My first and only love.
Avete presente quando la mattina vi svegliate ed avete questa strana
sensazione alla bocca dello stomaco? Quella sensazione che vi stringe
dall'interno, come se volesse avvisarvi che c'è qualcosa che
non va.
Ecco, Sirius si era svegliato in quel modo, e quell'assurda stretta lo
aveva accompagnato tutto il giorno, fino al suo arrivo al quartier
generale dell'Ordine della Fenice.
Sembrava una serata tranquilla, se ne passavano poche in quegli ultimi
giorni, ma il ragazzo era irrequieto mentre stringeva le dita lunghe
attorno alla maniglia della porta per aprirla, all'interno era tutto
perfettamente come lo aveva lasciato la sera precedente.
Lanciò una rapida occhiata ai presenti, James e Lily
sedevano uno accanto all'altro, lo sguardo perso mentre si aggiornavano
sugli ultimi omicidi. Remus osservava distrattamente cosa accadeva
fuori dalla finestra, con Mary e Dorcas al suo fianco intente a
sfogliare la Gazzetta del Profeta.
Sembrava la solita serata che passavano ormai da troppo tempo.
Sirius sollevò lo sguardo verso l'orologio, mancavano ancora
alcuni membri dell'Ordine, ma in fondo erano appena scattate le otto. E
sapeva che Alice era spesso in ritardo. Ma la brutta sensazione non lo
aveva ancora abbandonato, scoccò una seconda occhiata alla
ricerca di una chioma bionda ed un paio d'occhi azzurri.
Marlene McKinnon non era
mai in ritardo.
Sirius perse un battito, mentre gli occhi vagavano da un angolo
all'altro della stanza.
« Dov'è Marls? »
La domanda risuonò nella stanza, tutti alzarono lo sguardo
verso il ragazzo.
Silenzio.
Dov'era Marlene? Lily si voltò di scatto verso
l'orologio.
Le otto e dieci.
Sirius deglutì rumorosamente, c'era qualcosa che non andava.
« Magari è solo in ritardo. »
James aveva tolto gli occhiali e si massaggiava le tempie, erano tutti
dannatamente stanchi.
« Sirius, aspetta! Dove vai? »
La voce apprensiva di Remus era un suono lontano, Sirius si era
già sbattuto la porta alle spalle e aveva iniziato a correre.
Correva con il vento gelido londinese che gli sferzava il viso. Il
fiato gli mancava, le gambe chiedevano pietà ma Sirius
aumentava la velocità ogni qualvolta si rendeva conto di
essere vicino all'abitazione di Marlene.
La sua
Marlene.
Il cuore gli batteva forte nel petto, come se andasse a ritmo con il
suo passo fin troppo veloce.
Non si fermò nemmeno a prendere fiato quando vide le
finestre scure della piccola villetta, non era in casa? Impossibile,
negli ultimi mesi passavano il tempo al quartier generale e comunque
sua madre era sempre presente. Sirius corse per il vialetto, la porta
d'ingresso era spalancata.
Il tempo sembrò rallentare e il silenzio si fece sovrano,
Sirius sentiva solo il rimbombare continuo del proprio cuore nelle
orecchie.
Superato l'ingresso, il ragazzo rimase pietrificato. A pochi passi
dalle scale giaceva il corpo di una donna, che riconobbe come la madre
di Marlene.
Il mondo gli crollò sulle spalle, il respiro affannoso non
gli permetteva di ragionare lucidamente, non afferrò nemmeno
la bacchetta e salì le scale, superando i gradini a due a
due e si fermò solo quando, in cima alle scale,
trovò la porta della camera di Marlene socchiusa.
Sirius non aveva mai creduto in un Dio, ma in quel momento
pregò qualcuno o qualcosa che il suo primo ed unico amore
fosse riuscito a salvarsi.
Il cuore accellerato, ogni battito sembrava un pugnale che gli lacerava
il petto. Gli occhi lucidi ed il labbro che gli tremava per la paura.
Tutti hanno paura di qualcosa.
"Qual è la tua paura, Sirius?"
Glielo avevano chiesto in tanti, lui aveva sempre evitato di
svelarsi più di tanto. Ma in quel momento avrebbe voluto
rispondere a tutte le persone che gli avevano posto quella domanda.
Sirius aveva paura di perdere la persona che più amava.
Allungò la mano verso la maniglia della porta, e nella sua
mente si fecero strada milioni di immagini.
La prima volta che aveva visto Marlene, al primo anno. Lei aveva le
codine e le mancava un dente, lui era lì con il suo sorriso
beffardo pronto a farle un dispetto.
Il sorriso della ragazza che gli aveva fatto perdere la testa dal primo
momento in cui glielo aveva rivolto.
Il loro primo bacio.
I loro pomeriggi estivi passati al lago.
La sera ad osservare le stelle.
Tutto sembrò riversarsi nella sua mente nello stesso
istante. Aprì la porta, la finestra era spalancata ed il
chiarore della luna illuminava debolmente la piccola stanza. Gli occhi
di Sirius scrutarono velocemente la stanza, finché non si
bloccarono su una figura minuta con i lunghi capelli biondi stesa su un
lato, la bacchetta ancora stretta tra le piccole dita e le labbra
sottili dischiuse.
Sirius rabbrividì, le forze lo abbandonarono completamente e
le lacrime iniziarono a scivolargli sulle guance mentre si avvicinava
al corpo inerme della ragazza.
La voltò piano e le prese il viso tra le mani, era ancora
caldo ed il ragazzo sentì il proprio cuore andare in mille
pezzi mentre un urlo squarciò il silenzio, solo dopo si
accorse che quell'urlo in realtà era suo. Sollevò
la ragazza e se la strinse al petto con le poche forze ch gli erano
rimaste.
Marlene, la sua piccola Marlene lo aveva lasciato per sempre.
Come avrebbe fatto senza di lei? Senza i suoi energici sorrisi al
mattino, senza il suo buon umore, senza i suoi baci ed il suo bel
profumo che gli rempiva le giornate?
« Mi dispiace. »
Le parole erano sussurri spezzati dai singhiozzi e dalle lacrime.
« Mi dispiace, amore mio. Mi dispiace per non essere stato
qui per proteggerti. Te lo avevo promesso. »
Le sillabe gli morivano in gola, poggiò le labbra sulla
fronte della ragazza, lasciandovi un piccolo bacio.
« Ti avevo promesso di stare sempre al tuo fianco. Perdonami,
Marls, perdonami se ho infranto la promessa. »
Il suo unico amore giaceva senza vita tra le sue braccia e Sirius
sapeva che una parte di lui era morta con Marlene quella sera, sapeva
che non sarebbe mai stato lo stesso.
« Ti amo, ti amo, ti amo. »
I sussurri disperati di un amore distrutto troppo velocemente,
cancellato da una guerra che nessuno di loro aveva chiesto.
Le lacrime di Sirius accompagnavano i mormorii sommessi, ed il ragazzo
si accasciò sul contro la parete, tenendosi stretta Marlene
al cuore, come se quel gesto potesse riportarla da lui.
Come se quel gesto potesse
fermare tutto quel dolore.
Note dell'autrice:
Allora, i Blackinnon sono sempre
stati una delle mie grandi OTP ma non avevo mai scritto su di loro
perché -- perché boh.
Mi è venuto questo flash di ispirazione stasera e non potevo
ignorarlo, quindi ecco a voi un po' di sano Angst!
Lasciatemi una recensione, se vi va, ne sarei molto felice!
A presto,
Mayyflower.
PS: Ne approfitto per ringraziare tutte le persone che mi seguono, che
mettono le mie OS tra i preferiti e chi le recensisce! Credetemi, mi
riempite di gioia!
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