The future no more scares me

di KatWhite
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A tutte le mosche bianche
perchè siamo oramai arrivate sino alla fine,
ma noi ci crediamo ancora, sempre e comunque.



 

Un sospiro.
Poi un altro.
E uno dopo ancora.
Ansimi di sofferenza si mischiavano a gemiti di piacere mentre le mani tremavano bramose a quel contatto proibito, le labbra si cercavano disperate, desiderose e affannose, la voce invocava vibrando.
Ino Yamanaka in Asaki
*.
Shikamaru Nara, imparentato oramai ai Sabaku.
Le loro certezze erano crollate in appena pochi mesi, così come i loro matrimoni. Permanevano nella vita statica di Konoha e Suna con i loro rispettivi consorti, ma in realtà tutte le notti, dopo aver appena finito di fare sesso, i loro sogni erano gli stessi e si perdevano in un oblio mistico ed illecito.


Shikamaru aveva deciso di comune accordo con Temari che sarebbe venuto almeno una volta ogni mese a trovare la madre e gli amici. E proprio da queste saltuarie visite tutto era cominciato.
Il primo mese era tutto sommato normale. Era felice del proprio matrimonio e di stare con Temari, del fatto che aspettasse un bambino e che presto sarebbe diventato padre. Alla notizia Ino aveva vacillato, ma aveva sorriso prontamente e spontanea -
falsa- ed aveva afferrato le mani della coniuge Nara, saltando di gioia ed imprecando contro Shikamaru su quale terribile infanzia avrebbe avuto il figlio, su quale disgraziato di padre sarebbe stato, e via dicendo.


Ino faceva fatica a respirare quando le labbra di Shikamaru si staccarono dalle proprie: sentiva la necessità di sentirsele incollate proprio come i polmoni avevano bisogno dell’ossigeno.
Lo chiamò con urgenza, implorandogli di sbrigarsi e di fare in fretta mentre egli, con un ghigno sardonico e soddisfatto sul volto, volutamente con lentezza le allentava il reggiseno, un gancetto per volta. Lasciò che uno rimanesse incastrato, e con nonchalance fece scivolare una spallina lungo il braccio, mentre prendeva a morderle la spalla con ardore e passione, e le mani accarezzavano lascive e smaniose il ventre piatto della donna.


Il quinto mese si era cominciato a vedere qualcosa di anormale negli occhi del Nara. Temari non sembrava essersene accorta, ma Choji ed Ino sì, e si erano scambiati non poche occhiate preoccupate alle iridi smorte e spente di lui. “Magari gli manca Yoshino-san” aveva sussurrato Ino all’orecchio di Choji. Il ragazzo annuì, ma non rispose. Non voleva ferire Ino, ma riteneva che spettasse a Temari accorgersene e prendersi cura del marito.
Nonostante Asuma-sensei avesse
casualmente affidato questo compito alla Yamanaka.
Intanto Ino iniziava a sentire degli improvvisi vuoti di stomaco ogni volta che vedeva Temari, quasi fosse lei quella incinta e non la Sabaku in Nara. Ogni volta la testa le si alleggeriva mentre la gola le bruciava, lo stomaco le si appesantiva e lo sentiva torcersi, quasi le venisse veramente da vomitare. Si torturava i capelli più del solito per acquietarsi, ma non riusciva ad impedire alle sue mani di tremare.



Ino rabbrividì, desiderando che smettesse e che continuasse allo stesso tempo. Si era dimenticata di Temari, di Sai e dell’intero mondo, perché in quel momento esistevano solo loro e nessun’altro. Erano solo loro, in quel letto dimenticato in quella casa buia e anonima che stavano facendo l’amore.
Finalmente aprì gli occhi e spinse violentemente e con forza Shikamaru contro la testiera del letto. Inizialmente il ragazzo era disorientato e la guardò chiedendole tacitamente spiegazioni per il brusco gesto, ma Ino sorrise maliziosa: gli avrebbe reso pan per focaccia.
Ora fu il suo turno di rabbrividire: quegli occhi pieni di desiderio, amore e ancora desiderio lo guardavano intensi, imprimendo nei suoi un marchio che mai sarebbe andato via e che mai avrebbe permesso che la donna fosse scordata.
Ino gattonò sopra di lui ed intrappolò le sua bocca nella propria, giocando, morsicando e tirando il labbro superiore del ragazzo. Da lì si staccò e lasciò una scia di saliva che la condusse sino al collo di lui, tempestato di molti altri succhiotti, tra i quali ora anche la ragazza lasciava il suo mentre, sbrigativa, cercava la cintura dei pantaloni.
Gli occhi di Shikamaru si spalancarono per la sorpresa e il piacere: pensò che Temari non era affatto così brava e che Ino era sempre stata troppo frettolosa e, per questo, seccante.


Durante il tredicesimo mese il dialogo tra Shikamaru e Temari sembrava inesistente. La donna era incinta, e se si guardava con attenzione già si poteva notare un accenno di pancia arrotondata, ma non sembrava preda dei famosi sbalzi di umore improvvisi e delle voglie di cibo o di qualunque genere. Rimaneva sempre la solita: educata e accorta, rideva e scherzava all’occorrenza, premurandosi di prendere in giro il marito per la sua poca energia, il quale le rispondeva un semplice e svogliato «Mendokusee». Ed Ino era rabbrividita per il tono col quale Shikamaru aveva parlato. Non le sembrava di riconoscerlo più e proprio non ce la faceva a rimanere a guardare mentre diventava un vegetale nel senso clinico della parola. Perciò aveva deciso che gli avrebbe parlato poco prima che tornasse a Suna.


Con una strana luce negli occhi, Ino afferrò con decisione e quasi con prepotenza il membro di Shikamaru da sopra i boxer, facendo sobbalzare il ragazzo.
«Dio Ino, piano» invocò roco. “Troppo, troppo frettolosa.”
«Tu non hai ascoltato me prima, io non ascolterò te adesso» cinguettò la ragazza compiaciuta a dispetto della situazione, riprendendo a mordergli il lobo e a soffiare all’interno dell’orecchio.
L’erezione di Shikamaru crebbe ancora di più quando Ino si slacciò l’ultimo gancetto che teneva chiuso il reggiseno e accompagnò con fare sensuale una mano del ragazzo sopra le coppe di esso, invitandolo a fare da sé. E il ragazzo accettò di buon grado l’invito della bionda e fece scorrere la mano libera alle sue mutande, stuzzicandone l’elastico e abbassandolo di poco: era eccitato e la voleva troppo e da troppo tempo.
Ed Ino finalmente, con uno scatto improvviso e quasi furioso, tolse i suoi boxer riempiendo la stanza di una risata di complicità che in pochi secondi mutò in gemiti sofferti e invocazioni di desiderio, quando le mani del Nara strinserò i seni sodi di lei.


«Mi vuoi spiegare perché mi hai trascinato qui? Dovrei tornare a casa e ci vorranno almeno tre giorni e sono molto stanco visto che è stata una giornata pesante e seccante. Quindi meglio che tu abbia una buona scusa p-»
«Io ci tengo a te»
Shikamaru, occhi chiusi e mani alle tempie, sbuffò. «Lo so»
«Io tengo molto a te» ripetè in un soffio. «E non smetterò di tenere a te anche se tu continui ad essere insofferente a tutto e a tutti» Esitò, prima di aggiungere «Persino a tua moglie».
«Non sono affari che ti riguardano questi, Ino. Vattene» decretò perentorio.
Ino impuntò i piedi e lo guardò con aria di sfida. «No. Mi riguardano invece perché io tengo molto a te, e so che anche tu tieni a me»
«Ti ho detto di andartene Ino»
«Parlami» gli chiese con tono di supplica, mentre gli prendeva entrambe le mani e le stringeva. «Lascia che ti aiuti».
Shikamaru le ritirò disgustato, aggiungendo rude «Tu non puoi aiutarmi», sottolineando con rabbia il pronome personale. Fece per andarsene ma aveva sottovalutato uno dei sette peccati capitali; non è mai segnalato come pericoloso, quando invece potrebbe scoppiare impietoso come una bomba ad orologeria: l’ira. Un moto di furia quasi bestiale lo travolse, causato dalla troppa ira che era stato costretto a sotterrare e dalle innumerevole ferite che essa gli aveva inflitto, e a grandi passi si diresse verso la bionda indifesa, afferrandola per le spalle e trucidandola con uno sguardo che brillava di puro rancore. «Ero innamorato di te. Ero da sempre innamorato di te, prima di incontrare Temari» sibilò mortifero, trattenendo le urla solo perché la moglie avrebbe potuto sentirlo. «Ma poi la guerra è finita, io mi sono sposato con lei e tu ti sei sposata con il tuo Sai-san del cazzo». L’unica cosa che desiderava in quel momento era metterla al corrente di tutto il disprezzo e l’odio che provava verso di lei. Sapeva che era irrazionale e stupido, che non avrebbe portato a niente e che avrebbe solo complicato le cose, ma non era la prima volta che quando parlava con Ino, la sua sola presenza gli friggeva i neuroni. «Pensavo che sarei stato felice, e invece dopo neanche un anno di matrimonio, chi c’è ancora nella mia cazzo di testa?! Forza, indovina Ino!» la incitò a rispondere, quasi ridendo istericamente.
Ino invece non ebbe il coraggio di reagire, traumatizzata dalla visione di quello Shikamaru distrutto che si mostrava davanti a lei, dalle parole che le aveva appena rivolto e per la risposta che purtroppo conosceva e che aveva paura anche solo di mormorare. Quasi non si accorse di stare piangendo se non fosse stato per le gote che sentiva bagnate.
«E infine te ne esci con questa stronzata del “tengo molto a te”? Ma per favore!» continuò il Nara non ricevendo risposta.  «E’ colpa tua! E’ solo colpa tua se ti amo così tanto!»
A Shikamaru venne da piangere anche a lui vedendo che le lacrime della ragazza non si fermavano, ma si trattenne per puro orgoglio e perché non poteva cedere davanti a lei, non dopo quello che le aveva appena confessato.
«Io tengo molto a te» trovò la forza di ribattere debolmente la ragazza, bisbigliando con un filo di voce tra le lacrime. Non riuscì a trattenere un singhiozzo mentre ripeteva ancora che «Io tengo molto a te».
Shikamaru, espulsa tutta la rabbia e la tensione, si sentì terribilmente in colpa di fronte ai suoi occhi vacui e vuoti, per quelle lacrime che stava versando solo per colpa sua, per quelle esili spalle che tremavano troppo, per aver fatto una cosa del genere ad Ino. A Temari non ci pensava neanche, era Ino il suo unico pensiero. In quel momento così come da qualche mese.
«Anche io tengo molto a te» acconsentì carezzandole le spalle, notando solo ora quanto fosse tesa.
E d’improvviso la baciò. Un bacio tutt’altro che casto e dolce, ma passionale e bramoso. Dio solo sapeva da quanto Shikamaru desiderasse Ino e ora finalmente era sua e la stringeva spasmodicamente a sé con una terribile paura di perderla, respirava a pieni polmoni il suo profumo, toccava soavemente la sua pelle, lasciava delicate carezze sui suoi capelli mentre la stava baciando.
E se Shikamaru non capiva più niente, neanche Ino inizialmente comprese ma poi ricambiò, con tutto l’ardore e l'impeto di cui era capace.
«Anche io ti amo» soffiò sulle sue labbra, lasciandogli poi un bacio a stampo.
Shikamaru sorrise, ed entrambi si sorpresero nel non ricordarsi l’ultima volta che l’avesse fatto.


La ragazza aprì pigramente prima un occhio e poi l’altro, svegliandosi nel bel mezzo della notte e cercando il compagno col quale condivideva il letto, che trovò mentre dormiva beatamente accanto a sé. Notò che i loro corpi nudi erano distanti e istintivamente si avvicinò a lui e si accoccolò contro il suo corpo, baciandogli il mento e accennando un sorriso al buio. Il braccio di Shikamaru la cinse spingendola ancora più contro di sé, rivelando quindi che era sveglio. E Ino nemmeno si sorprese, ma si sporse leggermente verso l’alto e lo baciò, casta, leggera, innamorata. Non le importava se in mezzo a loro c’era il mondo o se si sarebbero potuti vedere solo una volta ogni mese: lui l’amava e lei amava lui. Questo bastava.
«Ti amo» gli ripeté con voce assonnata, che invece a lui parve bellissima: era meno acuta e più dolce, sincera e gentile; sembrava una tenera bambina indifesa. E in quel momento Shikamaru pensò che gli sarebbe piaciuto avere un bambino con Ino. Non con Temari.
«Anche io» le rispose lui, col solito tono roco ma non svogliato.
«Ma domani mattina quando mi sveglierò non sarai qui con me, vero?» domandò più a se stessa che a lui, realizzando solo in quel momento che aveva una paura tremenda di addormentarsi per poi destarsi e scoprire ciò. Aveva appena riflettuto su questo e si diede mentalmente della stupida per comportarsi l’esatto opposto di ciò che pensava.
Shikamaru fremette e non rispose, non subito. La strinse ancora di più a sé, affondando il viso nei suoi capelli d’oro e respirandone l’odore: la solita essenza floreale di Ino, ma con un forte accenno di muschio verde. «No»
Ino ebbe l'imperante desiderio di chiedergli di rimanere per lei, di lottare per lei, di svegliarsi tutte le mattine con lei, ma già conosceva quale sarebbe stata la risposta del ragazzo alla sua richiesta e non voleva essere additata come la rovinafamiglie di quartiere: erano entrambi sposati e per di più Temari era incinta.
«Non smettere mai di amarmi» Pensò che questa poteva essere una soluzione più che valida al vedersi ogni giorno: la consapevolezza di amarsi ogni giorno.
«Sempre» concluse solenne e mai stato più serio in vita sua, baciandole la testolina bionda e poi le tempie.
«Ora dormi seccatura, sennò poi ti lamenti delle occhiaie e delle zampe di gallina»
«Io-non-ho-le-zampe-di-gallina» sillabò truce mordendogli una spalla.
«Mendokusee!»
E Ino semplicemente rise al sentire la parola preferita del ragazzo riservata solo ed esclusivamente a lei, e le parve di essere ritornati ai tempi in cui erano bambini e c’era ancora Asuma-sensei, realizzando solo ora che le cose tra di loro non erano cambiate né prima né ora, e sapeva che non sarebbero cambiate in futuro.




Note dell'autrice
Ok allora come prima cosa mi scuso per aver rimandato ancora alla fiction che avevo promesso di pubblicare, ma questa ho dovuto pubblicarla perchè sono semplicemente sconvolta per il finale ShikaTema. Cioè oddio, lo sapevo sin da quando ho inziato a shippare ShikaIno che tanto il manga sarebbe finito ShikaTema, però pensavo di non rimanere tanto delusa. Così questo vuole essere un incitamento per me e per tutte le mosche bianche: NON ABBASSATE MAI LA BANDIERA BIANCA.
Questa fiction mi piace da morire, oh sì. Cioè ammetto che avrei potuto scriverla meglio, sopratutto sul finale, ma però mi piace come ho sviluppato la situazione, la trama, i loro sentimenti. La parte iniziale è migliore di quella finale, avendola scritta ieri pomeriggio in cui ero bella sveglia. Poi ieri notte sono tornata a casa all'una mezza brilla, e stamattina ero impuntata a finire la storia, per cui prendetevela con l'alcool tentatore. Ah, ero tentata di fare mettere incinta anche Ino da Shikamaru, cosicchè avessero la loro bella famigliola felice, ma poi sarebbe stato un casino di fratellastri e cose così, per cui rimarrà solo una cosa utopica nella mia testa. Ma il messaggio finale è: le cose non sono cambiate prima e non cambieranno nè ora nè mai: Shikamaru amava prima Ino, l'ama adesso e l'amerà per sempre. Sono dolci, vero? *w*
Mi dileguo dicendo solo che noi mosche bianche ci crediamo, sempre e comunque, e io non smetterò di scrivere di loro.


*Asaki: cognome di Sai

Kiss, 
Emily.

 




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