Pioggia

di 9Pepe4
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Gocce di ricordi

Poggio la guancia sul vetro della finestra, conscia dell’impronta pallida e smunta che lascerà.
Il tamburellare della pioggia mi arriva chiaro e distinto all’orecchio, come il battito d’un cuore estraneo e familiare al contempo.
Sbircio fuori, gli occhi lucenti nella lentezza della malinconia… Pozzanghere, strade e marciapiedi bagnati, foglie di alberi imperlate di gocce, fili d’erba agitati dal vento, una fanghiglia ricopre il giardino.
Mi sento sospirare.
Mi chiedo se sono io.
Se questa nostalgia è mia.
Se è vicina o remota.
Allora non può essere… La pioggia non può essere un semplice fenomeno atmosferico, se è capace di suscitare emozioni dalla bellezza struggente.
A volte guardarla è un piacere, a volte è solo triste.
Di cosa può trattarsi? Cos’è questa sensazione di consapevolezza?
Come il ricordo di qualcosa di smarrito in lontananza, nei reconditi luoghi dell’animo scordato, dimenticato tra le cianfrusaglie polverose della soffitta.
La guancia scivola più giù, senza staccarsi dal vetro; un moto di stanchezza strana e nostalgia preziosa.
No, non è acqua.
Rammenda come doveva essere la terra prima della vita, della conoscenza.
Sfiora, il dito, la finestra. Forse prova a cancellare la sagoma sbiadita lasciata dalla guancia appena fuggita.
Dall’altra parte la pioggia scivola come lacrime.
Nessuno si muova. Che si zittiscano i respiri e i battiti ansiosi del cuore.
Che nessuno si muova.
Non parlo. Non piango. Non batto le palpebre, catturate dal momento.
Non penso.
Resto qui, semplicemente.
A guardare gocce di ricordi.









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