Nick Autore: Alexiel
Mihawk
Titolo Capitolo: Maybe, one day
Personaggi: Neville Paciock, Pansy Parkinson
Pairing: Neville/Pansy ma proprio appena appena accennato
Genere: fluff
Rating: verde
Avvertimenti: flash!fic
Note: non aggiornavo dal 2011, ma la verità è che
avevo mentalmente messo on hiatus la storia, ora ho i capitoli pronti e
sono pronta, finalmente a finire; vedremo dove ci condurranno questo e
i due capitoli successivi, non aspettatevi grandi sconvolgimenti o
improvvisi limoni, questa coppia rimarrà accennata per tutto
il corso della storia, perché vorrei cercare di rimanere
più IC possibile.
2.Maybe, one day
Quarto anno.
Pansy Parkinson era da sola, seduta su un
divanetto guardava le punte delle sue scarpe, nere come la pece.
Attorno a lei
tutti sembravano occupati a ballare, ridere o divertirsi, troppo
impegnati per
degnarla anche solo di un briciolo di attenzione; era venuta al ballo
del ceppo
con Draco Malfoy, cosa che a molti era apparsa strana,
poiché l’antipatia
nutrita dal biondo nei confronti della ragazza era cosa nota a tutti, a
tutti
tranne che a Pansy stessa. Tuttavia, non appena avevano raggiunto la
sala
grande, decorata a festa, il suo cavaliere l’aveva lasciata
da sola per
rivolgere le sue attenzioni altrove, verso ragazze più
piccole, più disponibili
o più belle di lei. Le sorelle Greengrass erano state le
prime a cui si era
avvicinato, poi aveva danzato con quella sciocca civetta francese,
Fleur
Delacourt, la rappresentante di Beauxbatons al torneo tre maghi, e ora
stava
addirittura concedendo attenzioni alla Granger, che però
sembrava non gradire
per niente.
Pansy era affranta, si sentiva
profondamente
ferita nell’orgoglio e provava un’insolita fitta
all’altezza dello sterno:
Draco Malfoy le aveva appena spezzato il cuore, ma ancora non lo
sapeva.
Quando capì che nessuno le si
sarebbe avvicinato
per chiederle di ballare, né tantomeno per offrirle da bere,
la giovane
Parkinson si sollevò dal divanetto in cui era sprofondata e
si diresse verso il
grande tavolo del rinfresco, con una mano pallida si versò
un bicchiere di
succo di zucca e si diresse verso il cortile interno, che era stato
aperto
appositamente per l’occasione.
Passeggiava sotto il portico, illuminato da
una
sfilza di candele che galleggiavano a mezz’aria, il suo
sguardo era perso sulle
coppiette che camminavano mano nella mano lungo il cortile, era
così presa che
non si accorse di Neville finché non andò a
sbatterci addosso.
«Oh, scusami, io-» si
bloccò immediatamente non
appena si rese conto di chi fosse la persona che si trovava di fronte a
lei
«Ah, sei solo tu, l’impiastro cuore di
struzzo».
Neville indietreggiò di un
passo, di tutte le
persone sgradevoli che poteva incontrare doveva proprio capitargli la
Parkinson.
«G-guarda che sei stata tu a
venirmi a sbattere
addosso…» azzardò timidamente.
«Ma se tu avessi guardato dove
stavi andando non
sarebbe successo, pezzente!»
Paciock fece una smorfia, indispettito.
«Stavo andando a prendere da bere
a Ginny».
«Alla piccola piattola
Weasley?» rise con
cattiveria, anche se la sua risata risultò meno stridula e
meschina di quanto
avrebbe voluto «Ma se sta ballando con Potter! Tanto valeva
venissi da solo».
Neville radunò tutto il suo
coraggio e, prima di
rispondere, riuscì addirittura a fissarla negli occhi:
«Non mi sembra proprio
che tu possa venirmi a dire una cosa simile, visto che anche il tuo
accompagnatore ti ha mollata in asso. E mi sembra che la Greengrass
stia
riuscendo a intrattenerlo molto bene».
Pansy voltò il viso e si
fermò a fissare Draco
Malfoy che teneva per mano la giovane Astoria, il ragazzo la vide e le
lanciò
un’occhiata glaciale, come a dirle “Sei
ancora qui?”. Represse un singhiozzo, umiliata e
ferita, e senza degnare
più il Grifondoro di uno sguardo lasciò cadere il
suo calice per terra e si
diresse a passo lesto verso l’uscita e, quindi, verso i
sotterranei.
Era già arrivata alla scala
grande quando sentì
una voce richiamarla.
«Aspetta!»
Neville era alle sue spalle, ansimante,
come se le
fosse corso dietro; si sentiva in colpa per averle fatto notare di
proposito una
scena che l’aveva ferita, si sentiva in colpa per essere
stato meschino, perché
il suo era stato un comportamento da Serpeverde e in quel momento se ne
vergognava.
«Che vuoi?»
ringhiò Pansy col viso arrossato,
trattenendo le lacrime. Non avrebbe lasciato che nessuno la vedesse
piangere,
né Draco, né le sue compagne di dormitorio,
né tantomeno quello stupido ragazzo
grassottello.
«Ecco, mi dispiace».
La ragazza ridacchiò sarcastica,
come no, e gli diede le spalle,
riprendendo a camminare.
«Per quello che vale»
le urlò Neville dal punto in
cui si era fermato «Penso che stasera tu sia davvero
carina».
Pansy non si voltò indietro, ma
sentì la bocca
piegarsi in un sottile sorriso.
Forse, un giorno, lo avrebbe ringraziato.
|