Titolo:
Ultimi giorni
Fandom: EXO
Words
count:
949
Summary: Sul letto di morte, Jongdae racconta di aver
fatto un sogno curioso. Liyin non lo trova
divertente.
[ChenYin]
«Sai,
noona,» dice Jongdae, «una volta ho
sognato di volare.»
Liyin alza lo sguardo dalla sua cartella clinica, guardandolo confusa.
Lui ride
alla sua reazione, contenendosi. Non vuole che lei cominci di nuovo a
lamentarsi del fatto che si sta sforzando troppo.
«È stato strano. Perché di
solito non sogno mai.» Prende dei respiri profondi, ed
è grato per avere una
maschera d’ossigeno ad aiutarlo. «È
accaduto quando sono stato ammesso
all’ospedale.»
«Sono un semplice medico, Jongdae,» gli dice lei,
abbassando i documenti.
«Chiedi a qualcun altro per farti interpretare i
sogni.»
Il giovane le lancia un sorriso che incurva le linee dei suoi occhi.
«Lo so,»
risponde con leggerezza, «e so anche che tu sei disposta ad
ascoltarmi. –
Jongdae prende un respiro – Per questo te lo sto
raccontando.»
Il giovane guarda Liyin sospirare con rassegnazione e poggiare i fogli
sul suo
grembo, e sa già cosa gli avrebbe detto. «Jongdae,
non dovresti parlare. Se non
fosse per la maschera, non ci riusciresti nemmeno. Quindi risparmia il
tuo
fiato per qualcos’altro di più importante, dal
momento che sei… così,» dice lei.
«Questo per me è importante,» ribatte
Jongdae, senza mostrarsi minimamente
turbato da quale altra cosa “più
importante” a cui Liyin stava alludendo.
Lei lo guarda, rimproverante. «Lo sto dicendo per il tuo
bene.»
«Lo so.» Gli sembra di sapere un sacco di cose.
Jongdae
si volta quindi verso la
finestra, dalla parte opposta a Liyin. Essendo la sua stanza al sesto
piano,
anche da sdraiato riesce perfettamente a vedere la linea degli edifici
di Seoul
che si proiettano verso il cielo, tentando di raggiungerlo.
L’aria entra fresca
nella stanza, facendo volteggiare le sottili tende bianche.
È
una bella giornata. «Nel sogno,
riuscivo a vedere tutto. Potevo andare dove volevo. Ho visitato
più paesi
quella volta che in tutta la mia vita,» dice Jongdae, prima
di cominciare a
tossire. Non vede Liyin protendere verso di lui, con lo sguardo
allarmato.
Prima che lei possa dire qualcosa, ricomincia a parlare.
«Avrei davvero voluto
viaggiare così tanto, prima di morire.»
«Non stai per morire,» ribatte prontamente il
medico, in tono deciso. Ma,
quando Jongdae si gira verso di lei, riceve in risposta solo un sorriso
smagliante da dietro la maschera trasparente.
«Invece sì. Ci conosciamo da molto, noona. Anche
se non hai voluto dirmelo,
l’ho capito. Da come ti sei comportata con me. Sin da quando
sono stato ammesso
qui.»
Liyin lo guarda senza dire un’altra parola, rimanendo seduta
rigidamente sulla
sedia, a disagio. Jongdae approfitta del momento per riprendere fiato,
sentendo
un po’ di sollievo quando l’ossigeno entra nei suoi
polmoni in abbondanza.
«Non è che non volevo dirtelo,» dice
finalmente Liyin, in tono sconfitto. «È
che noi medici abbiamo il dovere di curarvi, e farvi sentire
rassicurati per–»
«Per farci andare nell’aldilà
felicemente?» la interrompe lui. Liyin lo guarda
negli occhi, triste e frustrata, scuotendo lievemente la testa. Jongdae
sa di
aver fatto centro. «Non sono arrabbiato con te,» le
dice infine, sperando di
toglierle quell’espressione dal viso – non gli
piace vederla intristirsi.
Le porge la mano, che lei afferra prontamente, forse per paura che lui
possa
spezzarsi da un momento all’altro. Jongdae sorride al
contatto, ma il suo
sorriso viene velocemente sostituito da una smorfia vedendo che le sue
parole
non hanno fatto altro che incupire l’espressione di Liyin.
«Non hai paura dell’oblio?» sussurra lei
in tono completamente non
professionale, guardandolo negli occhi. Jongdae riesce a vedere i primi
scintillii dei suoi occhi diventare lucidi. «Molti pazienti
ne hanno paura,
perché non riescono ad immaginare come ci si sente da morti.
Come fai ad essere
tanto tranquillo quando sai che razza di fine farai?»
Jongdae guarda le loro mani strette l’una
all’altra. Con il pollice, percorre
lentamente le nocche pallide della mano destra di Liyin: è
un gesto che l’ha
vista spesso fare quando si sentiva nervosa. Spera, in questo modo, di
poterla
rilassare almeno un poco. «Infatti ho paura
dell’oblio,» confessa lui con
estrema calma. «Non voglio morire. Voglio fare ancora molte
cose.»
Non è sicuro di quale dei loro cuori sta battendo
più velocemente. I macchinari
vicino al suo letto continuano a registrare ininterrottamente il suo
stato
fisico, quasi estranei alle sue emozioni in subbuglio.
«Quando chiudo gli
occhi, ho paura. Di non svegliarmi più. E di non riuscire a
vedere il giorno
dopo. È spaventoso. Mi piace pensare di aver vissuto una
bella vita. Per questo
non voglio davvero. Andarmene di qui.»
Jongdae prendeva dei profondi respiri ogni volta che non ce la faceva
più a
parlare, lasciando frasi spezzate a metà. Ma Liyin non
può far altro che
ascoltarlo in silenzio, impotente. Com’è possibile
che un ragazzo, altrimenti
così pieno di vita, finisca in questo modo? Non riesce a
spiegarselo.
«Vorrei
davvero poter far qualcosa per
te,» dice lei, trattenendo le lacrime e quel poco di
dignità professionale che
le è rimasta. Jongdae le stringe ancora più forte
la mano, rassicurante.
«Lo so. Vorrei fare anch’io qualcosa per me
stesso.»
«Oh, Jongdae,» sospira lei, inclinando dolcemente
la testa di lato. È triste e
bellissima. Jongdae vorrebbe così tanto alzarsi dal letto,
stringerla tra le
braccia e disegnare ghirigori sulla sua pelle per farla rilassare.
Aveva
sognato così tante volte di fare quel gesto, ma
semplicemente non può, sapendo
che non ne avrebbe le forze. L’idea che gli uomini sono le
creature più fragili
del mondo lo colpisce forte.
Liyin non gli lascia la mano. Forse è lei che sta ancora
tenendo insieme quel
che resta di lui. Vorrebbe che non gli lasciasse mai la mano.
Una brezza entra dalla finestra, scompigliandogli i capelli. Liyin
allunga il
braccio verso di lui e gli sposta di lato le ciocche scomposte. Jongdae
le sorride
con gratitudine.
N/A:
Leopardi potrebbe o non potrebbe avermi
dato alla testa, perciò ho scritto questa roba. Non ha
senso, ma era un
capriccio che mi stava uccidendo, quindi ecco qui la storia.
Ci
saranno tipo solo 2 persone a cui piace la
ChenYin, ma io sto piangendo su di loro, e solitamente non shippo persone irl. SONO
BELLISSIMI
SIGH CAPITEMI. All’inizio era una roba tutta innocente e rose
e fiori (?) ma
poi è diventato 10000000% angst e triste, così ha
reso triste anche me. Sono la
peggiore sob
Ho
in fase di scrittura un’altra
fanfiction per questo fandom, e sarà migliore di questa, lo prometto sigh
Rainie
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