occhi occhi occchi ecc
“Sei un grandissimo
idiota!” mi urla.
Mi sposto. Un movimento
impercettibile quasi. Il suo pugno
colpisce il muro di pietra.
Lei soffoca un’imprecazione
e mi fissa con astio. Ricambio
con indifferenza. Una gelida maschera di noia che le da sui nervi.
Inizia ad
urlarmi insulti di ogni genere, ma è come se non la sentissi.
Inizio ad impilare le provette una di
fianco all’altra,
fissando quei pezzi di vetro, senza prendermi il disturbo di ascoltare
le sue
urla fastidiose.
In fondo come si permette lei, una
lurida mezzosangue, anche
solo di parlare con me,un purosangue fin dalle origini?
Deve solo frenare quella sudicia
lingua da so-tutto-io e
inchinarsi davanti alla mia perfezione.
Sbatte le mani sul tavolo, facendo
cadere la piccola
piramide di provette che avevo formato.
“Starei parlando
Malferrett!” urla con fastidio.
Con fare imbronciato sollevo lo
sguardo per incontrare il
suo.
Puah.
Feccia i mezzosangue.
E poi lei è
così altezzosa e imperiosa. Stupida zannuta
secchiona.
Non sa nemmeno con chi ha a che fare.
È pure brutta.
Okay.
Magari brutta no.
In effetti le zanne non le ha
più, ed è anche grazie ad una
fattura di Goyle, in quarta.
Il viso è ovale e
perfetto,incorniciato da folti capelli
ricci,che ricadono sulla schiena, leggermente crespi.
Gli occhi vispi, con le ciglia folte
e color
caramello,contratti in un espressione furente, mentre mi sbraita contro.
Certo, l’abbigliamento
potrebbe migliorare…
In effetti potrebbe anche andare in
giro senza sembrare un
foca monaca, se non una monaca stessa.
Di sicuro c’è un
corpicino niente male sotto quei vestiti da
suora.
Non
sto più di un
secondo a rimirarla.
“Fai tranquilla
mezzosangue… non mi dai fastidio”. Si
morsica il labbro pallido, probabilmente per non esplodere in insulti
poco
adatti alla sua reputazione da santa Gryffindor.
Non riesco a pensare che tutto sto
casino, tutta sta guerra
è per causa sua. Per causa dei suoi genitori. Di tutti i
suoi simili, di tutti
quei dannati mezzosangue.
Inutili.
E Potter ci spreca pure tempo.
Lui in realtà
può fare quel cazzo che gli pare, a me non
interessano le sue stupide avventure.
Sprecare la sua vita e quella dei
suoi amici contro l’uomo
più idiota del mondo.
Io non lo farei.
Anche perché
quell’uomo potrebbe anche essere invitato a
casa mia per pranzo.
Verrebbe davvero.
A casa mia dico.
Mio padre lo accoglierebbe con un
profondo rispetto. Mia
madre con un leggero sussulto, un impercettibile tremore alle gambe, ma
con
riverenza.
Per quanto riguarda me, io non ci
andrei mai a pranzo con
Voldemort.
MAI.
Se lui non avesse perso con lo
Sfregiato, se lui non fosse
caduto come un debole, io non avrei avuto nulla a che fare con lui.
Per quanto io sia purosangue nelle
vene, non mi abbasserei
mai al livello di un mangiamorte.
Io lascio che il tempo faccia il suo
corso, e che i fatti
scivolino via con esso.
Non ho mai preso parte alla guerra.
Non ne prenderò mai
parte, per il semplice fatto che non riguarda me.
Riguarda solo quell’idiota
di Potty e dei suoi amici
babbanofili e mezzosangue.
“Senti mezzosangue:
smettila di sbraitare come un’oca e
aiutami. Voglio finire questa punizione al più
presto”. Mi fissa, come se
avessi appena bestemmiato.
“Caro il mio principino,
questa non è una punizione. Questa
pozione fa parte della categoria compiti extra!!! E
c’è una bella differenza. E
se tu non ti fossi pavoneggiato, insultando tutti a destra e a manca
ora non
saremmo qui!” Mi urla, sempre tenendosi la mano stretta, che
è diventata rossa
e in parte violacea.
Alzo gli occhi al cielo, senza
guardarla.
“Come ti pare Granger, ora
però fai la brava bambina e fai
il compitino per il professorino Piton”.
Glielo dico sgranando gli occhi, un
leggero ghigno sul viso,
come se parlassi ad una bambina di cinque anni.
Ora basta. Glielo si legge negli
occhi.
Mi punta la bacchetta alla gola,
chinandosi verso di me, gli
occhi minacciosamente socchiusi.
Non mi muovo. La fisso solo con
sufficienza.
Brava quanto vuoi, ma quello
più forte sono comunque io.
L’avrei disarmata in mezzo
secondo, sbattendola al muro e
facendola pentire di avermi sfidato.
Ma non si può fare,
perché vedo la gravità e le conseguenze
che porterebbe una cosa del genere.
Espulsione come minimo.
E mio padre non lo avrebbe accettato.
O forse no.
Non credo che lui si interessi molto
a me. In effetti appena
si tocca l’argomento “tuo figlio Draco”
lui sembra improvvisamente troppo
occupato e deve assolutamente andare a leggere il giornale o a dare il
cibo al
serpente o ad ammazzare qualche babbano.
Stringo il pugno, sentendo il freddo
metallo dell’anello
premere contro la mia pelle.
È
sempre meglio la
sua indifferenza. Sempre meglio delle sue punizioni.
Faccio un enorme sforzo per non
rabbrividire di fronte alla
mezzosangue: potrebbe pensare che ho paura.
Io non ho paura.
Di nulla. O quasi.
“Granger: quando hai finito
di giocare ti puoi degnare di
aiutarmi? Non che mi serva il tuo aiuto, ma Piton se ne accorge se non
la fai.
Deve essere almeno un po’ sbagliata… altrimenti
pensa che l’ho fatta da solo, e
che tu non hai preso il comando. Non ho ragione?”
Le sorrido, per nulla amichevole.
È diventata
così rossa che potrei cuocerle un uovo sulla
fronte.
Non penso sia arrossita di vergogna.
Penso più dalla rabbia.
“Malfoy…sei
già morto… Non farmi incazzare”.
Sgrano gli occhi sorpreso.
“Mezzosangue hai detto una
parolaccia? Impressionante….
Addirittura con la minaccia! Vedo che inizi ad imparare qualcosa da
me”.
In effetti è una specie di
giorno storico. Mai sentita la
santa di Grifondoro dire parolacce.
Minacce di morte si, frequenti, ma
parolacce raramente.
Mi fissa con disprezzo,
allontanandosi leggermente.
“TU non potresti insegnarmi
nulla Malferrett. Sei solo un
grandissimo leccapiedi. Non meriti neanche un minimo di
attenzione!” Sbotta
furente.
Sorrido tra me e me.
Eppure lei me ne dedica fin troppe di
attenzioni.
“Sicura? Guarda che ti
posso dare delle ripetizioni sai? Non
hai idea delle magie che potrei fare in camera tua”.
Mi morsico il labbro.
L’ho detto solo per farla
irritare, ma potrebbe pensare
male. Potrebbe pensare a qualcosa che NON c’è.
Mi osserva con disgusto crescente.
Sembra prenderla dal verso giusto,
cioè male.
Serra la presa sulla bacchetta e la
preme sulla mia gola.
Che spreco di tempo. Muoviti
mezzosangue!! Devo andare agli
allenamenti.
“Tu sei ufficialmente morto
Malfoy”. Sussurra con
cattiveria, premendo ancora di più la bacchetta contro il
mio collo.
“Lo faresti davvero?
Uccideresti il sogno ricorrente di
tutto il copro studentesco femminile di Hogwarts!”
Sbuffa, alzando gli occhi al cielo.
“Capirai! Semmai
l’incubo ricorrente”.
“Sei la sola a pensarla
così”. Le dico con un ghigno.
“E infatti sono
l’unica ragazza con un po’ di sale in zucca
in questa scuola”. Sibila in risposta.
Glielo concedo.
Sono quasi tutte delle oche quelle
del settimo anno.
“E poi andiamo, faresti
fuori il migliore amico della tua
nuova fiamma! Non rende tanto bene se è depresso
sai?” Dico con malizia.
Mi fissa disorientata.
_Che cavolo Malfoy, dove sei andato a
parare?_ Di sicuro
lo sta pensando.
Mentre io qui, mi sto bestemmiando
contro in turco, per
essermi fatto scappare l’unica cosa che non doveva scappare
in questo
pomeriggio insopportabile.
Lei in questo momento sta di sicuro
collegando, sempre più
preoccupata la mia frase.
_Migliore amico di Draco? Blaise
Zabini.
Nuova fiamma di chi? Di Hermione
Granger.
Come??? Nuova fiamma di Hermione
Granger????_
Di sicuro lo sta pensando.
E ora mi fissa con diffidenza,
cercando di capire se mi deve
credere o no.
La bacchetta ricade al lato del suo
fianco, leggermente
molle, come se le stesse scivolando dalle mani.
La mano destra ormai è blu.
Però, mica male la Granger.
Ha un ottimo destro.
Non faccio in tempo a chiederle se ha
intenzione di rimanere
a fissarmi con orrore per tutto il pomeriggio, perché la sua
bacchetta sottile
torna a puntarmi contro, stavolta contro il petto, in direzione del
cuore che
secondo lei, non c’era.
“Cosa diamine centra
Zabini?” Mi chiede con freddezza.
Okay, ora sono nella merda.
Mi guarda, esige una risposta.
Ricambio lo sguardo, svogliato.
Odio compiangere quel viso. Non posso
permettermelo nemmeno
per un secondo.
Non posso avere compassione per quel
viso ogni volta che la
insulto.
È
una mezzosangue!! È
feccia.
Eppure quel viso tormentato, ogni
volta che la prendo in
giro davanti a tutti è una vera punizione. Mi sento bene nel
farlo, superiore,
ma una piccola parte di me prova una fitta a vedere i suoi occhi
orgogliosi
fremere un attimo, prima di tornare imperiosi e fermi.
In questo momento mi odia. Forse
più di quanto la odio io,
per quello che ho detto questa mattina in classe.
Ma è vero no? Lei
è uno schifo. Un vero schifo. Indegna persino
da calpestare.
Ho riso, quando Potter è
sbiancato e a Lenticchia è venuto
un colpo, davanti a quell’insinuazione pubblica.
Il sorriso poi è scemato,
sostituito da un ghigno, nel
vedere il viso di lei tremolare appena.
Un ghigno che mi serve solo per
nascondermi, perché nessuno
è davvero degno di vedermi dentro, nemmeno i Serpeverde.
Io sono IL Serpeverde. Nessuno
può capirmi. Io sono il
piccolo principe incompreso.
E una mezzosangue non può
venire e sconvolgermi, tanto da
farmi dimenticare per un attimo che io sono il principe. Che comando IO.
Semplicemente non può.
Per questo la insulto. Per questo mi
odia. Per questo adesso
ci guardiamo con acidità.
“Zabini… beh.
Puoi scoprirlo no?” Mi fissa, ancora più
confusa.
“Che.. che vuoi
dire?” Mi chiede, abbassando la guardia.
Sghignazzo con voce roca.
“Poi ovviamente se lui non
ti basta puoi sempre venire da
me… Te l’ho detto: sarei magi..” Non
riesco a finire.
Lei si volta di scatto, facendomi
morire le parole in gola,
andando con passo deciso verso la porta del sotterraneo.
Come si permette??? Nessuno se ne va
mentre parlo. Nemmeno
se lo sto insultando.
Mi alzo dalla sedia con uno scatto e
in quattro falcate sono
da lei.
Ho avuto uno scatto troppo repentino
e lei non si è accorta
che mi sono alzato.
La sbatto contro il muro con una
spinta.
Lei ricade sulla parete parecchio
spesata, la bacchetta
floscia in mano.
Mi avvicino al suo viso stranito,
senza toccarla, senza
sfiorarla neanche col mantello, un po’ perché sono
un vero amico, un po’ perché
non voglio morire infettato dal sangue sporco della Griffyndor.
“Adesso mi ascolti bene
mezzosangue. Non ti deve nemmeno
passare per l’anticamera del cervello di allontanarti mentre
ti parlo. Seppure
non sono tanto gentile. È una cosa che mi fa andare
semplicemente sui nervi”.
Sta per rispondere per le rime, una
battuta sarcastica sulla
punta del lingua ma la guardo con furia e lei tace.
“Seriamente mezzosangue:
devo andare agli allenamenti e se
non ti muovi a fare questa dannata pozione con me… mi
arrabbio”. La minaccio.
Caspita Draco. Mi arrabbio. Ma che
idiota. Qualcosa di più
originale no?
Sembra pensarlo anche lei, ma decide
di stare zitta e
finisce per stare li a fissarmi, mentre io ancora non la sfioro
nemmeno. Siamo
troppo vicini e la cosa mi rende nervoso.
Se Blaise entrasse in questo momento
andrebbe semplicemente
fuori di testa e io ci lascerei le penne.
Altro che Voldemort!
Lei annuisce, uno strano sorrisetto
sulle labbra pallide e
si sposta in avanti.
Io mi allontano da lei con stizza e
lei si dirige tranquilla
verso il banco, pieno di ingredienti e provette di vetro.
Io mi mordo il pugno, per non
gridarle contro tutti gli
insulti conosciuti in lingua umana e la seguo, con passo più
lento e pesante,
fissando il suo sorriso mentre si siede dove prima avevo occupato il
posto.
“Granger… quella
sedia è mia”. Le dico appena mi avvicino al
banco di legno.
Lei quasi non alza lo sguardo: sta
già tritando le radici di
mandragola, inserendole in una provetta.
“Non penso che ci sia
scritto il tuo nome sai? Quindi siediti
e smettila di fare il bambino”.
Prendo una sedia e mi ci appoggio con
rabbia, mugugnando
imprecazioni.
Inizio a svolgere le complicate
operazioni per finire la
pozione di amicizia, mentre la mezzosangue canticchia sottovoce, un
sorrisino
irritante sulle labbra.
Dannazione quanto è
insopportabile.
Sono praticamente
all’ultimo passaggio quando mi serve un
po’ di polvere di rubino.
Allungo la mano per afferrarne un
po’, ma accidentalmente
sfioro la mano della Granger.
Ritiro la mia di scatto, fissandola
con furore.
La sensazione di calore che viene nel
toccarla non mi piace
affatto.
“Stai attenta a quello che
fai mezzosangue… non voglio
infettarmi”.
Sono bastate quelle parole direi, a
mandare tutto all’aria.
Mi fissa, quasi incredula, facendo
cadere a terra la
bilancia che stava adoperando.
Sposta la sedia e si alza,
allontanandosi da me.
“Andiamo
mezzosangue…. È vero! Devi stare più
attenta…provochi solo disastri!” le urlo dietro.
Non si ferma nemmeno a guardarmi, o a
degnarmi di una
risposta.
Cammina, a passo di marcia, fuori dal
sotterraneo.
“Guarda che se fai
così anche con Blaise, lui non ti vorrà
più!” Ridacchio io.
“Ma andate a quel paese te
e Zabini!” urla con stizza,
sbattendosi la pesante porta di quercia alle spalle.
Mi accascio sulla sedia, un sorrisino
beato sulle labbra.
Finalmente silenzio in
quest’aula!
La pozione la finisco in neanche
mezz’ora e poi posso andare
agli allenamenti.
Mi incanto un attimo nel fissare una
delle tante candele che
illuminano l’aula di Piton.
In lontananza i passi leggeri e
veloci della mezzosangue.
Mica male come fisico, non
c’è che dire. Solo che il fatto
che sia una mezzosangue, e per di più so-tutto-io, le
annulla tutti i pregi.
Ai passi della Granger se ne
aggiungono altri.
È una persona sola. Ha una
camminata diversa, più calma ed
elegante.
Di colpo non sento più
nulla.
La mezzosangue sta parlando.
Si è fermata, e davanti
alla persona meno indicata in questo
momento.
“Ciao Hermione! Sai
dov’è quello scemo di Malfoy?” chiede
tutto allegro.
Sento la Granger
ridacchiare, con un’intonazione maligna.
“Certo: è in
aula di pozioni. Ha detto che ti deve
confessare una cosa sulla tua nuova fiamma. Mah. Non ho mica capito
sai?”.
Un saluto mozzato del moretto e un
risolino da parte della
mezzosangue.
Brutta schifosa di una….
Ma non ho il tempo di formulare un
insulto coerente.
Davanti a me, con
l’espressione più furente che abbia mai
visto, ora c’è Blaise Zabini, che sicuramente
è pronto a sclerare, per la
stronzata che ha appena detto la mezzosangue.
In effetti è
particolarmente bravo nel cruciatus.
E per la prima volta, vorrei davvero
essere lontano dal mio
migliore amico.
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