E Finnick sorrise

di Triz
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Il sorriso per celare il dolore

«Non piangere, Fin».
Al sicuro nella sua casa nel Villaggio dei Vincitori, lontano dagli sporchi segreti di Capitol City, Finnick teneva la mano di sua madre e le accarezzava il viso. Dal salotto, provenivano attutiti i rumori dei Settantaduesimi Hunger Games.
«Non sto piangendo».
«Non sei bravo a mentire, Fin, e per fortuna» mormorò Evelyn osservando gli occhi lucidi del figlio.
Un colpo di cannone ruppe il breve silenzio tra loro e Finnick si ricordò dei Giochi e di come Mags lo aveva sostituito come Mentore prima ancora che Finnick potesse chiederglielo.
Il ragazzo non l'avrebbe ringraziata abbastanza.
«Comunque, ho visto come guardi quella ragazza».
«Di chi parli».
«Annie, no? Lo so che ti piace» disse Evelyn e sorrise davanti al rossore di Finnick: «Dovresti invitarla a prendere un tè, uno di questi giorni».
«Non so se è il momento adatto».
Altri due colpi di cannone ed Evelyn scosse la testa con un lento sospiro.
«Me lo fai un sorriso alla tua mamma, Fin?».
E Finnick sorrise, mentre lacrime salate gli rigavano il viso.

(174 parole)




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