Naruto
è finito.
Uno
dei più belli manga
di sempre ha „trovato la pace“.
Sono
qui oggi per
commemorare questo capolavoro e per onorare la memoria dei personaggi
che ora adulti vivono pacificamente a Konoha.
Quando
una persona muore,
è sempre triste.
Mi
sono reso conto da solo
di questa realtà. Chiunque muoia, c'è sempre
qualcuno che piange
per lui, che sia un nemico, un alleato, un compagno, un amico o un
famigliare.
Io
ho visto tante persone
che entravano e uscivano dalla mia vita; famigliari, amici,
maestri.
Mi
sono sentito triste
moltissime volte nella mia vita, fin troppe.
Ma
quando uno è triste,
c'è sempre qualcosa che è in grado di tirarlo
fuori dal malessere,
dal baratro in cui si trova.
Nel
mio caso sono sempre
state delle persone. Persone a cui volevo bene, che rispettavo, che
amavo.
A
rattoppare il buco di
Sasuke, c'era Sakura.
A
coprire la mancanza di
Jiraya, avevo Kakashi.
A
colmare lo spazio
lasciato dai miei genitori, c'era il villaggio.
La
guerra, è la cosa più
brutta che può succedere.
È
un periodo triste,
sempre e senza eccezioni. Perdi amici, famigliari, maestri.
Molte
persone se ne vanno,
lasciandoti lì a chiederti perchè tu sei ancora
vivo, perchè le
hai lasciate andare, perchè non sei morto tu,
perchè ti hanno
lasciato sulla terra a soffrire la loro scomparsa mentre loro ti
guardano dal cielo.
In
quei momenti ti senti
solo. Così solo che rinneghi tutto, qualsiasi pensiero.
Ma
poi, arriva quella
luce, quella persona, che ti prende per mano e ti mostra che da solo
non sei, che c'è sempre qualcuno che ti sta accanto, che ti
stringe,
che divide un gelato con te, che ti insegna.
Ed
è in quel momento che
capisci, che la speranza non se ne va, che puoi continure la tua
vita, che puoi impedire che altre persone si sentano come te.
Allora
sì che puoi
infilare dei kunai in tasca, allacciare il coprifronte e prendere le
redini della tua salvezza e di quella degli altri.
In
quel momento capisci
che essere ninja è un privilegio, non un
lavoro, non un peso,
non un compito da svolgere ma un piacere, una cosa che ti completa,
che ti dà speranza e forza.
È
esattamente così che
mi sono sentito. Molte volte.
Uno
può pensare che un
pareggio sia una delusione.
Invece,
nella mia vita, il
pareggio è stato determinante; quando pareggi
con
qualcuno, non hai ne vinto, ne perso, non offendi nessuno, nessuno
piange, nessuno è triste.
Quello
con Sasuke è stato
definitivamente un pareggio.
Vincere
è bello, perdere
è brutto.
Essere
pari, non
significa nulla. Entrambe le parti sono preservate integre.
Con
Sasuke siamo sempre
stati „alla pari“ in tutto.
In
famiglia, in potenza e
in amore.
Lui
ha Sakura, io ho
Hinata.
Io
ho avuto dopo molto
tempo ciò che volevo. È stato un grande
privilegio, spesso le
persone non ricevono quello a cui aspirano, non se lo meritano, non
lo raggiungono o semplicemente non lo trovano.
Io
volevo essere Hokage,
ma non mi rendevo conto che che inconsciamente cercavo
l'accettazione.
Solo
colui che è
accettato da tutti diventa hokage.
Sono
stato accettato. Sono
diventato hokage.
Ora
ogni giorno siedo nel
mio ufficio, su una sedia e lavoro. Risolvo faccende burocratiche,
annego tra le carte e mangio ramen, troppo ramen.
È l'inferno,
non mi pesa ammetterlo.
C'è sempre
qualcuno che ha bisogno di un permesso, di una rassicurazione, di una
missione.
Essere hokage è
un lavoro. È ciò che molti pensano.
Quello che però
in molti non contemplano, è che se sei l'hokage, sei anche
un ninja
rpima di tutto. E essere un ninja non è un lavoro,
è un piacere,
una cosa che ti completa, che ti dà speranza e forza.
Quando sei
l'hokage, sei IL ninja
per eccellenza.
Sei colui a cui
si rivolgono se hanno un problema, sei colui che protegge tutti, sei
l'ultima (o la prima) risorsa del villaggio, quando tutto va male,
sei l'ancora nella corrente.
Essere
l'ancora, la roccia, è la cosa più bella.
Quando esci in
strada e tutti hanno un sorriso per te, tutti ti salutano, ma ti
rispettano e ti lasciano il tuo spazio se ne hai bisogno, allora ti
rendi conto che essere hokage è un privilegio, non
un lavoro.
Imparo
continuamente.
Anche da
adulto, mi rendo conto che guardando il mondo con occhi diversi,
ascoltando la gente con orecchie diverse, imparo molto.
Da uomo adulto,
da hokage, vedo le cose in modo diverso.
Vedo i giovani
e mi chiedo se anch'io ero così incosciente, così
passionale e così
irruento.
E quando mi
rendo conto, che sì ero proprio così e anche
peggio, allora sorrido
e penso che è una bene che io non sia diventato hokage da
giovane.
Ci sono alcune
cose che però nel tempo, non cambiano.
Gli ideali,
rimangono profondamente radicati nell'anima, così come i
sentimenti.
Siamo tutti
cresciuti ormai, però le idee, le amicizie e i sentimenti
sono
rimasti li stessi.
Se fossimo
troppo volubili, che razza di ancore nella corrente saremmo?
Non avremmo
nulla da insegnare, da trasmettere.
Creeremmo solo
confusione nelle teste dei giovani.
Che razza di
ninja saremmo?
Essere un
ninja non è un lavoro. È una cosa di cui essere
fieri.
~Memorie
di un grande Hokage
Buongiorno, anzi buonasera.
Sono i pensieri di un Naruto ormai adulto,
che guarda
indietro nel suo passato, realizzando alcune conclusioni.
Ho inserito molti dei pensieri presenti nel
manga di
Naruto, sono quelli che io ho captato dalla lettura di quel stupendo
manga.
GRAZIE, MASASHI KISHIMOTO!
Ok, direi di passare alla parte meno
formale!
Sono qui con una one shot molto nostalgica,
ma mi
sembrava il caso di onorare „Naruto“ fino alla
fine! :)
Ciao ciao
Ika
<3
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