Ossessione

di IsaMor
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CAPITOLO I

Le ombre proiettate al passaggio delle due figure, sotto la lunga fila di lampioni, si allungavano e accorciavano ad intervalli regolari.
Il passo di entrambi risuonava nella notte nebbiosa di Londra, ma i due sembravano incontrarsi e intrecciarsi solo nelle proiezioni sul marciapiede.
Thomas riguardò quella figura al suolo, sino a quel momento non aveva osato girarsi indietro ad osservare chi fosse il proprietario della forma nera e confusa; ne aveva intuito l'abbigliamento, un lungo cappotto e la figura mascolina e nient'altro. Quando si volto non vide nessuno nella nebbia bassa e fitta. Inghiottì l'ansia che gli saliva dalle viscere e riprese a camminare.
I passi alle sue spalle e le ombre sotto i suoi piedi ripresero il ritmo lento e inesorabile, allora Thomas decise di fare i restanti venti metri a grosse falcate per raggiungere il portone del suo palazzo. Ogni passo sembrò portarlo più vicino al suo traguardo sicuro, ma allo stesso modo anche il misterioso uomo nella nebbia fece passi più veloci e ampi.
A meno di dieci metri iniziò a contare i passi, ne calcolo dieci, le chiavi in mano tintinnarono pronte ad essere infilate nella serratura.
Volle provare a riguardare chi fosse che lo seguiva e si girò di scatto.
Nessuno.
Il nulla.
Il vuoto nella nebbia grigia e quasi soffocante. Cinque passi ricordo a sè riprendendo più a correre che a camminare.
Tre, due, uno e ... Le chiavi cadderò sulle gradinate dell'entrata dell'edificio e per un attimo temette che qualcosa o qualcuno lo afferrasse mentre si chinava a raccoglierle.
Non accadde nulla.
Entro.
Spinse il pesante portone con furia mentre il cuore gli rimbombava nel petto e si lasciò scivolare sul freddo pavimento dell'atrio con un sospiro di sollievo.




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