Capitolo 20
Il primo mese fu un
vero incubo.
Il secondo ancora peggio e ciò intensificò la mia
depressione.
Avevo comprato una nuova sim per il telefono e che fino a quel momento
avevo tenuto spento e nascosto, perchè dopo aver parlato con
Tony si era scatenato in me il terrore che qualcuno potesse trovarmi.
Insieme ad esso, iniziai ad avere incubi e di conseguenza avevo preso a
bere e ingurgitare pasticche la notte prima di dormire.
Se uscivo andavo in cerca di un qualsiasi ma modesto lavoro, venendo
puntualmente respinta perchè non avevo esperienza.
Una mattina mi svegliai nella mia stanza, chiedendomi prima come ci
fossi arrivata e due secondi dopo, chinandomi sul gabinetto per
vomitare.
Mi tirai su, con quelle poche forze che mi erano rimaste, fissandomi
allo specchio e vedendo realmente di quella che ero diventata.
Mi resi conto di quanto facessi schifo, non solo per i capelli
arruffati, la pelle cadaverica e le evidenti occhiaie, ma anche per
tutti gli sbagli commessi nel giro di 60 giorni.
Mi facevo schifo e questo mi spaventò così tanto
che decisi di reagire quel poco che bastava per non sporfondare.
Mi lavai e mi rimisi a dormire, sperando che una buona e sobria
dormita, alleviasse il mio mal di testa e mi permettese di uscire.
Ancora non sapevo che durante quella giornata, partita malissimo, un
bambino avrebbe portato con se un po di felicità.
Non appena mi sentii meglio, mi vestii e truccai, mettendomi anche gli
occhiali da sole per coprire i segni delle notti passate sveglia ed
uscii.
Durante le mie varie uscite, finite male, avevo intravisto due locali
in cerca di personale, così decisi di farci un salto.
Il direttore del primo, era un tipo piuttosto vecchio e viscido, che
non perse tempo a ripetermi quanto fossi adatta per il posto,
sfiorandomi ogni due secondi e facendomi venire il vomito.
Diedi una veloce occhiata al posto, accorgendomi solo in quel momento
di quanto fosse intriso di puzza di tabacco, alcool e olio,
comprendendo il perchè dell'impellente bisogno di personale.
Così dopo aver parlato qualche minuto, dissi che sarei
ripassata a lasciare il mio numero perchè avevo un'impegno
importante e che dovevo andare via di corsa.
E così feci, corsi via anche da quello squallido posto,
disgustata e giù di morale.
Mi fermai per qualche minuto in un parchetto affianco al secondo
locale, sedendomi su una panchina e fissando con disinteresse il cielo,
chiedendomi se dovessi tentare di trovare un posto anche al secondo
locale.
A distrarmi dai miei pensieri, fu la voce di un bambino dalle guance
paffute e i capelli castano scuro.
"Ciao" - mi disse sorridendo.
"Ciao anche a te" - risposi freddamente.
"Sei nuova di qui?" - chiese, sedendosi al mio fianco e fissandomi con
quei suoi due bellissimi occhi color cioccolato.
"Si, perchè?".
"Io sono il capo di questo parco, sei sul mio territorio e io devo
sapere se sei una mia alleata o un nemico".
"Mmh vediamo, io mi chiamo Hell, posso essere una tua alleata?" -
domandai vedendo una schiera di bambini, armati di bastoncini, correre
verso di noi e urlare qualcosa come assalto o per il mio capitano.
Vidi un ragazzo corse verso di me - "William..non puoi metterti ad
importunare la gente così! Perdonalo, mio fratello..".
"Oh no, figurati, stavo rassicurando questo valoroso generale che sono
una sua alleata, mi chiamo Hell".
"Io sono Bill" - rispose lui stringendo la mia mano e fissando i
ragazzini ricominciare a correre intorno ad un albero urlando ordini -
"Mio fratello ogni volta che vede qualcuno di nuovo deve andare ad
indagare".
"Bhe ero sul suo territorio".
Il ragazzo mi fissò, sorridendo.
A differenza del fratellino, lui alto, biondo, con gli occhi azzurri e
un bel sorriso.
"Sei nuova?".
"Si".
"Dall'accento direi che sei inglese, ma sento qualcosa di strano".
"Ho vissuto quasi 12 anni in Finlandia, ma ora sono qui".
"Quanto rimarrai?" - chiese fissandomi - "scusami, sono stato molto
invadente, perdona la mia curiosità".
Scossi la testa, rassicurandolo.
Egoisticamente, dopo i miei due mesi di recludione forzata e
volontaria, nonostante il mio dolore e la mia persistente quando
attenuata voglia di farla finita, ero felice di parlare con qualcuno.
Non che andassi a dire in giro i miei problemi, ma avevo un dannato
bisogno di parlare e in qualche modo far tacere i demoni che urlavano
continuamente nella mia testa, facendomi impazzire sempre di
più, giorno dopo giorno.
"No nessun problema, credo che rimarrò per un bel po,
infatti sto anche cercando lavoro.." - risposi sincera e sorridendo
appena.
"Ah si? E hai già in mente cosa fare?".
"Per ora vorrei andare a sentire lì" - indicai il locale -
"Sono anni che lavoro nei locali, ho letto che cercano personale,
quindi vorrei provare a sentire".
"Sei assunta" - tagliò corto lui, facendomi sorridere appena
- "ecco...quel locale è mio, l'ho ereditato, insieme ad un
appartamento proprio sopra, da mio nonno".
"Davvero?" - domandai incredula mentre lui rideva di gusto.
"Davvero! Vieni, ti faccio vedere, Will tu e gli altri, venite".
Sorrisi sincera e insieme alla banda di bambini, lo seguii, entrando in
quel piccolo locale, scoprendo quanto fosse accogliente e quanto mi
ricordasse quello di Helsinki.
Sospirai, Helsinki era ancora nei miei pensieri.
I suoi abitanti pure.
Mi mancava, mi mancava tutto.
Il locale era davvero carino e ben arredato, con una bella vista sul
parco e una buonissima illuminazione.
I mobili presenti erano chiari, quasi color panna.
Sulle pareti erano appesi dei quadri di alcuni gruppi famosi, come
Kiss, Aerosmith, Beatles o Iron Maiden.
Un posto tranquillo, che mi faceva sentire un po a casa.
"Mettetevi qui, tra un po vi preparo una bella cioccolata".
"Si!" - urlarono tutti, con quelle loro vocine stridule ma felici.
Sorrisi tristemente, pensando che non avrei avuto l'occasine di sentire
la rista di mio figlio.
"Ti piace?".
"E' bellissimo e ti ringrazio per questo, cioè non mi
aspettav..".
"Figurati, è un piacere" - mi rispose gentilemte.
Presi la una tasca dei pantaloni un foglietto, su cui avevo scritto una
lista delle cose da fare, cancellando la frase "cercare lavoro" e
sorridendo decisamente più allegra del solito.
Mancavano solamente due cose.
Cercare casa.
Essere di nuovo felice.
La prima era molto più semplice, mentre la seconda no.
Avrei dovuto riprendere davvero in mano la mia vita, dimenticare e
andare avanti.
"Bhe manca solo una casa" - pensai ad alta voce.
"Se vuoi, poi cancellare anche quella".
"Cosa? Perdonami stavo pensando ad alta voce e non ti ho capito".
"Dicevo, puoi eliminare anche quella. Proprio qui sopra ho un piccolo
appartamento che non uso e nessuno se lo vuole prendere proprio
perchè è sopra il locale, se vuoi....".
"Oh davvero?".
"Si".
"Grazie" - urlai abbracciandolo di slancio, colta da un'irrefrenabile
attacco di euforia.
"Per così poco?".
"No, questa è la prima cosa bella che mi accade dopo quasi
quattro mesi".
"Oh, allora vieni, ti mostro la tua nuova casa".
"Grazie Bill, grazie davvero" - dissi mentre sentivo gli occhi pungermi
per quelle che non erano lacrime di dolore, bensì di gioia.
"Will, ti affido i tuoi soldati, torno tra qualche minuto".
"Agli ordini!" - rispose il piccolo, simulando il saluto militare che
mi ricordò Ville.
Lo seguii, uscendo di nuovo dal locale.
Camminammo per qualche metro, fermandoci proprio davanti ad un portone
scuro, che aprì e tenne spalancato per farmi entrare.
Lo ringraziai e continuai a camminare in silenzio dietro di lui,
salendo poi una piccola rampa di scale e fermandomi davanti alla porta
di un ascensore.
"A che piano andiamo?".
"Allora l'appartamento è al 4 piano".
"Ok" - risposi elettrizzata e accorgendomi solo dopo che eravamo
già arriati.
Lui sorrise e mi fece uscire per prima, simulando un inchino.
Sorrisi mentre mi tornò in mente il ricordo di Tuomas che
faceva la stessa cosa.
Avrei dovuto chiamarlo, dirgli che stavo sopravvivendo a me stessa e ai
miei demoni.
Lui mi affiancò e mi guidò verso la porta di
casa, aprendola e facendomi entrare.
Sospirai.
Non era ne piccola ne enorme.
Era giusta e già arredata con mobili e librerie del tutto
vuote e impolverate.
Mentre visitavo le stanze, parlammo dell'affitto e lui mi sorprese
ancora una volta, dicendomi che finchè non mi sarei
ambientata, avrebbe pensato a tutto lui.
Sorrisi e ma, cocciuta come sempre, mi impuntai nel dovergli qualcosa,
così lui mi propose un affitto davvero basso, spiegandomi
che l'unica cosa che poteva servirgli era solamente non dover pagare le
tasse.
Ridemmo un po per questo ed accettai la sua proposta.
"Perdonami se te la faccio vedere così" - disse indicando la
polvere e i teli che ricoprivano i divani.
"Non preoccuparti, assolutamente, va benissimo".
"Non ci vengo mai".
"Lo vedo, tranquillo" - risposi ridendo appena per il suo imbarazzo.
"Quindi?".
"Quindi si, è perfetta".
"Davvero?".
"Si, davvero e ne sono felice, grazie".
"Allora è tua, queste sono le chiavi e benvenuta".
"Grazie Bill" - dissi di cuore, commossa per tutta quella gentilezza e
sorridendogli grata.
******
Ed eccomi qui, tra un impegno e un altro, finalmente ho trovato il
tempo di aggiornare.
Hell sta iniziando una nuova vita?
O è solo un'illusione?
Ah non dirò nulla e vi lascio con un mega dubbio!
Comunque come sempre ringrazio chi segue la storia lasciandomi dei
teneri messaggi, chi resta in silenzio.
Grazie davvero!
Alla prossima e buona serata.
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