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Forse
era troppo giovane quando si era innamorato di Temari. A quindici
anni non hai particolari bisogni e soprattutto lui non aveva alcun
vuoto colmabile da esseri appartenenti al genere opposto. Riusciva a
sopportare le donne solamente se erano sue amiche da tanto tempo e
quindi ormai digerite da lunghi ed estenuanti processi geologici. Se
le vedeva in giro, gongolanti e chiassose, in branco, uguali e
belanti, come le pecore, gli veniva seriamente voglia di mettere in
dubbio che le donne fossero in qualche modo utili alla continuazione
delle specie, checché ne dicesse suo padre.
Non
aveva mai imparato ad ascoltare quello che gli aveva insegnato
Shikaku e visto che in casa, l'ultima parola l'aveva sempre sua
madre, quindi il giusto o il sbagliato non erano di certo il suo
campo. In più Shikaku Nara aveva quella strana tendenza ad essere
smentito ad ogni piè sospinto, senza diritto di replica. Gli diceva
di non essere troppo drastico riguardo alle donne, ma poi veniva
rimproverato, schiavizzato, picchiato, neanche fosse un mulo troppo
testardo. Non c'era da stupirsi che non gli avesse creduto neanche un
secondo e fosse sempre stato scettico sopratutto quando gli aveva
rivelato che aveva sposato Yoshino solo perché alle volte
sorrideva.
Quindi
10.000 anni di dannazione per tre secondi di che cosa? Un sorriso?
In
quel momento avevo pensato che il mio vecchio fosse veramente
impazzito, ma poi troppo poco tempo dopo per un caso l'ho
rincontrata.
Quando
ho visto quella schiena che si parava tra me e quella strega con i
capelli rosa e le corna non avevo potuto sbagliarmi anche se era
passato del tempo dall'ultima volta che l'avevo incontrata. Io di
solito mi dimentico degli avversari, la tizia del Suono tutta piena
di sé ormai ha un gigantesco tondo nero su un corpo così anonimo da
sembrare un manichino. Ma lei e i suoi fratelli, oltre ad
averci attaccati, avevano lasciato un ricordo più vivido di quanto
io stesso potessi immaginare. Ma a quanto pare la cosa era reciproca.
Le parole che mi aveva rivolto, mi avevano colpito, non tanto della
sicurezza sfociata in arroganza, ma quando mi disse “Sei diventato
improvvisamente stupido?”. Le persone di solito si ricordavano di
Naruto o di Sasuke, eppure lei mi stava parlando con confidenza quasi
da pari a pari. Si era ricordata di me e non c'era alcun motivo.
Seccante lo è stata: era tutta intenta a dimostrarmi come io fossi
inferiore a lei. Non andava neppure per il sottile contro quella
mukenin, ma sopratutto non è stata troppo tempo a sfarinarsi il
cervello come avrei fatto io. Beh c'è anche da dire che lei, a
differenza di me, è una forza della natura e non si ferma davanti a
nulla. Proprio lì in mezzo alle polveri che sembravano spirali di
fumo di una battaglia -proprio così, era un disastro incredibile:
tronchi d'albero da ogni parte, mezza foresta distrutta in un battito
di ciglia- e lei era là, con il sole alle spalle che mi guardava
tutta fiera. Fiera come un bambino mostra alla mamma il disegno che
ha fatto tutto da solo.
-Allora
che ne pensi?-
Come
che ne penso, sei di una brutalità mai vista prima!
E
invece sai cosa ha fatto? Lo sai? Ho sorriso.
Ma
che dovevo fare? Aveva un sorriso gigantesco, gli occhi strizzati e i
denti uniti. Un vero sorriso a trentadue denti. Sono rimasto ancora
più stupido, no? Prima la vedi sadica, sarcastica, rigida e seccante
e poi ti sorride così, in maniera talmente disarmante che non ce la
fai a non ricambiarlo.
Si
lo so, è lì che è cominciato tutto.
Ma
non sono neanche arrivato al peggio!
Non
mi ero ancora ripreso dallo stupore della scoperta che Temari non era
solo un'eccezionale macchina per uccidere che quando siamo arrivati a
Konoha, al posto di seguire i suoi fratelli nella stanza riservata
loro mi ha seguito in ospedale dove ti avevano portato. È stata in
silenzio tutto il tempo a fissarmi con le gambe accavallate in un
modo...se avessi avuto degli ormoni un po' meno addormentati e fossi
stato meno preoccupato, non penso che me ne sarei accorto. Eravamo lì
ai lati opposti del corridoio fino a quando decise di aprire quella
dannata bocca. È stata dura e severa e solo dopo anni ho potuto
capire a pieno quanto avesse ragione e come stesse cercando di farmi
lottare, di reagire in qualche modo. Però, qualche minuto dopo
quando il mio stesso padre aveva assunto il medesimo atteggiamento
inflessibile nei mie confronti non sono fuggito, ma ho ceduto. Alla
fine è un modo diverso di perdere, ma sempre di sconfitta si tratta.
Però
lei a differenza di papà non seppe tenere lo sguardo severo quando
Tsunade uscì dalla tua sala operatoria. Questo io al momento non lo
vidi, non sono riuscito a interessarmi a nulla se non alla parole
della Godaime, ma me lo disse mio padre qualche anno dopo quando
“casualmente” si venne a parlare della “biondina” che avevo
dovuto scortare per gli esami dei chuunin.
Adesso
non pensare che sia la persona migliore al mondo perché ha mostrato
dei sentimenti umani, eh non sai quanto volte mi ha tormentato e
quante volte abbia tirato fuori la storia del “cry-baby”. Però
in quel momento a dodici anni, mese più mese meno, non posso dire
che fossi innamorato di lei, no? Oddio spero di no.
Io
faccio sempre partire tutto dai quindici anni, qualche mese prima del
ritorno di Naruto, perché è lì che veramente che mi sono reso
pienamente conto di essere al centro della sua ragnatela. Prima
facevo tutto con naturalezza senza veramente pensare a quali motivi
mi spingessero a fare x o quali ragioni la muovessero a fare y.
Questa
confessione qui riportata fu fatta ad un nolente Chouji, da uno
Shikamaru sull'ubriaco andante alla vigilia del suo matrimonio.
Ehm
ehm... si stava dicendo prima che il protagonista della storia si
intromettesse prepotentemente nella narrazione. Sì … allora.
Il
sorriso di Temari, giusto.
Ma
non era quello che fa comprendere che Shikamaru fosse troppo giovane
quando aveva iniziato la sua relazione con Temari. Non aveva neanche
DOVUTO chiederle certe cose che si presentarono a lui una sera, la
sera che decise di passare nell'albergo di Temari. Era ormai da
qualche mese, sinceramente Shikamaru non ci faceva caso, che avevano
iniziato ad utilizzare la rigogliosa boscaglia di Konoha come un
ottimo scudo a sguardi indiscreti. Era successo più o meno quando
lui era cresciuto tanto da superarla di qualche centimetro e ora non
si riusciva più a notare a colpo d'occhio la distanza di età.
Poteva metterle le mani sulle spalle quando la baciava e farle
reclinare leggermente il viso per essere più comodo. Poteva avere
insomma quella prospettiva dall'alto che negli anni si sarebbe
allargata sempre più con sua somma soddisfazione: almeno in
qualcosa l'aveva superata. Una sera aveva detto a sua madre che se
andava da Chouji e si era ritrovato, dopo una gran cena offerta da
lui, nella camera da letto della sua seccatura.
Ora
dire che lui vi si ritrovò lì così per caso sarebbe spergiurare,
come anche dire che non si immaginava cosa sarebbe successo perché i
preservativi nella taschina di destra del suo giubbotto da chuunin
reclamavano giustizia.
Ma
quando la fece distendere sul letto, mentre ancora la baciava
lentamente e piano piano la privava di ogni indumento si accorse del
“troppo” che aveva tra le mani. Lui aveva sempre pensato ad una
donna né bella, né brutta, mentre sotto il suo sguardo, vi era una
ragazza bellissima. Non c'erano altri aggettivi per descriverla: un
seno alto, tondo e sodo, così caldo e morbido sotto le sue mani
goffe, una pelle ambrata e liscia ancora intrisa del sapore del
deserto e quei grandi occhi acquamarina che rilucevano al riverbero
del palo della luce. Se la ricordava ancora con lo sguardo fisso su
di lui, cercando di non tradire alcuna emozione se non mordendosi il
labbro inferiore. La coprì col proprio corpo riscaldandolo
immediatamente mentre le scioglieva i capelli che voleva vedere
liberi almeno una volta. Tutta la sua ansia da prestazione, da
assenza di un vero e proprio piano era scomparsa quando riuscì a
sentire il suo calore, quando le passò le dita affondandole nelle
cosce toniche e forti per portarle dietro il ginocchio e sollevarlo
sembra stupido da dire, ma fu naturale come può essere il fenomeno
naturale per antonomasia. Non fu la migliore esperienza della loro
vita, ma semplicemente la prima. Fu decisamente la prima volta che
Shikamaru si accorse di quello che aveva tra le mani, della ricchezza
incalcolabile e di quanto fosse stato fortunato, dopo essersi lavato
e rivestito, la prese accanto a sé e strettala da dietro la ricoprì
di innocenti baci. Temari si intenerì talmente da non riuscire
neanche a farci qualche commento sarcastico e si arrischiò solo un
morso scherzoso al polso che la teneva stretta. Temari si addormentò
tra i suoi baci mentre sospirava contenta per la sua beatitudine .
Aveva visto e conosciuto Shikamaru sotto tanti aspetti, ma sotto
quello di uomo nel senso più ampio del termine, non l'aveva mai
visto. La prendeva per la vita con le braccia sempre più forti e
iniziava dei baci profondi che non finivano più, l'accompagnava
ovunque accampando le scuse più ridicole e non ce la faceva proprio
a non riderne.
Forse
non era solo lui ad essere stato troppo giovane quando l'aveva
incontrata, perché anche lei avrebbe voluto vivere l'incertezza di
non sapere se mai sarebbe riuscita a trovare un compagno con cui
dividere la vita. Invece ora non riusciva a non pensare al futuro
senza immaginarsi cosa avrebbe potuto fare Shikamaru e -perchè no?-
cosa avrebbero potuto fare insieme. Ma forse era stato giusto che, in
un mondo così precario, in mezzo a tante morti, lei fosse riuscita
subito a trovare la sua anima gemella.
O
la sua vittima.
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