Ho perso.
Quelle parole continuavano a suonare vuote nella mia mente.
Recuperare Sam non fu difficile, nonostante fosse perso nell'illusione
che lui e Lucifero avevano contributo a creare. Lo strappai a essa e lo
riportai nel nostro mondo; ultimamente sembrava essere diventato quello
il mio secondo lavoro. Cercavo di non pensare. Cercavo di allontanare
da me la consapevolezza di ciò che quelle parole portavano.
Cercavo di allontanare il dolore, come sempre, perché lo
avevo già visto morire due volte quel giorno e non avrei
potuto sopportarne una terza.
Ma il mio cuore impose alle mie gambe di muoversi e cominciai a correre.
Attraversai il corridoio consapevole di ciò che avrei potuto
incontrare seguito da Sam e Bobby. Speravo di sbagliarmi, speravo di
aver sognato il resto, speravo che tutta quell'esperienza non servisse
ad altro se non a guadagnare una buona dose di scazzottate giornaliere;
ma quando attraversai il parco e spalancai il cancello lo vidi: immerso
fino alla vita in quello specchio d'acqua.
Vidi le sue spalle tremare al contatto con l'acqua gelata e la testa
scomparire sotto la superficie.
Vidi l'acqua svanire nello stesso punto nel quale egli era svanito e
allo stesso modo sentii qualcosa svanire dentro di me. Cercai di
ignorare quella sensazione per innerzia, nella speranza di rivederlo
ancora spuntare con uno dei suoi mezzi sorrisi, nella speranza che in
un modo o nell'altro fosse riuscito a prenderci in giro.
Pregai, lo ammetto. Pregai Dio affinché ciò che i
miei occhi stavano vedendo fosse solamente un sogno, un'allucinazione
-avrei preferito quelle a ciò che avrei sentito altrimenti-,
qualunque cosa non fosse vederlo sparire per l'ennesima volta.
Qualunque cosa non fosse dover esistere senza di lui. Perché
in tutto quel mare di merda l'unica cosa della quale ero davvero certo
era che non ero ancora pronto a vivere senza quell'idiota di un Angelo.
Ma Dio non era lì.
Quel gran pezzo di merda ancora una volta non rispose.
E seppi che non sarei più stato lo stesso quando vidi quel
pezzo di stoffa chiara riemergere dall'acqua. Galleggiò fino
ai miei piedi e stranamente fu facile trattenere le lacrime stringendo
quel vecchio trench tra le dita. Avrebbe potuto darmi ascolto, avrebbe
dovuto darmi ascolto, ma era testardo... in fondo lo era sempre stato.
Lo ripiegai con cura e lo chiusi nel cofano dell'Impala e con esso
cacciai i ricordi. Li nascosi a fondo nella mia anima assieme a tutta
quella mole di cazzate che odiavo e rimpiangevo della mia esistenza e
continuai a camminare.
Avevo Sam di cui occuparmi. Era ancora vivo ed era molto più
importante.
Passarono i giorni e quell'ennesima ferita sembrò
cicatrizzarsi, ma non appena riaprivo il cofano quelle parole tornavano
a colpirmi.
Avevo perso... avevo perso tutto.
E ogni qualvolta Bobby o Sam leggevano quelle parole marchiate a fuoco
nei miei occhi, domandavano:
«Perché non ti decidi a buttarlo.»
La mia risposta era sempre la stessa:
«Troverà il modo di tornare, quel
bastardo.»
Sapevo di avere torto, ma chiudere il cofano e continuare ad
aggrapparmi alla speranza era l'unico modo per non cadere.
L'unico modo per ricordare a me stesso che avevo ancora un compito da
svolgere sulla terra. L'unico modo per impedirmi di realizzare di aver
perso l'unica persona della quale mai mi fossi veramente innamorato.
Dio...
Io, Dean Winchester innamorato di un Angelo.
Altro che Apocalisse, il mondo stava proprio cadendo a pezzi.
Dei, mi ero
ripromessa di non scrivere alcuna troiata riguardante Supernatural al
fine di preservare la mia a quanto pare svanita sanità
mentale, ma temo che i miei sforzi siano stati vani.
Non ho potuto fare a meno di soffrire nel profondo vedendo quel trench
riemergere e non ho potuto impedirmi di pensare a ciò che
Dean ha dovuto passare... ed eccolo qua. Nero su bianco, la
trascrizione della mia follia.
Vorrei premettere ('postmettere' semmai) che nulla di ciò
che ho scritto è stato riletto o corretto in alcun modo,
perciò chiedo perdono per gli errori che sicuramente avrete
trovato e vi invito a farmeli notare, magari allegando il vostro
disgusto per ciò che precede questo angolo autore.
Per quanto riguarda il pezzo centrale della storia, vorrei precisare
che non è la sottoscritta a parlare, bensì Dean,
il quale si è guardato bene dal limitarsi nell'insultare il
superiore di Cas. Questo per farvi comprendere che non è mia
intenzione offendere in alcun modo una fede religiosa, ma solamente
raccontare il pensiero di un personaggio che non la condivide appieno.
Detto questo...
La grafica fa schifo, la sintassi pure e l'idea è da
bruciare.
Beh, credo di aver detto tutto.
Alla prossima (spero per voi di no),
Siria.
Storia partecipante al contest
Alley's Awards for your One Shot