Chiunque uccide ciò che ama

di LadyPain
(/viewuser.php?uid=778055)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Alzò lo sguardo verso il cielo e si accorse del cambio di stagione sempre più evidente: le foglie pian piano cominciavano a tendere al rosso, al giallo e all'arancione, colore che non le era mai stato simpatico ma che, pensò, "Alle foglie dona così tanto!". Al cambiamento di stagione ne corrispondeva inevitabilmente uno del suo stato d'animo. Durante la stagione fredda bastava un nulla per destare in lei la malinconia: un ricordo, un paesaggio, un'immagine che vedeva per strada. Ah, malinconia, cara amica di vecchia data! Per alcuni giorni o addirittura settimane durante l'estate scompariva, per poi tornare all'improvviso, richiamata dalla sua indole così fiduciosa, realista, determinata, ma al tempo stesso delicata, graziosamente triste ed affamata di sogni. Spesso era lei stessa a ricercarla: le serviva per comporre. Quando veniva pervasa dalla malinconia si sentiva viva, componeva in un modo sublime; era come se il suo flusso creativo non avesse freno e attraverso le sue dita fosse capace di racchiudere in un rincorrersi note la misteriosa e complessa natura umana. Spiegare ogni realtà, ogni idea, ogni comportamento, tradurre in spartito qualsiasi corda che vibrando desse vita ad un'emozione. Per lei l'arte (di qualsiasi tipo) significava tanto. E' vero, la Fisica poteva spiegare il funzionamento del mondo, la Scienza poteva illustrare, per esempio, il movimento dei pianeti, la Medicina poteva salvare vite. Ma la Musica e la Letteratura sono riuscite, da sempre, a curare gli animi. Trovare nelle parole o negli arpeggi un rifugio e quella spinta che ci fa sentire in dovere di fornire un contributo al mondo attraverso l'arte. Contributo che può trasformarsi in una fuga dalla realtà o semplicemente in un'elevazione dell'animo fino a raggiungere il divino, che non ha a che fare con nessun tipo di religione. L'enorme orologio del campanile, che tante volte aveva richiamato giovanotti speranzosi ad attendere una qualche fanciulla per un appuntamento, e che tante volte li aveva separati al concludersi di una piacevole giornata, scoccò le diciotto. Le lancette si erano rincorse più velocemente che mai, quel pomeriggio. Succedeva sempre così, d'altronde, quando s'immergeva così tanto nei suoi pensieri al punto da aver paura di annegarci. Aiutandosi con una spinta delle mani, intorpidite dalla bassa temperatura che per pochi gradi non sfiorava lo zero, si scostò dal muretto gelato su cui era rimasta appoggiata fino a quel momento, con gli occhi fissi a terra mentre era impegnata a navigare tra i suoi pensieri più profondi. Dopo esser stata immobile tutto quel tempo, al freddo, ogni passo sembrava eccessivamente faticoso. La piazza era deserta. Si poteva scorgere solo qualche passerotto temerario che gironzolava in cerca di qualche rametto con cui ornare il suo nido, o un cane randagio che di notte faceva risuonare il suo ululato perfino nei boschi. Varcò la soglia che segnava l'inizio di una strada asfaltata e si incamminò, sapendo che quella sera non avrebbe fatto subito ritorno a casa.
 




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2901138