Dal fuoco al ghiaccio

di Relou
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Lei sognava il lavoro perfetto, la casa perfetta, l’uomo perfetto, dei figli, la famiglia perfetta e numerosa che non aveva mai avuto e si dannava l’esistenza per l’accanita e frettolosa ricerca dei suoi obbiettivi.
Ne aveva incontrate di persone nel suo cammino ma alla fine si ritrovava quasi sempre da sola. Molto spesso, le capitò di pensare di essere riuscita ad avvicinarsi quanta basta al realizzarsi dei suoi progetti ma ovviamente non era così. Lei, giovanissima, cercava qualcosa che ancora l’età stessa non poteva darle, l’età come i tempi che corrono. Piangeva credendosi stupida, si scusava credendo di essere nel torto ma la verità era che c’era fin troppa gente sbagliata intorno a lei e lei le accettava, non sempre, ma quando lo faceva era per affetto e per la paura di rimanere nuovamente da sola.
Il tempo passa, si cresce e si cresce male, a volte. I suoi progetti, i suoi sogni erano ormai relativi, nulla si confermava come obbiettivo. Ci viene ripetuto, anche se non abbastanza, di quanto sia importante rimanere se stessi e non farsi stravolgere, nel peggiore dei modi, dalle cattive esperienze. Si ha sempre tempo, ci dicono, “il tempo guarisce ogni ferita”  disse sei in una ridicola smorfia.
Per quanto le riguardava, tutto si concludeva con un’unica visione del suo futuro: avrebbe vissuto la vita senza cercare legami oltre a quelli dell’amicizia, avrebbe lavorato quanto le bastava per avere i soldi e spenderli unicamente per se stessa, avrebbe viaggiato e non avrebbe conservato radici, voleva essere libera. Arrabbiata pensava a questa prospettiva che tanto la ricaricava e la rendeva fiera e un po’ più sicura di sé. Se è vero che le cose migliori accadono quando meno ce lo aspettiamo, allora meglio smettere di cercare, meglio lasciare un finale aperto perfino nei sogni, per non sapere mai come davvero si concluderà. 




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