La
sveglia
Marianna era ferma, e guardava per terra. I lunghi capelli scompigliati
le ricadevano lungo le spalle e sulla schiena, ondulando quando lei
dondolava. Respirava velocemente ed in modo pesante, tanto che era
udibile per tutto il salotto. In mano teneva un grosso martello, che
col suo grave peso le stava costando molta forza, sia fisica che
mentale, per non farlo cadere.
La donna fissava un punto ben preciso davanti a sé. Per
terra, a qualche centimetro da lei, c'era la sveglia di suo figlio. La
sveglia maledetta che glielo avrebbe portato via per sempre. Ma lei non
l'avrebbe di certo permesso.
Guardò l'ora segnata sul quadrante: le nove e cinquantanove
del mattino. Tra un minuto sarebbe suonata. E allora Marianna sarebbe
entrata in azione. L'avrebbe distrutta, l'avrebbe annientata. Avrebbe
eliminato l'oggetto che gli avrebbe portato via suo figlio in modo
permanente.
DR...
Il segnale della sveglia iniziò a suonare col suo trillo
fastidioso, ma Marianna non glielo permise. Immediatamente si
buttò in ginocchio, gettando la faccia a pochi centimetri
dalla sveglia, ed iniziò a martellarla. Dapprima
calò il martello sul quadrante, rompendo il vetro e
scardinando le lancette dai perni ai quali erano fissate.
Continuò a picchiare fin quando non ebbe spezzato il fondo
di plastica, dal quale si potevano adesso intravedere il meccanismo che
faceva funzionare l'aggeggio. Si accanì poi sul retro del
malefico artefatto, piegando la plastica e deformando la campanella
interna della sveglia. Pezzi di ferro misto a plastica e ingranaggi
volarono dappertutto, finendo in ogni dove. Alcuni finirono addirittura
sopra il frigorifero e sotto il divano, tale era stata la violenza
delle martellate.
Quando ebbe terminato di infierire sulla sveglia lasciò
cadere il martello sul tappeto, e si fermò a contemplare la
sua opera. Del malefico artefatto non rimaneva altro che un ammasso di
plastica e laminato di ferro. Marianna aveva vinto.
- Mamma..?
Marianna si girò, con un leggero sorriso sulle labbra. Al,
suo figlio, si appoggiava assonnato alla soglia della porta, mentre con
una mano si strofinava un occhio.
- Che è successo? - chiese, e poi sbadigliò.
- Niente tesoro, torna a dormire.
Al si girò, mugugnando quello che forse era un "va bene".
Marianna lo guardò scomparire nel corridoio, poi si
girò di nuovo verso quel che rimaneva della sveglia. Prese i
resti e li portò alla finestra. La aprì e
guardò di sotto, nel parcheggio. A quell'ora i condomini
erano tutti andati al lavoro, per cui lo spiazzo era vuoto. Le avrebbe
dato il colpo di grazia così.
Sporse la sveglia fuori dalla finestra, e ritirò la mano.
Aspettò in silenzio per alcuni secondi, finché
non si sentì un rumore di schianto una decina di metri
più sotto. Allora sorrise, trionfante. Adesso Al era al
sicuro.
Per festeggiare la riuscita della "battaglia" decise di farsi una
tisana. Ci mise poco a prepararla, e per berla si sedette sul divano
del salotto. Mentre la sorseggiava ancora calda chiuse gli occhi e si
rilassò, pensando al casus belli di quella "guerra".
C'era un motivo ben preciso se aveva distrutto quella sveglia. Suonando
alle dieci in punto avrebbe svegliato suo figlio, che alle dieci e
mezzo sarebbe uscito e per le undici sarebbe stato al laboratorio
pokemon della città. Il professore gli avrebbe consegnato
uno starter e il ragazzo sarebbe partito all'avventura. Per non tornare
mai più a casa. Era per questo che l'aveva rubata dalla
stanza del figlio e l'aveva distrutta.
Aveva già vissuto una volta quella scena, e non aveva
intenzione di vederla ripetersi. Si ricordava anche troppo bene il
trillo della sveglia di suo fratello, quella mattina di settembre. Lei
aveva solo cinque anni, eppure ancora adesso che ne aveva trentacinque
le sembrava che fosse passato solo qualche giorno. E da allora non lo
aveva più visto. Mai una lettera, mai una chiamata, mai una
cartolina. Sembrava che il fratello si fosse volatilizzato, scomparso
nel nulla, senza lasciar traccia. E lei non l'avrebbe fatto succedere
di nuovo.
Il dettaglio della sveglia che suonava era quello che le era rimasto
più impresso. Suo fratello aveva allungato il braccio e con
la mano aveva premuto il tasto di spegnimento. Si era alzato, e le
aveva sorriso. Era poi uscito dalla stanza. Lei era rimasta
lì, ferma, a guardarlo. Da allora non l'aveva mai
più visto.
Marianna bevve anche l'ultimo sorso di tisana, e si alzò per
portare la tazza in cucina. Sulle labbra aveva un leggero sorriso.
Note dell'autore
No, non sono morto, I'm alive. Sono stato così assente
ultimamente perché sto lavorando a qualcosa di davvero
speciale. Vedrete, vedrete...
Questa piccola cosa ce l'avevo in mente da ieri sera, e ho deciso di
farla per tenermi in allenamento. Ditemi cosa ne pensate nell'attesa
del "Vedrete, vedrete..." e grazie per aver letto.
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