Io

di LORIGETA
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Io.

 

 

 

 

Vorrei chiudere gli occhi e ascoltare sospiri che fluiscono da una folata di vento, chiedendo se sarò mai diversa da quella che sono.

Se smetterò mai di soffrire, di provare questa dilaniante malinconia, di essere in balia di onde di tormenti. 

Piango quasi sempre, se penso di non essere riuscita a costruire quel mondo che è rimasto imprigionato nei miei sogni di ragazza, ingenua e romantica.  

A che cosa serve sognare, amare, desiderare, se sotto la pietra che ricopre gli attimi della vita si celano soltanto le trappole del destino?

E’ importante, per me, saperlo.

Ho cercato disperatamente di non sentirmi abbandonata, ho cercato qualcuno che sapesse amarmi, ma soprattutto un amico.

Quante sfaccettature ha la disperazione? Quanto profondo può essere un baratro che ti ingoia? Quanto si può sprofondare giù, senza aria nei polmoni, stritolata da spire di delusione?

Ho sperato di scorgere i lembi di qualcosa che potesse essere anche solo sincerità, ma sono stata uccisa tante volte, e tante volte sono rinata, e poi uccisa ancora, da una spietata indifferenza.

Voler essere felici è un’utopia, ci ritroviamo sempre soli alla fine, friabili esemplari di rinunce e di gretto egoismo

Eppure ci credevo, pensavo di poter essere felice e solo adesso ho capito  di essere un’illusa.

Istintivamente reagisco, anche se non posso fare nulla, se non rassegnarmi. 

Urlo, piango, lacerandomi la pelle e so che se riuscissi a penetrare un poco più a fondo, troverei un’anima morente. La mia.

 

 

 

Fine. 

 





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