarsi meglio.
“Tu sei un po’ troppo furbo.” Commentò
divertita la ragazza, mentre Bill ridacchiava nascosto tra i suoi
capelli.
“Ah!” Fece poi il cantante, scostandosi per guardarla in faccia. “Ho conosciuto Richard.”
“Bene! È un ragazzo simpatico, vero?” Replicò tranquilla Annika.
“Mah, insomma…” Mormorò Bill, prima di
riaccomodarsi accanto a lei, supino, e passarle un braccio sotto la
testa.
“Perché dici insomma?” L’interrogò
incuriosita Annika, che lo guardava col capo girato verso di lui.
Il cantante fece una smorfia, arricciando il naso. “Beh, è
un bel ragazzo, somiglia a Boris Beker da giovane, ma non è
stato molto socievole con me, io sono stato gentile, però lui
era molto sulle sue e mi guardava come se fossi… qualcosa di non
molto carino…” E questo era senz’altro una grave
offesa per Bill «La Diva». “E poi, ecco… non
mi ha riconosciuto…”
Apriti cielo! Pensò
Annika. Non esisteva onta più grave per il divino Bill Kaulitz,
osannato leader dei Tokio Hotel, che non essere immediatamente,
inconfondibilmente e universalmente riconosciuto come il bellissimo,
talentuoso, popolare cantante che era.
“Ah, è questo il problema…” Si azzardò a commentare la ragazza.
“No, non è questo!” Ribatté subito Bill,
mettendosi seduto. “È che… ecco…”
Riprese, mentre incrociava le gambe e guardava in alto.
“…mi sembra di essere piuttosto famoso e, anche se non ero
truccato e pettinato come al solito… insomma, mi ha visto da
meno di un metro di distanza e…”
Annika, con espressione retorica, si tirò su, mettendosi poi
davanti a lui, a gambe conserte e lo fissò per un lungo istante.
“Non cambierai mai, eh?” Gli domandò infine, con
un’alzata di sopracciglia. Bill, infatti, fece
un’espressione birichina ma vaga, stringendosi nelle spalle.
“Andiamo, va, c’è da preparare la colazione.”
Affermò allora la ragazza divertita, scuotendo il capo, prima di
scendere dal letto.
Il cantante si lasciò cadere sulla schiena, il capo reclinato
oltre il bordo del materasso, seguendola con gli occhi. “E le
coccole?” Le chiese, con un collaudato sguardo cuccioloso dei
suoi.
“Dopo.” Rispose secca Annika, uscendo poi dalla camera accompagnata da un suo sbuffo risentito.
I due ospiti maschi dell’appartamento si rividero un paio
d’ore più tardi, quando per Bill venne il momento di
congedarsi.
Richard e Claudia erano nella piccola cucina; lui, seduto al tavolino,
leggeva distrattamente una rivista, mentre lei lavava i piatti della
colazione.
“Bill sta andando via, vi voleva salutare.” Annunciò
Annika fermandosi sulla porta, teneva il cantante per mano.
“Te ne vai?” Domandò Claudia al ragazzo, lui
annuì. “Dammi un bacio, allora!” Esclamò lei,
prima di andare ad abbracciarlo.
Bill, mentre stringeva e baciava sulle guance Claudia, lanciò
uno sguardo altezzoso a Richard, il quale aggrottò la fronte
perplesso.
“Perché non resti con noi?” Gli chiese quindi, incuriosito.
“Oggi pomeriggio registriamo un programma per la ZDF.”
Spiegò, sempre con tono supponente. “Andrà in onda
stasera, un po’ prima di mezzanotte.”
Registra un programma? Quella
frase fece nascere un sospetto in Richard. Bill non era esattamente una
faccia sconosciuta, ora che lo guardava meglio. Sollevò gli
occhi, studiando la sua figura. Jeans chiari, cintura borchiata con
fibbia a teschio, maglietta rossa con scritte gotiche, al collo una
catena d’argento con anelli larghi un mignolo, polsiera fetish
con cinghie, unghie smaltate, capelli perfettamente lisci e neri, occhi
cerchiati dalla matita… Aspetta un attimo… ma è…
Richard batté una mano sul tavolo, interrompendo i convenevoli tra gli altri tre, che lo guardarono sorpresi.
“Ho capito chi sei tu!” Esclamò il ragazzo indicando
Bill con un sorriso trionfante; l’interpellato gongolò
finalmente soddisfatto. “Sei il cantante di quella boy band, i
Tokyo come si chiamano…”
L’atmosfera si fece immediatamente glaciale. L’espressione
di Bill si trasformò in un istante, divenne fissa, immobile,
tanto che il suo viso sembrava scolpito in una lastra di trasparente
alabastro.
Annika mormorò: “Oh, Dio…”, mentre Claudia si
copriva la bocca con una mano, spalancando gli occhi. Le due ragazze
speravano solo che l’esplosione di Bill fosse contenuta.
Il cantante si rianimò all’improvviso, sbilanciandosi in
avanti e puntando il suo lungo indice appuntito contro Richard. Annika
sporse una mano, come per tentare di fermarlo, mentre Claudia faceva
una smorfia preoccupata.
“Noi non siamo una boy band!” Berciò nel frattempo
Bill, davanti agli occhi spalancati dell’altro. “Le boy
band sono messe insieme dalle case discografiche solo per fare soldi,
NOI siamo insieme da quando avevamo undici anni…”
“Bill…” Tentò Annika, inascoltata.
“Le boy band fanno balletti idioti, NOI suoniamo, SUONIAMO
DAVVERO, con il sudore, le dita sanguinanti e i crampi anche!”
Continuò il cantante, davanti ad un sempre più allibito
Richard. “Le boy band cantano motivetti melensi che qualcuno gli
confeziona a proposito, NOI scriviamo tutti i nostri pezzi, musica e
parole, e per quanto possano essere orecchiabili e melodici, è
pur sempre rock!” Alzava sempre più la voce.
“NOI-NON-SIAMO-UNA-BOY-BAND!” Proclamò infine, senza
fiato, con sguardo fiammeggiante; l’altro ragazzo cadde a sedere.
“E ci chiamiamo TOKIO HOTEL, con la I.”
Detto questo diede le spalle a Richard, con atteggiamento superiore,
sollevando il mento e scuotendo i capelli, quindi prese Annika per le
spalle e la baciò appena sulle labbra.
“Ci vediamo stasera, Pippi.” La salutò poi. “Vengo a prenderti verso le nove.”
“Va bene.” Annuì lei, ancora un po’
preoccupata. “Se ritardi, chiama.” Lui annuì e si
diresse all’uscita.
“Ciao, Bill.” Lo salutò Claudia, sventolando appena la mano.
“Ciao…” Salutò atono Richard.
“Ciao, Claudia.” Rispose il cantante, calcando sul suo nome ed evitando volutamente di rispondere al ragazzo.
Quando il cantante fu sparito oltre la porta, con le chiavi della sua
Bmw in mano, le due ragazze trassero un profondo sospiro di sollievo,
poi guardarono Richard con gli occhi spalancati.
“Ritieniti fortunato.” Gli disse Claudia. “Ti sei
fatto un nemico, ma perlomeno sei vivo.” Aggiunse, mentre lui
faceva un’espressione smarrita e colpevole.
*****
Georg l’aspettava sul retro del negozio, come sempre quando si
davano appuntamento lì. Fumava tranquillo, appoggiato allo
sportello della sua Audi.
Lei uscì poco dopo, semplice e sbarazzina come al solito:
bermuda neri, canottiera bianca, Birkenstock ai piedi. Il bel viso
lentigginoso, dominato dai grandi occhi azzurri, privo di trucco e i
ribelli riccioli castani legati in una semplice coda.
Il ragazzo, vedendola salutarlo allegramente con la mano, non
poté fare a meno di ripensare a come si erano conosciuti…
Il bassista dei Tokio Hotel, quel
giorno, era entrato nel negozio con l’intento di comprarsi solo
un paio di scarpe da climbing e qualche capo d’abbigliamento
sportivo, senza pensare che avrebbe fatto quell’interessante
incontro.
La simpatica e riccioluta commessa
che si era occupata di lui (Stephanie c’era scritto sul suo
cartellino), oltre che molto carina, si era rivelata una vera e propria
sorpresa. Lei, prima di tutto, non lo aveva riconosciuto subito (anche
se ogni tanto lo guardava come se avesse un sospetto) e poi, parlando,
lui aveva scoperto che avevano molte passioni sportive in comune.
Aveva finito per passare più
di un’ora a parlare con quella ragazza, a fare battute e a
ridere, ammirando la spontanea bellezza di Stephanie. Georg, alla fine,
aveva acquistato quello che gli serviva, ma anche conosciuto una
persona affascinante che lo aveva colpito profondamente. Era tanto che
non stava così bene con una ragazza, così non aveva
resistito e, mentre firmava la ricevuta della carta di credito, le
aveva chiesto di uscire insieme. Lei, all’inizio, lo aveva
guardato un po’ sorpresa, poi, con un sorriso radioso, aveva
accettato.
Era passato circa un mese, Georg e Stephanie erano usciti insieme
diverse volte, sempre in accordo con gl’impegni di lui; purtroppo
il tempo che avevano potuto passare insieme era stato relativamente
poco. Georg, però, adesso aveva una buona notizia da darle, o
almeno sperava.
Quando lei lo raggiunse vicino alla macchina si salutarono con un breve bacio.
“Ti accompagno a casa?” Le chiese poi il ragazzo, con la speranza di poterle parlare in macchina.
“Sono con lo scooter…” Rispose Stephanie dispiaciuta, indicando distrattamente il suo vecchio motorino.
“Mi dispiace…” Ribatté Georg. “Allora
devo parlare subito, purtroppo non ho molto tempo.” Aggiunse
serio.
“Mamma mia, mi fai preoccupare!” Esclamò lei sarcastica. “Cosa devi dirmi? Vai in tour su Marte?”
Georg ridacchiò. “No, tranquilla, se dovevo partire te lo
dicevo subito.” Affermò quindi. “Devo farti una
proposta.”
“L’accetto solo se è indecente.” Replicò subito la ragazza, con un sorriso malizioso.
“Sei furba tu…” Fece il bassista compiaciuto, mentre si scambiavano uno sguardo complice.
“Beh, sai com’è, ho vinto il premio e non me lo sono
ancora goduto.” Ribatté Stephanie, indugiando con lo
sguardo su di lui. “Non so se mi capisci…”
“Oh, ti capisco benissimo, credimi!” Esclamò Georg.
“Per questo volevo chiederti se ti andava di passare un week end
in montagna.”
“In montagna?”
“Sì, è uno chalet molto carino, ci sono già
stato, c’è anche un lago vicino.” Rispose il
ragazzo. “Ma soprattutto non ci sono guardie del corpo, locali
affollati e paparazzi.”
“E questa direi che è una nota positiva.” Soggiunse lei con un sorriso.
“Eh, sì.” Annuì Georg. “Anche se, devo
confessare che non saremo proprio soli… ci saranno i
ragazzi.” Ammise quindi.
“Per «i ragazzi» intendi gli altri Tokio Hotel?” Domandò la ragazza.
“Eh, sì… è un problema?” Fece lui, aggrottando la fronte.
“Oh, no! No! Anzi, ho sempre sognato di fare un fine settimana
con delle rock star!” Rispose Stephanie, malcelando una certa
preoccupata ironia.
“Oh, ma tranquilla, sono tutti delle persone… normali mi
pare un po’ azzardato, ma direi sopportabili e poi… ci
saranno le ragazze e loro sono tutte fantastiche, ti piaceranno.”
Affermò Georg, tentando di rassicurarla. “E sarà
facile ritagliarsi un po’ di tempo solo per noi…”
Stephanie, a quel punto, sorrise dolcemente e gli circondò il
collo con le braccia. “Va bene, accetto, questo tuo ultimo
argomento mi ha convinta…” Mormorò poi, prima di
baciare il suo sorriso divertito, mentre lui la stringeva a se.
*****
La cucina era in penombra, solo le luci della penisola erano accese,
era spenta anche la tv. Tom e Bill mangiavano in silenzio, dopo una
giornata passata in studio non avevano più voglia di rumore.
“Vieni anche tu in montagna, vero?” Domandò ad un certo punto il cantante.
“Reggere il moccolo alle coppiette felici non è la mia
massima aspirazione.” Borbottò l’altro, con gli
occhi sul piatto.
“Che cacchio di risposta sarebbe?” Fece Bill con espressione interrogativa e un po’ offesa.
Tom deglutì il boccone, bevve, si pulì la bocca, con lentezza esasperante e, infine, guardò il gemello.
“Andiamo, Bill…” Gli disse, con tono retorico. “Voi siete tutti accoppiati, che vengo a fare?”
“Beh…” Ribatté il fratello.
“…potresti, non so, fare surf sul lago, passeggiare nel
bosco…” Lo sguardo di Tom, nel frattempo, si faceva sempre
più attonito. “Ah! Potresti imparare a pescare le
trote!” Concluse entusiasta Bill.
Il chitarrista lo guardava come se fosse un puffo blu di un metro e novanta col cappello di molliche.
“Mi stai prendendo per il culo?” Gli chiese poi. “Tra l’altro il pesce mi piace pure poco…”
“Anche a me, però…” Replicò immediato
il gemello. “Potresti portare una ragazza.” Suggerì
allora.
“Ma sei scemo?!” Esclamò incredulo Tom. “Se
invito una per un fine settimana in montagna, quella come minimo si
mette in testa che me la sposo! Scordatelo!”
“Ma io volevo che tu venissi!” Protestò Bill, arricciando il naso in una smorfia capricciosa.
“No, senti, davvero…” Declinò il fratello,
riprendendo la forchetta. “E poi… ho un paio di mezze cose
in piedi, per il week end, qui in città…”
“Un paio di mezze cose?!” Fece l’altro perplesso.
“Sì, con delle tipe…” Rispose vago Tom.
“Beh, alla fine, forse è meglio così.”
Buttò lì il cantante, mentre, con un’alzata di
sopracciglia, si rimetteva a sua volta a mangiare.
“Perché?” Domandò il chitarrista, senza troppa curiosità.
“Perché vengono anche Claudia e il suo nuovo
ragazzo.” Rispose Bill. “Richard…” Aggiunse
con espressione in po’ schifata.
Tom alzò gli occhi su di lui. “Quello che ha detto che siamo una boy band?” Il gemello annuì.
“Dici che se lo faccio accidentalmente cadere dalla barca, mentre siamo in mezzo al lago, mi arrestano?” Soggiunse quindi, con un sorrisetto velenoso.
Il fratello ridacchiò. “L’ho sempre detto che sei
vendicativo!” Dichiarò quindi, prima che entrambi
scoppiassero a ridere.
Tom, però, pensava. Quando Bill gli aveva raccontato che Claudia
aveva un ragazzo, lui si era comportato in linea col suo personaggio:
cinico e menefreghista. Certo, poi si era incazzato per quella storia
della boy band, ma a quanto pare Bill aveva sistemato la cosa da solo,
visto quanto andava raccontando da una settimana a quella parte a
chiunque incontrasse; sembrava che quel Richard non gli andasse proprio
giù. E nemmeno a Tom, anche se il motivo era molto meno palese.
Lui tocca Claudia. E non sapeva perché questo pensiero lo
infastidisse tanto. La ragazza non era mai stata sua, nel senso…
non erano mai stati insieme, mai stati una coppia, ma Claudia era
l’unica delle ragazze che aveva avuto ad avergli lasciato un
ricordo amaro. Come se l’avesse persa prima di conoscere il suo
vero valore. Voleva conoscerlo ora? Non lo sapeva.
Sapeva che a lei ci pensava, ogni tanto, si domandava come stesse e se
pensasse a lui. Aveva sue notizie di sfuggita, pescandole con perizia
nei rendiconti infiniti di Bill; ad Annika non aveva mai rivolto
domande dirette, troppo pericoloso, lei era intuitiva e intelligente e
sembrava sapergli leggere dentro con sorprendete chiarezza. Non voleva
che qualcun altro gli spiegasse cosa era lui a provare, i suoi
sentimenti, seppur confusi, erano suoi e basta.
Tom, dopo aver visto un film con Bill, se ne andò a letto con i
pensieri che continuavano ad inchiodare su Claudia. Si convinse che i
suoi dubbi andavano chiariti. E forse un modo c’era.
CONTINUA
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